Per la Santa Pasqua di Risurrezione, proponiamo questo estratto del Trattato dell’Amor di Gesù di padre Girolamo Savonarola (O.P.) , pregevole opera devozionale che il predicatore scrisse immediatamente dopo essere stato ordinato ma che fu pubblicata soltanto nel 1492 durante la seconda permanenza nel Convento di San Marco a Firenze.

«Se io non ricordo sempre, Gesù, di tanto beneficio, non Ti ricordare mai di me, come d’uomo ingrato.
Se io non mi ricordo sempre, Gesù, di tanta carità, non sia mai per me infiammato il Tuo Sacro Cuore.
Se io non mi ricordo sempre di tanta benignità, che mai per me la Tua Mano sia benigna, né pietosa.
Io ho scolpito tanto amore nelle viscere e nella radice del mio cuore, e spero in Te perché la speranza in Te riposta non potrà mai essere spenta.
Io mi ricorderò: diversamente la mia anima imputridirà dentro di me.
Rievocando queste cose nell’intimo del mio cuore spero in Dio.
È per la Misericordia di Dio se non siamo distrutti; la Tua compassione non ci ha mai abbandonati.
Consolati, dunque, o umana generazione, e prendi gaudio con lacrime dolci senza fine.
Consolatevi, giusti e santi, perché oggi vi appropinquate alla palma e al dolce e gran trionfo.
Consolatevi peccatori e di lacrime amorose bagnate il viso, perché siete invitati al perdono.
O sconsolati, o afflitti, o mesti, o poveri dissipati e conquassati dalle onde del mare di questo mondo e rotti dalla tempesta della tribolazione, consolatevi che oggi, Gesù, per darvi riposo, ha sparso il Suo Preziosissimo Sangue.
Qual sagitta, qual arco tanto esteso, qual spada tanto affilata ha mai potuto, tirando forte, trafiggere un solido diamante?
Ma tu, Gesù, hai rotto tutti i sassi; Tu hai trafitto i fini diamanti; Tu, Gesù, hai riscaldato il ghiaccio; Tu hai rotto i nostri duri cuori; Tu, Gesù, sei penetrato nelle nostre menti fredde; Tu ci hai fatto innamorare del Tuo Infinito Amore, tanto che per il Tuo Amore vorrei morire; Tu, Gesù, mi hai riscaldato così forte che la mia anima languisce per il Tuo Amore.
O Dolce Amore, o Soave Piaga, o Ferita Melliflua, che dolcemente conduca a vita eterna!
Beato chi di Te sarà sempre acceso!
Sarà contento di Te Solo, e altro in questo mondo non gli piacerà.
Beato chi ha questa celeste ferita, perché senza fatica, cantando vola a vita eterna, in compagnia del suo Dolce Amore Gesù, che è vero Dio e vero Uomo, benedetto col Padre e con lo Spirito Santo per i secoli dei secoli.
Amen.»

[Raccolto e riadattato in italiano moderno da Lorenzo Roselli]