Partiamo dalle “puntate precedenti”:

Chiunque abbia letto i due articoli dei giorni scorsi su questo tema si sarà fatto un’idea sul fatto che in Kazakistan abbiamo un problema. E si badi: non solo e non tanto per la piramide masso-deista in cui (forse) entrerà Bergoglio a giugno 2021, o per il pur singolarissimo “ecumenismo di Stato” che là si pratica, o per mille altre curiosità minori, no, qui c’è un problema più vasto che rende difficile non porre alcune serene domande ai vescovi che in quel luogo esercitano il loro ministero.

Ma andiamo con ordine. Dando per scontato che i due articoli precedenti siano stati interiorizzati, considerando acquisite le problematiche dichiarazioni di Mons. Peta e tutto il resto, ora vanno aggiunti, purtroppo, altri tasselli che riguardano più specificamente il ministero di Mons. A. Schneider in Kazakistan.

Innanzitutto chiariamo che Schneider non è “solo” il vescovo ausiliare di Astana ma anche il Segretario della Conferenza Episcopale Kazaka. Se in interviste e discorsi diffusi in Europa e America il vescovo condanna aspetti dell’ecumenismo, denuncia la penetrazione massonica nella Chiesa, parla di buona liturgia, nella sua diocesi la situazione pare essere diversa o, almeno, da approfondire. Vediamo.

Il 20 novembre 2019 Schneider firmava un documento, congiutamente agli altri vescovi, in cui si dichiarava:

I vescovi e gli ordinari del Kazakistan accolgono con favore la creazione del Consiglio delle confessioni cristiane tradizionali del Kazakistan, tenutosi il 13 maggio 2019 nella sala sinodale del centro spirituale, culturale e amministrativo del distretto metropolitano del Kazakistan della Chiesa ortodossa russa nella città di Nur-Sultan.

Il 13 gennaio 2020, contraddicendo frontalmente l’insegnamento della Chiesa sulle riunioni pancristiane (Mortalium Animos e altre) partecipava personalmente all’incontro ecumenico di questo consiglio (foto in evidenza e altre foto sotto). Il sito ufficiale della Chiesa Cattolica in Kazakistan diramava un comunicato che lascia allibiti:

Lo scorso 13 maggio è stato compiuto un passo importante verso un vero dialogo tra le confessioni cristiane del Kazakistan: è stato creato il Consiglio delle confessioni cristiane tradizionali, che comprende le chiese ortodossa, cattolica e luterana. E oggi, 13 gennaio 2020, nel centro spirituale e culturale del Distretto metropolitano di Nur-Sultan si è tenuta la prima riunione ufficiale del Consiglio, alla quale ha partecipato una importante delegazione della Chiesa cattolica, che includeva il Nunzio Apostolico a la Repubblica del Kazakistan, l’Arcivescovo Francis Assisi Chullikatt, il Presidente della Conferenza Episcopale Cattolica del Kazakistan e il Vescovo della Diocesi della Santissima Trinità ad Almaty, José Luís Mumbiela Sierra; l’Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Santa Maria ad Astana, Tomash Peta; il Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Santa Maria ad Astana, Athanasius Schneider; […]

Si proseguiva:

[…] Per raggiungere questi obiettivi, il Consiglio “in collaborazione con altre religioni tradizionali del mondo, nell’ambito del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, istituito dal Primo Presidente Nursultan Nazarbayev, intende promuovere il dialogo fraterno e la solidarietà tra religioni e culture come un contributo concreto ed efficace per sostenere la creazione di una famiglia universale basata su valori umani, morali, spirituali, nonché su principi fondamentali e inviolabili ”.

Nel comunicato si diceva tra l’altro:

Prima di procedere alla parte ufficiale dell’incontro, tutti i membri del Consiglio hanno visitato la Cattedrale dell’Assunzione ortodossa e c’è stata l’opportunità di pregare un po ‘prima della manifestazione natalizia. La parte ufficiale dell’incontro è stata aperta da una preghiera guidata dal Capo della Chiesa ortodossa in Kazakistan, il metropolita Alessandro d’Astana.

Qualche giorno prima (10 gennaio 2020) il Nunzio Apostolico a la Repubblica del Kazakistan, l’Arcivescovo Francis Assisi Chullikatt rilasciò dichiarazioni sconcertanti riprese dallo stesso sito ufficiale, sul Nursultan Nazarbayev Center for Development of Interfaith and Inter-Civilization Dialogue (vedere in relazione a questo anche gli articoli precedenti in alto):

Proprio per questo nasce anche il rispetto di ogni tradizione religiosa, che si alimenta e si rafforza attraverso il dialogo interreligioso e inter-civiltà, per promuovere la comprensione reciproca e la cooperazione tra i popoli e le nazioni. Questo dialogo dovrebbe rispettare i principi fondamentali della coscienza religiosa, che oggi sono attaccati da una mentalità sempre più secolarizzata. In questo contesto, il Modello di Pace e Tolleranza del Primo Presidente, sviluppato dal Centro Nursultan Nazarbayev per lo Sviluppo del Dialogo Interconfessionale e Inter-Civiltà, può dare un ovvio contributo all’aumento della tolleranza e del rispetto per le differenze e l’unicità che esistono nelle diverse culture, civiltà, tradizioni e religioni del mondo.

