Un bell’articolo pubblicato sull’Osservatore Romano della Domenica nel 1935 (anno II, numero 27). Abbiamo in poche righe la esatta negazione di tutto il ciarpame ecumenista degli ultimi sessant’anni.

Le sette protestanti nelle Missioni

Tra tutte le invenzioni capaci a sovver­tire il buon ordine, la morale, la pace e la rettitudine nella società, nei villaggi e nel­le famiglie il Protestantesimo è certamen­te la più indovinata che il Re del male abbia saputo coniare. A lui solo appar­tiene questa brevetto, ed ogni setta mag­giore o minore porta, se si considera un tantino, la sua marca di fabbrica che sono tutti quei vizi che l’Apostolo enumera nella sua lettera ai Galati, capo 5, 19-21. Si dice che al giorno d’oggi più non si possono contare le ramificazioni dì questa grami­gna ed ogni giorno si va sempre piu mol­tiplicando come i microbi della malaria nel sangue dell’infetto.
La terra in cui lavorano i figli di Don Bosco nell’India, fu sin dai primi anni dello scorso secolo presa d’assalto da parecchie sette inglesi ed americane che tentarono dì monopolizzare ogni cosa a loro favore, e chi sa quanto più fecero per impedire l’entrata alla vera religione.
Dai primi anni in poi ci si muove una guerra accanita sussidiata con calunnie di ogni tinta, diffamazioni incredibili da su­perare quelle che i farisei onorarono il Divin Salvatore. Ma tutto questo torna a loro scapito e disonore. Cristo vince. Cri­sto regna. Cristo impera e dei suoi nemici ne fa sgabello al suo trono. La nostra S. Religione, sotto l’eroica e saggia guida del nostro Pastore Mons. Mathias, incede trionfante, gloriosa e va sempre più accogliendo sotto il suo grembo materno mi­gliaia e migliaia di figli che conosciuta la Verità, vomitando l’errore, entrano nel gregge. Il panico degli emissari di Satana é così enorme da farsi credere siano tutti divenuti epilettici. L’unica loro forza è l’oro, ma questo per la crisi economica vie­ne loro a mancare e scemando questo fattore potente, per natural effetto ogni loro dottrina, piu volubile e mutabile di una tela cinematografica cade e crolla. Tutta la loro sapienza poi, in ultima analisi, si riduce al sapere qualche frase scritturale che blaterate in fronte al popolino igno­rante abbargagliato dal luccichio di qual­che moneta operano quelle, da loro tanto vantate, mirabili conversioni di un quarto d’ora di perseveranza, ma che spesso purtroppo possono tirare in inganno quelli ancora in buona fede e in perfetta igno­ranza. Gettano inoltre un enorme confu­sione tra il popolo poiché chiamandosi tut­ti cristiani, ma specificati poi con un altro titolo, spesso quelle del loro fondatore, fan credere, quando non possono far prevalere la loro, che tutte le religioni siano buone gettando così ogni cosa nell’indifferenza e nello scetticismo. Essi poi fan credere ce la nostra S. Religione sia una setta qualunque, anzi la più infima di tutte le esistenti, chiamandola col laconico nome di Romana. Non si sa come tutto questo pattume sia sempre unito nell’odiare e far disprezzare la Religione cattolica ed i suoi ministri. Ormai tutti sanno che le calun­nie piu vecchie, quando hanno esaurito il fosforo cerebrale per trovarne nuove, sono queste che con cui van tacciando i Cattolici di idolatria, superstizione, violenza, proibizione di leggere la Bibbia ecc., ecc.
Nella diocesi di Sliillong, tra i Khasi e Jaintia Hills, la setta più polente e che ancora si conserva vegeta è la calvinista presbiteriana o Metodista, introdotta nel 1842 e che fino alla venuta dei Padri Sal­vatoriani nel 1889 ebbe il privilegio di godere incontestata la libertà di diffon­dere le sue dottrine. I movimenti politici di quei tempi favorirono lo sviluppo e se si può prestare fede alle cifre, lavorarono assai nel diffondere la loro zizzania. Essi godettero sempre e godono tuttora di un forte sussidio che il governo loro sommi­nistra annualmente pel mantenimento delle scuole nei villaggi, ma com’è loro naturale