Da una delle tante descrizioni che furono pubblicate dopo la solennissima Cappella Papale celebrata da Pio IX il 29 giugno 1867, XVIII centenario del martirio dei Santi Pietro e Paolo, riportiamo la nota biografica dei diciannove Martiri Gorcomiensi, uccisi dai Calvinisti il 9 luglio 1572 a Brielle in Olanda “per aver difeso l’autorità della Chiesa Romana e la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia“, e canonizzati dallo stesso papa Mastai Ferretti nel contesto del centenario apostolico.

I diciannove Martiri Gorcomiensi, che la Chiesa oggi [29 giugno 1867] canonizza, ricordano scene crudeli di sangue consumate in odio della religione cattolica. Alla storia luttuosa della morte di quest’invitti campioni della fede premettiamo un cenno biografico di ciascheduno di essi.
Niccolò Pik nasceva in Gorcum il 29 agosto del 1534. Guidato dallo Spirito del Signore, abbracciò la regola dei Minori Osservanti nella città di Bois le Duc nel Brabante. Sacerdote e predicatore, difese con gran frutto dei popoli la cattolica fede contro gli errori dell’eresia. Guardiano del Convento di Gorcum, si addimostrò il più umile dei suoi fratelli religiosi, non prendendo l’autorità del superiore che quando le dolci parole non valevano a moderare in alcuni i vizi e i difetti. Ricco di tutte le virtù era tenuto in concetto di Santo dai cattolici ed odiato dagli eretici, quale avversario potente. Condusse una vita pura, santa ed operosa in pro della fede dei popoli ed Iddio premiollo colla corona del martirio.
Girolamo venne alla luce nel castello di Werden, da dove prese il nome, nella Olanda nel 1522. Entrò ancora giovinetto nei Minori Osservanti della Germania inferiore, fra i quali emerse per altissimo ingegno negli studi filosofici e teologici. Andò in Terra Santa a spargere i lumi della fede per la devozione intensa alla tomba del Redentore e là visse alcuni anni nel convento di Gerusalemme. Tornato nell’Olanda, trovò la Chiesa Cattolica minata dall’eresia di Calvino, contro la quale prese a predicare percorrendo indefessamente le campagne. Di anima forte e di robusta eloquenza, sapeva confondere ogni maniera di errori. Iddio gli concesse il dono della persuasione e il dominio sugli spiriti infernali, cacciandoli lontano dagli ossessi solo ch’egli facesse loro il segno della Croce. Tenne l’ufficio di Vicario nel convento di Gorcum, da dove usci per morir martire della fede di Cristo.
Nicasio Tohuson di Heeze, castello dei Paesi Bassi, bevve le prime aure di vita nel 1522. Studente nell’Università di Lovanio, diè prova di grandi talenti mentre splendeva per cortesia di modi, bontà di cuore e possesso di cittadine e cristiane virtù. Egli pure si rese Francescano nell’ordine Minoritico, nel quale salì alla perfezione della vita con le penitenze, con le orazioni e con l’amore ardente a Gesù ed alla Vergine. Dottissimo nelle sacre scritture, ne traeva profitto per commentare al popolo la parola di Dio con immenso successo. Combatté valoroso l’eresia opponendo ai perfidi scritti dei Calvinisti le migliori opere pubblicate a difesa della cattolica fede, che egli traduceva e faceva ristampare col danaro raccolto coll’elemosina. Iddio lo rimunerò in terra col dono di profezia e con la palma del martirio.
Teodorico Embden, nato in Amersfoort della provincia di Utrecht nell’Olanda, fin da giovinetto per la sua indole placida e per la cura assidua delle cose di Dio, spiegò vocazione per la vita religiosa, ma soffrì l’opposizione dei genitori che lo volevano al secolo. Ajutato dalla divina grazia, vinse gli ostacoli e si votò all’Istituto del poverello di Assisi, vestendone le umili divise nella provincia della Germania inferiore. Esempio a tutti di santa vita ed inteso a guadagnare al Signore le anime, salì in concetto di santità. Chiamato in Gorcum, per più anni tenne l’ufficio di Direttore Spirituale di un convento di vergini terziarie di S. Francesco, finché la vita, matura di anni e di virtù, ebbe spenta dalla ferocia dei nemici di Gesù Cristo.
