Sintesi della 641° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa dell’epidemia di Coronavirus, preparata tra il sabato di Passione 2021 (27 marzo 2021) e Lunedì Santo (29 marzo 2021) . La conferenza coincide con il quattrocentesimo giorno di chiusa dell’Aula “Brasillach – Da Giussano – Pini”. Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso)
Sarebbe generico ricollegare il progressismo di oggi, nella sua versione cattolica, al modernismo sconfitto dall’ enciclica Pascendi(1) anche se esiste indubbiamente una connessione ideale (del resto l’ enciclica Pascendi ha un valore profetico, nella misura in cui ha previsto ante litteram le future degenerazioni del modernismo cattolico che si sarebbero spinte ben oltre le formulazioni che esso aveva avuto nel primo Novecento). Al tempo stesso non si può concentrare il modernismo cattolico contemporaneo nell’ evento del concilio Vaticano II, che non ha fatto altro che raccogliere i frutti di una direttrice pregressa (2).
Al tempo in cui Augusto del Noce scriveva l’ “età della secolarizzazione”, opera che risale al 1968, il Vaticano II costituiva un evento decisamente fresco.
Già intorno agli anni 70′, Augusto del Noce aveva notato un cambiamento nell’ uso dell’ accezione dei termini Tradizionalista e Progressista, che venivano già allora utilizzati in senso non più aggettivale, ma sostantivale: in modo tale da escludere ogni zona grigia e stabilire una linea divisoria tra i due campi; in modo tale altresì che il progressista cattolico provasse molta più simpatia per il progressista laico che non per il tradizionalista cattolico, si sentisse più affine dal punto di vista spirituale al primo che non al secondo, molto più consentaneo, per fare un esempio, al militante nel laicissimo partito d’Azione, che non al cardinale Ottaviani.
Un comune giudizio sul mondo contemporaneo accomunava allora progressisti cattolici e progressisti laici e il progressista cattolico era disposto ad accantonare la propria metafisica per concordare tout court con il progressista laico.
Che cosa aveva portato progressismo cattolico e progressismo laico a convergere in un orizzonte unitario?” Non un approfondimento teologico, né una nuova morale, né una tensione economico-sociale”, ma un comune giudizio storico-politico(3) sulla storia contemporanea, a partire da cui è possibile comprendere anche le varie forme del modernismo cattolico post conciliare.
Del resto il cosiddetto ” cristianesimo anonimo”, che affonda le proprie radici nella contemporanea “teologia della morte di Dio” non va ascritto alla temperie postconciliare, è un fenomeno ben pregresso sia in ambito cattolico che in quello di un certo protestantesimo demitizzato, anche questa aberrazione va ricondotta a quel carattere unitario che il fenomeno progressista ha vieppiù assunto nell’ immediato secondo dopoguerra; secondo i teologi del “cristianesimo anonimo” i cristiani dovrebbero deporre la propria metafisica e il proprio ossequio al magistero ecclesiastico per collaborare con tutti gli “uomini di buona volontà”, anche apertamente atei, per ” costruire un mondo migliore…nella direzione di una morale universale-sincretica.
Dunque occorre partire – sostiene Del Noce – da un giudizio storico-politico condiviso dagli intellettuali in ambito antifascista per comprendere pienamente il fenomeno unitario del progressismo e soprattutto quella convergenza di progressisti laici e cattolici che ha contribuito a definire la sua unità.
Negli anni 1930-40 l’ antifascismo laico aveva un’ impostazione nettamente crociana, tanto che” Storia d’ Europa del secolo XIX di Croce dal 1932 e per parecchi anni rimase il breviario spirituale degli antifascisti laici”, nonché” la prima espressione di un giudizio rigorosamente antifascista sulla storia del tempo”(4).
In campo cattolico, anche la formazione di Alcide de Gasperi risentì dell’ influenza della filosofia crociana, tanto più che il filosofo torinese ebbe a dire che ” lo statista trentino aveva finito per ubbidire al papa laico Croce anziché a Pio XII e che il crocianesimo si sarebbe estinto pressoché contemporaneamente al tramonto del degasperismo”.
Una posizione culturale fondata sull identità tra libertà e immanenza, autocrazia- trascendenza; di fatto ” Storia d’ Europa nel secolo XIX” era permeata da una polemica anticlericale, segnatamente nei confronti della Chiesa cattolica, che nel corso dei secoli avrebbe giustificato la propria “autocrazia oscurantista e retriva” in nome della vacuità delle cose terrene e della vita autentica nell’ al dì la, rispetto a cui la vita terrena sarebbe semplicemente una preparazione; nello storicismo crociano la Provvi denza non è Dio Trascendente, ma la Storia stessa orientata alla legge della libertà come entelechia, in quest’ottica storicista i “fascismi” potevano trovare spiegazione soltanto come ” parentesi” e fatti transeunti
A tal guisa, per l’ aspra polemica contro l’ “integrista” cattolico Dante Alighieri veniva dallo storicismo crociano bensì valorizzato sul piano dell’ estetica e della poesia, ma la sua filosofia veniva ascritta al medievalismo ” retrivo”, di conseguenza reputata del tutto sterile, una sorta di binario morto.
Augusto del Noce proponeva come espressione paradigmatica di un’ “antifascismo cattolico”, che preservasse i ” valori” di libertà e democrazia senza compromettere la dimensione della Trascendenza, l’ opera matura di Jacques Maritain, “Humanisme integrale”. Questa opera del Maritain costituiva, a giudizio di Augusto del Noce, una adeguata risposta a quello sparuto gruppo di antifascisti laici che nella temperie del decennio 1930-1940 si era formata sullo storicismo; la possibilità di essere al contempo antifascisti e cattolici.In sostanza, la prospettiva di “Umanisme Integrale” concordava con la filosofia di Croce sulla necessità di abbandonare ogni retaggio di ” integrismo medievale” e al tempo stesso voleva in maniera controversa salvaguardare la trascendenza
Continuamo a seguire ora la tesi di Del Noce; quali le radici dell’ eclissi della filosofia crociana nel secondo dopoguerra? L’ antifascismo laico si era convertito a uno storicismo illuminista o meglio neoilluminista, accantonando di fatto lo storicismo idealista.
Per quanto Croce avesse espunto dalla sua “filosofia dei distinti” il divino trascendente, il suo “storicismo romantico” era pur sempre permeato dal divino immanente, la legge della storia come Provvidenza.
La pubblicistica laica ora era attratta dal positivismo, dal primato della scienza, dall’ idea del primato della “prassi” sulla “teoresi”; l’azionismo di cui Norberto Bobbio era stato uno dei maggiori portavoce presso la Scuola Torinese era permeato di laicismo radicale e anticlericalismo, ma anche di materialismo storico.Si poteva parlare di subordinazione dell’ azionismo al comunismo (l’ impostazione culturale prevalente nella pubblicistica laica del dopoguerra, avendo essa abbandonato il crocianesimo) in questo senso: il partito d’Azione accettava il momento del ” materialismo storico ( che afferma il carattere soprastrutturale dei valori rispetto alla materia sociale), ma rifiutava il momento ” messianico-escatologico del marxismo, concludendo perciò stesso ad un relativismo radicale e assoluto
Questo storicismo neoilluminista, la cui vocazione era il “disincanto” e la ” demitizzazione” era dunque imbevuto di materialismo storico e pragmatismo empirista e considerava lo storicismo crociano pur sempre affine alla ” vecchia metafisica” , ” ostacolo al progresso scientifico; infatti, a giudizio di Croce i concetti scientifici sono scevri di ogni valenza conoscitiva, non possedendo essi che un carattere puramente pragmatico ( in linea con il contingentismo dell’ epistemologia di Bergson, Poincare’ e Boutroux).Di qui la critica al sapere scientifico del filosofo di Pescasseroli, secondo cui esclusivamente la conoscenza storica fornirebbe gli autentici concetti
Nell’ ottica di questo progressismo laico azionista e neoilluminista (nel senso che aveva dissociato lo storicismo da ogni traccia di romanticismo, congiungendolo con un ritrovato illuminismo) occorreva tagliare i ponti non solo con il ” romanticismo morboso”, ma con ogni atteggiamento di ” continuità con la tradizione”.
