Volentieri offriamo ai lettori questi due estratti del LIBRO D’ORO DI MARIA SANTISSIMA (Sezione II: Sant’Alfonso M. de’ Liguori, Glorie di Maria):


[…] Soprattutto son da considerarsi le rivelazioni fatte a S. Brigida delle virtù ed esercizi praticati dalla B. Vergine nella sua fanciullezza, con queste parole: Sin da bambina Maria fu ripiena dello Spirito Santo, e conforme cresceva in età, cresceva in lei la grazia. Sin d’allora stabilì di amare Dio con tutto il cuore, sicché nelle azioni e nelle parole non mai restasse egli offeso; e perciò tutti i beni della terra eran da lei disprezzati. Dava quanto poteva ai poveri. Nel cibarsi era così temperata che prendeva solamente il puro necessario a sostentare il corpo. Penetrando poi nella Sacra Scrittura che questo Dio doveva nascere da una vergine a redimere il mondo, si accese in tal modo il suo spirito nel divino amore, che non bramava né pensava che a Dio, e solo in Dio compiacendosi, fuggiva la conversazione anche dei suoi genitori, acciocché non la distogliessero dalla memoria di Dio. E sommamente desiderava di trovarsi al tempo della venuta del Messia, per poter fare la serva a quella felice verginella, che meritava d’essergli madre. Ciò dicono le rivelazioni fatte a S. Brigida (L. 1, et l. 3, c. 8). Ah sì che per amore di questa gran fanciulla accelerò il Redentore la sua venuta nel mondo; poiché dov’ella per sua umiltà non si stimava neppure degna di esser la serva della divina Madre, ella fu eletta per questa Madre; e coll’odore delle sue virtù e con le sue potenti preghiere tirò nel suo seno verginale il divin Figliuolo. Perciò fu chiamata Maria tortorella dal suo divino Sposo: Vox turturis audita est in terra nostra (Cant. II, 12); non solo perché ella, a guisa di tortorella, amò sempre la solitudine, vivendo in questo mondo come in un deserto; ma anche perché qual tortorella, che sempre va gemendo per le campagne, Maria sempre gemeva nel tempio, compatendo le miserie del mondo perduto e cercando a Dio la comune Redenzione. Oh con qual maggior affetto e fervore ella ripeteva a Dio nel tempio le suppliche ed i sospiri dei Profeti, acciocché mandasse il Redentore: Emitte Agnum, Domine, dominatorem terrae (Is. XVI, 1). Rorate caeli desuper et nubes pluant Iustum (Id. XLV, 8). Utinam dirumperes caelos et descenderes (Id. LXIV, 1).

[…] Ma almeno, io dico, già la B. Vergine era ben istruita dalle Sacre Scritture essere giunto già il tempo predetto dai Profeti della venuta del Messia, già compiute le settimane di Daniele, già secondo la profezia di Giacobbe passato in mano di Erode re straniero lo scettro di Giuda, già sapeva che una vergine doveva esser la madre del Messia; sente poi dall’angelo darle quelle lodi, che ad altra già pareva che non convenissero, se non ad una madre di Dio; le venne forse allora il pensiero, almeno un chi sa se mai fosse ella questa madre di Dio eletta? No, la sua profonda umiltà non la fece neppure entrare in questo pensiero. Valsero solamente quelle lodi a farla entrare in gran timore, talmenteché, come riflette S. Pier Crisologo: Sicut Christus per angelum voluit confortari, ita per angelum debuit Virgo animari; come il Salvatore voll’essere confortato da un angelo, così fu bisogno che S. Gabriele, vedendo Maria così sbigottita a quel saluto, l’animasse dicendo: Ne timeas, Maria, invenisti gratiam apud Deum; non temete, o Maria, né vi stupite dei titoli grandi con cui v’ho salutata; poiché se voi negli occhi vostri siete così piccola e bassa, Dio ch’esalta gli umili vi ha fatta degna di trovar la grazia dagli uomini perduta, e perciò egli vi ha preservata dalla macchia comune di tutti i figli d’Adamo; perciò fin dalla vostra Concezione vi ha onorata d’una grazia maggior di quella di tutti i santi; perciò finalmente ora vi esalta sino ad esser sua madre: Ecce concipies et paries filium, et vocabis nomen eius Iesum.


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