A margine dell’istituzione del ministero di catechista, preceduto dall’apertura alle donne dei ministeri di lettore e accolito, riprendiamo il commento pubblicato sul canale di attualità della Fraternità Sacerdotale San Pio X (fsspx.news).
Pubblicato l’11 maggio 2021, ma firmato il 10 maggio, il motu proprio di Papa Francesco Antiquum ministerium istituisce un nuovo ministero, quello di catechista.
Per capire esattamente di cosa si tratta, dobbiamo prima ricordare cosa si intende oggi il termine “ministero” e come è stato introdotto.
Un termine in origine molto generico
Il termine indicava “tutte le funzioni del sacerdote nonché i servizi e le attività connesse alla sua funzione”. Era infatti sinonimo di “sacerdozio”.
Poteva essere specificato per designare una particolare funzione o insieme di funzioni: ministero parrocchiale, ministero degli altari. Questo significato è ancora attuale.
Per questo il sacerdote, e più in generale il chierico, veniva spesso chiamato ministro: ministro dell’altare, ministro del culto.
Introduzione di un significato specifico
Papa Paolo VI, nel suo motu proprio Ministeria quaedam, del 15 agosto 1972, ha determinato un significato più limitato del termine “ministero”, riformando la disciplina degli ordini minori. Questi quattro ordini tradizionali: ostiario, lettore, esorcista e accolito, erano parte integrante dei passaggi che conducevano al sacerdozio. Erano quindi ricevuti da qualsiasi futuro sacerdote.
Questa disciplina è stata conservata nella Tradizione, che continua a conferire – ora con l’approvazione di Roma – questi quattro ordini minori.
La riforma consisteva nel sopprimere queste quattro funzioni come parte del sacramento dell’ordine – contemporaneamente sopprimeva il suddiaconato – e sostituire il tutto con due “ministeri”: lettore e accolito.
Corrispondono al servizio della parola e dell’altare. Il termine ministero è esplicitamente dato da Papa Paolo VI per sostituire l’espressione “ordine minore”. Aggiunge subito che, quindi, il loro conferimento non va chiamato “ordinazione”, ma “istituzione”.
Il significato nuovo e specifico del ministero designa quindi una funzione stabile, stabilita nella Chiesa per uno scopo ben definito, affidata in via permanente a un laico. Va aggiunto che, riservati agli uomini da Paolo VI, i ministeri sono stati aperti alle donne da Francesco.
Il ministero del catechista
Come sottolinea il motu proprio Antiquum ministerium, la possibilità di istituire nuovi ministeri era già inscritta nel testo di Paolo VI, Ministeria quedam, che appunto dava come esempio quello di “catechista”. Il nuovo ministero istituito da Papa Francesco ha quindi le stesse proprietà di quelli già esistenti.
È abbastanza evidente che la Chiesa non ha aspettato questo motu proprio per affidare il compito di catechista ai laici, né ha aspettato che il Vaticano II “si rendesse conto” dell’importanza di questa funzione, come alcuni sembrano pensare.
Dare un titolo e un’istituzione a una funzione già esercitata, perché no? Ma la logica interna della creazione di questi ministeri, sopra riportata, è insidiosa e basata su una visione distorta del sacerdozio.
I chierichetti, che svolgono la funzione degli ordini minori di lettore e accolito, ricevono una delega ad hoc per adempiere un ruolo devoluto al clero. L’istituzione dei ministeri del lettore e dell’accolito ha conferito ai laici, su base permanente, il potere di sostituire parzialmente il clero durante la Messa.
I catechisti che assistono il sacerdote, per mancanza di clero o per motivi di lingua, come in particolare nei paesi di missione, ricevono una delegazione temporanea dal vescovo, tramite il sacerdote, da associare all’insegnamento della Chiesa. L’istituzione del ministero del catechista assegna ai laici, in via permanente, un ruolo che per sua natura appartiene al clero.
Come ha già detto Paolo VI, e come ribadisce Francesco riferendosi alla costituzione Lumen gentium del Concilio, è alla distinzione tra “sacerdozio comune dei fedeli e sacerdozio ministeriale o gerarchico” che si mira. La differenza essenziale tra l’Ordine e il sacerdozio comune sta scomparendo.
Il sacramento dell’ordine viene così progressivamente condiviso tra chierici e laici, tra sacerdoti e fedeli. Tanto è vero che le attuali tendenze teologiche chiedono ora una condivisione del culto tra questi due “sacerdozi”.
