Volentieri offriamo ai lettori, su un tema tremendamente attuale, alcuni estratti del capolavoro La crisi del pensiero moderno e le basi della fede di Mons. G. Ballerini:


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Ingenui ed ipocriti! Alle crisi provenienti dal dubbio non si rimedia che con la conoscenza della verità, o almeno dei motivi che ci assicurano della verità. E finché non ritornerete all’aborrito intellettualismo, la vostra crisi sarà davvero insanabile perché a voi mancherà sempre l’ubi consistam. È inutile: la mente è fatta per la verità e non si adagia che nella verità. E per quanto i nuovi Pilati fingano di non sapere ancora che cosa sia la verità e cerchino deturparne l’antico concetto, essi non riusciranno che a farsi compatire una volta di più. Il buon senso griderà alto a tutti: «Non ti curar di lor, ma guarda e passa». Come del pari si riderà di tutti i loro sforzi per ridurre la rivelazione divina all’evoluzione della coscienza morale attraverso i secoli, onde poi concludere che la fede è il senso morale del divino, e che le prove della fede si devono quindi cercare al di dentro e non al di fuori di noi. Sono illusioni e pazzie da mentecatti. No, la rivelazione soprannaturale non ci viene dal di dentro ma dal di fuori; ed i criteri che ci assicurano della verità di questa rivelazione non consistono già in quei fatti soggettivi o sentimentali che variano secondo gli uomini ed i capricci degli individui, ma in quei fatti oggettivi, reali e storici che tutti conoscono e che nessuna critica potrà mai negare.

È noto a che tende tutto questo movimento anticristiano. Si vorrebbe indurre la Chiesa ad un cristianesimo meno rigido ed inflessibile, a un cristianesimo alleggerito da certi dogmi e più ancora da certe leggi morali, a un cristianesimo insomma che sappia arrendersi e conciliarsi con le idee ed esigenze del mondo e del tempo in cui si vive[1]. Siamo in tempi di libertà, ed il pensiero e la coscienza devono essere liberi nelle loro movenze e non subire imposizioni dal di fuori. «Nulla, dicono, può penetrare nell’uomo se non scaturisce e non corrisponde in qualche modo a un bisogno di espansione: non vi è per lui verità fissa e precetto ammissibile che non sia in qualche modo autonomo ed autoctono»[2].

Ed ecco perché ai nostri giorni molti, anzi moltissimi, prodigano i loro entusiasmi al Buddismo ed arrivano persino a preferirlo al Cristianesimo, come fa il prof. Luigi Luzzatti nel suo recente libro[3]. Il Buddismo, lo si sa, è vuoto di contenuto dogmatico e lascia perciò la massima libertà di pensiero e di coscienza ai suoi seguaci. Dunque è preferibile al Cristianesimo! Altri, per la stessa ragione, preferiscono il Protestantesimo al Cattolicismo. Il Protestantesimo poggia sul libero esame e lascia esso pure piena libertà ai suoi adepti
di credere quel che loro talenta, mentre la Chiesa cattolica, coi suoi dogmi e le sue leggi, inceppa e tiranneggia la coscienza. La vieta calunnia fu ripetuta non è molto dallo Storzini, dal Bartoli e da tutti quei preti e frati che andarono a ingrossare le file dei protestanti. Altri infine, anche senza andare al Protestantesimo, anche senza uscire dalla Chiesa cattolica, si adoperano a preparare in seno ad essa quella nuova corrente di pensiero e di idee che permetta a quelli che sono fuori di entrarvi senza curvarsi sotto le forche caudine del bagaglio dogmatico e morale, e conceda a quelli che sono dentro di restarvi senza rinunciare alle nuove aspirazioni ed esigenze dei tempi moderni[4].

E, va sans dire, per tutti costoro i dogmi non sono che elaborazioni del pensiero umano, senz’altro contenuto che il sentimento religioso, che è il germe da cui per successive evoluzioni sarebbero venuti tutti i dogmi dei quali si è caricata la Chiesa cattolica nel suo cammino.