Goffredo è nativo di Merville in Francia. Ignoransi di lui l’epoca dei natali e la famiglia. Si sa che, giovinetto, fu ascritto alla religione dei Minori Osservanti e che in Gorcum nell’officio di confessore e di custode delle suppellettili sacre, zelò per molti anni l’onore di Dio. Fu pittore d’immagini sacre del Salvatore e della Vergine, che distribuiva generosamente ai devoti per ravvivare in essi la fiamma del divino amore. Modello di tutte cristiane virtù, coronava la vita soffrendo il martirio.
Willaldo di Danimarca moriva fra i tormenti intorno ai novant’anni dell’età sua. Già religioso francescano, fuggiva la patria invasa dall’eresia riparando nel convento di Gorcum, ove menò vita piuttosto angelica che umana, contento di espandere l anima sua ingenua verso Dio suo Creatore e la sua dolce Madre Maria. Per le diuturne mortificazioni cui assoggettava il suo corpo, venne chiamato l’uomo della gran penitenza.
Antonio di Werden ebbe comune la patria col vicario Girolamo, col quale fu santamente operoso a vantaggio spirituale della travagliata Olanda. Ebbe nome di valente sacro oratore e nell’ultima predica predisse al popolo l’avvicinarsi della persecuzione contro i cattolici, lo che avvenne di fatto rimanendone egli stesso vittima insieme ai suoi santi fratelli.
Antonio di Hoornaert, così detto dal paesello ove nacque da genitori poverissimi su quel di Gorcum. Preso l’abito di s. Francesco fra i Minori Osservanti, consumò intera la vita, catechizzando i popoli delle campagne e sollevando i poverelli per amore di Cristo. Iddio gli accordava in ricompensa l’aureola del martirio.
Francesco Rhodes di Bruxelles fu di santi ed illibati costumi e versatissimo nelle sacre e nelle umane lettere. I superiori Francescani molto s’impromettevano da lui a pro della Chiesa. Ma a Dio piacque aggregarlo alla schiera dei martiri in età giovanissima, non appena fu ordinato Sacerdote.
Pietro da Assche, piccola città del Belgio nel Brabante, fu laico, ma non meno glorioso innanzi al Signore. Menò vita umile e penitente, che finì guadagnando la Sede dei Giusti col martirio. E qui si chiude la gloriosa serie dei martiri Francescani.
Cornelio detto di Dorestat, dal luogo ove nacque nella provincia di Utrecht, fu grande per la semplicità dei costumi e per istraordinaria obbedienza. Penitente e laborioso in vantaggio dei religiosi fratelli, Iddio lo fece degno di spargere il sangue a difesa della Cattolica Chiesa.
Leonardo Wichel venne alla luce in Bois le Duc nel 1527. Da giovinetto diè prove di cristiane virtù; studente nell’Università di Lovanio, conquistò collo studio fama meritala di dotto. Rinunciò alle avite ricchezze per rendersi Sacerdote. Predicatore eloquente, operò grandi cose; eletto parroco in Gorcum, niuno mai più di lui si addimostrò premuroso del vero bene delle anime, combattendo gli errori satanici della eresia e trionfandone. Pio e mansueto, colle lacrime e colle orazioni guadagnava le anime a Cristo e dava quanto possedeva in elemosina. Zelatore delle ecclesiastiche discipline, ottenne con forte animo che le persone eretiche non tenessero più a battesimo i bambini di genitore cattolici. Cadde martire sul campo del Signore e per santità di vita risplende siccome uno dei più grandi eroi del Cristianesimo.
Niccolò Poppel di Weeld, paesello nell’Olanda e parroco di Gorcum, insieme col Wichel, ebbe comuni con esso la dottrina, le straordinarie virtù e lo zelo per la cattolica religione. Tutto di tutti, il mondo vivente per lui erano la casa del poverello, il letto del moribondo e la Chiesa. Nella persecuzione degli eretici contro i cattolici non volle fuggire da Gorcum, ma rimase al suo posto, difensore imperterrito della fede per la quale Iddio gli concesse di morire.
Goffredo Duneo di Gorcum fu di poverissima famiglia. Studiò nell’Università di Parigi, ove per la dottrina acquistata da discepolo in tempo breve sali sino all’ufficio di Rettore. Ordinato Sacerdote, andò poi parroco sui confini della Francia. Quivi meditando sulla dignità e sui doveri del sacro ministero, gli parve esserne indegno, onde a poco a poco perdette la ragione. Rinunciata la parrocchia si ridusse in patria ove menò vita pia ed angelica. Riacquistato l’antico vigore di mente, spirava coraggioso e fermo tra i tormenti, facendo olocausto di sé a difesa della religione.
Giovanni di Ostervican, castello del Brabante, prese l’abito dei Canonici Regolari di S. Agostino nel monastero di Brielle, ove menò vita penitente e mortificata, che continuò colla stessa costanza in Gorcum ove fu chiamato a reggere un monastero di Vergini Agostiniane, nel quale colle parole e con l’esempio fece rifiorire ogni maniera di sante virtù. Quando udì le persecuzioni e le morti dei confratelli di Brielle per opera dei Calvinisti gridò entusiasta: “Oh me felice! Oh me fortunato, se Iddio, come spero, mi farà degno del martirio!”; e Iddio lo esaudiva facendo che cadesse prigioniero e spirasse martire fra i più atroci tormenti.
Giovanni dell’ordine di S. Domenico tanto rifulse per cristiane virtù e per sapere, che i suoi superiori appena ordinato sacerdote lo inviarono parroco a Hornaar piccolo villaggio vicino a Gorcum. Quivi giunto, egli dedicossi con tanto zelo alla salute delle anime e alla difesa dei dogmi cattolici, che gli eretici suoi capitali nemici ne meditarono pubblicamente la morte. Ma egli, lungi dal lasciarsi intimorire dalle mene dei tristi, prosegui con più fervore di prima ad attendere alla cura del suo gregge e della stessa popolazione di Gorcum, ove il clero era stato presso che interamente imprigionato. Se però crebbe tanto il suo amore verso Dio ed il prossimo, crebbe pure a dismisura l’odio dei suoi persecutori dai quali ebbe finalmente il martirio.
Adriano Becan di Hilvarembeck nel Brabante, abbracciò l’istituto dei Monaci Premostratensi nell’Abbadia di S. Norberto di Middelburg e menò vita contemplativa e penitente. Fu mandato a reggere la parrocchia di Monster ove disimpegnò gli uffici del suo ministero con tanto zelo, che i fautori della eresia lo fecero segno più volte ad ogni maniera d ingiurie, di minacce e di insidie.
Giacomo Lacoss, illustre confratello del precedente, nacque in Audenarde nella Fiandra, e si rese monaco nella Abbadia di Middelburg. Ma gli errori di Calvino penetrarono sventuratamente nell’animo suo e lo indussero a spogliarsi del sacro abito monacale e a riparare fra gli eretici che lo acclamarono loro ministro e predicatore. Se non che Iddio parlò al suo cuore e siffattamente lo scosse, che dopo pochi mesi di traviamento fece ritorno al suo monastero, abiurò gli errori e domandò perdono ai suoi confratelli dello scandalo da lui cagionato. Fu in seguito sì fervido e sì rigoroso nel servizio di Dio, che i suoi superiori lo elessero coadiutore del vecchio Becan, parroco di Monster, col quale poi divise gli allori del martirio.
Andrea Walter, ultimo di questa gloriosa schiera di eroi, nacque ad Heinort, paesello vicino a Dordrecht. Eletto parroco, non sembra che la sua vita fosse troppo coerente alla Santità del suo ministero, ma allorché una turba di Calvinisti invase la sua parrocchia e gl’impose di rinegare la religione di Roma, egli ben comprese a qual nobile meta Iddio lo chiamava e fu confessore intrepido e martire invitto della Fede Cattolica.
