Una premessa: l’articolo seguente non dà pareri medici, né si esprime sull’efficacia o sull’oppurtunità dell’utilizzo di singoli farmaci. Radio Spada non è una rivista di infettivologia.

Ciò di cui oggi si parla in queste pagine è un fatto sostanzialmente ignorato dal grande pubblico, ovvero l’esistenza di vaccini approvati, o in fase avanzata di sperimentazione, che non abbiano implicato alcun utilizzo di linee cellulari fetali.

La larga maggioranza dei teologi morali cattolici su questo tema si è espressa (vedere, tra gli altri, qui e qui) in termini che sintetizziamo così: la cooperazione al male dell’aborto connesso all’origine di queste cellule può essere remota dunque non tale da implicare necessariamente un peccato (ad esempio nel caso del paziente che riceve l’iniezione); la cooperazione si intensifica tanto più diventa prossima; anche per questo, i cattolici, in particolare quelli influenti, hanno il dovere di agire sui produttori affinché usino metodi leciti, allo stesso modo ai pazienti è richiesto di optare, ove possibile, per vaccini non compromessi da queste linee fetali.

Si noti però – e non è un appunto secondario – che l’utilizzo di materiale fetale proveniente da aborti, nel campo della sperimentazione farmaceutica, va ben oltre l’ambito vaccinale. Non solo: il problema dell’origine moralmente almeno dubbia di molti farmaci e terapie valica il campo stesso dell’aborto: pensiamo alle sperimentazioni che nel corso della storia hanno avuto luogo su prigionieri, su cavie involontarie e molto altro.

Ma veniamo ai vaccini anti-Covid. Due vaccini a virus attenutato o inattivato sono realizzati senza il coinvolgimento di linee problematiche e sono già approvati:

  • Il BBIBP-CorV, prodotto in Cina. Ad oggi ha una approvazione piena in 4 Paesi ed emergenziale in 16.
  • Il BBV152, prodotto in India. Ad oggi ha l’approvazione emergenziale in India.

Altri due vaccini privi di implicazioni con materiale fetale sono in fase di sperimentazione abbastanza avanzata:

  • Il CureVac (RNA vaccine), prodotto in Germania. Ad oggi è in attesa di approvazione emergenziale nella Unione Europea.
  • L’IIBR-100 (viral vector-based vaccine), israeliano. Ad oggi è in fase II.

Altri forse se ne aggiungeranno. Per una visione completa invitiamo a visitare il sito del Lozier Institute che ha fatto un lavoro molto completo in questa materia.

Dunque sì, al netto di ogni altra valutazione, questi vaccini ci sono e in ampie parti del mondo sono utilizzati o in fase probabilmente prossima all’utilizzo.

Una nota finale: uno dei vaccini più compromessi nell’utilizzo di materiale fetale è il russo Sputnik (sia livello di sviluppo, che di produzione, che di sperimentazione). Ha approvazione piena in 5 Paesi e sperimentale in 34, tra cui la Russia stessa e il Kazakistan.

A questo proposito va sottolineato che proprio in Kazakistan si avvierà a breve la produzione di questo vaccino. E qui si aprirebbe un altro discorso, che forse affronteremo in altra sede.


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