Oggi l’antico calendario della Chiesa celebra il Nome di Gesù e con le parole di san Paolo esclama: “Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e nell’inferno”, proclamando a gran voce la necessità che tutti, nessuno escluso, riconoscano e ubbidiscano a Cristo Re e Salvatore nostro. In questo stesso giorno leggiamo su corriere.it uno scritto di mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto e gran nome del modernismo italiano elevato alla mitria e a posizioni di rilievo principalmente da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Si tratta di una risposta a un precedente articolo di Ernesto Galli della Loggia sul declino del Cristianesimo e sulla democrazia nella Chiesa (gestione del caso Becciu e ruolo delle donne). L’arcivescovo, caro a papa Francesco (fu segretario dei sinodi sulla, o meglio contro, la famiglia) non pare dolersi del declino del cristianesimo in Occidente, anzi dice espressamente:

“Nonostante i processi di secolarizzazione, che dall’Illuminismo in poi caratterizzano l’Europa e in parte il Nord America, il bisogno e la ricerca di Dio restano vivi e presenti. Che poi vi sia stata una «fine della cristianità», intesa come scomparsa progressiva del riconoscimento e del peso del cristianesimo come fatto pubblico, è un dato che, tuttavia, è stato perfino incoraggiato dalla valorizzazione della dimensione spirituale ed evangelica dell’esperienza cristiana promossa dal Concilio Vaticano II. Nessun credente pensante, nutrito dai testi conciliari, rimpiange le stagioni dell’Inquisizione o il collateralismo politico del passato, riconoscendo anzi nella scomparsa di questi tratti un’autentica liberazione per la Chiesa impegnata nell’annuncio della buona novella”

Frasi scandalose certo, soprattutto se pensiamo qual trionfo di non-cristianità s’è manifestato in Argentina con la legalizzazione dell’aborto, ma oneste: il Concilio (soprattutto con Dignitatis Hmanae) ha fatto piazza pulita della regalità di Cristo sulla società, ossia di quel sistema anche politico dove il principio della legislazione era Dio, quel Dio che ci comanda di non uccidere l’innocente, che condanna la sodomia. Il Concilio insomma ha fatto piazza pulita di quello che san Paolo gridava: “Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e nell’inferno”, facendogli poi eco tutti i Pontefici: “Di fronte alla vastità del disastro, originato dagli errori indicati, non si offre altro rimedio – diceva Pio XII nel Natale del 1941 – se non il ritorno agli altari” per la riedificazione di una società cristiana. L’esatto opposto delle idee di Forte (e di Bergoglio). Grazie, monsignore! Grazie per averci con la sua parresia illuminato ulteriormente su quanto sia nocivo il Vaticano II, su quanto la “chiesa conciliare” non abbia nulla a che spartire con la Chiesa Cattolica, su quanto la “novella” che voi annunziate non sia quella “buona” di Gesù Cristo, ma la sua negazione.

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