«Marco, discepolo e interprete di Pietro, pregatone a Roma dai fratelli, scrisse un breve Vangelo secondo che l’aveva udito raccontare da Pietro. E Pietro, dopo averlo ascoltato, e l’approvò, e ordinò, colla sua autorità, che fosse letto nella Chiesa. Preso pertanto il Vangelo che egli stesso aveva composto, partì per l’Egitto e, per il primo annunziando il Cristo in Alessandria, vi stabilì una chiesa, ed era tanta la sua dottrina e purità di vita, che spinse tutti i seguaci di Cristo a seguire il suo esempio. Filone, il più eloquente fra i Giudei, vedendo la chiesa nascente di Alessandria ancora giudaizzante, scrisse, quasi in lode della sua nazione, un libro sulla vita dei primi cristiani. E, come racconta Luca dei fedeli di Gerusalemme che avevano tutto in comune, così anche quello, vedendo ciò farsi in Alessandria sotto l’ispirazione di Marco, lo tramandò a noi. Questi morì nell’anno ottavo del regno di Nerone, e fu sepolto in Alessandria, succedendogli Aniano» (San Girolamo)

🔴 San Marco. L’adolescente che fuggì nudo dal Getsemani.

🔴 San Marco e Trimalcione

Sommità del frontone della Basilica di San Marco, XIII sec., Venezia
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Gentile e Giovanni Bellini, San Marco predica ad Alessandria d’Egitto, 1504-1507, Pinacoteca di Brera, Milano
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Guido Reni, San Marco Evangelista, XVII sec., Palazzo Rosso, Genova
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1. Glorioso s. Marco, che al primo udire le prediche di s. Pietro, vi convertiste alla fede con tanta sincerità e con tanto fervore da essere da s. Pietro medesimo denominato suo figlio, e, come tale, assunto a compagno de’ suoi viaggi e confidente de’ suoi secreti, intercedete a noi tutti di ascoltar sempre con frutto la divina parola, e di sempre amare e rispettare quali nostri padri tutti coloro che travagliano per la nostra salute. Gloria.

II. Glorioso s. Marco, che dall’apostolo Pietro condotto a Roma ed ivi lascialo poi solo ad irrigare la terra già sparsa di seme evangelico, ampliaste senza misura le sue spirituali conquiste, e rendeste perpetua la vostra predicazione colla pubblicazione del vostro Vangelo che, approvato dal vicario di Gesù Cristo come dettatura dello Spirito Santo, diventò poi così celebre in tutto il mondo, intercedete a noi tutti di adoperarci incessantemente per la salute dei nostri prossimi, e di non risparmiare falica per render perpetua e universale la cognizione della fede e la glorificazione di Dio. Gloria.

III. Glorioso s. Marco, che mandato dall’apostolo S. Pietro ad evangelizzare l’Egitto quando l’imperatore Claudio discacciava da Roma tutti quanti gli Ebrei, predicaste con tanta efficacia che ne sbandiste in un momento la idolatria, e poi infervoraste, per tal maniera nella fede santissima di Gesù Cristo tutte le circostanti provincie, non che la Libia, la Pentapoli, e l’una e l’altra Tebaide, che poco dopo trovaronsi popolate dei più ammirabili contemplativi e dei più penitenti anacoreti, intercedete a noi tutti di zelar per tale maniera la pura gloria di Dio, da parlar sempre con frutto a lutti i nostri fratelli, e da convertire in modelli di santità i più lontani dalla strada della salute. Gloria.

IV. Glorioso S. Marco, che furiosamente assalito dagli idolatri mentre offerivate sull’altare il divin sacrificio, e con fune al collo trascinato per le contrade, fino a bagnar tutti i sassi del vostro sangue, altro non faceste che benedire il nome ss. di Gesù Cristo che vi chiamava a parte de’ suoi patimenti per farvi poi erede della sua gloria, intercedete a noi tutti di non lamentarci giammai fra le traversie di questa terra , e di amar sempre di vero cuore chiunque ci fosse cagione di qualche patimento. Gloria.

Dalla Filotea del Canonico Riva

Giovanni bellini e vittor belliniano, martirio di s. marco, da scuola grande di s. marco, 06.JPG

Giovanni Bellini, Martirio di san Marco (particolare), 1526, Galleria dell’Accademia, Venezia
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Vangelo di Egmond, fol. 69 v e 70 r, IX-X sec., Biblioteca Reale, L’Aia
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Emmanuel Tzanes, San Marco Evangelista, 1657, Μουσείο Μπενάκη (Museo Benaki), Atene
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Immagine in evidenza: Medaglione di San Marco Evangelista, XVII sec., Basilica di San Pietro in Vaticano. Il mosaico in oggetto, come tutta la decorazione interna della Cupola, fu eseguita a partire dai cartoni disegnati dal Cavalier d’Arpino e da Giovanni De Vecchi per volontà di papa Clemente VIII.
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