Ad esso dunque il crocianesimo non serviva più, la disposizione ideale a compiere una frattura rispetto alle strutture tradizionali era invece contenuta nell’ illuminismo. Non bastava, agli occhi del progressismo azionista, limitarsi a una ” condanna morale” o alla valutazione di ” parentesi” nei confronti del fascismo ( come aveva fatto il Croce), esso doveva essere considerato ” male assoluto e intrascendibile”.Da qui all’ identificazione della ” tradizione” con lo ” spirito repressivo” del fascismo il passo da parte del progressismo azionista era breve.(6)
Un processo simmetrico succedeva allora nel mondo cattolico, ove non pochi teologi, anche di fama, intendevano tagliare i ponti con l’ integrismo tomista che nell’ 800′ e nei primi del 900′ aveva sottoposto a critica il mondo moderno, nelle sue principali componenti, il liberalismo e il socialismo(7). Adattare dunque il cattolicesimo ad un ” mondo diventato adulto”, quasi che le verità di Fede insegnate dal magistero ecclesiastico fossero passibili di evoluzione, esattamente come la storia.
Un processo in direzione speculare avveniva in ambito protestante,dove negli anni 40′ si imponevano” nouvelles vagues”, come quella della ” teologia in cammino”, ” teologia della morte di Dio”(horror mundi!), interpretazione dei testi sacri fondata sul kerigma,per cui veniva messo tra parentesi il valore storico oggettivo dei testi sacri stessi, per dare risalto alla soggettività del kerigma in rapporto alla” missione nel mondo” dell’ uomo contemporaneo.
Basti pensare a quel” disincanto” e ” demitizzazione” del protestantesimo ben presente nell’ impostazione di Bultmann(1884-1976) ,uno dei maggiori esegeti del N.T del XX secolo e soprattutto alla teologia” in cammino” del pastore protestante Bonhoeffer, che merita rispetto umano per la persecuzione subita, ma al tempo stesso una presa di distanza nettissima dalle sue posizioni nichiliste e radical progressiste in campo teologico
Tra gli aspetti del protestantesimo demitizzato del Bonhoeffer
-la critica del concetto di ” religione”( in quanto chiusa dogmatica vincolante) e l’ esaltazione dell’ atto di fede” missionario
-la formulazione secondo cui ” il mondo moderno adulto” va irreversibilmente nella direzione di un decremento della religiosità e perfino dell’ avvento dell’ irreligione. Starebbe dunque tramontando la coscienza, l’interiorità, la religione stessa.. è la inquietante lettera che il pastore scrisse all’ amico Bethge il 30 aprile 1944 in cui prende forma la ” teologia della morte di Dio”
-la necessità e l’ inevitabilità che i cristiani depongano la propria metafisica per collaborare con tutti gli ” uomini di buona volontà”, anche apertamente atei, per costruire un mondo di pace….in cui si delinea una morale sincretica universale,includente sia i credentiche i non credenti.
Importa sottolineare questa direttrice inquietante del progressismo protestante, che ha tagliato i ponti sia con la teologia conservatrice antiliberale di K.Barth, che con l’ esistenzialismo religioso Kierkegaardiano; perché ad esso sicuramente è subordinato lo stesso progressismo cattolico, dal 1945 in poi.
Basti pensare alla notevole incidenza esercitata dalla teologia protestante della” demitizzazione, dell’ “aggiornamento”, del “disincanto” sull’ impostazione radicalmente liberale-progressista di Don Luigi Sturzo e anche al fatto al concilio Vaticano II ha finito per prevalere l’ ala più radicale-progressista, più permeata di protestantesimo, sostenitrice dell’ ” ermeneutica della rottura del concilio rispetto alla tradizione del magistero preconciliare.
