Il 15 febbraio si celebra la festa comunemente della “della Lingua” di Sant’Antonio di Padova. Scopriamo la storia di questa importante reliquia del Santo dei Miracoli.

Mori, come abbiam detto a suo luogo, s. Antonio all’Arcella ed ivi fu seppellito; ma nel quinto giorno dopo la sua morte fu dissotterrato e con pompa trionfale trasportato a santa Maria Maggiore ed ivi collocato, non già in terra, ma in un’arca di marmo sollevata sopra quattro colonne.
[…] Il trasporto del Santo dall’Arcella a quest’arca fu considerato una vera ecclesiastica traslazione ed elevazione, si perchè alla trionfal processione fu presente il vescovo di Padova, si perchè il corpo fu allora collocato nell’ arca sopra terra, si finalmente perchè allora ebbe principio il suo luminosissimo culto. Quindi la storia di cotesta traslazione, presa dalla Leggenda primigenia della vita del Santo, si costumò di leggerla nel Mattutino il giorno 15 di febbraio.
Seguì un secondo trasporto nel dì 7 aprile dell’ anno 1263 ed era la domenica in Albis; e questo si conta per la prima traslazione dopo la canonizzazione e fu perciò celebrata con l’ecclesiastico uffizio. Aveano i Frati Minori di santa Maria dopo la canonizzazione incominciato a fabbricare un tempio magnifico sotto il titolo di s. Antonio; tempio, che nel suddetto anno era in parte ridotto a perfezione, cioè sino a quel sito, dove presentemente incominciano gli scalini del presbiterio, la nuova fabbrica altro non essendo che un’ aggiunta alla chiesa vecchia di s. Maria. Era in questo tempo venuto a Padova il serafico s. Bonaventura Fidanza da Bagnarea, maestro reggente di teología nello studio di Parigi e attuale ministro generale dell’Ordine dei Minori, poi cardinale vescovo d’Albano e che fu da papa Sisto IV ascritto meritamente al catalogo de’ santi.
Egli, volendo aumentare il culto dal glorioso Taumaturgo, ordinò il trasporto del sacro di lui corpo al altar maggiore del nuovo tempio. e nel giorno stabilito aprì l’ arca, in cui giaceva, e trovò l’ ossa sciolte e scompaginate, la carne ridotta in polvere, ma il capo avea la sua cute con i capelli e la mandibola e i denti fissi, e dentro la bocca prodigiosamente intatta e rubiconda trovò la lingua. Per la qual cosa aperto il teschio ed estrattala, e tenendola in mano, con un estro di stupore sclamò: O lingua benedicta, quae Dominum semper benedixisti et alios benedicere fecisti, nunc manifeste apparet quanti meriti extitisti apud Deum. E dopo averla baciata teneramente, comandò che fosse collocata separata dal suo corpo. Questa traslazione fu delle più strepitose e pel concorso del popolo e per l’insigne personaggio che la celebrò, e pel prodigio fino a quel tempo non più veduto, nè udito d’ altri santi, che la lingua, parte facilissima alla corruzione, fosse rimasta intatta e rubiconda, quando si era corrotto tutto il corpo.
Io non posso qui contenermi di porre una divota orazione, che leggesi sotto un’immagine recente rappresentante la lingua del Santo nel suo reliquiario, recata in italiano con alquanto libera parafrasi ad eccitamento di divozione:
O benedetta lingua di s. Antonio, ben fu conveniente a te il privilegio d’incorruzione da Dio dopo tanti secoli ancor serbato, poiché strumento fosti dell’onnipotenza divina ad operare ogni maniera di prodigii e degnata di trattare famigliarmente con Gesù e Maria, non che con gli Angioli. Lingua, tu fosti dall’umiltà resa mutola e sconosciuta, dalla carità addottrinata e resa celebre dall’ubbidienza, perchè illuminassi gli eretici, convertissi i peccatori, t’ impadronissi de cuori, ai principi divenissi ammirazione, ai tiranni terrore, ai demoni flagello, ai buoni delizia, agli afflitti sollievo, a tutti maestra di santità. Lingua prodigiosa nel discoprire i segreti de cuori, nella predizione delle cose avvenire e nel farti intendere in ogni maggiore distanza e da ogni nazione che ť ascoltava. Lingua da Dio eletta a santificare il beato Luca Belludi e la beata Elena Enselmini e a trarre miracolosamente d’Italia in Francia ad udirti e benedirti il gran s. Francesco ancor vivente. Lingua di profondo maestro in divinità, d’illuminato interprete delle Scritture, di autorevole dottore di santa Chiesa, di zelantissimo apostolo d’Italia e Francia e di prodigiosissimo taumaturgo in ogni luogo e in tutti i tempi: Arca perciò giustamente nomata del Testamento e tromba sonora dello Spirito Santo, la quale or, benché mutola, sai far sentire il salutare tuo squillo a chi ti venera. Deh fa ch’io, finché vivo, usi della mia lingua a lode del mio Signore e col suo nome santissimo in sulle labbra a tua imitazione cessi di vivere. Amen.
