Alcune premesse:

  1. Sulle nostre colonne, sul finire del 2019, con la Lettera aperta a Joseph Ratzinger avevamo ripercorso i gravi e ripetuti errori compiuti dall’Emerito, con un invito alla ritrattazione. Errori – si badi – non riducibili agli anni giovanili dello stesso.
  2. In modo più ampio, nell’apposita sezione di RS-Encyclopædia Errori e misfatti del (e nel) regno di Bendedetto XVI (e di J. Ratzinger in generale), abbiamo trattato del problema rappresentato dal ratzingerismo nel suo complesso.
  3. Pur senza aderire a ogni sua posizione, ci pare opportuno segnalare che ora pure Mons. Viganò sembra chiedere qualcosa di simile, sebbene con alcuni distinguo. La notizia è degna di mezione anche alla luce del dibattito che si è articolato negli anni scorsi su questo tema.
  4. Confermiamo come, da parte nostra (anche alla luce dei punti 1 e 2), il problema del ratzingerismo sia da valutare nella sua interezza, ben chiarendo che l’adesione di Ratzinger ai principi del neomodernismo ha deteminato nel corso della sua vita, non un cambio di squadra (sempre in quell’ambito è rimasto) ma al massimo un cambio di ruolo in campo all’interno della stessa squadra. Per rimanere in metafora: da centravanti a portiere. Questo al netto del foro interno, che non possiamo giudicare.
  5. La cosiddetta ermeneutica della continuità dunque è – nella migliore delle ipotesi – una disastrosa contraddizione.

Riprendiamo un estratto finale (da noi tradotto) della dichiarazione dell’arcivescovo Viganò presentata su LifeSiteNews, cui rimandiamo per la lettura estensiva. Grassettature nostre:

[…] RATZINGER E IL GIURAMENTO ANTI-MODERNISTA

È ovvio che Joseph Ratzinger è da annoverare tra coloro che hanno prestato giuramento; altrettanto indiscutibile è che egli “ha svolto un ruolo cruciale nel ribaltare gli schemi preparatori del Concilio e nell’avvio di un approccio completamente nuovo”, e che così facendo ha violato il giuramento. Se in questo Ratzinger avesse la piena consapevolezza di commettere un sacrilegio, lo sa solo Dio, che scruta nel profondo del cuore.

Mi sembra anche innegabile che ci siano molti dei suoi scritti in cui emergono sia la sua formazione hegeliana sia l’influenza del Modernismo, come ha ben illustrato il professor Enrico Maria Radaelli nei suoi saggi e come la nuova biografia di Papa Benedetto XVI di Peter Seewald conferma con abbondanza di particolari e numerose fonti. A questo proposito, credo sia ovvio che le dichiarazioni del giovane Joseph Ratzinger riportate da Seewald contraddicono ampiamente l’ermeneutica della continuità teorizzata in seguito da Benedetto XVI, forse come prudente ritrattazione del suo antico entusiasmo.

Penso, tuttavia, che il passare del tempo, il suo ruolo di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e, infine, la sua elezione al Trono abbiano contribuito almeno a una sorta di cambiamento di opinione sugli errori che ha commesso e le idee che professava. Sarebbe però auspicabile che egli, soprattutto in considerazione del Giudizio Divino che lo attende, si allontani definitivamente da quelle posizioni teologicamente errate – mi riferisco in particolare a quelle dell’Introduzione al cristianesimo – che sono ancora oggi diffuse in università e seminari che si vantano di chiamarsi cattolici. Delicta juventutis meae et ignorantias meas ne memineris Domine (Ps 25: 7).

[…]


Per approfondire la crisi del vaticansecondismo rimandiamo, tra l’altro, a:


Immagine in evidenza: WolleHolzwickede, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons