di Miguel

Cari Amici di Radio Spada,

buon anno, si fa per dire.

Vi mando qualche riga di getto sulla cronaca politica, anche se vi confesso che non è semplice esprimersi.

Partiamo da quell’accozzaglia poco proponibile e peggio assortita del Governo.
I grillini sono difficili da commentare: il tutto e il nulla, da sempre.
Hanno cambiato idea persino sul colore della canotta, anche se su una cosa ormai sono diventati ferrati, ovvero tenere le parti della bistrattata stampella sinistra nell’agone della politica italiana.
Nati lì, finiti lì.
Volevano rivoluzionare la politica, oggi sbirciano le mosse dei transfughi, con un posto d’onore per la senatrice-moglie di Mastella. Non mi dilungo oltre perché del quasi nulla che rappresentano non mi riesce di discorrer oltre.

Il PD, arrivati in Parlamento nel 2018 berciando contro il populismo grillino (berci ricambiati, vedere paragrafo sopra), dopo poco più di un anno si sono gettati tra le braccia dei pentastellati, accovacciandosi sulle poltrone governative che attorniavano quella – più alta – di Conte, rimasto lì, bello tranquillo.
Da nemico a capo, nel tempo di una crisi.
Del resto, secondo Giggì il PD era il partito di Bibbiano.
E abbiamo avuto, in breve, il Governo di Bibbiano.
By the way: sentito più nulla su quella vicenda?

Italia Viva, partitino post-elettorale quanto alla genesi e anti-elettorale quanto agli esiti, fondato da chi voleva far la guerra ai partitini, da chi doveva lasciare la politica, da chi è stato eletto guidando il PD per poi mollarlo, precedendo, nella fretta di stringere accordi con i populisti, il PD stesso. Oggi il loro capo bercia di nuovo contro i populisti, minaccia dimissioni da settimane, insomma aprite i giornali e vedete i resoconti. Mi posso fermare.

Leu? Chi? Torniamo a cose semiserie.

L’opposizione.

Forza Italia è un colabrodo, con la differenza che almeno i colabrodo servono a qualcosa.
Qui mancano idee e fra un po’, se si continua così, mancheranno anche gli uomini che in termini di eletti si piazzano sempre più in altri gruppi parlamentari e in termini di elettori non si sa più esattamente dove stiano.

La Lega? Salvini parlava l’altro giorno di governo liberale.
Draghi sì, Draghi no, Draghi boh. Europa forse ma da capire. Euro si vedrà. Aprire, chiudere, socchiudere.
Selfie con immagini sacre (in calo), con cibarie (in aumento). Trump, Trump, ma non troppo.
Arriva Biden e non c’è intoppo.

Fdi. Gli unici che crescono, nel vuoto. Una AN senza Fini, ma con fini tutti da discutere. Una destra da colorare che sembra una Lega meno ballerina ma più stagionata. E non è necessariamente un complimento.

Il popolo.

Se qui volessi strappare l’applauso vi parlerei dell’eroico popolo vessato e bla bla bla.
No, non cerco l’applauso e vi dico la verità: il popolo è sì vessato ma – in larga parte – non è eroico, e nemmeno buono.
Gli italiani (poi: esiste a 160 anni dalla scalcinata “unificazione” un vero popolo italiano?) sono lo specchio della politica: chi lo sogna barricadero e trionfante sui difetti di chi questo stesso popolo ha eletto, dimostra voglia di viaggi allucinogeni. L’italiano medio è un politico che non ce l’ha fatta, con tutti i difetti dei politici e con tutti quelli di chi non ce l’ha fatta.
Con tante eccezioni certo, ma qui parliamo di macrogruppi.
Dunque sì: un popolo che è NELLA tragedia, ma che spesso è pure DA tragedia.

Che fare, dunque?

Informarsi? Sì, ma a piccole dosi, di informazione ne abbiamo fin troppa, politicizzata appunto, spesso carica di mezze bufale, abbondanti chiacchiere e roboanti getti di aria fritta.

Un consiglio: meglio formarsi, e parlo ai miei venticinque lettori. L’informazione evapora, la formazione resta.

Nel mio piccolo ho iniziato da qui. E si vedrà che la cronaca politica conta il giusto.

Hasta luego,


Foto in evidenza di Lăzuran Călin da Pexels