Ora tutto ciò è semplicemente ridicolo. O voi credete alla divinità di Cristo e della sua religione, ed allora non vi resta che accoglierne gli insegnamenti ed i precetti, ma non è più in vostra facoltà ridurli, mutilarli, adattarli ai vostri capricci: o non vi credete, ed allora non avete più bisogno di nessun cristianesimo a scartamento: potete rifiutarlo in blocco senza tante ipocrisie. Poiché non è che ipocrisia ripararsi al cristianesimo primitivo contro il cattolicesimo attuale, come se il cristianesimo d’allora consistesse tutto nel senso morale e religioso dei neocritici. Il ricorso al cristianesimo primitivo, del resto, è uno dei luoghi comuni troppo sfruttati. Anche i protestanti volevano far credere che la loro riforma consistesse in un ritorno al puro e genuino cristianesimo dei primi tempi. Ma tutti sanno come andarono e come vanno le cose. Ed anche senza richiamarci alle note confutazioni degli apologisti cattolici, la stessa critica storica dei nostri giorni, benché sorta con intendimenti al tutto negativi, non è forse costretta a riconoscere che ben altra è la verità dei fatti?[5]. Ed è appunto lo studio sulle origini storiche del Cristianesimo che determinò fra gli stessi protestanti quel movimento di ritorno alla Chiesa cattolica, che va ogni dì sempre più ingrossando. Forse che un Manning, un Newman, un Hurter e tanti e tanti altri che rappresentavano il fior fiore della scienza e della critica storica nelle Chiese dissidenti, non hanno vagliato prima della loro conversione tutti gli argomenti a cui oggi si appellano i nostri critici? Eppure, nonostante lo strappo che sentivano al loro cuore nell’abbandonare la religione dei padri loro, essi son venuti alla Chiesa cattolica perché han visto che solamente qui è l’unica vera religione di Cristo. E come no, se la stessa Chiesa delle catacombe ci si presenta col medesimo credo, coi medesimi sacramenti, con la medesima gerarchia? Leggete il De Rossi, l’Armellini, il Marucchi e quanti altri studiarono le catacombe romane, e vedrete se non è così[6].

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>>> La crisi del pensiero moderno e le basi della fede  <<<


[1] Il Cristianesimo convertì il mondo a sé: ora si vorrebbe convertire il Cristianesimo al mondo.

[2] Programma ecc. pag. 91.

[3] La libertà di coscienza e di scienza, Milano, Fratelli Treves, 1909.

[4] Nella sua lettera su l’Americanismo, Leone XIII scriveva: «Il fondamento delle opinioni accennate a questo si può ridurre: che affine di trarre più facilmente alla dottrina cattolica coloro che ne dissentono, debba la Chiesa acconciarsi alquanto più alla civiltà del secolo progredito, ed, allentata l’antica severità, accondiscendere alle recenti teorie ed alle esigenze dei popoli. E molti pensano che ciò debba intendersi non solo della disciplina del vivere, ma eziandio delle dottrine che costituiscono il deposito della fede. Imperocché pretendono essere opportuno, per cattivarsi gli animi dei dissidenti, che alcuni capi di dottrina, quasi di minor rilievo, o si tralascino o si temperino in guisa da non tenere lo stesso senso che la Chiesa pur tenne costantemente. Or non è d’uopo di lungo discorso per dimostrare con quanto riprovevole consiglio ciò si pensi; se pure non si dimentichi la ragione e l’origine della dottrina, che la Chiesa insegna».

[5] Vedere: L’Église naissante et le Catholicisme di Pierre Batiffol, Troisième edition, 1909, Paris, Lecoffre.

[6] Vedere: Le Catacombe romane e il Protestantesimo, del commendatore Orazio Marucchi.


Immagine in evidenza: Phra Buddha Jinaraj, Wat Phra Si Rattana Mahathat, Phitsanulok, Phitsanulok Province, Thailand, JJ Harrison (https://www.jjharrison.com.au/), CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons