C’è un motivo perché Bergoglio ha scritto che una delle personalità che l’hanno mosso a scrivere quella mostruosità indifferentista di “Fratelli Tutti” sia stato il Mahatma Gandhi (cfr. FT, 286). Questo articolo de L’Osservatore Romano della Domenica del 29 dicembre 1935 (II/52, p. 5) ce lo spiega bene.
Risposte al Mahatma
Rispondendo ad una inchiesta di A. A. Paul, della «International fellowship federation», Gandhi ha di nuovo attaccata la attività dei missionari cristiani in India. «Si forma in me ogni giorno più ferma la convinzione — ha detto — che le grandi e ricche missioni cristiane renderebbero un vero servizio all’India, se si persuadessero a limitare le loro attività ad un servizio umanitario, senza un secondo fine di convertire l’India, od almeno la popolazione semplice dei suoi villaggi, al Cristianesimo distruggendo la loro superstruttura sociale, la quale, malgrado i suoi molti difetti, ha resistito da tempo immemorabile alle aggressioni interne ed esterne».
Pettegole espressioni
S. E. Mons. Mathias S.C., nuovo Arcivescovo di Madras, in risposta a queste affermazioni di Gandhi, ha dichiarato che in questo suo nuovo attacco il Mahatma porta fortunatamente le sue vedute personali, mentre i Missionari, seguendo il comandamento di Cristo, non possono considerare gli ordini di Dio come semplici opinioni. «La predicazione del Vangelo — ha dichiarato Sua Eccellenza — è un dovere impostoci dal divino fondatore del Cristianesimo. Mancheremmo a questo dovere se non lo adempissimo con tutte le nostre forze e capacità. Non abbiamo fede in conversioni ottenute con l’inganno, o col mezzo di attrattive materiali, quali, purtroppo molti Hindú ritengono essere il segreto del nostro successo. La dichiarazione del signor Gandhi, che tutte le grandi religioni al mondo sono vere, non è che una disgraziata e pettegola espressione dello spirito di quello spaventoso indifferentismo tanto vastamente prevalente ai nostri giorni. Un po’ di ragionamento persuaderà qualsiasi indagatore imparziale e sincero, che tutte le religioni non sono egualmente vere. La verità e una ed indivisibile. Poiché le varie religioni differiscono, ne segue naturalmente che dove si trovano in conflitto, se una possiede la verità, le altre devono essere nell’errore».
Continuando, l’Arcivescovo dice: «Il Mahatma vorrebbe confinarci a svolger servizi umanitari, senza mirare alla conversione dell’India. Noi non facciamo nessun segreto del fatto che il nostro primo e principale motivo è quello di conquistare l’India a Cristo; non solo le semplici popolazioni dei villaggi, ma tutti gli uomini di buona volontà. Il massimo scopo delle Missioni Cristiane è quello di condurre le anime a Dio, e mostrare ad esse la via della vita eterna. Non possiamo limitare l’opera nostra — concludeva Sua Eccellenza — ad un semplice servizio sociale senza essere colpevoli di una grave mancanza al nostro dovere».
Il compito essenziale
Anche l’Arcivescovo di Verapoly, S. E. Mons. Attipetty, in un discorso pronunciato il 27 ottobre scorso davanti alla «Catholic Truth Association» del Collegio San Giuseppe, ha detto: «La Chiesa non potrebbe ascoltare il consiglio che talora le si dà, di limitarsi ad un’azione sociale e filantropica; chiunque sappia che cosa sia la Chiesa non ignora che il suo compito essenziale è la conversione delle anime; non ha vita che per questo; trarre le anime dalle tenebre alle regioni della vera luce ed al regno di Dio è la sua opera di grande filantropia. Tale lavoro apostolico sarà sua incessante cura e si adoprerà sempre a realizzarlo, non colla costrizione o l’interesse, ma colla persuasione ragionevole e profonda. Dando agli uomini Cristo, essa si sforza di dare anche tutti gli altri doni che possono migliorare le sorti umane, e lo stesso loro benessere materiale, ma tali vantaggi non sono che effetti secondari della sua carità; non possono costituirsi esclusivi mezzi o fine dell’apostolato».
L’interesse delle autorità
Il signor Rajendra Presad, presidente del Congresso Nazionale dell’India, l’Istituzione politica che gode la maggiore autorità, ha assicuralo all’Arcivescovo di Madras che l’articolo di Gandhi è l’espressione di un’opinione puramente personale e privata e che le sue parole non costituiscono, pel Congresso, una norma d’agire che potrebbe indicare un’attitudine d’ostilità di fronte al proselitismo. Il Presidente del Congresso si è altresì posto in contatto coi principali educatori di Trichinopoly, ed il Rettore del Collegio S. Giuseppe ne ha approfittato per mettere la questione in chiaro, mostrando come non si debba confondere la conversione d’un paese colla sua snazionalizzazione: Il Cattolicismo non mira a distruggere i costumi indiani; il Papa, anche per evitare ogni equivoco in tal senso, insiste sulla formazione di un clero e di un episcopato indigeno, che saprà dare perfettamente Cristo al proprio popolo, pur aiutandolo a conservare intatta la sua civiltà.
La profondità e la chiarezza della posizione presa dai cattolici sembra abbia vivamente interessato questo alto rappresentante della vita politica indiana.
fonte: osservatoreromano.va
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Testo raccolto da Giuliano Zoroddu
Parafrasando un famoso sketch pubblicitario di qualche decennio fa :
“Guarda papà…una Chiesa cattolica !!” ottantasei anni fa !! Oggi è meno difficile trovare un pollo ruspante che un discorso del genere, ahimè.
Molti libri confermano che Gandhi fosse contro la Chiesa, in primis la sua autobiografia scritta nel 1926 e pubblicata dalla NEWTON COMPTON nel 1973, inoltre il libro: GANDHI PARLA DI GESU’ (EMI- Bologna 1989) inoltre LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE IN GANDHI, pubblicato dell’edizione CITTADELLA di ASSISI nel 1986 . RAIMONDO
E poi, verso quale dio (o quale idea di dio ) dovrebbe spingerci l’esempio di chi , ritenendo buona ogni idea di Dio, mostra di non credere in nessun dio (non avendo nessuna idea di dio).
E quindi verso chi e che cosa dovrebbe spingere il suo esempio ? Come suggerisce suo esempio, piuttosto, ogni forma di dio e ogni religione pari sono…
Indifferentismo assoluto…fratres omnes….Vivete in pace!
poi curioso… al tempo delle persecuzioni nell’antica Roma la preoccupazione da parte delle autorità pagane era soprattutto evitare che il Cristianesimo entrasse nelle elites e fra le persone colte, non tanto nella popolazione più semplice