Sintesi della 631° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa dell’epidemia di Coronavirus, preparata nell’Ottava della festa dei Santi innocenti 2021 e postata nella Vigilia dell’Epifania. Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).
Cari amici della Comunità Antagonista Padana e di Radio Spada, come attesta Vittorio Messori (1), Jean Baptiste Guiraud , storiografo cattolico affezionato alla tradizione, portò avanti durante il periodo della Terza Repubblica francese, i cui dirigenti Grandi Maestri Massonici (Waldeck-Rousseau, Clemenceau, Gambetta) propagandavano una legislazione anticlericale e giacobina, una coraggiosa apologetica in difesa della verità cattolica e del libero insegnamento delle confraternite religiose, perseguitate dalla Terza Repubblica. L’Università Sorbona diffondeva una cultura massonica, anticlericale, sensista e materialista e l’iscrizione alla Massoneria da parte di docenti e allievi era considerato atto meritorio.
Guiraud venne perseguitato e considerato indesiderabile dalla Terza Repubblica, a causa della sua fede cattolica, ciò che gli costò l’impossibilità di progredire nella carriera universitaria (2).
Non si può parlare monoliticamente di “Inquisizione Cattolica”; secondo la partizione classica, infatti, vi furono storicamente tre “Inquisizioni” o meglio tre temperie dell’ “Inquisizione”.
L’ Inquisizione strictu sensu medievale che ricoprì il periodo dal XII al XVl secolo, fu presente in quasi tutti i paesi ad eccezione di Scandinavia, Inghilterra e Irlanda; l'” Inquisizione spagnola” incoraggiata da Ferdinando il Cattolico e dalla Isabella di Castiglia fu mirata a far fronte alla penetrazione e minaccia di Mori e Marrani (3). Infine, l’ “Inquisizione Romana” venne creata da Paolo III nel 1542 e nelle terre italofone durò sino all’ Illuminismo. La mia disamina resterà circoscritta all’ Inquisizione medievale, non perché la storia dell’ Inquisizione non meriti attenzione per le epoche successive, ma per ovvie ragioni di sintesi.
Jean Baptiste Guiraud stesso concentrò la sua riflessione sull’ Inquisizione medievale, generata dalle eresie, segnatamente quella Catara; abbozzò anche il disegno di una monumentale Storia dell’ Inquisizione nel medievo, ma purtroppo un bombardamento nel 1940 distrusse il materiale documentario e nei restanti tredici anni di vita Guiraud non ebbe modo di ricostruire il lavoro intrapreso, che andò dunque distrutto.
Il titolo di una delle opere apologetiche più note del Guiraud,”Elogio dell’ Inquisizione”, non deve trarre in inganno circa gli intenti storiografici dell’ opera stessa. Non si trattava di una lode incondizionata e aprioristica dell’ operato dell’ Inquisizione, si trattava invero di difendere l’obiettività storica contro una tendenziosa storiografia di matrice protestante prima e illuminista poi, che per preconcetta animosità anticattolica aveva considerato l’Istituto dell’ Inquisizione una sommatoria di roghi e persecuzioni, il simbolo dell’ oscurantismo clericale tout court.
Ancor oggi una pubblicistica progressista dura a morire, permeata da anticlericalismi vecchi e nuovi, porta avanti una velenosa propaganda diffamatoria contro l’Istituto dell’ Inquisizione Cattolica. La verità che Guiraud vuole indefessamente difendere e la seguente: l’ Inquisizione medievale sorse come istituto per salvaguardare l’ unità religiosa e civile dal proliferare dell’ eresia, non fu un evento improvviso, dato che “i suoi metodi erano ben radicati nella tradizione medievale della giustizia civile e assunsero infinite forme a seconda dei paesi in cui si produsse”.
Allo stato dei fatti , per tutto l’anno Mille, l’eresia non venne repressa dalla Santa Sede con accanimento, ferma restando la condanna morale(4). Eppure allora l’ eresia catara dilagava in Francia, Aquitania, Germania e Fiandre.
