Dal Sermone 11 sulla Passione del Signore di san Leone Papa

La solennità della passione del Signore, desiderata da noi, fratelli dilettissimi, e desiderabile al mondo intero è giunta, ed essa non ci permette di starcene silenziosi tra l’esultanza delle gioie spirituali (che spande in noi). Perché sebbene sia difficile di parlare spesso in maniera degna e giusta di tale solennità; tuttavia un vescovo non è libero di privare il popolo fedele del discorso che gli deve su questo gran mistero della divina misericordia: tanto più che. la stessa materia per ciò stesso ch’è ineffabile fornisce abbondantemente di che parlare; né possono mancare le parole dal momento che non se ne potrà dire mai abbastanza. La debolezza umana si riconosca dunque sopraffatta dalla gloria di Dio, e sempre incapace di spiegare le opere della sua misericordia. La nostra intelligenza faccia sforzi, il nostro spirito resti in forse, ci venga pur meno l’espressione: è bene per noi vedere come quel che di più alto possiamo avere della maestà del Signore, è ben poca cosa paragonata alla realtà.
Avendo detto il profeta: «Cercate il Signore, e siate forti, cercate sempre la sua faccia», nessuno deve presumere d’aver trovato quello che cerca, affinché, cessando d’ andare avanti, non rinunci ancora ad avvicinarsi. Fra tutte le opere di Dio, che l’ammirazione umana si sforza di contemplare, qual altra tocca tanto l’anima nostra, e sorpassa la portata della nostra intelligenza, quanto la passione del Salvatore? Il quale per sciogliere il genere umano dai lacci d’una mortifera prevaricazione, occultò la potenza della sua maestà al diavolo che incrudeliva, e non gli mostrò che l’infermità della nostra bassezza umana. Perché se questo crudele e superbo nemico avesse potuto conoscere il disegno della misericordia di Dio, avrebbe cercato piuttosto di addolcire gli animi dei Giudei, che accenderli d’un odio ingiusto, per non perdere, perseguitando la libertà di chi non gli doveva niente, i suoi diritti su tutti quelli che per il peccato erano diventati suoi schiavi.
Il diavolo fu dunque ingannato dalla sua malignità, fece soffrire al Figlio di Dio un supplizio ch’è divenuto il rimedio di tutti i figli degli uomini. Sparse il sangue innocente che doveva essere il prezzo della riconciliazione del mondo, e la nostra bevanda. Il Signore soffrì il genere di morte che s’era scelto, conforme al disegno della sua volontà. Permise a dei furiosi che mettessero su di lui l’empie lor mani: le quali, nel compiere un crimine enorme, han servito all’esecuzione dei disegni del Redentore. La tenerezza del suo amore era sì grande anche verso i suoi uccisori, che supplicando il Padre dalla croce, gli domandò non di vendicarlo, ma di perdonar loro.

Fonte : divinumofficium.com

Immagine : Cristo porta la croce, 1510 ca., Livre d’heures de la Famille Des Fours, Bibliothèque-médiathèque de Nancy, Ms. 1874, fol. 13v / wikimedia.org