Parrebbe notizia recente – ma i condizionali restano estensivamente d’obbligo – una sorta di progressiva riconversione delle autorità governative verso l’opzione vaccinale più specificamente “a RNA messaggero”. Tra l’altro, da poco, la Danimarca ha sospeso l’uso di AstraZeneca. Nel ventaglio delle opzioni – così riferiscono più fonti tra cui il msm HuffPost – sarebbe compreso anche il preparato CureVac, ormai in fase avanzata di sperimentazione.

Si tratta di un prodotto di una società tedesca, i cui rappresentanti hanno esultato dalle colonne de Il Fatto Quotidiano: “il candidato vaccino tedesco utilizza la tecnologia dell’Rna messaggero come quelli Pfizer o Moderna, che finora hanno avuto altissime performance in termini di efficacia e creato meno grattacapi dal punto di vista della sicurezza. Inoltre, come confermato dall’azienda, il vaccino di CureVac non utilizza mRna modificato chimicamente: i vantaggi sono l’impiego di un dosaggio inferiore e la possibilità di una conservazione a una temperatura di 5 gradi per almeno tre mesi. Un fattore che facilita notevolmente la gestione delle fasi di trasporto e stoccaggio”. Festeggiamenti da prendere con le molle, si intende.

Resta, al netto di aspetti medicali, un elemento ulteriore da valutare: il vaccino CureVac – come dichiarato dall’autorevole Lozier Institute – non ha fatto alcun ricorso per il suo sviluppo a materiali di origine fetale.

In base a quanto definito dalla maggioranza dei teologi morali (tra l’altro qui e qui), sebbene la ricezione di vaccini il cui sviluppo ha implicato l’utilizzo di linee fetali non sia necessariamente illecita, resta in ogni caso da preferirsi – quando possibile – il ricorso a prodotti non coinvolti in questo tipo di linee, come sarebbe il prodotto CureVac.

Questa la situazione, che lascia in ogni caso diverse questioni aperte.

  1. Questione scientifico/medicale in senso generale. Oltre alla vexata questio dell’attribuzione della medicina all’ambito delle arti o delle scienze, resta un problema più vasto nel campo dei grandi equivoci connessi all’esattezza degli studi “scientifici” contemporanei, ovvero le oggettive difficoltà che incontra la loro credibilità in senso lato, a cominciare dal valore effettivo del sistema contemporaneo di peer review.
  2. Questione medicale in relazione all’ambito della comunicazione. C’è un problema più specifico ed è quello dell’affidabilità percepita. Il pasticcio su AstraZeneca è anche un pasticcio comunicativo, che – a prescindere dalla questione medicale e dalla vera o presunta correlazione con eventi infausti – mina la credibilità del sistema di controllo. Un farmaco – ancor più se riferito alla medicina preventiva (dunque rivolta ai sani) – non deve solo essere sicuro, deve anche necessariamente sembrarlo. Per semplificare: come la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto. E non è stato questo il caso; al punto di gettare almeno un’ombra che conferma in senso specifico le problematiche del punto (1).
  3. Questione politica e gestionale. Anche ammettendo la sicurezza del nuovo vaccino CureVac, anche ammettendo che superi gli ultimi controlli, resta – rispetto alla sua preferibilità relativa in campo etico – la questione dell’eventuale possibilità di scelta che dovrebbe essere concessa. Cosa al momento ancora tutta da strutturare.
  4. Questione sociale, particolarmente nell’ambito delle opposizioni. C’è un elemento ulteriore che, in un certo senso, supera e segue quanto detto fin qui: ovvero l’oggettiva sclerotizzazione del dibattito su questi argomenti. Al netto di ogni riflessione sul tema vaccinale, resta un dato sconfortante ed è la progressiva sterilizzazione del valore dei contenuti nelle discussioni che a tutti i livelli si sono sviluppate in questi mesi. Da un lato – e questo si trova anche in ambito “tradizionalista” – si verifica un appiattimento preoccupate di alcuni attori che in certi casi sfocia addirittura in un aberrante sostegno all’esecutivo Draghi, dall’altra si riscontra uno pseudocomplottismo attivistico e caotico che, pur con le migliori intenzioni, sembra costituire l’opposizione ideale che il “sistema” possa sognare. Nell’ultimo anno si è visto di tutto: da cattolici integrali “di lotta e di governo”, fino a casi di tuttologia confusionaria che tra tormentoni mediatici e qualche strampalata teoria diffusa sui social, ha finito per svolgere un “servizio alla causa” almeno discutibile. Quella della coraggiosa prudenza e del sano equilibrio pare la via più difficile perché intrinsecamente impopolare e poco gradita nei palazzi.

C’est tout.