Ci furono anche nel corso dell’ anno Mille episodi di inenarrabile blasfemia e insubordinazione (5). Nondimeno, la Santa Sede non procedeva con pene corporali, ma con dispute e sanzioni di ordine spirituale; richiamando coloro che dovessero assumere l’ arcivescovado o incarichi ecclesiastici al ripudio dell’ eresia catara tramite solenne giuramento. La vox populi e le autorità civili dimostrarono molto maggiore zelo e accanimento contro gli eretici.
Troppa indulgenza della Santa Sede finì per favorire il dilagare dell’ eresia catara nella diocesi di Chalons entro la metà del XI secolo.Numerose assemblee di Catari avevano luogo nella regione e il vescovo Ruggero decise di chiedere consiglio a Wazon, vescovo di Liegi. Con buona pace dei fanatici contro l’ Inquisizione, le parole del vescovo Wazon furono di eccezionale mitezza e moderazione. La legge ecclesiastica in alcun modo non doveva favorire lo spargimento di sangue. Il fine del cristiano era quello di adoprarsi con ogni mezzo per la conversione dell’ eretico e non già per la sua eliminazione fisica, “quel che il mondo considera zizzania oggi può essere , quando verrà la mietitura conservato nel granaio da Dio con il frumento”.(6).
Eppure, dal momento che l’ eresia catara continuava a propagarsi, Papa Leone IX pose la questione della sua repressione nel corso del Concilio di Reims dal 3 al 5 ottobre 1049. I Catari effettivamente furono condannati e scomunicati assieme ai loro protettori e difensori, tuttavia vennero comminate nei loro confronti soltanto pene spirituali. Decisione analoga venne presa nel corso del Concilio di Tolosa del 13 settembre 1056 per iniziativa di papa Vittore II. Una sostanziale moderazione mostrò anche papa Alessandro II che teneva a ribadire che ” leges tam ecclesiasticae quam saeculares effusionem humani sanguinis prohibent”.Contro ogni atteggiamento sanguinario, l’ appello dei pontefici durante l’ anno Mille era rivolto al recupero della ” pecorella smarrita” e a un atteggiamento missionario che si prodigasse per evitarne la perdizione.
Guiraud riferisce delle missioni dell’ abate Bernardo di Chiaravalle nel Mezzogiorno della Francia per fronteggiare le eresie di Enriciani e Pietrobrusiani. La folle predicazione di Pietro di Bruys e del suo discepolo Enrico avevano raccolto un grandissimo numero di adepti nelle regioni dei Pirenei, della Garonna, del Mediterraneo portando alla scristianizzazione di queste regioni. Non si trattava più semplicemente di dottrine eretiche confinate nel foro della coscienza interiore, gli eretici davano prova di sovversione, scherno ed empietà senza scrupoli verso i simboli del cattolicesimo. Su richiesta del legato Alberico, nel biennio 1145-1146 Bernardo di Chiaravalle predicò in molte città della Francia, a Bordeaux, Bergerac, Perigueux, sarlat, Cahors, Tolosa, etc(7). E Bernardo non era certo tenero nei confronti dell’ eresia ( è nota la severità che mostrò nei confronti di Pietro Abelardo ). Eppure, nel corso delle sue missioni, il suo animo fu scevro da ogni atteggiamento giustizialista; “capiantur haeretici non armis, sede argumentis”, raccomandava vivamente.”la conversione dei settari e ,in difetto, le pene canoniche, gli sembravano preferibili alle condanne secolari”(8). A giudizio di Bernardo lo zelo a salvaguardia della verità cattolica era apprezzabile, ma in nessun caso doveva portare a violenze ingiustificate nei confronti degli eretici.
Per non cadere nei pregiudizi di quegli spiriti benpensanti che muovono all’ Inquisizione una critica preconcetta e avulsa da ogni contestualizzazione, è importante capire perché già a partire dal XII secolo la Chiesa avesse abbandonato il precedente atteggiamento tollerante per assumere una linea più dura e unirsi ai principi temporali nella repressione dell’ eresia. Incalzata a più riprese dai principi stessi, la gerarchia ecclesiastica aveva cominciato a decretare pene non più canoniche ma corporali. Possiamo verosimilmente far risalire al concilio Laterano del 1179, indetto da papa Alessandro III ,il primo sistema completo di repressione contro l’ eresia(9).