tale beneficio lo Impiegano anche per sco­po settario, poiché non vengono adibiti che protestanti ed il maestro del villaggio fun­ge, mercé una buona paga, anche da pastore e catechista. Credo non sbagliare l’asserire che la maggiore difficoltà che qui si in­contra non proviene dai pagani, ma bensì dai protestanti che spesso anche dopo con­vertiti conservano quel loro spirito tur­bolento, superbo ed indipendente. Della Bibbia ne fanno ogni sorta di alterazioni come si trattasse di nuove edizioni rive­dute e corrette del Pinocchietto. Ciò che a loro garba e non urta i loro errori è cano­nico, altrimenti secondo l’esempio del loro venerato Padre e Fondatore Lutero riget­tano e disprezzano con somma leggerezza e facilità. E’ pur bello vedere come ridicolmente tentano di usare le cerimonie nostre spe­cialmente quanto concerne la S. Comunione. E’ sempre un fatto nuovo vedere il Pastore, spesso accompagnato dalla sua fedele metà, seguito da uno stuolo di facchini portanti quanto è necessario per non sentire me­nomamente i disagi dei viaggi, entrare in un villaggio dove viene preparato in anti­cipo un’onorata dimora. Aria dignitosa, aspetto grave, riserbato di parole ma aper­to di borsa, ciò che più conquide, ed egli lo sa per lunga esperienza. Tra l’altro annuncerà che l’indomani distribuirà la comunione, in memoria di quel che un giorno Cristo per lasciare una semplice memoria di sé, fece prima di morire. Dal mercato vicino viene comprato del pane di riso ancora croccante mentre in una pentola viene apprestato del tè in sostituzione del vino. Da mano alia sua Bibbia e sopra pone e ti recita non si sa quali parole ed il Sacrificio é compiuto. Spesso sentendosi egli spossato si presta la moglie, moderna Caterina Von Bora, per la distribuzione della comunione ai fedeli, che dopo orge ed ubriachezze ed a qualsiasi ora del giorno scimmiottescamente compiono quanto loro vien fatto credere da quei ciarloni. Non è molto che si trapiantò in Shillong, strappato da non si sa qual vivaio, un zelante fondatore di un’altra setta tuttora nuova per questa città. E’ un Sabbatista che senza rossore gira per le strade, pene­tra in tutti i buchi regalando profusamen­te libercoli di ogni sorta riccamente stam­pati ed elegantemente rilegati. Nei giorni di mercato, in cui enorme è il concorso, egli non esita a recarvisi colà con borse zeppe di fogli volanti ed opuscoletti ed in­filtrandosi tra i recinti delle vacche, gli steccati dei maiali e le gabbie delle galline vi predica la sua dottrina come meglio può, poverino, e quando il muggire ed il’ grugnire di quelli non soffocano la sua voce.
Le feste celebratesi in onore di S. Giovanni Bosco e per la consacrazione epi­scopale di Mons. Mathias e Ferrando nel novembre scorso scossero gli animi di tutti e riuscirono così imponenti da commuo­vere gli stessi Hindú e Mussulmani e get­tare il panico più vivo tra i protestanti giacché mai vide l’Assam una manifesta­zione più grandiosa. — Non fu raro sentire qualche Maomettano o Hindú esclamare: «O come veramente si sente la presenza dell’Onnipotente in questa religione che produce uomini si grandi! — Come dev’es­sere giocondo il servire un Dio che inonda di gioia sì pure e sì arcane il cuore di coloro che lo segue e lo serve. L’Eucari­stico Signore ebbe alla chiusura di quei giorni memorandi l’omaggio di tutte le genti, poiché tutti, come attratti da una forza a loro ancora sconosciuta piegarono le ginocchia quando l’Ostia Santa inondata dagli ultimi raggi del sole morente dietro i colli pagani di ponente veniva in alto sollevata per benedire fedeli ed infedeli. Dopo le lodi al Redentore, dal petto di tutti prorompeva solenne il canto di salute al suo Vicario in terra, al Papa delle Missioni. Questi due amori non si possono scindere; chi ama Cristo ama il Papa, chi è col Papa è con Cristo, chi non è col Papa è contro Cristo.

fonte : osservatoreromano.va

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