Grandi furono i meriti dell’imperatore Costantino I (evidenziati tra l’altro in Storia d’Italia, San G. Bosco [Ed. Radio Spada 2020]), ma non trascurabili furono i problemi che la sua condotta determinò. In Oriente gode ancor oggi di una stima certamente legittima, ma talvolta smodata. Volentieri offriamo ai lettori un breve estratto sul tema da La vittoria sul paganesimo, la lotta alle eresie, l’ordine monastico del Card. G. Hergenröther:
[…] Ma se il regno di Costantino per molti rispetti fu lodevole, ebbe nondimeno vizi gravi e da non tacersi. E primo fu che Costantino restò sino alla fine di sua vita fuori della Chiesa, né ricevette il battesimo che nell’ultima infermità da un vescovo ariano, trovandosi in età di 65 anni. Egli non pose freno alle sue passioni; non solo fece morire Liciniano figlio di Licinio, ma anche il suo proprio figliuolo, il valoroso Crispo, avuto dalle prime nozze, poi la sua seconda moglie Fausta, la quale per altro lo aveva più volte istigato a crudeltà: fu rotto allo sdegno, ambizioso, crudele verso alquanti uomini di merito, e inoltre accessibile all’adulazione ed agli intrighi, soprattutto sugli ultimi anni. Di più, si mise di traverso in molti modi, aggirato senza dubbio dagli eretici (Donatisti e Ariani), alla libertà della Chiesa; il che tornava tanto più pericoloso, perché i suoi benefici, grandi veramente e sopra ogni speranza, gli avevano dovuto guadagnare l’animo dei cristiani. Inoltre, non aveva fermezza nella sua politica religiosa, e fu tempo che sognava persino di confondere in una tutte le religioni: e con questo suo balenare cagionò, sebbene senza volerlo, gravi danni alla Chiesa. […]
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Immagine in evidenza: Statue de Constantin Ier, Musée du Capitole, Rome, I, Jean-Christophe BENOIST, CC BY-SA 3.0, attraverso Wikimedia Commons