Il mercoledì santo la Chiesa Romana legge la Passio secundum Lucam (capp. XXII e XIII, 1-53). Una delle particolarità del testo evangelico di Luca è quella di riflettere appieno la professione esercitata da colui che l’ha scritto, ossia la professione di medico. Questo marchio emerge anche nel racconto della Passione, nel raccontare del sudor di sangue che il Redentore versò durante la sua agonia nell’orto del Getsemani.
«La preghiera al Padre dovette essere ripetuta più e più volte, con l’uniformità di chi non chiede altro, con lo spasimo di chi si ritrova in indigenza estrema. Gli apparve però un angelo dal cielo, confortandolo. Il solo Luca (22, 43), che non è uno dei tre testimoni oculari [Pietro, Giacomo e Giovanni, ndr], ma si è informato da essi, dà questa notizia; egualmente egli solo, da psicologo e da medico, ha raccolto taluni particolari di ciò che allora avvenne: “E fatto in agonia, più intensamente pregava. E divenne il sudore di lui quasi globuli (θρóμβοι) di sangue scendenti giù sulla terra” (Luc. 22, 44).
L’agonia era per i Greci ciò che si svolgeva nell’«agone», cioè il concorso degli aurighi e la tenzone degli atleti che lottavano per il premio: e la lotta esigeva dalle membra e dagli spiriti i più laceranti sforzi, le violenze più spossanti, onde nessuno si avvicinava a quella lotta senza un interno pavore e una trepidazione ansiosa. Più tardi, infatti, agonia significò In genere pavore o trepidazione, ma specialmente di chi è implicato nella somma lotta contro la morte: tale il caso di Gesù. E fatto in agonia, più intensamente pregava. La preghiera, a cui egli sempre aveva fatto particolare ricorso nelle circostanze più solenni della sua vita, diventa suo unico rifugio in quest’ora suprema. E l’agonia si prolunga, e l’agonizzante o lottatore manifesta sul suo corpo gli effetti della lotta: trasuda, e il sudore di lui diviene quasi globuli di sangue scendenti giù sulla terra.
Alla distanza di un lancio di sasso, sotto il chiarore plenilunare questo fenomeno poté essere osservato abbastanza bene: anche più distintamente poté essere riscontrato dai tre testimoni poco dopo, quando Gesù si recò presso di loro avendo tuttora sul volto le rigature rosseggianti, i grumoli e le altre tracce dei globuli di sangue. Un fenomeno fisiologico, designato come ematidrosi cioè “sudore sanguigno” è noto ai medici: l’osservazione era stata fatta già da Aristotile che impiega anche il termine là ove dice «taluni sudarono un sanguigno sudore» (Hist. animal., III, 19).
Il fenomeno avvenuto in Gesù potrà essere oggetto di ricerche scientifiche dei fisiologi, pur avendo presenti le singolari circostanze del paziente: il fisiologo Luca, trasmettendo egli solo questa notizia, sembra tacitamente invitare a tali ricerche.
Il fenomeno avvenuto in Gesù potrà essere oggetto di ricerche scientifiche dei fisiologi, pur avendo presenti le singolari circostanze del paziente: il fisiologo Luca, trasmettendo egli solo questa notizia, sembra tacitamente invitare a tali ricerche.
Ma appunto in questa notizia, che mette tanto in rilievo la realtà della natura umana di Gesù, trovarono scandalo taluni antichi cristiani al leggere il vangelo del medico Luca. Essi giudicarono che, sebbene il medico aveva narrato un fatto vero, era meglio che la narrazione non fosse ripetuta, perché sembrava fornire una conferma alle calunnie dei nemici del cristianesimo : probabilmente gli attacchi di Celso contro la persona di Gesù avevano suscitato tale preoccupazione. Perciò avvenne che la narrazione del sudore di sangue, insieme col precedente accenno all’angelo confortatore, cominciò a scomparire dai codici del IH vangelo, soppressa per questo infondato timore. Oggi essa manca in vari codici unciali, fra cui l’autorevolissimo Vaticano, in alcuni minuscoli e in altri documenti, e questa mancanza era già stata segnalata nel IV secolo da Ilario e Girolamo. Tuttavia, allorché quella vana preoccupazione si dissipò col cessare degli attacchi contro il cristianesimo, cessò anche la soppressione dell’ombroso passo; del resto le testimonianze in suo favore – sia di codici, sia di scrittori antichi a cominciare da Giustino (Dial. cum Tryph., 103) e Ireneo (Adv. haer., m, 22, 2) – sono cosi numerose e gravi da non lasciare alcun serio dubbio sulla autenticità del passo notizia, sembra tacitamente invitare a tali ricerche» [1].
[1] Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, § 556
fonte immagine indiewire.com