Sintesi della 653° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa dell’epidemia di Coronavirus, preparata nella festa di San Camillo de Lellis (18 luglio 2021) e conclusa nella festa di Sant’Anna (26 luglio 2021). Le conferenze 654, 655 e 656, già postate su Youtube, sono state di Simone Gambini Bolchi. La conferenza numero 657, organizzata da Avanguardia universitaria e Comunità Antagonista Padana si è tenuta il 23 luglio 2021 al Bar Celuc, vicino all’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Titolo Stregoneria politica e ideologia LGBTQ” con relatori Martino Mora e Guido Taietti.
Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).
Nel 2019, anno dell’ effimera esperienza semi-sovranista del governo gialloverde, usciva la seconda edizione (rivista e ampliata) di LA NUOVA DESTRA IN EUROPA(1) di un giovane studioso di Saronno, Matteo Luca Andriola, cultore dell’ ambito della storia,della filosofia politica e della geopolitica.
Fin dall’ uscita della prima edizione, un atteggiamento di snobismo, se non di vero e proprio rifiuto da parte della galassia della sinistra radical-chic nei confronti dell’ opera, che curiosamente ha riscontrato molti più apprezzamenti a ” destra”…un rifiuto degli ambienti intellettuali di sinistra ,a mio avviso, ingeneroso, non fosse altro, per il paziente lavoro di ricostruzione e per il taglio storico e la profondità di analisi.
E’ rara oggigiorno nella pubblicistica “di sinistra”(il percorso ideologico dell’ Andriola è sostanzialmente estraneo al mondo politico di Destra) una chiave di lettura che rifiuti la criminizzazione o la demonizzazione del fenomeno della “destra populista” e che dia la priorità all’ analisi storica obiettiva…a tal guisa Matteo Andriola “non assolve e non condanna”, ponendosi in un atteggiamento ben differente,a d esempio, da Matias Farias (2) che nell’ ” Heidegger Renaissance” avvenuta in Germania verso la fine dello scorso millennio ravvisa tout court il fomite di crimini nazifascisti e islamo-fondamentalisti.
Vale la pena di ricordare che lo storico non può ridurre sistematicamente la propria opera a criminologia, l’avversario ideologico a demone, e che ogni tanto la demonizzazione dovrebbe acquietarsi e lasciare il posto alla “comprensione oggettiva”?
L’ ascesa dei populismi e delle Nuove Destre , secondo il sociologo Luca Ricolfi, si è articolata in tre fasi storiche a partire dai primi anni settanta: la prima definita fase della ” riapparizione”(1972-1984), caratterizzata dalla nascita in Francia del Fronte Nazionale di Jean_ Marie Le Pen, nel Nord Italia della Liga Veneta e in Scandinavia del Partito del Progresso; una seconda fase che il sociologo definisce di ” proliferazione ” (1984-2008).In questa seconda fase, si denota in Francia la profonda crisi del socialismo post-Chirac, la sua inversione di rotta che lo ha portato a sposare politiche liberiste ,contrarie agli interessi del popolo e dei lavoratori. In Italia si afferma la Lega Lombarda (poi Lega Nord) di Umberto Bossi, nonché un notevole consolidamento dell’ identitarismo, dei regionalismi e dei localismi; la critica al dirigismo e al centralismo burocratico di Roma, aspetti fagogitanti le autonomie locali, la rivendicazione di autonomia in materia fiscale, l’ amore per i dialetti (o lingue locali), l’ esaltazione del folklore celtico.
Nonostante nella Lega Lombarda prevalesse allora una cultura di matrice pagana (analogamente alla ” Nouvelle Droite” debenoistiana e a “Terre et Peuple”), non scevra di venature di anticlericalismo vero e proprio (ad esempio, nello stesso leader Umberto Bossi), non mancava una frangia cattolica tradizionalista, sedevacantista, il cui nucleo era rappresntato dall’ Istituto Mater Boni Consilii.
Infine, una terza fase dei ” “populismi”, la cosiddetta ” fase di sfondamento” va dal 2008 sino ai nostri giorni: in questa temperie rientrano la spinta ” revisionista” impressa da Marine le Pen al Front National (ad esempio, rispetto all’ ” antisemitismo” e alla politica estera filoaraba del padre Jean Marie, Marine mantiene invece rapporti amichevoli con lo Stato di Israele, ravvisa nell’ immigrazione islamica uno dei prodotti della globalizzazione), dallo scontro al ballottaggio nel 2017 tra Emmanuel Macron e la stessa Marine le Pen, dallo sfondamento di molti partiti populisti in Europa che raggiungono anche il 20% dei voti, dalla vittoria delle elezioni presidenziali negli USA nel novembre 2016 di Donald Trump, dalla Brexit, dalla breve esperienza in Italia del governo gialloverde, basato cioè sulla coalizione formata da Lega Nord e M5S (in seguito alla debacle subita dal centro sinistra)(3).
Di fronte all’ascesa delle Nuove Destre, soprattutto nell’ ultima fase di ” sfondamento” , l’ area di sinistra, fucsia e radicale, si è trovata non solo spiazzata, ma completamente incapace di interpretare il fenomeno.
Che’ certo le ” sinistre” ,in Italia come in Francia, non hanno saputo far altro che gridare al ” neofascismo”, al ” populismo”, reazioni emotive che hanno rivelato non solo una chiave di lettura estremamente semplificatoria del fenomeno in corso, ma anche la non volontà di riconoscere gli errori che la “sinistra liberale” e radicale hanno compiuto a partire dall’ avvento della Seconda Repubblica (4).
Tanto il Partito democratico (sinistra liberale) quanto formazioni politiche come Liberi e Uguali, Sinistra e Ecologia, Potere al Popolo hanno di fatto dimissionato dalle battaglie storiche per la difesa dei diritti dei lavoratori e dei ” diritti sociali”. Si sono rivelate o sorde o incompetenti a interpretare il malessere sociale e il malcontento popolare che sono dilagati a partire dalla maxicrisi economico- finanziaria che ha attanagliato l’ Europa a partire dal 2008.
Hanno assecondato tutte le politiche neoliberiste imposte da Maastricht e da Bruxelles: taglio della sanità e della spesa pubblica (austerity), privatizzazioni selvagge nei settori strategici dell’ economia, imposizione di sanzioni nel caso di sforamento dello “spread” e del debito pubblico, ” deregulation” nell’ ambito del lavoro, l’ elogio compiaciuto della ” flessibilità” ,salutata come ricetta miracolosa per il problema del lavoro,in realtà radice di precarietà cronica.
La galassia della sinistra non ha respinto questo modulo neoliberista, al contrario,lo ha assecondato tout court….rispolverare slogan “antifascisti” e ” antirazzisti” di fronte all’ ascesa della “destra populista” è davvero troppo poco per mettersi la coscienza a posto.
Una volta dimissionato dalle storiche battaglie per i “diritti sociali”, la “sinistra liquida” si è concentrata sulla propaganda dei cosiddetti “diritti civili”: campagne che hanno fruttato lauti compensi alle lobbies pro aborto, pro divorzio, pro eutanasia, pro gender e LGBT; in Francia il quadro non è meno degradante, in seguito all’ approvazione nel 2013 della legge Taubira che equipara sotto il profilo di diritti e agevolazioni la famiglia naturale a “quella” “omosessuale” (5).
L’irruzione di questo pensiero debole, il cedimento totale della politica alla secolarizzazione sono emblematiche in Francia della crisi del modello della socialdemocrazia e dell’ idea stessa di progresso…una crisi valoriale cui si è contrapposto non solo il Fronte lepenista, permeato comunque tradizionalmente da un’anima nazionalcattolica, ma anche formazioni come ” Bloc Identitaire” ( politicamente situato alla destra del ” Front National”), ” Grece” ed Europe – Action, uno dei cui dirigenti, Dominique Venner ha preferito sacrificare la propria vita (si suicidò riprovevolmente nella cattedrale di Notre Dame, con ogni probabilità, disgustato dall’ approvazione della legge Taubira) piuttosto che continuare a vivere in contesto sociale così nichilistico.
Una volta spogliatasi di ogni carica rivoluzionaria, la sinistra liberal si è arenata in una reazionaria tridimensionalità, le cui componenti sono le seguenti: “destra economica”( avallo delle politiche neoliberiste che, anno di grazia il 1992, preludio della seconda Repubblica, hanno comportato il progressivo smantellamento del ” welfare state e la privatizzazione delle aziende un tempo pubbliche nei settori strategici dell’economia, cui si aggiunge un inconcusso ossequio servile alla Nato e all’ Ue), “centro tecnocratico”( riduzione della politica,della campagna elettorale stessa a luogo di soddisfacimento degli introiti di lobbies di affari) ,”sinistra del costume”( nichilismo morale prodotto della vittoriosa”rivoluzione sessantottina”).
La sinistra liberal in pratica, in Italia come in Occidente, è entrata nell’ ordine di idee di propagandare come “diritti civili”, in conformità a un vacuo progressismo cosmopolita, a un libertarismo dissociato da ogni autorità, quelli che in realtà sono capricci di un individuo borghese perennemente insoddisfatto: trattandosi di ” capricci” e non di “bisogni naturali” (per definizione finiti) tendono a moltiplicarsi all’infinito e a disgregare la comunità (6).
In seguito a questa parabola discendente della sinistra, la “Nuova Destra” ha trovato la strada in discesa, perché ha saputo meglio “parlare al ventre della gente”, meglio interpretare il malcontento popolare, non di rado ha coniugato “valori di destra” a idee provenienti dal patrimonio della “sinistra storica “: lotta contro le privatizzazioni e contro la precarietà nel mondo del lavoro, rivendicazione di un”welfare state” solido per proteggere pensionati e fasce più deboli, talvolta battaglie ecologiste nella direzione di un antiglobarismo di destra(7),etc .
Per comprendere adeguatamente l’ascesa delle Nuove Destre e dei populismi non si può fare a meno di considerare un fenomeno assolutamente imprevisto fino a una trentina di anni fa : il nuovo volto del ” capitalismo” , che dal crollo del muro di Berlino si è presentato nell’ aspetto predominante di capitalismo finanziario: profitto privilegiato e parassitario di una casta di privilegiati-speculatori contrapposto al profitto produttivo di ceti medi e operai; a tal guisa, la chiave di interpretazione dei conflitti sociali contemporanei perde la obsoleta e consunta fisionomia di un asse verticale: Borghesia contro proletariato, destra contro sinistra, ” fascisti” contro ” antifascisti”; l’asse di interpretazione adeguato ora è verticale, nella misura in cui il conflitto sociale non oppone più borghesi a operai (in conseguenza della pauperizzazione del ceto medio stesso) ma semmai i detentori di capitale prodotto di usura e speculazione da una parte (elite dominante) e il corpo sociale costituito da ceto medio classe operaia dall’ altra.
L’ ascesa del “populismo identitario” peraltro è determinato dagli squilibri e dal panorama caotico determinati dai flussi della globalizzazione; l’ imposizione di un ” melting pot” sociale, in conseguenza di cui in ” una notte nera tutte le vacche sono nere” a ciascun gruppo etnico è richiesta la rinuncia alle proprie radici e tradizioni in nome della ” tolleranza” e dell’ ” integrazione”
I n tal modo si determina un sincretismo culturale,in cui non solo si compromette ogni spirito identitario, ma la possibilità stessa del dialogo…e proprio in questo globalismo livellatore e fagogitatore delle peculiarità etniche i conflitti si moltiplicano all’ ennesima potenza
Si può caratterizzare come “neofascista” la nuova Destra in ascesa?
Per quanto riguarda la formazione di Alain de Benoist, ci sarebbero alcuni fattori che avvalorerebbero il legame tra Nouvelle Droite e neo-fascismo, ad esempio” i rapporti intrattenuti in passato e di recente con le destre radicali, l’ uso del differenzialismo da parte dei populismi di estrema destra, la presenza in tali partiti di personalità provenienti a livello europeo dai circoli della Nuova Destra e alcuni episodi non ascrivibili a de Benoist che riguardano il “negazionismo” in sede storiografica”(8).
Ma si trattava negli anni 70′ di rinnovare la cultura di destra e di conquistare l’ egemonia culturale (il ” gramscismo di destra” è stata una componente essenziale della formazione di Alain de Benoist, al punto tale che essa è giunta alla svolta ” metapolitica”, traducendosi in un gruppo quindi prevalentemente culturale). Negli anni 70′ si trattava di fronteggiare il comunismo, per cui il Grece non disdegnava relazioni con associazioni come il Wacl ( lega anticomunista mondiale) e l’ Aico ( Associazione anticomunista).
Questi legami si allenteranno alla fine degli anni 80′ e , del resto, Alain de Benoist ha sempre negato la filiazione della sua Nouvelle Droite con il ” neofascismo”: egli prende atto della crisi dello stato centrale, dirigista, livellatore, certamente di ascendenza giacobina, ma che pure aveva caratterizzato i regimi fascisti; il suo modello è dunque l’ Europa delle regioni che in una rinnovata idea di Imperium trova splendore e solidità; rifiuta il modello dell’ Europa delle Nazioni.
Non mancano nostalgismi nazifascisti nei populismi di destra in ascesa tra la fine del XX e l’esordio del nuovo millennio, ma ad eccezione di poche formazioni ( l'” Oeuvre francaise”, la greca ” Alba Dorata” e forse l’ ungherese “Jobbik”) non si può caratterizzare la galassia di questi populismi come neofascista tout court.
Vi erano e vi sono certamente in formazioni come ” Front National”, “Bloc Identitaire”, ” Europe- Action”,” Mouvance Identitaire” ” nostalgici” di Vichy…ma tra la nostalgia del mito del ventennio e l’ effettiva sua ricostruzione corre un mare…..
In realtà, come già accennato, la gran parte delle formazioni politiche della Nuova Destra si caratterizzano in senso antidirigista, avvertono la crisi dello stato centrale tradizionale per la sua inefficenza e burocrazia elefantiaca. Prediligono dunque il modello regionale.
Formazioni quali la Lega NORD in Italia,il Vlaams Belang in Belgio, l’ FPO in Austria, l’ UDC in Germania, Bloc Identitaire e Nouvelle Droite populaire in Francia sono componenti della galassia di una destra metapolitica (non rimane quindi circoscritta al conseguimento di obiettivi politici, ma attribuisce funzione decisiva all’ azione culturale, rispolverando e riqualificando di segno il concetto gramsciano di ” egemonia culturale”). Queste formazioni, al contrario dei ” fascismi storici” totalitari e statolatrici hanno valenza di “regionalismi etnici”, di “populismi etno- regionali”.
Lo stato centrale di matrice giacobina, con tutti i suoi mali, burocrazia, assistenzialismo, pressione fiscale, disservizi, livellamento delle peculiarità etniche, rifiuto della meritocrazia ha raggiunto il punto infimo della sua parabola discendente.
De Benoist stesso in occasione del Colloquio nazionale del Grece tenutosi a Parigi il 4 febbraio 2001 in un intervento dal titolo “Jacobinisme ou federalisme?” ha affermato la necessità di una valorizzazione delle identità popolari per affrontare le sfide della globalizzazione e altresì per far fronte al totalitarismo statolatrico.
Il “Grece”, come i suoi addentellati “eretici”, ” Synergies Europenees” e ” Terre et Peuple” (9) non accettano il nostalgismo delle dittature fasciste del ventennio, prendono le distanze dallo stato etico che permeava i totalitarismi del 900; il populismo, che dovrebbe essere inteso come un metodo più che non come un’idea politica, richiede esso stesso maggior democrazia e partecipazione diretta del popolo alle decisioni; ma qui la democrazia viene dissociata dall’ egualitarismo astratto (le cui matrici sono l’ Illuminismo e il liberalismo) in quanto essa si concretizza nelle” patrie carnali” locali che lo Stato deve aiutare secondo il principio di sussidiarietà, anziché vessare.
La ” Nouvelle Droite” di De Benoist, che pure non è scevra di coloriture dell’ ” antimoderno”, né di influssi evoliani, non rifiuta la modernità tout court.
Non accoglie ad esempio il mito palingenetico dell’ era imperial- ghibellina, che tanto permeava il tradizionalismo esoterico evoliano.
Per il leader del Grece, nulla di più di una sterile illusione. Pur stigmatizzando i derivati deteriori della modernità, atomismo sociale disgregatore e egualitarismo livellatore, De Benoist non contempla come soluzione un’ ” utopia archeologica”; si tratterà allora di ritenere tutto ciò che di buono ha prodotto il mondo moderno in termini di progresso sociale e scientifico e, al contempo, postulare a fondamento della comunità un orizzonte di miti, ideali e valori quali collanti contro l’atomismo disgregatore, neutralizzando così il più possibile la spinta disgregatrice della colonizzazione.
Come facilmente possiamo evincere, l’Andriola anche nell’ edizione del 2019 disamina in profondità la concezione del de Benoist, che con il modello regionalistico– ha esercitato un notevole influsso sulle leghe dell’ Italia settentrionale e favorito il consolidamento di legami tra esponenti della Lega Nord ( ad esempio, Mario Borghezio e Franco Rocchetta e intellettuali della Nouvelle Droite), anche con prospettive metapolitiche in cui primeggiava l’ idea della ” regione” come “patria carnale” per eccellenza, ad esempio Terra Insubre.
Nondimeno, le analogie tra Lega Nord e Nouvelle Droite debenoistiana non vanno spinte oltre il lecito, soprattutto alla luce della recente evoluzione della Lega Nord (10).
È d’ uopo rimarcare la ferma opposizione del coordinatore di “Grece” ed ” Elements” a ogni accusa di voler fondare una particolare declinazione del neofascismo ( non mancarono negli anni 70′-80′ e non mancano tuttora, ma sono prodotto di una lettura per lo più superficiale,se non tendenziosa): per il suo rifiuto del ” totalitarismo statolatrico” e del modello corporativistico che era stato ideato da Bottai, in cui individuo, privato e pubblico trovavano conciliazione nel bene comune al di sopra delle divisioni di classe (11).
A partire dalla metà degli anni 90′, anche l’ osservatorio del mondo accademico rivela fermenti di identitarismo, nonché l’ aspirazione di molti studenti a vivere l’ esperienza della vita universitaria in modo alternativo, più solidale e comunitario,in modo da superare quel borghesismo dozzinale e piatto che riduce la funzione dell’ università stessa a mero esamificio.
Matteo Andriola non ha esaminato direttamente questo aspetto nella sua opera e d’ altra parte il suo sforzo di ricostruzione che all’ origine doveva produrre un semplice saggio online ed è sfociato alla fine in un’ opera sistematica, è encomiabile e sarebbe ingeneroso pretendere di più.
Nel 2002 (ri)nasce dunque in Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano il movimento culturale e militante del MUP, sostanzialmente metapolitico, impegnato cioè in battaglie non partitiche ma culturali, comunque vicino all’ ala cattolica tradizionalista sedevacantista della Lega di Umberto Bossi. Il MUP ha propugnato una revisione critica del “mito Risorgimentale’, ha costantemente esercitato una denuncia della dissoluzione che ha interessato la Chiesa cattolica a seguito del concilio Vaticano II, cui si è aggiunta una recisa presa di posizione a favore dell’ autodeterminazione delle etnie padano-alpine, un elogio di simboli paradigmatici dell’ indipendentismo lombardo come Alberto da Giussano, la rievocazione commossa dell’ epopea dei comuni Lombardi e del Papato contro le mire egemoniche di Federico Barbarossa durante il XII secolo.
Il 20 marzo 2006 avvenne la trasformazione di quel MUP in Comunità Antagonista Padana, una piccola e marginale parte degli attivisti preferì assecondare la parabola grigia discendente della Lega Nord, ormai involutasi in un partito nazionale qualunque, europeista, filoatlantista,e non scevro da un becero neoconservatorismo.
Invece una parte dell’ ex m.u.p, sotto la dirigenza di Davide Alemanni, Luca Fumagalli, Davide Canavesi, Enrico Restelli e poi Piergiorgio Seveso, scelse di mantenere fede alle campagne culturali originarie del movimento, dunque scelse la via dellla libera separazione che culminò nella formazione della C.A.P.
Gli antagonisti padani si prefiggono un orientamento di base metapolitico e apartitico, le loro. battaglie culturali stigmatizzano la dissoluzione liberale dilagante in seno alla chiesa cattolica a partire dal “Vaticano II”, nonché ogni ricetta pseudo tradizionalista, come ad esempio l’impostazione neocon fallaciana oppure teoconservatrice. Il riferimento di Radio Spada, casa editrice di cui Piergiorgio Seveso è presidente, in un certo senso vero e proprio organo delle battaglie culturali e militanti degli antagonisti padani, si prefigge l’ apologia e la proposta del cattolicesimo integrale preconciliare, non riducibile né alla categoria di ” liberale” né ” sociale”, di cui Mons Benigni, Mons.Delassus, Mons.Ernst Jouin, padre Meinvielle sono stati alcuni esimii portavoci. Nonostante vi sia una certa analogia tra il federalismo etnico debenoistiano e la visione localista della CAP, l’animosità anticristiana e pagana di Alain de Benoist costituisce un ostacolo insormontabile ai fini di un effettivo confronto culturale.
Da un po’ di anni la CAP collabora assiduamente con un altro giovane movimento universitario il, CUIB d’ Avanguardia, di orientamento nazionalrivoluzionario, di cui è responsabile Lorenzo Roselli. Le comuni battaglie identitarie e antiliberali hanno portato CAP e CUIB a confluire nel cartello elettorale di STURM UND DRUNG, in cui la sfida culturale alla globalizzazione e al mondialismo si coniugano con un’ indefessa battaglia a favore del principio dell’ autodeterminazione dei popoli.
A partire dall” autunno 2019, in Italia il ” populismo” e il ” sovranismo” cominciano la loro inaspettata parabola discendente, a seguito della fine dell’ effimera esperienza di governo gialloverde, che aveva rappresentato un barlume di “sovranismo” e di “populismo”, coniugando per quanto possibile sicurezza nazionale (controllo dell’ immigrazione clandestina) e maggior giustizia sociale, destando l’ impressione di un maggior peso della ” sovranità popolare” e di un minor allineamento ai diktat di Maastricht, Bruxelles e comunque dei mercati sovranazionali.
A due anni dalla pubblicazione della seconda edizione dell’ opera dell’ Andriola, il populismo non mostra ssegni di vita:il post-ideologico M5S e la Lega Nord che avevano rappresentato all’ indomani della campagna elettorale del 2018 il nocciolo del ” populismo” sono ormai rientrati nel sistema eurocratico, come attesta del resto l’ appoggio, con riserve talmente fragili da morire sul nascere, di Matteo Salvini al ” governo tecnico” di Draghi, massimo altoparlante ed esecutore delle politiche neoliberiste che promanano da Bruxelles. Una pallida opposizione viene da FDI di Giorgia Meloni, ma essa ha più il carattere dell’ astensione che non di un’effettiva possibilità di incidenza pratica.
Italexit di Luigi Paragone ( che precedentemente ha fatto un percorso nella Lega Nord e nel M5S, ora è candidato a sindaco per le prossime elezioni comunali a Milano), Ancora Italia di Francesco Toscano e Diego Fusaro (politologo di formazione marxista-hegeliana e docente di filosofia), il Fronte Sovranista italiano di Gilberto Trombetta ( candidato sindaco nelle prossime elezioni comunali a Roma) esprimono la non rassegnazione allo status quo, nondimeno sono esperienze politiche troppo giovani per aver, almeno al momento, prospettiva di incidenza pratica e hanno notevole difficoltà a superare persino la cosiddetta “soglia di sbarramento”.
