San Tommaso solitamente viene ascritto fra coloro che sostennero che la concezione di Maria fu macchiata dal peccato originale. Questa credenza corrisponde alla realtà? Oppure, come come già abbiamo visto per i teologi domenicani (vedi l’articolo “Quei domenicani immacolatisti“), bisogna scendere maggiormente nel dettaglio e fare delle dovute precisazioni? Questo articolo di don Curzio Nitoglia ci aiuta a capire meglio la questione.

di don Curzio Nitoglia

Natura dell’immacolata concezione

L’immacolata concezione consiste nel fatto che “Maria, nel primo istante del suo concepimento, per singolare grazia di Dio, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale” (Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus, 8 dicembre 1854).
Maria come persona fu il soggetto o la causa materiale di tale privilegio (non la sola sua anima o il solo suo corpo) nel primo istante della sua esistenza, ossia nel momento esatto in cui l’anima di Maria fu creata da Dio ed infusa nel di lei corpo formato dai suoi genitori.
Anche Maria, come discendente di Adamo, per via di generazione naturale o sessuale avrebbe dovuto nascere con il peccato originale, ossia senza la grazia santificante. Ma, siccome era stata scelta ad essere Madre del Verbo Incarnato per essere degna abitazione di Lui venne preservata da Dio dalla contrazione della colpa originale. Perciò la sua anima sin dal primo istante in cui fu infusa da Dio nel di lei corpo ebbe la grazia abituale. Maria fu preservata dal peccato originale (Redenzione preventiva o preservativa[1]) e non liberata o rialzata (Redenzione liberativa o restaurativa) come gli altri uomini lo sono in virtù del Battesimo dopo la loro nascita o in casi straordinari nel seno della loro madre come Geremia (Ier. I, 5)[2] e San Giovanni Battista (Lc., I, 15)[3].

La storia dalla dottrina sull’immacolata

Sino al secolo XV con papa Sisto IV (Bolla Grave nimis, 1483) non si è avuto alcun intervento del Magistero pontificio. Liturgicamente si celebrava in Oriente (a partire dal VII secolo) e in Occidente (a partire dal IX secolo) la “festa della Concezione di Maria”, ma l’oggetto di tale festa non era ancora ben determinato: alcuni celebravano la sua preservazione dal peccato originale sin dal primo istante della sua esistenza come persona umana (Redenzione preventiva); altri invece intendevano la santificazione di Maria nel seno di sua madre qualche istante dopo la sua esistenza (Redenzione liberativa). La Tradizione riguardo all’immacolata concezione si può dividere in tre periodi:
1°) dall’età apostolica al XII secolo, in cui prevale l’asserzione soltanto implicita e quasi mai esplicitata dell’immacolata concezione;
2°) dal XII alla prima metà del XV secolo, in cui predomina la discussione e la negazione[4];
3°) dalla seconda metà del XV secolo sino al XIX (8 dicembre 1854), in cui la maggior parte dei teologi era incline alla immacolata concezione e con Sisto IV (1483) per la prima volta il Magistero si pronunciò favorevolmente alla dottrina della immacolata concezione definita formalmente da Pio IX nel 1854.

Il pensiero di san Tommaso sull’Immacolata

a) L’inizio (1253-1254)
San Tommaso all’inizio della sua carriera di insegnante di teologia in Parigi (1253-1254), ripieno di zelo domenicano verso la BVM, afferma esplicitamente il privilegio della santificazione o immacolata concezione di Maria: “La purezza di Maria fu talmente grande da essere immune dalla macchia del peccato originale e attuale” (In Ium Sent., dist. 44, q. 1, a. 3, ad 3).

