10 Febbraio.
SANTA SCOLASTICA VERGINE

La festa di questa colomba di verginale purezza, ritrovasi già nell’Antifonario della basilica vaticana del secolo XII, e deve certamente la sua popolarità a san Gregorio Magno, che nel secondo libro dei Dialoghi ne descrisse gli estremi istanti con leggiadro candore.
Nel secolo IX, ai tempi di Leone IV, mentre a Subiaco gli eredi monastici della tradizione benedettina intitolavano a Scolastica, sorella del patriarca san Benedetto, il loro principale monastero, anche i Romani non vollero essere da meno nella devozione verso la Santa loro concittadina. Presso la diaconia di san Vito sull’Esquilino essi lo eressero un tempio, che passò poi in possesso della badia di sant’Erasmo sul Celio.
Presso le terme d’Agrippa sorgo ancora un oratorio del sec. XVI dedicato ai santi fratelli Benedetto e Scolastica, ed appartiene alla pia compagnia dei Norcini.
La messa è del Comune dolio Vergini, tranne la prima colletta, che ricorda la colomba, in forma della quale san Benedetto dalla sua torre sul Monte Cassino, vide l’anima candida della sorella che spiccava il volo verso il cielo.
L’antifona d’introito è come il giorno di santa Lucia.
La colletta ò la seguente: «O Dio, che sotto forma di colomba facesti penetrare nei cieli l’anima di Scolastica, vergine a te consacrata; pei suoi meriti e preghiere fa si, che ancor noi viviamo con tale innocenza, da meritare di giungere ai gaudi eterni. Per il Signore».
La lezione è come per santa Lucia, mentre invece il responsorio graduale, derivato dal salmo 44, è il seguente: «Fra lo splendore e la gloria ti avanza e cavalca per la verità e la giustizia, ché la tua destra ti farà vedere cose stupende».
La vergine è assomigliata qui ad una guerriera armata di tutto punto, la quale combatte le sante battaglie della verità e della giustizia.
Verità e giustizia significano qui la fedeltà a Dio nel compiere il suo voto di castità, motivo per cui essa, aiutata dalla divina grazia, riesce superiore al mondo seduttore, al demonio perfido, e perfino alla debolezza del proprio sesso. Ecco la splendida vittoria che il Cristo riporta per mezzo della sua vergine sposa.
Il salmo tratto, che è come un mistico carme nuziale, deriva da quello che ha fornito anche il responsorio: «Ascolta, o fanciulla, guarda, porgi l’orecchio, perchè il Re s’è invaghito della tua bellezza. I ricchi del popolo ti onorano con presenti. Fra le sue dilette, sono figlie di re. Dietro a lei sono condotte al Re le vergini sue amiche; si presentano fra la gioia ed il gaudio, fanno il loro ingresso nel palazzo del Re».
La lezione evangelica colla parabola delle vergini, è come per sant’Agnese.
Il verso offertoriale deriva dal salmo 44, ed in parte è identico al tratto: «Fra le sue dilette sono figlie di Re. La regina s’asside alla tua destra in oro di Ophir». Quest’oro mondo, che adorna le vesti della mistica regina, simboleggia la retta intenzione, in grazia della quale le azioni più indifferenti e più umili della vita quotidiana divengono degne di vita eterna, quando vengono dirette alla maggior gloria di Dio.
Tanto la colletta prima dell’ anafora che quella dopo la Comunione, sono come per la festa di santa Lucia.
L’antifona invece che si cantava durante la distribuzione dei Santi Misteri al popolo, è tratta dall’odierno Vangelo, precisamente come il giorno di sant’Agnese.
San Gregorio Magno nel narrarci l’estremo colloquio di santa Scolastica col fratello, dice che ella in quell’occasione fu più potente di lui sul cuore di Dio, perchè, mentre san Benedetto sosteneva le parti della disciplina e della giustizia, ella invece s’ ispirava ancor più alto, all’amore: plus potuii, quia plus amavit. Riteniamo questa bella frase gregoriana, e gioviamocene nella nostra vita spirituale

(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. VI. La Chiesa Trionfante (Le Feste dei Santi durante il ciclo Natalizio) (terza tiratura), Torino-Roma, 1930, pp. 230-231)

Immagine : Autel de Sainte-Scholastique (1781): Tableau “Sainte-Scholastique” (Franz Joseph STOEBER, huile sur toile, 158×90, 1781) / commons.wikimedia.org/wiki/File:Ebersmunster_Abbatiale061.JPG