Chiacchierata col Guelfo Rosa:
RS: Ammetterà che c’è parecchio caos su questa storia della Loggia Ungheria. Ma prima riportiamo un’estrema sintesi dello stato dell’arte, svolta da P. Sansonetti: “La P2 […] era una associazione segreta di modesta potenza, che non commise grandi crimini e che alla fin fine riuscì solo ad appropriarsi del controllo sul Corriere della Sera. Qui parliamo invece di una organizzazione assai più potente. Micidiale. Che sostituisce le istituzioni e non controlla semplicemente un giornale ma tutta la macchina della giustizia. E che orienta la giustizia, decide le nomine, i poteri e soprattutto le inchieste e le sentenze. Abbattendosi come una schiacciante dittatura sulla politica, che la conosce e ne è terrorizzata, e sulla vita personale di centinaia di migliaia di cittadini che finiscono nel tritacarne, immaginano di trovarsi di fronte a una macchina imparziale e ad alto contenuto morale, e invece si trovano di fronte a una combriccola che non si occupa minimamente di diritto ma solo di potere. Ed è capace di spaventose vessazioni. Processi infiniti, carcere, gogna, condanne.”
GR: Sì, e avete fatto bene nel primo articolo a parlare di “ipotesi”. La faccenda è complessa e paradossalmente vi dico: questa Loggia è roba da far tremare le vene ai polsi, anche se fosse tutta una bufala.
RS: E allora vediamone i motivi.
GR: Il primo è il problema del “verosimile”. Lo abbiamo detto mille volte anche per Bergoglio: è totalmente irrilevante che ciò che in più occasioni “ha dichiarato” a Scalfari sia autetico o meno, è verosimile alla luce della situazione. O meglio: non è da escludersi a priori. Se Berlusconi dicesse a Il Giornale di essersi iscritto al partito comunista di Rizzo, tutti guarderebbero la data per verificare che l’intervista non rechi sulla testata “1° aprile”. Il fatto che si possa dubitare che Bergoglio neghi dogmi fondamentali su Repubblica e che esista una super-loggia emersa a ruota dopo il (realissimo) scandalo di Magistratopoli, già ci dà un pericoloso saggio della tenuta del sistema-Paese, della sua scalabilità, della sua credibilità. E attenzione: il campo del verosimile, cresce e si approfondisce se si pensa che un pm (Storari) inizia ad agitarsi per le informazioni che ha in mano al punto da portarle ad un membro del CSM.
RS: E il membro del CSM – Piercamillo Davigo – le riceve e gestisce in maniera irrituale o almeno informale. No?
GR: Questo è il secondo punto. La gestione della pratica, in quella che dovrebbe essere la casa di cristallo della magistratura, viene effettuata in modo che, usiamo un eufemismo, non manca di aree ombrose, almeno da quando Storari “lascia il pacco” a Piercamillo. E stiamo parlando del Davigo, fustigatore dei costumi, gran giustizialista, rigorista implacabile. In un sistema sano non si tiene un plico del genere ora a dormire ora no, non lo si discute – è successo – col presidente della Commissione antimafia nella tromba delle scale del CSM (Perché lì? Perché non in ufficio? Si temeva qualcosa? Si temeva – la domanda è legittima – che persino le sale del palazzo dell’organo di autogoverno della magistratura non fossero sicure?). Ma non è tutto: viene coinvolta una segretaria, non si sa da chi, e la stessa segretaria lo tiene a casa (almeno pare), poi arriva a vari giornalisti. Insomma, l’aria sulla faccenda non pare delle più pure. Poi saranno tutti sfortunatissimi casi, ma anche qui è verosimile credere – e non attribuisco singole responsabilità, al limite prossimamente vagliate nelle sedi legittime – che qualcosa non torni e che il sistema abbia qualche problemino.
RS: Dice “responsabilità che al limite verranno vagliate nelle sedi legittime” ma qui è proprio la legittimità delle sedi ad essere in questione. Cioè: che tenuta ha l’organizzazione del potere giudiziario in Italia? E di tutto il resto dei poteri, sia chiaro.
GR: Per questo vi dico che, soprattutto a valle di Magistratopoli – caso Palamara, il fatto che questa loggia esista o no è irrilevante, anzi sarebbe pure meglio se esistesse e se il “male” si potesse risolvere eliminandola. Il male è decisamente più profondo e – arrivo al terzo punto – non è limitabile alla magistratura.
RS: Vuole dire che quando si parla del sistema di deve mettere dentro anche buona parte dell’informazione.
GR: Esatto. Ragazzi su, siamo realisti: sappiamo benissimo come hanno funzionato certe inchieste “ad personam”: la macchina giudiziaria non si regge senza il turbo del sistema informativo-main stream e il turbo del sistema informativo-main stream collassa senza il motore della macchina giudiziaria. Fanno ridere certi giornalisti che oggi pontificano nel ruolo di spettatori. Dov’erano negli ultimi decenni del patto d’acciaio redazioni-procure? Sui peri? Concedo: non tutte le procure e non tutte le redazioni. Ma che in questo Paese un procura ben organizzata, con i giusti contatti nei servizi e nei giornali possa disfare governi, grandi aziende, assetti socio-economico-politici è cosa nota a chiunque abbia gli occhi. Il triangolo politica-magistratura-giornali in Magistratopoli emerge chiaro come il Sole. Non fatemi parlare, dai.
RS: E su Amara, che potremmo definire tra molte virgolette “l’avvocato-pentito” che ha avviato il caso con le sue dichiarazioni al pm Storari, che ci dice?
GR: Amara non è un cretino e non è un passante. Ha avuto incarichi di alto livello. Si può legittimamente dubitare che abbia avvelenato dei pozzi o, per cambiare metafora, che abbia dato una scorretta e violenta spallata all’albero per vedere quali pomi cadevano, che abbia altri, complessi, interessi. Tutto quello che volete, ma pensare di derubricarlo tra le note di colore è un errore madornale. La prova? Le reazioni che ha determinato nel sistema. Di pomi maturi – altro eufemismo – dovevano essercene parecchi su quell’albero. Che dite?
RS: Insomma quelli che si preoccupavano per “Immuni” forse avevano altro da temere.
GR: Con un trojan, messo a certe condizioni da una procura, ti controllano anche la videocamera del cellulare. E ora scusate ma devo fare una cosa importante: sfogliare le pagine del capolavoro Vademecum Cristiano. Manuale di guerra per essere fedeli a Cristo nella società dell’apostasia, di San Giovanni Bosco. Per riconquistare la società bisogna partire dai fondamentali, non dalla cronaca.
Foto tagliata di Danya Gutan da Pexels