b) Il medio (1255- 1271)
Poi, siccome alcuni teologi a partire da questo privilegio affermavano che la BVM era Immacolata in sé ed indipendentemente dai meriti di Gesù e così sottraevano Maria alla Redenzione universale di Cristo, che è divinamente e formalmente rivelata (Rom., V, 18; 1 Tim., II, 5), l’Angelico rivide la sua posizione e la addolcì insistendo soprattutto sulla Redenzione universale di Cristo (S. Th., III, q. 27, a. 2, ad 2).
San Tommaso, perciò, afferma con chiarezza che anche Maria è stata riscattata dai meriti di Cristo: ella aveva bisogno di Redenzione preventiva o preservativa dal debitum culpae originalis poiché figlia di Adamo per via di generazione ordinaria o sessuale e non per opera dello Spirito Santo come fu per il corpo in se stesso immacolato di Gesù.
Maria non fu santificata prima dell’infusione dell’anima razionale nel suo corpo, proprio perché il corpo umano è la causa strumentale della trasmissione del peccato originale da Adamo a tutti i suoi figli. Inoltre il corpo non è il soggetto in cui risiede la grazia, infatti essa si trova solo nell’anima razionale.
Ora per San Tommaso l’infusione dell’anima razionale nel corpo avviene (come insegnava Aristotele) dai 40 giorni agli 80 giorni dopo la concezione del corpo o la fecondazione del feto e si è in presenza di una persona umana solo quando il corpo è animato da un’anima razionale (S. Th., III, q. 33, a. 2, ad 3).
Quando, per l’Angelico, esattamente inizia l’unione tra anima umana e corpo? Quando il corpo o la materia è sufficientemente disposta o proporzionata a ricevere un’anima razionale. Ora secondo San Tommaso ciò non è ancora possibile all’istante della concezione del feto umano, poiché esso non sarebbe proporzionato a ricevere un’anima razionale. Ai tempi di San Tommaso la medicina non aveva ancora l’esatta nozione dei feti umani. Quindi si reputava che essi fossero molto rudimentali e primari. Ora, per fare un esempio, il corpo di una formica o di una mosca non sarebbe proporzionato a ricevere l’anima umana, quindi il feto umano (che secondo la scienza medievale era simile al corpo di un animale inferiore) sarebbe informato prima da un’anima vegetativa, poi da un’anima sensitiva e quindi, avendo esse reso il corpicino atto a ricevere l’anima umana, questa prenderebbe la sua dimora nel neonato 40/80 giorni dopo il concepimento. Gli scolastici posteriori a San Tommaso, valendosi delle scoperte mediche più recenti, hanno constatato che il feto è già una materia atta e proporzionata a ricevere un’anima razionale, avendo tutte le caratteristiche di un uomo in miniatura (l’ecografia del feto contenuto sin dalle prime tre settimane nel seno di una madre mostra il suo capo, le sue braccia con le mani, il suo corpo e le sue gambe con i piedi, il cervello è formato, il cuore batte, egli respira e il tutto si muove). Quindi hanno corretto, in base alle scoperte mediche che erano ignote nel XIII secolo, l’opinione “biologica” e non metafisica di San Tommaso ed hanno sostenuto, penso a ragione, che il feto sin dal primo istante del suo concepimento è un essere umano vivente e quindi riceve da Dio per infusione nel corpicino l’anima creata dal nulla[5].