C’è anche un altro aspetto, se i catechisti sono accuratamente formati e irreggimentati si evitano cose bruttissime come che qualche laido tradizionalista insegni le preghiere a memoria, o le obsolete nozioni con domande e risposte del Catechismo maggiore, e altre inquietanti vestigia di un passato in cui essere cattolici aveva un significato. E io che stavo seriamente valutando di tirarmi la catechistica zappa sui piedi…
mi sembra un articolo un po’ confuso:
– è vero che la predicazione e la catechesi dei fedeli sono dei compiti precipui del sacerdote, tanto che nella preghiera di ordinazione il ‘racconto dell’istituzione’ del presbiterato dice ‘Hac providentia, Domine, Apostolis Filii tui Doctores fidei comites addidisti, quibus illi orbem totum secundis praedicationibus impleverunt.’ però anche i lettori nella Chiesa primitiva avevano questa funzione, seppur subordinato ai presbiteri e ai vescovi.
– si continua a ritenere che gli ‘ordini minori’ siano solo delle tappe per il sacerdozio, cosa che è stata così solo dal CJC del 1917, mentre anche il concilio di Trento dice che si può conferire questi ordini a fedeli laici, preparati, pii e istruiti, purchè portino le tonsura e in chiesa vestano l’abito clericale. si discuteva se coloro che ricevevano questi ordini fossero partecipi del sacramento dell’ordine o meno, ma nessuno dubitava che fossero chierici. Ministeria quedam ha degradato questi ruoli, aperto poi le porte ai lettori ed accoliti de fatto che subiamo nelle parrocchie
– non si capisce se l’autore ritenga che l’attuale ‘istituzione dei ministeri’ equivalga al conferimento degli ordini minori.
– ma siamo sicuri che il ‘ministero’ sia solo quella sacerdotale? anche il diacono è un ministro ordinato, ma non è un sacerdote.
? anche il diacono è un ministro ordinato, ma non è un sacerdote.
No. Il sacerdozio si compone di più gradi, ma è un UNICO SACRAMENTO. Diacono; presbitero e Vescovo sono i 3 gradi del sacerdozio. I gradi superiori sono “Contenuti” in quelli inferiori. Ogni diacono è già un vescovo non solo “potenziale/virtuale”. Le successive ordinazioni non fanno altro che “SLEGARE” delle potestà già contenute.
no, il diaconato fa chiaramente parte dell’ordine sacro, ma non è un grado sacerdotale, ma di servizio e aiuto al sacerdozio, come lo erano i Leviti rispetto alla casa di Aronne
e la visione ascendente del sacerdozio non si sposa certo bene con i testi liturgici, che mostrano il vescovo come centro e fonte dell’ordine sacro, e in cui gli altri ministeri (sacerdotali e non) esistono per coadiuvarlo e ricevono da lui una parte del ‘potere’ dell’ordine sacro
per esempio la preghiere d’ordinazione presbiterale recita così
Quapropter infirmitati quoque nostrae, Domine, quaesumus, haec adjumenta largire; qui quanto fragiliores sumus, tanto his pluribus in digemus.
il diaconato fa chiaramente parte dell’ordine sacro, ma non è un grado sacerdotale, ma di servizio e aiuto al sacerdozio, come lo erano i Leviti rispetto alla casa di Aronne.Concezione moderna e fuorviante .
talmente moderna che la si ritrova nei riti di ordinazione tradizionali, che mettono in relazione l’episcopato con il ministero di Aronne e dei sommi sacerdoti della Vecchia Alleanza, il presbiterato con i sacerdoti della Casa di Aronne e il diaconato con i leviti.
solo i primi due erano dei sacerdozi sacrificanti, mentre l’ultimo erano un ministero di servizio e aiuto nel culto, ma incapace di compiere il sacrificio.