Insomma, tempi duri per sovranismi e populismi… “destra economica” (austerity, taglio di spesa e sanità pubblica,etc) e “sinistra del costume” (disordine morale, annichilimento dei valori) sono il disgustante fronte che tiene le redini…
Addentrarsi nell’opera di Matteo Luca Andriola, sistematica “fenomenologia della Nuova Destra”,comporta che si perda inevitabilmente il filo conduttore… è inevitabile smarrirsi a causa della miriade di gruppi politici, riviste,convegni, eventi storici, confronti culturali, sigle,note bibliografiche .Nondimeno lo smarrimento è questione di pochi attimi, dopodiché, attratti dal fascino e dalla suggestivita’,non si può fare a meno di ripercorrere la pagina letta troppo frettolosamente.L
La preoccupazione di fondo di Matteo Andriola è proprio la sistematicità: egli non lascia nulla al caso, si studia di ripercorrere genesi, sviluppo, evoluzione dei movimenti riconducibili alla galassia della Nuova Destra in Francia, Belgio (13), Austria, Italia, Germania nelle tre fasi storiche: “riapparizione” (1972_84),”proliferazione” (1984_2008) e “sfondamento”(2008_2019).
Notevole merito di Matteo Andriola è anche quello di evitare di “tifare”, di operare la sua disamina con piglio ” oggettivo” e non emotivo.
Le sue fonti sono assolutamente di prima mano dal momento che il giovane studioso si è premurato di intervistare alcuni rappresentanti della Nuova Destra e di interagire con loro.
Maurizio Murelli, responsabile della rivista ” Orion” , nonché la sua consorte Alessandra Colla, hanno collaborato con Matteo Andriola per quanto concerne ricerche relative all’ eurasiatismo (la novità della seconda edizione di ” La Nuova Destra in Europa” è profilo dedicato alla visione eurasiatica e alla “quarta teoria di Alexander Dugin) e hanno aperto gli archivi della società editrice ” controcorrente” Barbarossa. Anche Marco Battarra, responsabile della libreria Spazio Ritter ha concesso all’ Andriola di accedere a preziosi e non facilmente reperibili volumi presso la libreria stessa. Matteo Andriola ha inoltre un costante carteggio con il dott. Claudio Mutti, cultore di linguistica nel ceppo ugro-finnico ed esperto di geopolitica, nonché attualmente responsabile della rivista Eurasia.
Il concetto di ” egemonia culturale” è fondamentale nell’ opera di Andriola(13), non è il caso dunque di sottovalutarlo come un dettaglio: l’ ascesa delle Nuove Destre è stata possibile , aspirando alla conquista dell’ “egemonia culturale”, segnatamente per quanto riguarda Grece e la Nouvelle Droite.
Soprattutto il movimento di De Benoist e la sua filiazione in Italia, la Nuova Destra di Marco Tarchi hanno valorizzato la” forma mentis” del gramscismo: gli aspetti culturali non devono affatto essere considerati fattori soprastrutturali,ma sono essenziali al fine della conquista dell’ egemonia. La metapolitica assurge a ruolo di ” regina delle discipline”, di cui la politica stessa è ” ancilla”.
In molti casi, nondimeno, la Nuova Destra ha dovuto revisionarsi e riposizionarsi; nella consapevolezza che, oggigiorno, quasi tutti gli intellettuali sono refrattari a definirsi” di destra”, soprattutto quando il termine allude alla ” destra economica”.
Se movimenti come il club dell’ Horloge di Gallou e Le Blat hanno scelto un’ impostazione di moderato conservatorismo liberale di ascendenza gollista, intellettuali del calibro di Alain de Benoist, Alain Soral, , David Steukeurs ( questi ultimi due hanno aderito alla Nouvelle Droite belga), Ugo Gaudenzi (oggi responsabile di ” Sinistra Nazionale”) e altri hanno preferito alla vetusta dicotomia ” destra o sinistra” (aut-aut) l’ endiadi “destra e sinistra”(et-et): la destra dunque circoscritta alla dimensione culturale e valoriale, dal momento che gli intellettuali sopra citati hanno pescato dal retaggio storico della sinistra le più importanti battaglie sociali.
Se oggi in Italia la ragione comunitaria è in crisi, questo è dovuto al fatto che gli stessi partiti che si definiscono ” sovranisti” e giornalisticamente vengono considerati ” populisti” non hanno granché a cuore la conquista di una posizione egemonica a livello culturale e rischiano di rimanere intrappolati in un vuoto ideologico assoluto. GSilviorazie per l’attenzione, cari amici della CAP e di Radio Spada.