Quando, perciò, si trova negli scritti dell’Angelico che “Maria fu concepita nel peccato originale/Contraxit originale peccatum” (S. Th., III, q. 27, a. 2, ad 2) bisogna sempre ricordarsi che per San Tommaso il concepimento del corpo ha una priorità cronologica e non ontologica di 40/80 giorni sull’animazione o infusione dell’anima razionale nel corpo umano. Perciò la frase potrebbe essere intesa nel senso che quando il corpo di Maria fu concepito era ancora strumento di trasmissione del peccato originale e che solo con l’infusione successiva dopo 40/80 giorni dell’anima nel corpo, essa fu preservata dal debito di colpa, che avrebbe dovuto contrarre in quanto figlia di Adamo. Ma l’Angelico non ha esplicitato questa distinzione nel periodo intermedio del suo pensiero teologico sulla immacolata concezione.
Occorre prendere atto che l’Angelico ha voluto evitare di pronunciarsi, in questo periodo intermedio, che va sino al 1271, in maniera definitiva sulla questione del momento preciso in cui Maria è stata santificata nel seno materno, tranne la frase iniziale (1254) che è stata citata sopra e che poi l’Angelico ha temperato alla luce della Redenzione universale di Cristo, alla quale è sottomessa anche Maria. Sulla fase iniziale sembra essere ritornato verso la fine della sua vita (1272-1273) riaffermando, secondo alcuni tomisti tra i quali spicca Reginaldo Garrigou-Lagrange[6], l’immacolata concezione della BVM.
Prima di allora il Dottore Comune aveva soltanto affermato che la santificazione di Maria era seguita subito dopo (“cito post”) l’animazione (Quodlib., VI, a. 7), ma aveva anche dichiarato di non sapere dire con certezza in quale istante esatto “quo tempore santificata fuerit, ignoratur” (S. Th., III, q. 27, a. 2, ad 3). Egli sino ad allora ha lasciato la questione aperta, non si è pronunziato a favore dell’immacolata concezione di Maria nel medesimo istante dell’animazione né l’ha negata esplicitamente[7], come invece aveva fatto San Bonaventura, dato l’atteggiamento non ancora esplicito della Chiesa universale, che si pronunziò solo nel 1483, la posizione contraria di un certo numero di teologi di altissimo valore soprattutto dal XII al XV secolo ed infine il fatto che non si celebrasse ancora una festa dell’immacolata concezione nel senso teologicamente esatto del termine, ossia sin dal primo istante dell’animazione del corpo, nella Liturgia della Chiesa universale.
Solo in Gesù Cristo, asserisce con certezza l’Angelico, l’animazione coincise con il concepimento del suo corpo nel seno della Vergine Maria per opera miracolosa dello Spirito Santo e non per generazione normale, come avvenne per Maria concepita da Gioacchino e Anna tramite generazione sessuale.
Nel Commento alle Sentenze San Tommaso si domanda se la Beata Vergine Maria sia stata santificata prima (“ante”) che la sua concezione sia stata portata a compimento mediante l’infusione dell’anima nel suo corpo. Egli risponde di no. Infatti la santificazione consiste nella cancellazione del peccato originale (mancanza di grazia santificante), che solo Dio può operare mediante l’infusione della grazia santificante nell’anima la quale ne è priva a causa del peccato di Adamo. Ora il peccato si trova solo nell’anima razionale e non in quella delle piante o degli animali. Quindi Maria non poté essere purificata dal peccato originale prima che la sua concezione sia stata completata mediante l’infusione dell’anima razionale nel suo corpo (In III Sent., dist. 3, q. 1, a. 1).