[…] Intorno poi all’anno 1346 il Santo crebbe di fama e di culto con nuovi miracoli, de’ quali fu fatto processo nella curia vescovile di Padova; e lo strepito di questi miracoli preparò gli animi divoti alla terza solennissima traslazione. Guido da Monteforte da Bologna di Picardía, cardinale di santa Cecilia e legato apostolico, essendo stato preservato dalla morte ad intercessione di s. Antonio, si portò a Padova l’anno 1350 a ringraziare il suo liberatore. Venne quando era terminata la nuova cappella e tutto era pronto per la traslazione. Per accrescere splendore alla funzione, il patriarca di Aquileia b. Bertrando avea chiamati a Padova i vescovi suoi suffraganei per celebrare un sinodo provinciale. Si fece la solennità il giorno 15 di febbraio a vista di tutti gli ordini di persone e d’immenso popolo. Il cardinale legato avea fatto lavorare un’urna d’argento, in cui collocò e chiuse le ceneri e le ossa del Santo, separando il cranio, il mento ed altre ossa , che da s. Bonaventura erano state distaccate per trar fuori l’incorrotta lingua. Riposta l’ urna d’argento nell’ arca di marmo, la quale forma la mensa dell’ altare, lo stesso legato apostolico celebrò la messa sopra il medesimo altare
[…]Lľanno 1745 nel dì 20 di giugno, che fu domenica ed ottava del Santo, l’eminentissimo e reverendissimo signor cardinale Carlo Rezzonico, allora vescovo di Padova e che fu poi papa Clemente XIII d’eterna memoria, vestito pontificalmente, presenti tutti gli ordini del clero e della nobiltà e sorprendente concorso di popolo, fece la solennissima traslazione dell’ incorrotta lingua del Taumaturgo e delle reliquie de’ Santi dalla sagristia, dove pel corso di circa cinque secoli erano state custodite e venerate, alla nuova cappella, dentro la quale si venerano presentemente.
Il dì quindici di febbraio celebrasi ogni anno con solennità una festa, detta della lingua del Santo, la quale altro non è che un’annua memoria della traslazione del corpo di s. Antonio. Questa festiva memoria incominciò dopo 1263, […] Celebrata la terza traslazione dal cardinal Guido, il capitolo generale de’ Frati Minori, tenuto in Lione l’anno 1251, decretò che in tutto l’Ordine si celebrasse la traslazione del corpo di s. Antonio coll’uffizio e messa il dì 15 febbraio, giorno della traslazione fatta dal cardinal Guido suddetto […] Seguì poi la traslazione della lingua l’anno 1745, e questa similmente con approvazione apostolica è stata posta nel Breviario unito alle due precedenti traslazioni. Sicché in ogni giorno 15 di febbraio si celebra la memoria di tre traslazioni: la prima è del corpo del Santo, fatta dal cardinal s. Bonaventura; la seconda del corpo, fatta dal cardinal Guido; la terza della lingua, fatta dal cardinal Rezzonico vescovo di Padova e poi papa, che colmò l’Ordine de’ Minori delle più segnalate beneficenze.
Emmanuele de Azevedo, Vita di Sant’Antonio da Padova, taumaturgo portoghese, Venezia, 1852, pp. 122-128.
Immagine : Reliquiario della Lingua / scuolaecclesiamater.org
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