Uno dei motivi permeanti il progressivo, sia di matrice cattolica che protestante, è la rivisitazione della ” teologia apofatica o negativa” di Dionigi l’ Areopagita, di cui il progressismo stesso travisa completamente il significato, come ben ha dimostrato il Del Noce in “Ètà della secolarizzazione” con argomentazioni sulle quali molti “cattolici” contemporanei della galassia del rammollito filantropismo post conciliare dovrebbero riflettere(8).
È facile smontare il ragionamentino da quattro soldi con cui i progressivi associano la teologia negativa all’ ateismo marxista: la sostanza del loro pensiero essenzialmente è la seguente: il cristianesimo è assolutamente Trascendente rispetto a ogni civiltà ( un’ altra tesi molto ricorrente nelle forme del progressismo, ad esempio nella riforma mouneriana di “Esprit” come in ” Humanisme integrale” di J.Maritain) sicché occorrerebbe abbandonare sicuramente ogni forma di integrismo che intendesse conchiudere il cattolicesimo in una determinata civiltà quale sua espressione insuperabile (9).
In questa ottica, l’ateo marxista” sarebbe ” ateo” non “simpliciter “, ma ” secundum quid”, rifiutando egli l’ idea reazionaria di Dio come soprastruttura dell’ egoista civiltà borghese.
Un “bagno di ateismo marxista” sarebbe dunque salutare per il ” cattolico adulto” in quanto consentirebbe lui di purificare la propria idea di Dio, in ogni caso concepito non più come l’ “ipsum esse subsistens” del magistero tradizionale , ma come un ” Dio in fieri”, ancora a venire.
Basterebbe rispondere che la teologia negativa o apofatica assume come fondamento il nucleo positivo di verità dell’ Ego sum qui sum, non mette in discussione nemmeno per un attimo le verità di fede insegnate dal magistero; riservandosi poi di approssimarsi all’ Essere Trascendente di Dio con proposizioni prevalentemente negative; invece l’ ateismo marxista (che permea tutta la filosofia di Marx, esattamente come l’ Ego sum qui sum permea tutta la teologia tomista) non è un fatto transitorio o accidentale, ne un” bagno purificante” verso coloro che possedessero una ipocrita idea di Dio; l’ateismo marxista è intrascendibile, paradossalmente il momento religioso e quello ateo del marxismo per del Noce sono un tutt’ uno; anche se, come tiene a precisare il filosofo torinese, il marxismo stesso decomponendosi nelle forme del materialismo borghese contemporaneo e deponendo l’ impalcatura a suo modo metafisica della dialettica determina forme di irreligione ancora più gravi ( essendo l’ esito della decomposizione del marxismo stesso l'” irreligione naturale”).
Dalla disamina della riflessione di del Noce sulla genesi del progressismo cattolico contemporaneo (che assieme al progressismo laico ha finito per confluire nell’ orizzonte unitario del “progressismo ” in nome di un comune e discutibile giudizio sulla storia contemporanea) dovrebbe emergere che questo fenomeno non è un esito peregrino del concilio Vaticano II. Quest’ ultimo, con le sue tesi dissolutrici del magistero tradizionale ( primato della” pastorale” sulla dogmatica, recupero della tesi del “primato del concilio”, equivoca istanza di democratizzazione del corpo ecclesiastico) non ha fatto che raccogliere i frutti di una direttrice pregressa .
“Teologia dell’ aggiornamento”, “teologia della morte di Dio”, illusione di molti cattolici, anche rinomati, di inverare il marxismo e da parte di altri di riformare dall’ interno tramite l’ aggiunta di un “supplemento di anima” la ” civiltà tecnologica” o ” civiltà del benessere”(11) che dir si voglia (novità peraltro assolutamente imprevista affermatasi a partire dal secondo dopoguerra) sono fermenti che anticipano decisamente il concilio annunciato nel 1959 e aperto nel 1962.
