Dal canale di attualità della Fraternità Sacerdotale San Pio X riprendiamo un’articolo (titolo originale: Reazioni episcopali al “responsum” della CDF) che riporta le reazioni di alcuni vescovi, più successori degli apostati che degli Apostoli, al “no” della Congregazione per la Dottrina della Fede alla possibilità di impartire benedizioni alle unioni tra persone dello stesso testo.
QUI potete trovare anche il commento di Radio Spada alla vicenda. Un commento che ha come fine quello di evitare che si voli troppi in alti nel dare fiducia alla gerarchia modernista, poiché proprio nell’ottica dell’eresia modernista e della dialettica fra tradizione e innovazione che ne è una delle basi, questo responsum deve essere visto.
Dopo la risposta data dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), affermando che la Chiesa non ha il potere di benedire le unioni omosessuali, le reazioni episcopali si sono moltiplicate, interessando diversi paesi, la maggior parte dei quali rifiutando, o persino condannando l’atteggiamento di Roma .
Partiamo dalle reazioni positive, che non sembrano essere state molto numerose. Citiamo Mons. Rudolf Voderholzer, vescovo di Ratisbona, che ha reagito meno di un’ora dopo la pubblicazione del testo, per accogliere il chiaro “no” della CDF alle benedizioni delle unioni omosessuali
Sempre in Germania, particolarmente toccato da queste benedizioni, Mons. Stefan Oster, Vescovo di Passau, ha espresso la sua gratitudine per la dichiarazione vaticana sul suo sito web. Aggiunge che, con la conferma di papa Francesco, la CDF “ha chiarito una questione che attualmente occupa la Chiesa in Germania, ma anche nel mondo, e che porta ad una polarizzazione.”
Le numerose reazioni negative
Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Mons. Georg Bätzing, ha preso atto del documento romano. La sua reazione consiste da un lato nell’affermare che questo verrà preso in considerazione nelle discussioni all’interno del Cammino sinodale, in quanto “riflettente lo stato dell’insegnamento della Chiesa così come emerge da diversi documenti romani”. In altre parole, questo stato può essere superato.
D’altro, si rammarica di questa posizione, perché “dà l’impressione di voler porre fine il più rapidamente possibile alla controversia teologica che si sta svolgendo attualmente in varie parti della Chiesa universale”. Aggiunge che “le questioni teologiche sulla pratica pastorale oggi non possono essere eliminate semplicemente con una decisione del potere.”
In Svizzera, il responsabile della cura pastorale della diocesi di San Gallo, Franz Kreissl, ha pubblicato un articolo sul sito diocesano dal titolo evocativo: “Nessun controllo all’ingresso per la benedizione di Dio!”
L’autore fa poi proposizioni più che dubbie: “La Chiesa non è la custode della benedizione di Dio”, o anche “le benedizioni di Dio sono per tutti”, e infine “la benedizione non dipende, grazie a Dio, da colui che benedice”. Allora perché fu detto a Pietro e agli Apostoli che i peccati sarebbero stati trattenuti o perdonati secondo l’azione del confessore?
In Belgio, la conferenza episcopale si è accontentata di notare che il testo romano è stato dolorosamente sentito da molte coppie omosessuali. E incoraggia tutti i loro dipendenti a continuare a “discernere, sostenere e integrare”, in linea con Amoris laetitia.
Mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa, ha però pubblicato un post su Kerknet.be, in cui esprime “un’onta per procura per la mia Chiesa”, oltre a una “incomprensione intellettuale e morale”. Non riconosce in questo testo l’atmosfera del Sinodo dei Vescovi del 2015 sul matrimonio e la famiglia, a cui ha partecipato.
E continua: “Il fatto che le coppie dello stesso sesso non siano degne di ricevere una benedizione liturgica della loro relazione mi fa vergognare ancora di più come vescovo e teologo”. Si surriscalda e lancia: “Da quale retrobottega ideologico è uscita questa dichiarazione sulla ‘verità del rito liturgico’?”
Viene quindi il punto centrale: “Un approccio rispettoso al matrimonio tra persone dello stesso sesso può essere fatto solo nel più ampio contesto dell’ ‘Ordine di servizio per il matrimonio’, come possibile variazione del tema del matrimonio e della vita familiare, con un onesto riconoscimento di somiglianze e differenze”. Quindi, per Mons. Bonny, può esserci un “matrimonio” omosessuale…
Altre reazioni arriveranno ancora. Questo insieme porta inevitabilmente alla mente il clamore che seguì l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI. La maggior parte dei vescovi del mondo ha rifiutato la dottrina cattolica in un modo o nell’altro e il Papa non ha potuto opporsi. Siamo nella stessa situazione. Cosa farà la Roma? Ma cosa può fare dopo aver liquefatto il magistero?
Fonte : fsspx.news
Immagine : Mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa, con papa Francesco / infoans.org
allora, la diamo o no questa santa benedizione? Il Vescovo di Roma dice di no, quello di Anversa -e altri come lui- dicon di sì, che darla bisogna….
E tutti son pastori del gregge di Dio….
Ma chi ascoltar deve il gregge di Dio?
E se di qua e di là questo, a lor dir ,
diritto ha di andar,
gregge non vi è più…
E loro i pastori è ora che ammettano
che bisogno di loro più non vi è.
-ché ognuno capace è di fare da sé….
E che nessun diritto di campare
su un gregge disperso,
certamente non v’è….
Sen vadan a casa
e si nutran da sé…
davanti a due cialtroni così ( che altro sono se non cialtroni, se allo stesso lor pubblico di fedeli -fedeli !!!- ‘ danno indicazioni opposte, senza minimamente scomparsi, e ridon anche…) che far bisogna, se non ridere anche noi, mandarli a quel paese? E si togliessero dai piedi…