La condanna pontificia includeva accanto ai Catari, i Patarini, i Publicani, i Bramantini, gli Aragonesi, i Basculi. Queste misure drastiche dell’ autorità ecclesiastica ( per quanto ancora nel XII secolo i principi si dimostrassero più energici nella repressione dell’eresia) si spiegano per il fatto che era cambiata la natura dell’ eresia stessa, non era più un fatto isolato o interiore, ma aveva assunto pericolosi risvolti ideologici sovversivi. Costituiva ora una minaccia non solo per l’ autorità ecclesiastica e per l’ unità del popolo cristiano; costituiva una potenziale sovversione della società medievale, anzi i Catari nella versione più radicale propagandata dai Perfetti(10) predicavano la ribellione contro l’ autorità civile e quella ecclesiastica, predicavano contro il battesimo, il matrimonio, appoggiavano il concubinaggio e la proprietà comune delle donne.Non solo la loro dottrina era deleteria nei confronti della comunitaria e gerarchica civiltà medievale; lo era verso il concetto stesso di società e autorità, dal momento che i Catari palesavano tendenze anarchico- libertarie.
Scrive Guiraud” dopo l’ anno Mille l’ eresia cessa di essere un’ opinione puramente teologica destinata ad essere discussa all’ interno delle scuole; ad essa si aggiungono man mano dottrine antisociali e anarchiche in opposizione non solo all’ ordine sociale del Medioevo ma anche a quelli di tutte le epoche (11). Era palmare che la sovversione delle sette eretiche rischiava di portare a una scristianizzazione della società ( anche perché non tutti i principi presero posizione contro essa, ci furono ad esempio nel Mezzogiorno della Francia principi talmente sciocchi o in mala fede da farsi convertire o simpatizzare con i Catari). A questo punto, dopo l’anno Mille, autorità temporale e autorità ecclesiastica, che prima avevano operato separatamente, cominciano ad avvertire la sovversione eretica come una minaccia comune e a coordinare la propria strategia.Questa azione combinata delle due potestates trovò massima espressione al Concilio Laterano del 1179 e a quello di Verona del 1184.
L’ opera del Guiraud fornisce una ricostruzione dettagliata sull’ organizzazione dell’ Inquisizione medievale (12),”creata progressivamente nel XII secolo e sviluppatasi nel corso del XIII”.
All’ origine, solo ai vescovi era riconosciuta la competenza di ricercare e denunciare gli eretici, in quanto “difensori per autonomasia dell’ ortodossia nelle rispettive diocesi”.Il basso clero era in larga parte inaffidabile, per mancanza di zelo, rassegnazione e non di rado perché connivente con gli eretici.I vescovi stessi non sempre mostravano zelo intransigente, in quanto, accanto all’ intransigente arcivescovo di Reims Guglielmo Biancamano, non disposto a compromesso alcuno con gli eretici, vi furono, segnatamente nel Mezzogiorno della Francia, molti prelati che pur ostentando di facciata la difesa dell’ ortodossia cattolica, trovavano in realtà utile scendere a compromesso con gli eretici.
La Santa Sede vigilava attentamente sull’ operato dei vescovi e coloro che risultassero inaffidabili nella lotta all’ eresia venivano destituiti e sostituiti.
Ma per quanto i vescovi fossero zelanti, la loro azione era comunque limitata alla diocesi locale.
L ‘ Inquisizione episcopale dovette dunque essere affiancata già alla fine del XII secolo dall’ Inquisizione Legatina, esercitata da legati ecclesiastici che avevano ricevuto una delega dalla Santa Sede.
I legati della Santa Sede finiranno per avere a breve termine a pieno titolo tutti i poteri dell’ Inquisizione, avendo ricevuto l’ incarico di ” eseguire nelle loro legazioni tutte le sanzioni emanate contro gli eretici dai concili del XII secolo”.