È a partire dal dopoguerra che si è delineata quella idea di modernità come ” punto di non ritorno” rispetto a cui molti cattolici hanno dovuto commisurare la propria fede, deporre la propria metafisica.Indubbiamente, poi il Vaticano II ha inaugurato un ulteriore opera di dissoluzione, come attesta il fatto che le punte più radicali del modernismo cattolico hanno finito per accantonare tanto la visione di Mounier che l’opera maritainiana, per assumere come punto di riferimento il teilhardismo, ulteriore spinta in direzione del dissolvimento della tradizione
(1) Si tratta dell’ enciclica “Pascendi dominici gregis”, redatta da Mons.Vincenzo Sardi su commissione di papa Pio X l’ 8 settembre 1907; essa metteva all’ indice il modernismo che era sorto a cavallo tra fine 800′ e primo 900′ e aveva avuto il suo più insigne rappresentante in Alfred Loisy, che pretendeva di conciliare filosofia moderna e magistero ecclesiastico
(2) Augusto del Noce, l’ età della secolarizzazione, Giuffrè, Milano, 1970, p.45
(3) cfr. Augusto del Noce, l’ età della secolarizzazione, cit., p.44
(4) Augusto del Noce, ibidem,p.46
(5) cfr. Massimo Borghesi, Augusto del Noce.La legittimazione critica del moderno, Marietti, Milano, 2011,p.13 J. Maritain fu ” maestro mai rinnegato, anche quando a partire dagli anni sessanta sottoporrà a critica talune sue posizioni, Maritain è stato per Del Noce il filosofo dell’ antifascismo, insieme colui che con Umanisme Integrale riconciliava il pensiero cristiano con la democrazia moderna”.
Del resto su Umanisme Integrale si erano formate pressoché tutte le correnti della democrazia cristiana, in Francia come in Italia. Nondimeno, a partire dagli anni sessanta, Del Noce prenderà atto di alcuni effettivi limiti di quest’ opera e riconoscerà di aver precedentemente sottovalutato i germi del modernismo cattolico presenti in quest’ opera; tra cui: il modello politico medievale ora non più permeante l’ aspetto temporale, ma semplice “analogon”, il carattere sostantivale di ” democrazia” e aggettivale di ” cristiana”, in conseguenza di questo non si poteva più parlare a partire da questa opera matura di Maritain di “politica cattolica” strictu sensu, ma di ” ispirazione cattolica”
6) Augusto del Noce, l’ età della secolarizzazione, cit.,p.48
(7) Ricordiamo tra i più insigni esponenti del tomismo integrale Ernst Jouin, Mons.Delassus, Mons.Benigni, il de Poncins
(8) Augusto del Noce, l’età della secolarizzazione, cit, pag. 54. Il Filosofo torinese confuta in maniera recisa quella tesi circolante in alcuni ambienti cattolici secondo cui l ateismo rappresenterebbe un processo di purificazione del pensiero religioso, confluendo in analisi nella teologia negativa
(9) Ad esempio, i modernisti hanno sovente ricorso al concetto bergsoniano di ” morale chiusa” o ” religione chiusa” per polemizzare contro l’ integrismo medievale
(10) cfr. Augusto del Noce, I cattolici e il progressismo, Leonardo, Milano, p.151 dal momento che all’origine della storia contemporanea vi è il marxismo, si può affermare che essa è caratterizzata da un processo di espansione dell’ ateismo
(11) cfr. Augusto del Noce, l’ età della secolarizzazione, cit. pp.79-97. la contemporanea civiltà tecnologica oltrepassa il marxismo, nella misura in cui elimina la molla della contraddizione che determina la rivoluzione comunista; infatti la ” civiltà tecnologica” garantisce benessere largo e diffuso; inoltre, a differenza della formulazione di Comte e di Saint Simon in cui permangono residui delle religioni positive, per quanto secolarizzati, la civiltà tecnologica che si è affermata dalla metà del 900′ spegne lentamente la religione in qualsiasi sua espressione