Note
(1) Successivamente, però, il filosofo russo ha optato per un approccio decisamente più ideologico ( e meno geopolitico) identificando il ” nemico” non più nell’ America ma nel globalismo liberale, portandolo così a salutare con gioia l’ elezione di Donald J. Trump alla Casa Bianca”.
(2) si tratta della nota opera di Matjas Farias ” L’ eredità di Heidegger nel neonazismo, nel neofascismo, nel fondamentalismo islamico”, Medusa, Milano, 2008
(3) cfr. Matteo Luca Andriola, ” La Nuova Destra in Europa”, Paginauno, Vedano al Lambro, 2019, p.298
(4) Matteo Luca Andriola, ” la Nuova Destra…cit, pp.5-6( introduzione a cura di Giovanna Cracco)
(5) La legge Taubira,propugnata da Chirac e piu in generale dall’ area socialista liberale, determinò una scissione in seno alla formazione politica moderata dell’ UMP: i conservatori cattolici vi fecero opposizione, i laici la accolsero o,nella migliore ipotesi, si astennero. Tra questi, l’ ex ministro dell’ ecologia di Nicolas Sarkozy, Nathalie Kosciuko-Morizet, oriunda polacca e candidata sindaco a Parigi. L’ ala conservatrice del partito guidata dall’ ex frontista Guillaume Peltier mosse voto di sfiducia contro la Kosciuko.
(6)si veda la critica mossa da Marcello Veneziani alla ” ragione liberale” in ” Comunitari o liberal?”, Laterza,Roma,2006,pp.21_35
7) Si pensi all’ evoluzione del metapolitico Grece, portavoce della ” Nouvelle Droite” di A. De Benoist, che ha finito per prendere le distanze dal suprematismo di Guillaume Faye (anche egli esponente del Grece), per rifiutare ogni forma di razzismo, sia spirituale che biologico,e coniugare il suo “differenzialismo etnico” con l’ atiglobalismo, il ” terzomondismo, la presa di posizione cioè a favore dei popoli del ” Terzo Mondo”, vessati dallo strapotere delle multinazionali. La necessità di superare lo steccato ideologico tra ” destra” e ” sinistra” fu avvertita anche da Marco Tarchi, esponsabile di “Diorama letterario”, da Massimo Fini; per questi intellettuali, questa dicotomia rappresenta il detrito della democrazia borghese e, nonostante sia molto diffusa, si è rivelata assolutamente incapace di interpretare i conflitti del mondo contemporaneo. Anche il giornalista francese nazionale rivoluzionario Alain Soral è convinto che ” destra” e ” sinistra” siano categorie obsolete,trite e ritrite.
(8) cfr.Matteo Luca Andriola,” La Nuova Destra cit..p.97
(9) La differenza essenziale tra Nouvelle Droite e i suoi satelliti, cioè “Synergies Europenees” e ” Terre et Peuple” è nel carattere sostanzialmente metapolitico della prima, mentre i suoi ” addentellati” hanno obiettivi politici
(10) Infatti, la Lega Nord, dopo la svolta post Bossi, è diventata un grande partito nazionale, in grado di ottenere voti e consensi anche al sud Italia, mentre invece la Nouvelle Droite debenoistiana ha conservato la sua ispirazione etnico-federalista; inoltre, A de Benoist e’ marcatamente euroscettico, antiatlantico e favorevole a un’ intesa con la Federazione Russa che rappresenta un bastione contro l’ imperialismo a trazione atlanticocentrica, in grado di garantire un ” pluriversum” di popoli sovrani; invece, la Lega Nord ha di fatto cessato, dopo l’ esperienza del governo gialloverde, ogni battaglia anti-eurocratica
(11) cfr.Matteo Luca Andriola,” la Nuova Destra,cit..p.88
(12) Sull’ argomento cfr. Alain de Benoist, “Democrazia, il problema, Arnaud editore, Firenze,1985, pp.15-20
(13)la Nouvelle Droite fiamminga può essere considerata come un addentellato o filiazione di quella francese, pur avendo raccolto anche l’ eredità di Leon Degrelle.