San Tommaso non ha specificato in quale momento Maria è stata santificata nel seno di sua madre Anna. Mi sembra plausibile – come sostengono i padri N. Dal Prado, E. Hugon, P. Mandonnet, J. M. Vosté e R. Garrigou-Lagrange – che alla fine della sua vita, nel periodo d’insegnamento in Napoli (1272-73), vi sia tornato, riprendendo quanto aveva insegnato nel 1253-1254 a Parigi commentando le Sentenze di Pietro Lombardo ed ha chiarito, come vedremo meglio dopo, la questione.
Prima del 1272 per l’Angelico la santificazione di Maria è seguita subito dopo all’infusione dell’anima razionale nel suo corpo (“cito post”), ma non precisa in quale preciso istante (Quodlib., VI, a. 7). Perciò San Tommaso, sino al 1272-1273, non si è pronunciato volutamente (per le ragioni prudenziali di ossequio all’insegnamento comune della Chiesa su esposte e per evitare l’eccesso di coloro che sottraevano la santificazione di Maria ai meriti di Gesù) sul problema della santificazione di Maria nell’istante stesso della sua animazione, egli ha lasciato la questione aperta e non ha affermato esplicitamente se la Redenzione universale di Cristo abbia preservato Maria dal peccato originale o lo abbia cancellato subito dopo averlo contratto.
Nella terza parte della Somma Teologica (q. 27, aa. 1-2), scritta in Napoli nell’ultimo periodo della sua vita, l’Angelico scrive nuovamente che “Maria ha contratto il peccato originale, ma è stata mondata da esso prima di nascere uscendo dall’utero di sua madre” (S. Th., III, q. 27, a. 2, ad 2). Quindi non ha affermato ancora la santificazione di Maria nell’istante dell’infusione dell’anima nel corpo.
L’Angelico non ha neppure fatto personalmente la distinzione, insegnata dai tomisti[8] (Giovanni di San Tommaso[9], E. Hugon[10], T. Pégues[11], N. Del Prado[12], G. M. Vosté[13], P. Mandonnet[14]) che hanno propugnata l’immacolata concezione di Maria, tra la creazione ed infusione dell’anima nel corpo (che ha una priorità naturale o ontologica ma non cronologica) e la santificazione di Maria; cioè l’Angelico non ha scritto esplicitamente (come hanno fatto costoro) che Maria è stata animata solo naturalmente o ontologicamente, ma non cronologicamente prima di essere santificata e quindi che Maria sarebbe stata santificata nel medesimo istante cronologico dell’infusione dell’anima, anche se naturalmente o ontologicamente l’infusione precede la santificazione, come riconosce molto correttamente il tomistissimo padre domenicano B. Merkelbach[15], il quale ammette che l’intenzione dei tomisti di fare dell’Angelico un esplicito propugnatore dell’immacolata concezione, anche nel periodo intermedio (1255-1271) del suo pensiero teologico su tale problema, sin dal primo istante del concepimento di Maria è “tirata per i capelli”. Può darsi che San Tommaso implicitamente ritenesse ciò, ma non se ne ha la certezza.
Infatti, in questo periodo, l’Angelico ha scritto senza fare alcuna distinzione: “subito dopo la concezione e l’infusione dell’anima la BVM fu santificata” (Quodl., VI, q. 5, a. 1).