“ …la differenza essenziale tra l’Ordine e il sacerdozio comune sta scomparendo. “
Troppo buono, è già scpmparsa da un pezzo, da quando, per es., già all’inizio del rito del Novus Ordo è scomparso l’ io individuante del sacerdote che celebra, lui, in prima persona:
-nell’ “ Introibo ad altare Dei”( “Salirò all’altare del Signore”, IO…),
-nel “Confiteor Deo Omnipotenti”, EGO…)’, detto per primo ‘et singulariter’ dallo stesso, rimpiazzato dallo sfacciato ‘NOI’ della pomposa dicitura: “Per celebrare degnamente questi santi [?] misteri, riconosciamo (i.e. NOI) i nostri peccati…(cioè, in maniera esplicita: “ Affinché NOI POSSIAMO celebrare…”, in forza cioè del sacerdozio comune, i santi[!] misteri[?];
–e più avanti, all’ inizio dell’ Offertorio – sempre all’inizio, per chiarire subito…- in luogo della preghiera di offerta dell’ ‘Ostia immacolata”, perché al sacerdote e ai fedeli cristiani -ben distinti – venga data “ la Vita eterna”- preghiera, è chiaro, fatta in prima persona dal sacerdote ( “quam EGO indignus famulus tuus OFFERO tibi”…], abbiamo, nel N.O., la presentazione (presentazione!), “del pane e del vino” frutti del lavoro umano, con la pretesa, o presunzione, che esso diventi, il frutto del NOSTRO lavoro! (e non più l’ “Ostia immacolata”), pane e bevanda di vita eterna! ( e dove, en passant, nell’abolizione della dicitura “Ostia immacolata’, si può già intravedere il senso della nuova messa cattolica non più cattolica, che di Ostia, vittima sacrificale, e rinnovata, non intende proprio trattare ….)
-e più avanti, all’ inizio dell’ Offertorio – sempre all’inizio, per chiarire subito…- in luogo della preghiera di offerta dell’ ‘Ostia immacolata”, perché al sacerdote e ai fedeli cristiani – ben distinti – venga data “ la Vita eterna”- preghiera, è chiaro, fatta in prima persona dal sacerdote ( “quam EGO indignus famulus tuus OFFERO tibi”…], abbiamo, nel N.O., la presentazione (presentazione!), “del pane e del vino” frutti del lavoro umano, con la pretesa, e presunzione, che esso diventi, il frutto del NOSTRO lavoro! (e non più l’ “Ostia immacolata”), pane e bevanda di vita eterna! ( e dove, en passant, nell’abolizione della dicitura “Ostia immacolata’, si può già intravedere il senso della nuova messa cattolica non più cattolica, che di Ostia, vittima sacrificale, e rinnovata, non intende proprio trattare ….)
[Questa della catechista inquadrata discutiamo pure come, è una bazzecola…, Tanto tra un prete, diciamo prete, che catechizza insegnando che la Bibbia è un libro di favole, e l’importante sono i barconi… e una catechista , non sappiano come inquadrata, che ripete quello che ha gli ha detto di dire il diciamo prete, che differenza fa…]
però tutte quelle che lei cita (e se ne potrebbero citare altre, anche in riti non romani) appartengono, almeno in parte, alla grande famiglia delle ‘apologie’, ovvero preghiere in cui il sacerdote chiedeva al Signore di essere meno indegno di celebrare il Mistero
il Concilio le ha fatte saltare quasi tutte o le ha ridotte o le ha rese comunitarie: in questo modo è saltata l’idea che il Sacrificio che si celebra sia un Mistero grande e terribile, la ripresentazione incruenta della Croce, concessoci dall’infinita bontà dal Padre
nel resto delle preghiere il sacerdote usa il ‘noi’, perchè sta celebrando a nome di tutta la Chiesa, per il potere conferitogli con l’ordinazione
…è saltata la distinzione sostanziale tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune , annullando quello in questo. e che il sacerdozio ministeriale e sacrificale sia stato radiato dalla (nova) chiesa cattolica, non più cattolica, già era avvenuto col nuovo rito del sacramento dell’ordine, non a caso, pubblicato un anno prima della introduzione ufficiale del N.O.: 1968, anno del Pontificalis Romani, 1969, anno del N.O. A scanso di equivoci: la mesa cattolica, uccisa sia ex parte subjecti che ex parte objecti… Grande Paolo VI, un colpo davvero magistrale il suo! E noi a questionare sulle parole, quando queste, già di proprio significative, tradiscono chiaramente una intenzione: quella di far fuori, radiare, la messa cattolica, partendo dai due versanti, del rito e del ‘celebrante’, ambedue invalidi (difatti questo, per tornare alle parole, non per niente , chiamato ‘presidente’), impresa di annullamento a Satana riuscita, come aveva preconizzato Sant’ Alfonso dei Liguori nel XVIII secolo!