Una distanza incommensurabile separa la serenità di giudizio di Jean Baptiste Guiraid dai piagnistei di una Chiesa postconciliare che chiede scusa a destra e a manca, esagerando le colpe storiche dell’Inquisizione cattolica; contribuendo dunque, quasi ve ne fosse bisogno, a foraggiare una pubblicistica laicista anticlericale che stigmatizza a priori l’ Inquisizione, a prescindere da ogni contestualizzazione.Come già ho premesso, Jean Baptiste Guiraid non ha inteso incensare incondizionatamente l Inquisizione. Essa era pur sempre costituita da uomini in ” carne ed ossa”, che possono essersie anche lasciati andare ad eccessi.
Ma la maggior parte degli Inquisitori ha messo il proprio zelo al servizio della salvaguardia dell’ unità del popolo cristiano.Non ha dunque mai perso di vista il divieto delle leggi ecclesiastiche di spargere sangue vanamente.
La maggior parte degli Inquisitori, per quanto intransigenti rispetto l’ ortodossia cattolica, ha sempre avuto a cuore la salvezza e la reintegrazione nella comunità dell’ eretico, anziché la sua consegna alla braccio secolare.
Disse Bernard Guy(13), inquisitore leggendario per il suo zelo contro l’ eresia, nonché uno dei maggiori protagonisti del “Nome della Rosa” di Umberto Eco.” L’ amore della verità e la pietà, che sempre devono risiedere nel cuore di un giudice, brillino nel suo sguardo, affinché le sue decisioni non possano mai sembrare dettate da cupidigia e crudeltà”.
Non si può prescindere dalla considerazione che il diritto penale medievale fosse nettamente più severo rispetto a quelli moderni; ma i roghi e le sottoposizioni a tortura da parte del braccio secolare furono effettivamente comminati non indiscriminatamente, ma a personaggi che oltre ad essersi macchiati di eresia ed essere impenitenti, risultavano socialmente pericolosi e agivano in spregio di ogni autorità civile e religiosa. Gli Inquisitori mai dovevano perdere di vista il precetto secondo cui ” ecclesia abhorret a sanguine”, costantemente venivano richiamati dall’ autorità pontificia a questo punto importante; è d’ uopo altresì non dimenticare che i roghi e i supplizi non furono introdotti dall’ autorità ecclesiastica, ma dai principi secolari. E non venivano mai comminati da un ecclesiasico, ma sempre dal braccio secolare.Si trattava della cosiddetta ” animadversio debita”. Una volta che l’ autorità ecclesiastica avesse pronunziato le prove della colpevolezza e del rifiuto all’ abiura dell’ eretico, il braccio secolare avrebbe provveduto al supplizio.
Vi erano due forme di carcere per eretici e sovvertitori, una decisamente dura, il ” murus strictus” e l’ altra più morbida, il ” murus largus”. Il primo comportava la pena afflittiva più severa e il condannato veniva legato con le catene alle mani e ai piedi; il ” murus largus” era invece un regime carcerario meno duro, previsto nei casi meno gravi di colpevolezza, esso consentiva attenuazione della pena nel caso di buona condotta e persino la riacquisizione della libertà, in caso di ripudio dell’eresia.
Gli ” spiriti illuminati” che tendono a strapparsi le vesti di fronte le torture reali o presunte dell’ Inquisizione dovrebbero tenere conto del fatto che gli Inquisitori agirono in circostanze particolarmente difficili, pressati dal popolo e dai principi temporali, esasperati dal dilagare dell’ eresia; la vox populi cattolica medievale era incommensurabilmente distante dal cristianesimo postconciliare, rammollito, buonista, filantropico ed ecumenico. La Vox populi cattolica medievale lottava indeffessamente per l’ affermazione della Regalità sociale di Cristo Re e non si dava pace finché l’ eretico sovversivo non avesse ricevuto l’ “animadversio debita”.
In conclusione, riporto per esteso questa riflessione di Guiraud, che espungendo attenuazioni ed esagerazioni, esaltazioni e stigmatizzazioni eccessive, attribuisce agli avvenimenti il loro esatto valore, evitando di falsare la storia.
