di Massimo Micaletti
Cerco di non leggere Mancuso, Grillo, Martin… Kung ho dovuto leggerlo e mi sono toccati pure Von Balthasar e Rahner (Maritain mi sta già più simpatico, iuxta moda).
Ora io mi chiedo sommessamente: ma da quand’è che il primo tizio con un po’ di istruzione (e alcune cattedre) che emette gorgoglii mentali sul Padreterno viene definito “teologo“? Cioè, “teologo” è chiunque parli di Dio? Allora anche il mio macellaio quando se la prende col Creatore perché il contadino gli ha passato dei manzi un po’ andati, è un teologo? Anche Charles Schulz che mette nei Peanuts le strisce sul Grande Cocomero è un teologo? Sperabilmente, no.
Allora forse è teologo non solo chi parla di Dio ma anche chi riflette su Dio. E’ un passo avanti, perché la riflessione implica raziocinio e il raziocinio implica la logica e la logica implica che su Dio puoi riflettere ma non Lo puoi capire del tutto. Non possiamo capire Dio: non vuol dire che la Fede è un atto irrazionale, anzi si può dire che la Fede sia l’atto più razionale che la nostra ragione possa fare, è il massimo cui possiamo sporgerci per afferrare la mano di Dio che si tende verso di noi; vuol dire però che la comprensione del Padre Eterno non è alla nostra completa portata. Per riprendere l’immagine della mano di Dio che si allunga verso la nostra, è Lui che poi può sollevare noi a Sé, noi non possiamo abbassarLo a noi, non è lecito e non ne abbiamo la forza.
In parecchi “teologi” d’oggidì vedo invece questa più o meno consapevole ambizione: “Ho preso Dio! Eccolo! Lo vedete che è come noi? E io ve lo spiego, se proprio non ci arrivate”. I teologi cattolici sono sempre partiti dalle Scritture per tornare alle Scritture perché è lì che Dio ha parlato, è lì che Dio si è… spiegato a noi: tutto questo non si può fare senza la Tradizione, che è antecedente alle “Scritture”, con la maiuscola, e anche alla “scrittura”, con la minuscola, intendendo proprio l’abilità di scrivere. Se logica e ragione soccorrono, è un percorso obbligato: impervio, nebuloso a volte ma obbligato. Del resto, ce lo ha detto Gesù in persona: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. Io, non voi.
Insomma, c’è poco da inventare e molto da studiare, poco da parlare e molto da riflettere. Perché Dio non si può capire: i “teologi” d’oggi, invece, li abbiamo capiti.