Per meglio celebrare la festa di sant’Ambrogio offriamo ai Lettori il commento storico-liturgico composto dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, uno dei suoi più illustri successori nel governo della Chiesa di Milano.
7 Dicembre.
SANT’AMBROGIO VESCOVO, CONFESSORE
E DOTTORE DELLA CHIESA
Sant’Ambrogio Uranio Aurelio, nato forse a Treviri da antica ed illustre famiglia Romana che aveva già dato alla Chiesa la martire Sotere e che, oltre al santo Dottore di cui stiamo scrivendo, doveva arricchire il martirologio d’altri due nomi, quelli di Satiro e di Marcellina, il fratello e la sorella d’Ambrogio, mori a Milano nella vigilia di Pasqua, il 4 aprile 397. Siccome tuttavia quel giorno ricorre sempre in quaresima o durante la settimana pasquale, quando cioè, giusta l’antica liturgia, restava esclusa qualsiasi altra festa in onore dei Santi, la sua memoria si celebra oggi, in cui ricorre l’anniversario della sua ordinazione episcopale. Questa sostituzione, a Roma dàta almeno dal secolo xi, ed ha il suo fondamento nell’antichissimo uso liturgico di celebrare solennemente il natale ordinationis dei vescovi e dei sacerdoti.
Il Sacramentario Gelasiano segna in questo giorno l’ottava di sant’Andrea; ma tale festa, probabilmente propria della basilica vaticana, è da lungo tempo andata in disuso.
La messa desume quasi tutte le sue parti da quelle comuni ai santi Vescovi e ai Dottori; però la seconda e la terza colletta sono speciali.
Il verso per l’introito è identico a quello dei dottori, e l’abbiamo veduto più sopra per la festa del Crisologo [Eccli 15, 5].
La prima colletta è quasi identica a quella del santo Vescovo Ravennate. Si prega il Signore che, dopo d’aver concesso alla Chiesa il beato Ambrogio siccome ministro d’eterna salvezza, dia a noi altresì la necessaria docilità per ricevere il suo celeste insegnamento, così da meritarci d’averlo nostro intercessore in paradiso.
Ecco quindi la condizione generale per conseguire gli effetti delle preghiere dei Santi: lo spirito disposto ad imitarne gli esempi.
La prima lezione è identica a quella indicata per la festa del Crisologo, e che abbiamo già riferito il 4 del corrente mese [2 Tim 4, 1-8].
Anche il responsorio graduale è il medesimo che per san Pier Crisologo [Eccli 44, 16, 20].
Il verso alleluiatico deriva dal salmo 109. «lahvè ha giurato senza alcun rimpianto: Tu sarai sacerdote in eterno, secondo il tipo di Melchisedech».
Come i sacerdoti della nuova legge partecipano del sacerdozio di Cristo, così essi debbono entrare nelle disposizioni di lui, disposizioni d’immensa santità, di distacco dal mondo, di zelo per la gloria di Dio e di compassione per le anime.
La lezione evangelica è quella stessa della festa del Crisologo [Matt 5,13-19].
Il verso per l’offertorio è identico a quello già riferito per la festa di san Nicola [Ps 88, 25].
La colletta sulle oblate ha un carattere generale. Eccone il testo: «O Dio onnipotente ed eterno, per intercessione del beato Ambrogio confessore e pontefice tuo, fa si che l’oblazione offerta alla tua maestà, sia pegno per noi d’eterna salvezza».
Il verso per la Comunione è identico a quello di ieri [Ps 88, 36-38].
Nella colletta di ringraziamento noi oggi imploriamo da Dio, che l’intercessione del Santo Pontefice, – cosi pieno di zelo per la salute delle anime; il quale a Milano, quando governava quella Chiesa, sembrava quasi che in casa non avesse porta, giacché ognuno era libero di accedere a lui quando più gli fosse piaciuto, – assista ancor noi in tutte le circostanze della vita; così che la nostra infedeltà alla grazia non renda mai sterile l’ineffabile Sacramento di salvezza eterna, al quale testé abbiamo partecipato.
Ecco il testo della preghiera liturgica: «Partecipando al Sacramento della nostra salvezza, ci concedi, o Dio onnipotente, che ci assista ovunque l’intercessione del tuo beato confessore e pontefice Ambrogio, ad onore del quale abbiamo appunto offerto questo sacrificio alla tua maestà. Per il Signore».
La santità d’Ambrogio e l’insigne dignità di cui lo adornò il Signore, hanno compiuto nel più largo significato il vaticinio pronunziato già da Ambrogio fanciullo circa la sua futura grandezza. Si narra infatti che, quando il Papa talora recavasi in casa della madre, questa insieme coi suoi tre figli si prostrava subito a baciargli la mano. Uscito però di casa il Pontefice, Ambrogio fanciullo presentava anch’egli la sua manina candida a Marcellina, affinché gliela baciasse.
Due antiche chiese mantennero viva e popolare in Roma la memoria di Ambrogio ; una non esiste più, e sorgeva presso la basilica vaticana, intorno alla quale nel medio evo erano stati eretti vari oratori od ospizi nazionali per i pellegrini che vi affluivano da tutte le parti del mondo. L’altra è tuttavia in piedi col titolo di sant’Ambrogio della Massima, presso il porticus maxima, che dal tempio di Ercole faceva il giro del Campo Marzio.
Il suo antico nome, secondo il Liber Pontificalis nella biografia di Leone III, è quello di monastero di santa Maria «quod appellatur Ambrosii»; ma era dedicato anche a santo Stefano.
L’identificazione di questo Ambrogio coli’ omonimo Dottore di Milano, che certamente ebbe in Roma la sua domus gentilizia, assai illustre ed universalmente nota, tanto che solevano recarvisi gli stessi Papi – è probabile, ma non può affermarsi con assoluta sicurezza.
(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. VI, La Chiesa Trionfante (Le Feste dei Santi durante il ciclo Natalizio) (terza tiratura), Torino-Roma, 1930, pp. 95-97)
Immagine : Federico Barocci, Sant’Ambrogio impone penitenza a Teodosio, 1603, Altare di Sant’Ambrogio, Duomo, Milano. [da wikimedia.org]