Il 10 novembre 2020 lo stesso sito ufficiale dava annuncio del fatto che in ottobre, una delegazione di vescovi tra cui lo stesso Schneider, aveva preso parte all’inaugurazione della mostra “Giovanni Paolo II – Papa del dialogo“, nella Biblioteca del Primo Presidente della Repubblica del Kazakistan. L’esibizione era tra l’altro, come si può facilmente evincere dal video e dalle immagini (sotto), una celebrazione del dialoghismo ecumenista woitiliano e della sua visita al Presidente Nazarbaev. Del resto lo stesso sito non nasconde i fatti:

La mostra presenta stand suddivisi per temi diversi, tra cui Africa, Povertà, Malati, Pensatori, Politici, Ebrei, Prigionieri e altri. La vastità degli argomenti dimostra quanto sia stato versatile Papa Giovanni Paolo II nel campo del dialogo.

Non solo: in quell’occasione il Nunzio Apostolico Chullikatt non mancò di fare uno strampalato discorso, ripreso dallo stesso sito nella versione cirillica. La traduzione è automatica ma, pur con le dovute cautele, il senso pare difficile da equivocare:

Nello stesso “Spirito di Assisi“, Giovanni Paolo II ha incarnato instancabilmente la sua missione di Profeta del Dialogo attraverso la testimonianza di un servizio generoso e di un altruismo eccezionale per il bene di tutti umanità.

Ci fermiamo qui, ma si potrebbe continuare.

Su questo punto va sgombrato il campo. Se in questo nostro reportage – come può accadere – la verve polemica, in particolare nella prima puntata, ha portato questo sito ad essere ancor più tagliente di quanto la sua ragione sociale non dichiari, resta il fatto che la sostanza dei problemi posti rimanga tutta immutata e tutta lì da vedere. Detto in altri termini, se da queste colonne, in passato non abbiamo mancato di plaudire (pur con ampi distinguo) alcune dichiarazioni di Mons. Schneider, ora si rende urgente che di fronte a questi gravi, ripetuti, gesti si prenda atto che qualcosa non va. E qualche interrogativo deve trovare risposta, ammesso che non l’abbia già trovata.

Ovvero:

  1. Cosa pensa effettivamente A. Schneider dell’ecumenismo?
  2. Cosa pensa effettivamente della rivoluzione nella Chiesa e della sua progressiva “massonizzazione”?
  3. Come intende riparare a questi gesti, compiuti nello svolgimento del suo ministero da lui e dai suoi confratelli in Kazakistan?
  4. Quale opposizione (reale, concreta, precisa) pensa di portare all’incontro di Astana 2021, che – nel territorio della sua diocesi – vedrà Bergoglio entrare in una piramide multireligiosa ispirata ai principi che abbiamo esposto (vedere articoli precedenti)?
  5. In ultima istanza: andando sul lato pratico, da che parte si colloca oggi Schneider e da che parte si collocherà domani?

Qui un’aggiornamento parziale sul tema, a seguito del Congress of Leaders of World and Traditional Religions – 2022: Tre cose che non si raccontano sul viaggio ad Astana e sul congresso relativista là tenutosi.


Perciò sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione. Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio.

Ma dove, sotto l’apparenza di bene, si cela più facilmente l’inganno, è quando si tratta di promuovere l’unità fra tutti i cristiani. […] E volesse il Cielo, soggiungono, che tutti quanti i cristiani fossero « una cosa sola »; sarebbero assai più forti nell’allontanare la peste dell’empietà, la quale, serpeggiando e diffondendosi ogni giorno più, minaccia di travolgere il Vangelo.

Questi ed altri simili argomenti esaltano ed eccitano coloro che si chiamano pancristiani, i quali, anziché restringersi in piccoli e rari gruppi, sono invece cresciuti, per così dire, a schiere compatte, riunendosi in società largamente diffuse, per lo più sotto la direzione di uomini acattolici, pur fra di loro dissenzienti in materia di fede. E intanto si promuove l’impresa con tale operosità, da conciliarsi qua e là numerose adesioni e da cattivarsi perfino l’animo di molti cattolici con l’allettante speranza di riuscire ad un’unione che sembra rispondere ai desideri di Santa Madre Chiesa, alla quale certo nulla sta maggiormente a cuore che il richiamo e il ritorno dei figli erranti al suo grembo. Ma sotto queste insinuanti blandizie di parole si nasconde un errore assai grave che varrebbe a scalzare totalmente i fondamenti della fede cattolica.

(Pio XI, Mortalium Animos, 1928)


Foto e video:

Il video sulle attività presso la mostra Giovanni Paolo II – Profeta del Dialogo
La mostra su Giovanni Paolo II – Profeta del Dialogo
Una foto del Consiglio delle confessioni cristiane tradizionali del Kazakistan
Una foto del Consiglio delle confessioni cristiane tradizionali del Kazakistan

Per approfondire: