28 Gennaio.
LA NATIVITÀ DI SANT’AGNESE
Stazione a sant’Agnese.
I rubricisti più recenti hanno opinato che questa seconda memoria della celebre Martire romana, sia semplicemente la commemorazione dell’ottava del suo natale. Però gli antichi Sacramentari non lasciano alcun dubbio che si tratti invece della stessa nascita temporale di sant’Agnese, tanto che chiamavano questa festa: S. Agnae de nativitate, a differenza dell’altra che dicevano: de passione sua.
Il Gelasiano si esprime a tal riguardo con ogni precisione: Sic enim ab exordio sui usque in finem beati certaminis extitit gloriosa, ut eius nec initium debeamus praeterire, nec finem.
La Chiesa generalmente festeggia siccome, dì natalizio dei Santi il giorno della loro morte. A Roma però gli antichi Pontefici fecero un’eccezione per sant’Agnese di cui, attesa la celebrità dei suo culto, si solennizzò anche il suo primo nascere alla divina grazia ed alla luce di questo mondo. Più tardi gli Scolastici, a proposito della festa della natività del Battista e della Santa Vergine, dissero che la Chiesa queste due sole nascite solennizza con culto liturgico, perché le altre tutte furono contaminate dal peccato d’origine. L’antica festa S. Agnae de nativitate non contraddice tuttavia all’ insegnamento dei Teologi; giacché non si prescinde, qui dal battesimo, ma semplicemente si celebrano le glorie della purissima Martire, che sin dalla culla fu circondata dalla grazia divina.
Di più, l’oggetto di questa festa non è formalmente la nascita di sant’Agnese qua talis; ma, come anche oggi è nell’uso della Chiesa quando solennizza i centenari della nascita dei vari Santi, si prende motivo dalla ricorrenza del genetliaco, per celebrare e festeggiare direttamente la santità insigne della purissima e fortissima Vergine romana.
La messa è tratta dal comune delle Vergini Martiri.
L’antifona per l’introito proviene dal salmo de virginitate, il 44.
«Tutti i ricchi fra il popolo ti rivolgono dei voti; dietro a lei – alla regina – vengono condotte al Re le vergini sue amiche; si presentano fra la delizia e la gioia».
Queste vergini amiche della benedetta Madre di Dio di cui qui si cantano le lodi, sono quelle anime pure che, a suo esempio, consacrano al celeste Agnello il giglio della loro verginità.
La colletta è la seguente: «O Dio, che ci conforti colla solennità della beata vergine e martire tua Agnese, fa’ sì che coll’esempio d’una vita immacolata possiamo imitare colei di cui oggi celebriamo la festa».
La prima lezione è come per la festa di santa Lucia il 13 dicembre.
II responsorio che segue, è tratto dal solito salmo 44: «Ti avanza fra lo splendore e la bellezza, ed impera; cavalca per la verità e la giustizia, e la tua destra ti farà vedere cose stupende».
Ecco la vergine forte che, cinta delle armi dello Spirito Santo, la fede, la carità e la fortezza, s’accinge ad azzuffarsi col Satana, per serbar fede al suo divino Sposo Gesù.
Il verso alleluiatico deriva dal medesimo salmo: «Alleluia. Essa viene presentata al re, ed insieme con lei son condotte le vergini sue amiche. Si presentano fra la letizia e la gioia».
Dopo la settuagesima, il salmo-tratto, derivato dal 44, è il seguente:
«V. Ascolta, o figlia, e mira; porgi l’orecchio, perchè il Re è stato rapito dalla tua bellezza. V. Tutti i ricchi fra il popolo verranno a sollecitare la tua grazia. Fra le tue dilette vi sono figlie di re. V. Sono condotte dietro a lei al Re le vergini sue amiche. V. Si presentano fra la delizia e il gaudio, vengono introdotte nel tempio reale».
In quest’epitalamio Dio anzitutto domanda all’anima l’abdicazione della sua prima paternità, e la dimenticanza di tutto quello che ancora in qualche modo la poneva a contatto colla sua vecchia natura corrotta. Quest’anima, interamente nuda e vuota di sé, è quindi rivestita da Dio colle vesti e i monili della grazia, affinché purificata ed adorna, venga poi finalmente ammessa alle nozze eterne dello Sposo immortalo.