” Che si incontrino nella storia dell’ Inquisizione anche abusi, irregolarità, violenze, è cosa che nessun storico negherà; ma è anche cosa che non deve stupire. L’ Inquisizione è stata una istituzione umana, servita da uomini, con i loro odi, le loro passioni, i loro interessi sordidi cui indulgevano, mentre difendevano quelli superiori della Chiesa e della società (14).
(1) J. Guiraud, Elogio dell’ Inquisizione, Leonardo, Milano,1994,pp.6 ( introduzione). La persecuzione cui andrò incontro Guiraud durante la legislazione anticlericale della Terza Repubblica non fu dissimile da quella di molti altri cattolici, come osserva acutamente Vittorio Messori.Ad esempio, analogo destino di persecuzione subì Faa’ di Bruno.La laicista università di Torino gli aveva infatti negato una cattedra.
(2) Al servizio dell’ opposizione cattolica Guiraud pose non solo straordinarie doti di organizatore, ma fu anche responsabile della redazione di alcuni manuali scolastici, Histoire Partiale e Histoire Vraie, che difendevano la verità travisata dalle menzogne propagandate dalla Terza Repubblica, anche sui manuali scolastici.
(3) il Marranesimo, fenomeno molto diffuso in Spagna durante il 1500, consisteva in un apparente conversione al cattolicesimo da parte di ebrei che in privatocontinuavano a praticare i riti del giudaismo.
(4) J.Guiraud, Elogio dell’Inquisizione, cit.pp.17_21
(5) Menziono in merito l’ empietà di un laico di Vertus, un certo Leutard, che predicava secondo la dottrina catara l’ illecita’ del matrimonio, per cui aveva ripudiato la moglie ma si era abbandonato anche a sacrilegi inenarrabili.Nonostante fosse stato denunciato al vescovo di Chalons come eretico e perturbatore dell’ ordine pubblico, il vescovo Gebuino non lo condanno’ in quanto lo reputo’ incapace di intendere e volere.
Più di un secolo dopo, nel 1140 un cataro bretone di nome Eudes de Stella si proclamò un eone emanato da Dio, non solo diede prova di insipienza ma anche di pericolosità sociale, dal momento che, secondo la testimonianza del cronista Guglielmo di Newbury, aizzava le folle alla distribuzione di Chiese e simboli sacri
(6) J.Guiraud, Elogio dell’Inquisizione cit, p.18. Giova ricordare che sull’ atteggiamento clemente della Chiesa durante l’ anno Mille, con l’ invocazione di penitenze spirituali e non già pene corporali, concordavano lo storico liberale Lea (nonostante la sua chiave di lettura piuttosto critica verso l’ Inquisizione), il pastore Schmidt ( autore dell’ ” Histoire des Cathares et Albiges”) e l’ abbe’ Vacandard.
(7) J.Guiraud, Elogio dell’Inquisizione cit,p. 20 .una ricostruzione dell’ atteggiamento di San Bernardo di fronte all’ eresia ci viene anche offerto dall’ abbe’ Vacandard in ” Saint Bernard”, II, p.213
(8)J.Guiraud, Elogio dell’Inquisizione cit, ibidem
(9) J.Guiraud, Elogio dell’Inquisizione cit,p.63
(10) I Catari si suddividevano in Perfetti e Credenti: i primi avevano ricevuto l’ iniziazione completa e professavano l’ eresia nella forma più radicale; i Credenti invece simpatizzavano per il Catarismo senza praticarlo pedissequamente e non avevano ricevuto il Consolamentum
(11) J.Guiraud, l’Elogio dell’Inquisizione cit,p.63
(12) J.Guiraud, l’Elogio della Inquisizione cit.,pp.67_70
(13) Bernard Guy acquisì particolare competenza in materia inquisitoriale. Era entrato molto giovane nell’ ordine Domenicano, operò nella regione della Linguadoca, la più devastata dall’ eresia catara. Dal 1303 al 1328 era stato Inquisitore a Tolosa. La sua Pratica dell’ Inquisizione, manuale messo a disposizione per i suoi successori, costituisce uno dei documenti più importanti dell’ Inquisizione meridionale
(14) J.Guiraud, L’ Elogio dell’Inquisizione cit., p.109
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