Anche Tommaso Becket, fatto uccidere da Enrico Plantageneto il 29 dicembre 1170 mentre officiava nella sua Cattedrale di Canterbury, rende omaggio al Bambino Gesù. La Chiesa Romana nel Breviario tesse le lodi del Martire della libertà ecclesiastica (che non è la condannata libertà religiosa dei liberali) con un testo di san Giovanni Crisostomo (Homilia 59 in Ioannem), che ce lo presenta qual perfetto imitatore del Buon Pastore. Una lettura molto utile in tempi come i nostri, mentre assistiamo al triste spettacolo di tanti prelati che si fanno araldi di ideologie mondane e agli abusi delle autorità secolari nei confronti di una Chiesa quanto mai prima prostrata nella polvere.
È una gran cosa, dilettissimi, è una gran cosa, dico, la dignità di prelato nella Chiesa, e che esige molta sapienza e coraggio come l’ha proposto Cristo che cioè sacrifichiamo la vita per le pecore, e non le abbandoniamo mai; e che resistiamo generosamente al lupo. Poiché questa è la differenza fra il pastore e il mercenario: l’uno, non curandosi delle pecore, pensa solo alla propria salute; l’altro, non curante della propria salute, veglia sempre al benessere delle pecore. Mostrata dunque la caratteristica del pastore, accenna a due ingannatori: al ladro che ammazza e rapisce le pecore, e al mercenario che permette ciò senza difendere le pecore affidategli.
Ciò che altra volta strappava a Ezechiele queste invettive: «Guai ai pastori d’Israele: non pascono essi forse se stessi? non è forse dei pastori pascere i greggi?». Ma essi facevano il contrario, condotta delle più criminali e causa d’infiniti mali. Perciò dice: «Non sollevavano le cadute: né cercavano le traviate: né fasciavano le membra rotte, né curavano le malate, solleciti com’erano non di pascere il gregge, ma solo di sé». Lo stesso esprime Paolo in altri termini «Tutti cercano il proprio interesse, non quello di Gesù Cristo».
Ma Cristo si dimostra ben diverso da tutti due: da quelli cioè che vengono per la rovina altrui, dichiarando «d’esser egli venuto perché abbiano la vita e l’abbiano abbondantemente», e da quelli che permettevano colla loro negligenza ai lupi di rapir le pecore, dichiarando ch’egli «dava la sua vita, perché le sue pecore non perissero». Difatti benché i Giudei cercassero di ucciderlo, non per questo cessò d’insegnare né abbandonò i suoi discepoli, ma rimase al suo posto, e soffrì la morte: perciò ripete spesso: «Io sono il buon pastore». Ma queste cose non vedendosi provate (che desse infatti la sua vita, si avverò solo qualche tempo dopo; e che avessero la vita, e l’avessero savrabbondantemente, non doveva realizzarsi che nel secolo futuro), egli conferma l’una cosa coll’altra.
Fonte : divinumofficium.com
Immagine : Miniature of the martyrdom of Thomas Becket, and the beginning of his suffrage, Book of Hours (Use of Sarum), South Netherlands (Bruges), c. 1500, King’s 9, ff. 38v-39 [da commons.wikimedia.org]