La lezione evangelica, già recensita nel Codice di Wurtzburg, è quella stessa che è stata letta il giorno di santa Prisca, 18 gennaio.
Anche il verso offertoriale è derivato dal salmo 44 : «La grazia è tutta soffusa sul tuo labbro ; perciò Dio t’ha benedetto per l’eternità».
La preghiera sull’oblazione prima d’incominciare l’anafora, è la seguente: «Una copiosa benedizione, o Signore, discenda su quest’oblazione, onde nella tua clemenza tu compia la nostra santificazione, e noi ci allietiamo nella solennità dei Martiri. Per il Signore».
La Secreta del Gelasiano, è parimenti solenne e bella. Eccola:
Grata tibi sint, quaesumus, Domine,munera quibus sanctae Agnetis magnifica solemnitas recensetur; sic enim ab exordio sui usque in finem beati certaminis extitit gloriosa, ut eius nec initium debeamus praeterire, nec finem.
Ti siano, o Signore, accetti i doni coi quali celebriamo solennemente la festa di sant’Agnese. Essa infatti dal suo primo venir alla luce sino al termine del beato martirio fu degna di tanta gloria, che non ci conviene lasciar trascorrere inosservata né la nascita sua, né la morte.
Oggi il Sacramentario Gregoriano assegna questo Prefazio in onore della Martire.
… Pater omnipotens, aeterne Deus, beatae Agnetis natalitia geminantes. Vere enim huius honorandus est dies, qua sic terrena generatione processit, ut ad Divinitatis consortium perveniret. Per Christum …
… Padre onnipotente, eterno Dio, celebrando por la seconda volta il natale della beata Agnese. È ben degno infatti d’onore questo suo giorno natalizio; Ella che per questo venne alla luce del mondo, affinché poi giungesse al connubio con Dio. Per Cristo …
Il verso per la Comunione del popolo deriva dall’odierna lezione evangelica: «Il regno dei cieli è simile a un negoziante che va in cerca delle più belle perle. Ritrovatane una preziosa, dié tutto il suo e la comprò».
Ecco dunque il prezzo della perfezione cristiana, del paradiso, di Dio. Tanto vale, quanto ciascuno ha. Chi ha più, deve dar di più, chi di meno, meno. Quello però che importa si è, che ciascuno dia tutto.
Dopo la Comunione, la colletta è la seguente: «A quanti, o Signore, abbiamo ora partecipato ai Sacramenti offerti in memoria dell’annua ricorrenza, concedi che divengano per noi un farmaco della vita temporale e dell’eterna. Per il Signore».
Sant’Agnese è una di quelle anime privilegiate che il Signore previene colla sua grazia e disposa al suo Cuore sin dall’età più tenera. Onde a buona ragione la Chiesa si rallegra all’olezzo di questi gigli verginali, tra i quali trova le sue compiacenze e si pasce l’Agnello immacolato; giacché, come il sangue della Martire fu semenza feconda di nuovi Cristiani, così l’esempio della sua intemerata castità attrasse allo Sposo divino un numeroso stuolo di vergini.
Nel Gregoriano, la benedizione finale, cioè l’oratio super populum che ora è rimasta nel Messale solo per le stazioni quaresimali, è la seguente:
Adesto nobis, omnipotens Deus, beatae Agnetis festa repetentibus, quam hodiernae fesiivitatis prolatam exortu, ineffabili munere sublevasti.
Oggi che torniamo a celebrare nuovamente la festa della beata Agnese, ci assisti propizio, o Signore; Tu che colla tua ineffabile grazia bai sublimato colei che in questo giorno è venuta alla luce del mondo.
È un vero danno, non solo per la letteratura sacra, ma anche per la pietà, che il Messale Romano negli ultimi secoli del medio evo sia stato sfrondato dalla sua primitiva ricchezza liturgica.
(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. VI. La Chiesa Trionfante (Le Feste dei Santi durante il ciclo Natalizio) (terza tiratura), Torino-Roma, 1930, pp. 193-196)
Immagine : Corrado Giaquinto, Sant’Agnese o allegoria della mansuetudine, XVII – XVIII sec., collezione privata / scuolaecclesiamater.org