c) Il termine (1272-1273)
Tuttavia verso il 1272-1723, alla fine della sua vita, il Dottore Comune ritorna sulla questione riprendendo il suo primo insegnamento tenuto a Parigi (1253-1254) e si può notare una certa evoluzione nel suo pensiero riguardo al secondo periodo, per esempio nel Compendio di Teologia (c. 224), redatto a Napoli nel 1272/73, scrive: “la BVM fu immune non solo dal peccato attuale, ma per un privilegio speciale fu mondata anche da quello originale”. Certo non dice quando fu mondata, se nel medesimo istante dell’animazione o dopo, ma parlando di “privilegio speciale” si può arguire che quello di Maria fu diverso da quelli comuni, per esempio di Geremia o San Giovanni Battista, che furono mondati nel seno delle loro madri circa sei mesi dopo l’animazione del loro corpo. Tuttavia non specifica esplicitamente neppure che sia stata mondata nell’istante stesso dell’infusione dell’anima.
Nel Commento sull’Ave Maria (Expositio super salutationem angelicam) del 4 aprile 1273[16], quasi un anno prima di morire (7 marzo 1274) l’Angelico scrive: “Maria è stata concepita nel peccato originale (“in originali peccato concepta”), ma non è nata in esso. […]. Maria non è incorsa né nel peccato originale (“nec originale peccatum incurrit”), né mortale e neppure veniale”.
Innanzi tutto bisogna sempre tener presente che il concepimento del corpo per San Tommaso è anteriore all’animazione. Tuttavia se non si vuole ammettere una contraddizione grossolana nello stesso testo dell’Angelico, occorre ammettere che San Tommaso abbia certamente distinto in questo testo implicitamente tra 1°) “debito di contrarre la colpa originale”, il quale riguarda lo strumento della trasmissione del peccato di Adamo, che è il corpo ricevuto dai genitori, e, 2°) il peccato originale in sé, che è privazione di grazia santificante, la quale risiede solo nell’anima spirituale[17].
Sembra poco probabile ritenere che l’Angelico si sia contraddetto nello spazio di poche righe, quindi è lecito risolvere la questione nel seguente modo: Maria “in originali peccato concepta” 1°) ha contratto potenzialmente nel corpo, ricevuto per generazione sessuale dai suoi genitori e in ultima analisi da Adamo, il debito di contrarre il peccato originale in potenza; tuttavia Maria “nec originale peccatum incurrit”; 2°) non ha contratto il peccato originale in sé o in atto, il quale risiede solo nell’anima. Cioè Maria avrebbe dovuto contrarre (“debitum culpae”) in potenza nella sua anima infusa al corpo la macchia del peccato originale in se stesso o in atto, ma ne fu liberata per Redenzione preventiva in vista dei meriti di Gesù Cristo.
Perciò quando San Tommaso ha scritto che Maria “ha contratto il peccato originale” voleva intendere che in potenza Maria avrebbe contratto il peccato originale, distinguendo il debito della colpa (avrebbe dovuto contrarre il peccato originale in sé o in atto), ma non lo ha contratto in atto perché ne è stata preservata.
Perciò si può affermare con tutta probabilità ed anche con certezza morale che San Tommaso alla fine della sua vita è ritornato al suo primo insegnamento del 1254: “La purezza di Maria fu talmente grande da essere immune dalla macchia del peccato originale e attuale” (In Ium Sent., dist. 44, q. 1, a. 3, ad 3)[18].
Maria nello stesso istante cronologico fu formata quanto al corpo, fu informata dall’infusione dell’anima razionale e fu santificata; tuttavia si può fare la distinzione tra ordine cronologico o di tempo e ordine ontologico o di natura e valore. Allora si può dire che Maria prima (cronologicamente) fu concepita e animata e poi (ontologicamente) fu santificata. Questa mi sembra essere la posizione definitiva ed ultima di San Tommaso riguardo alla immacolata concezione di Maria.


