di Luca Fumagalli
«Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate» (G. K. Chesterton)
La sindrome del criceto è un saggio che merita assolutamente di essere letto. In esso vengono catalogati e analizzati i mali dell’oggi, un’epoca sempre più vittima dei deliri di onnipotenza di chi celebra le magnifiche sorti e progressive dell’intelligenza artificiale, dei robot dotati di coscienza e della libera scelta del proprio sesso indipendentemente da quanto scritto nel DNA. La prosa è lineare e chiara, il tutto insaporito da numerose citazioni a sostegno delle argomentazioni di un autore che non ha nulla dello “scappato di casa” o del “complottista” da strapazzo. Difatti Alberto Contri, docente di comunicazione sociale all’università IULM di Milano, vanta un curriculum di tutto rispetto che lo ha visto impegnato su molteplici fronti nell’ambito delle comunicazioni sociali. Solo per fare qualche esempio, ha guidato la Fondazione Pubblicità Progresso dal 1999 al 2019, è stato consigliere RAI e ha ricoperto l’incarico di amministratore delegato di Rainet.
Il volume di Contri si apre con un’impietosa descrizione della classe dirigente italiana che, oltre a rendere ragione del titolo, svela i motivi per cui certi segmenti sociali della penisola sono così ben disposti ad accogliere a braccia aperte tante sconcezze del post-moderno: «Il nostro Paese (e non solo il nostro) è fermo a causa della diffusissima sindrome del criceto, di cui soffre molta parte delle classe dirigente. Intenta a perseguire obiettivi a breve termine o guadagni immediati, essa finisce per correre soprattutto per se stessa, condannando il Paese a non avanzare mai», proprio come il criceto sulla sua ruota.
Da una simile premessa si dipana un’indagine che procede per gradi, interessata innanzitutto a sottolineare come il progresso materiale e tecnologico, per quanto non da demonizzare in senso assoluto, abbia sempre e comunque delle conseguenze, spesso pericolosissime: basti pensare alla smania per l’elettrico in campo automobilistico che, al netto di una presunta diminuzione dell’impatto ambientale ancora tutta da dimostrare, porterà inevitabilmente alla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro; oppure al sempre più capillare uso del GPS – con il conseguente venir meno della capacità di orientamento – e della videoscrittura per i più giovani, che vari studi hanno dimostrato avere un rapporto diretto con l’insorgere in seguito di ritardi del linguaggio.
Ma i pericoli non si esauriscono di certo qui, tanto che tra scuola, propaganda mediatica e una distorta concezione del politically correct al limite del dittatoriale, è sempre più difficile ritrovare la bussola del buon senso. A tal proposito Contri parla di una doppia tenaglia: «Da un lato singolarità e transumanesimo puntano su un’ibridazione dell’uomo con il computer, così da diventare più efficienti e più rapidi, ma anche assai facili a manovrare e controllare. Dall’altro la pur meritevole battaglia per l’inclusione e l’uguaglianza di genere, che, per un’evidente eterogenesi dei fini, tende a costruire (meglio, decostruire) personalità indifferenziate, invertebrate, senza radici né tradizione, senza storia, memoria e punti di riferimento».
Per lo meno, a parziale consolazione, qualche altarino si sta scoprendo, e se nella Silicon Valley più di una voce si sta levando contro chi nutre una smisurata fiducia nell’onnipotenza di un’intelligenza artificiale capace di superare quella dell’uomo, nell’ambito della battaglia per la parità di genere persino un’insospettabile come la scrittrice J. K. Rowling è stata accusata di “transfobia”, mentre il docente canadese Christopher Dummitt, storico e teorico del gender di fama mondiale, ha ammesso candidamente di essersi inventato tutto, di aver basato le sue ricerche su presupposti meramente ideologici.
Per rispondere attivamente ai tanti problemi derivanti da uno scenario così desolante, Contri ha dato il via ai GRU (Gruppi di Resistenza Umana), un’associazione intesa a difendere il culto della bellezza e del sapere, di ciò che è buono e vero, ma soprattutto a sostenere la convinzione che la persona non è e non sarà mai una macchina, pena la sua fine. Il manifesto del GRU è esposto dettagliatamente proprio nelle pagine finali de La sindrome del criceto, prima che il libro si concluda con l’invito a collaborare per un futuro che sia davvero umano.
Il libro: Alberto Contri, La sindrome del criceto, La Vela, Lucca, 2020, 268 pagine, Euro 15.