Meditazioni per otto giorni nell’ottava del SS. Sacramento dell’Eucaristia
da Via della Salute di S. Alfonso Maria de Liguori

Non fu contento l’amore di Gesu-Cristo in sagrificar per noi la sua vita divina in mezzo ad un mar d’ignominie e di dolori, affin di dimostrarci l’affetto che ci portava; ma di più per obbligarci maggiormente ad amarlo, nella notte precedente alla sua morte volle lasciarci tutto se stesso in cibo nella santa Eucaristia. Iddio è onnipotente, ma dopo che si è dato ad un’anima in questo Sagramento d’amore, non ha più che darle. Dice il Concilio di Trento [1] che Gesù donandosi a noi nella santa comunione, in questo dono cacciò fuori per così dire tutte le ricchezze del suo infinito amore: “Divitias sui erga homines amoris velut effudit” (Sess. 13, cap. 2). Quanto stimerebbesi onorato, scrive S. Francesco di Sales, [2] quel vassallo, al quale il suo principe, stando a mensa, da quella gl’inviasse una porzione del suo piatto; e che sarebbe poi, se questa porzione fosse un pezzo strappato dal suo braccio? Gesù nella Comunione ci dona in cibo non solo una parte del suo pranzo e delle sue sagrosante carni, ma tutto il suo corpo: “Accipite, et comedite, hoc est corpus meum“. [3] Ed insieme col corpo ci dona ancora l’anima sua e la sua divinità: sicché dice il Grisostomo, [4] dandoci il Signore se stesso nel Sagramento ci dà tutto quello che ha e non gli resta più che darci: “Totum tibi dedit, nihil sibi reliquit“. Oh stupore e prodigio dell’amor divino! Quel Dio, ch’è il Signore del tutto, si fa tutto nostro!

Affetti e preghiere
O caro mio Gesù, che vi resta più da fare per farvi amare da noi? Deh fateci conoscere qual eccesso d’amore è stato mai questo, di ridurvi in cibo, per potervi così unire con noi poveri peccatori. Dunque voi, mio Redentore, avete avuto tanto affetto per me, che non avete più volte ricusato di donarvi tutto a me nella santa Comunione; ed io ho avuto l’animo di discacciarvi tante volte dall’anima mia? Ma voi non sapete disprezzare un cuore umiliato e pentito. Voi vi siete fatt’uomo per me, siete morto per me, siete giunto a rendervi cibo mio, e che più vi restava da fare per guadagnarvi il mio amore? Oh potessi morir di pena, ogni volta che mi ricordo di aver così vilipesa la vostra grazia! Mi pento, amor mio, con tutto il cuore di avervi offeso. V’amo, bontà infinita, v’amo amore infinito. Altro non desidero, che amarvi, ed altro non temo che vivere senza amarvi. Amato mio Gesù, non mi negate di venire più all’anima mia. Venite, poiché voglio prima mille volte morire che più discacciarvi, e voglio far quanto posso per darvi gusto. Venite ed infiammatemi tutto del vostro amore. Fate ch’io mi scordi d’ogni cosa, per non pensare, né aspirare che solamente a voi, sommo ed unico mio bene.
O madre mia Maria, pregate per me, e colle vostre preghiere rendetemi grato a tanto amore del mio Gesù.


1 [1.] Concil. Trident., Sessio 3, Decretum de SS. Euchar. sacramento, c. 2: «Ergo Salvator noster, discessurus ex hoc mundo ad Patrem, Sacramentum hoc insituit, in quo divitias sui erga nos homines amoris velut effudit».
2 [5.] S. FRANC. DI SALES, Sermon XX; Oeuvres, VII, Annecy 1896, 182-83.
3 [10.] Matth., 26, 26.
4 [11.] CHRYSOST., Expositio in Ps. 44, n. t. 11; PG 55, 200.

Fonte: intratext.com