Conclusione
Si può dire pertanto che l’Angelico, pur essendo personalmente sin dall’inizio favorevole alla dottrina della immacolata concezione, per la sua grande ponderazione e prudenza ha voluto sospendere l’assenso nel periodo intermedio del suo lavoro teologico (data la dottrina ancora non certamente insegnata dal Magistero della Chiesa, dalla Liturgia e dai teologi, alcuni dei quali minavano la Redenzione unica e universale di Cristo). Infine circa un anno prima di morire ha riaffermato il privilegio dell’immacolato concepimento di Maria, pur se in forma implicita ma chiara senza farne il suo cavallo di battaglia, sempre per il motivo sopra esposto[19].


[1] La ‘Redenzione preventiva’, per fare un esempio, è come se un uomo che sta per cadere viene retto da un altro e non cade; se non fosse stato sorretto sarebbe caduto, perciò è stato preservato dalla rovinosa caduta a terra. La ‘Redenzione liberativa’ è come se un uomo che è caduto viene rialzato da un altro e liberato dal suo restare a terra, poiché con le sue sole forze non è capace di rialzarsi in piedi. Ora Maria è stata preservata dal cadere o dal peccato originale, mentre tutti gli altri uomini sono stati rialzati da Dio e da Maria, Corredentrice secondaria “con Cristo e sotto Cristo” Mediatore principale.
[2] “Antequam exires de vulva, santificavi te”.
[3] “Spiritu Sancto replebitur adhuc ex utero matris suae”.
[4] In questo periodo la maggior parte dei teologi nega l’immacolato concepimento di Maria. Per esempio Ruperto da Deutz (In Cantica Canticorum, lib. I); San Pier Damiani (Sermones, sermone XXIII); San Bernardo di Chiaravalle (Sermone 174 ai Canonici di Lione) ed infine Sant’Anselmo d’Aosta (De conceptu virginali, cap. III, 22).
[5] “Il feto è animato dall’anima umana sin dal momento della sua concezione, tale è l’opinione di quasi tutti i fisiologi moderni e di molti teologi” (F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario di Teologia Morale, Roma, III ed., 1961, p. 583, voce “Feto”).
[6] La Sintesi Tomistica, Brescia, Queriniana, 1953, p. 255; Id. La Mère du Sauver et notre vie intérieure, Parigi, 1941, pp. 48-54.
[7] Alcuni autori asseriscono che San Tommaso ha negato il privilegio dell’Immacolato concepimento di Maria (cfr. P. Le Bachelet, Dict. de Théol. Cath., voce “Immaculé Conception”, coll. 1050-1054). Altri (N. Del Prado, Santo Tomas y la Immaculada, Vergara, 1909; P. Mandonnet, D. Th. C., voce “Frères Précheures”, col. 899; E. Hugon, Tractatus dogmatici, Parigi, V ed., 1927, vol. II, p. 749) sostengono che non si è pronunziato in questo secondo periodo e che nel terzo (1271-1273) è ritornato alla dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria, che aveva sostenuto nel suo primo periodo (1253-1254).
[8] Essi, specialmente padre Norberto De Prado ed Eduardo Hugon, applicano in maniera un po’ troppo disinvolta la distinzione tra debito della colpa del peccato originale in potenza e peccato originale in atto al testo dell’Angelico (In III Sent., dist. 3, q. 1, a. 2, ad 2am quaestiunculam) in cui egli scrive: “La santificazione della BVM non poté avvenire convenientemente […] nel medesimo istante dell’infusione dell’anima”. Per essi Maria avrebbe dovuto contrarre (“debeat contrahere”) il peccato originale, ma ne è stata preservata dai meriti di Cristo. Però San Tommaso non ha fatto esplicitamente questa distinzione e non ha affermato chiaramente se la santificazione di Maria l’abbia preservata dal peccato originale o glielo abbia rimesso. Anzi egli ha scritto: “Maria contraxit peccatum originale” e non ha mai scritto “Maria debeat contrahere seu contraxisset peccatum originale si non fuisset preservata ab eo”. Per cui tale interpretazione è abbastanza arbitraria (esplicitando l’implicito in maniera certa e non ipotetica) e non corrisponde al sicut litterae sonant.
[9] Cursus theologicus, initio, De approbatione doctrinae Sancti Thomae, dist. III, a. 2,
[10] Tractatus theologicus, vol. II, ed. V, 1927, pp. 716-795.
[11] Revue thomiste, 1909, pp. 83-87.
[12] Divus Thomas et Bulla «Ineffabilis Deus», 1919.
[13] Commentarius in IIIam partem Summae Theologiae Sancti Thomae, II ed., 1940, pp.13-20.
[14] Dictionnaire de Théologie Catholique, articolo «Frères Précheurs», col. 899.
[15] Mariologia, Parigi, 1939.
[16] Cfr. J. F. Rossi, S. Thomae Aquinatis Expositio salutationis angelicae. Introductio et textus, in «Divus Thomas», Piacenza, 1931, pp. 445-479.
[17] Cfr. P. Mandonnet, Notes et communications, in «Bullettin thomiste», gennaio-marzo 1933, pp. 164-167.
[18] Cfr. G. M. Vosté, Commentarius in IIIam partem Summae Theologiae Sancti Thomae, II ed., Roma, 1940, p. 19; R. Garrigou-Lagrange, La Mère du Sauveure et notre vie interiéure, Parigi, 1941, p. 54.
[19] G. Roschini, La Mariologia di San Tommaso, Roma, 1950.


Immagine : Beato Angelico, Madonna col Bambino fra i Santi Domenico e Tommaso (particolare), 1435, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo (da wikipedia.org)


Don Curzio Nitoglia ha pubblicato vari saggi con le Edizioni Radio Spada, tra cui l’ultima: “Deporre il Papa? Riflessioni su Sede Romana e crisi nella Chiesa”