26 Gennaio.
SAN POLICARPO, VESCOVO E MARTIRE

Anche la memoria di quest’insigne padre della nascente Chiesa, ritorna molto opportuna durante il ciclo natalizio, in cui sembra, che i più illustri difensori del dogma cristiano si siano dato convegno attorno alla culla del bambino Gesù. Soprattutto poi la Chiesa di Roma non poteva omettere nel suo calendario la festa di Policarpo. Ella altra volta lo aveva accolto peregrino a tempo di papa Aniceto, quando era venuto in riva al Tevere per la controversia circa la data della Pasqua. In quell’occasione il Pontefice, ad onorare vieppiù il vecchio discepolo di Giovanni Evangelista, gli aveva ceduto l’onore di celebrare in suo luogo la sinassi eucaristica. Policarpo soffri il martirio nell’anfiteatro di Smirne circa il 155, il ’23 febbraio, ma la sua memoria nel Martirologio romano ricorre oggi, giacché questa è pure la data del Geronimiano.
La messa è quella comune ai vescovi martiri, come il giorno di sant’Eusebio, il 16 dicembre. Trattandosi tuttavia d’un discepolo di Giovanni Evangelista, la prima lezione è tolta dall’epistola del Maestro, là dove l’Apostolo della santa dilezione tratta dell’amore fraterno, che deve modellarsi su quello che ci ha portato il Signore. Dio è amore, e perciò chi ama permane in Dio e Dio in lui. Il demonio invece è odio, giacché egli odia Dio, odia se stesso, odia tutto e tutti. Io sono quel disgraziato che non ama, disse un giorno il diavolo a santa Caterina da Siena. – Guardiamoci pertanto con orrore dal nutrire in cuore sentimenti disordinati di rancore, d’invidia, d’astio; tutto quello insomma che è contrario alla dolce cristiana dilezione, giacché questi movimenti vengono dal maligno, come quelli di Cain.
Epist. (I Giov. III, 10-16): «Non è da Dio chi non osserva la giustizia e non ama il proprio fratello. Giacché l’annunzio che udiste sin da principio é questo, che vi amiate scambievolmente. Non come Caino, il quale veniva dal maligno e uccise suo fratello. E perché l’uccise? Perché le opere proprie erano maligne, e quelle invece del fratello giuste. Non vi meravigliate punto, o fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo d’essere stati restituiti da morte a vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama, rimane nella morte; e chiunque odia il proprio fratello, é un omicida ; e voi sapete che ciascun omicida non ha in se stesso la vita eterna. Appunto in questo noi abbiamo conosciuto la carità di Dio, che egli ha dato per noi la propria vita; noi pure dobbiamo adunque dare la vita pei fratelli».
Il Vangelo é come quello di san Saturnino, il 29 novembre [Matt. X, 26-32].
L’elogio più bello che possa farsi di san Policarpo, è contenuto nel grido del popolo di Smirne tumultuante contro di lui nell’anfiteatro: «Questo é il padre dei Cristiani, il maestro di tutta l’Asia».
Senza Dio, noi non possiamo fare nulla, ma un’anima vuota di se stessa e che si presta docile all’intima mozione dello Spirito Santo, é capace di convertire e santificare tutto intero il mondo.

(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. VI. La Chiesa Trionfante (Le Feste dei Santi durante il ciclo Natalizio) (terza tiratura), Torino-Roma, 1930, pp. 189-190)

Fonte immagine : newliturgicalmovement.org