I nomi dei Beati dei quali accennammo appena la vita ricordano una pagina di sangue insieme e gloriosa della Chiesa militante. Le scene funeste delle quali essi furono attori e testimoni avvenivano nell’anno 1572 in Gorcum, città dell’Olanda, provincia allora del dominio Spagnuolo, ribellatasi con successo di vittoria contro Filippo II. Era in Gorcum un presidio Spagnuolo comandato da Gaspare Turco, uomo energico e valoroso. Ad un tratto sul cadere di giugno delle bande armate di Calvinisti, condotte da Marino Brancio, escono da Dordrecht e si appressano in alto ostile per impossessarsi della città. Il capitano Reale si ritiro col suo presidio nella Rocca sperando essere soccorso in buon punto, ma le speranze fallirono: il Brancio impadronissi della città e dopo sanguinosi combattimenti anche la Rocca si arrese, a patto che sarebbe salva la vita di quanti si trovavano in essa, compresi i religiosi regolari ed altri sacerdoti che vi avevano ricercata protezione ed asilo. Questo patto fu violato per eccesso di odio contro la Religione Cattolica imperocché i tredici Francescani e gli altri uomini di Chiesa, ricoverati col Governatore nella Rocca, vennero gittati in orrido carcere. Dopo ventiquattr’ore d isolamento e di digiuno venne ad essi recata carne in abbondanza per saziare la fame, ma i servi del Signore la ricusarono essendo giorno di venerdì e si accontentarono di poco pane.
Non valgono le parole a narrare le sevizie sopportate con eroica costanza da quei santi uomini, i quali nel mirare alcune scale accomodarsi al muro dai soldati credettero che si volesse ad esse sospenderli, ma i manigoldi si contentarono di batterli con verghe affinché rivelassero il tesoro del danaro, che credevasi avessero riposto nella Rocca in gran copia i Cattolici. Poscia, ebbri dal furore e dall’odio, legarono il venerando parroco Niccolò Poppel per modo che gli si rese impossibile ogni movimento del corpo ed appuntatogli alla bocca un archibuso si minacciò di esploderlo, accompagnando la minaccia con ingiurie, le quali tranquillo sopportava l’invitto campione, ripetendo sempre: “Dio, ti raccomando l’anima mia”.
Nicolò Pik fu appiccato colla stessa corda della quale aveva recinti i fianchi, ma Iddio fece sì che la corda si spezzasse ed il corpo cadde senza moto sul pavimento. Lo rialzano gl’inumani ed appoggiatolo al muro gli abbruciano con ardenti fiaccole il viso, la lingua e il palato e gridando: “È morto!”, se ne partirono trionfanti dalla prigione. Lo piansero per un giorno intero i suoi confratelli, ma poi d improvviso lo videro muoversi ed alzarsi, lodando il miracolo che in lui aveva operato il Signore.
Ad uguali e più atroci sevizie furono fatti segno tutti gli altri durante la loro permanenza a Gorcum, donde furono tradotti a Brielle e lasciati per una intera notte sulla nave, esposti alle intemperie ed abbandonati ai patimenti della fame, prima di farli scendere a terra. E qui si disponevano gli scellerati a dar loro la morte, quando il senato di Gorcum fece istanza al principe d Orange affinché interponesse la sua autorità a favore di quei miseri e serbasse loro i patti della resa di Gorcum. Scrisse il Principe a Marino Brancio, imponendogli di salvare ad essi la vita e questi, tenendo a sé la lettera autografa, ne mandò solo una copia al conte Lomnio o Lumeo, comandante di Brielle, il quale, arrogante quanto fiero, ricusò di obbedire all’ordine ricevuto e decretò il supplizio estremo dei diciannove prigionieri.
Prima per altro volle che andassero processionalmente legati a due a due con inalberato il vessillo della Croce e preceduti dal carnefice per le vie di Brielle, fin sotto al patibolo, al quale dintorno comandò girassero più volte derisi ed ingiuriati dalla moltitudine.
Poscia rinchiusili di nuovo prigioni ed istituito per ipocrisia un giudizio e condannatili con iniqua sentenza ad ingiustissima morte vennero condotti il giorno 9 luglio 1572 fuori della città ed appiccati tutti alla trave d’una camera terrena in una casa abbandonata e mezza diroccata presso il monastero di S. Elisabetta, non senza averli prima straziati con crudeltà d’ogni maniera sino a strappare a brani la carne dal petto e dal braccio destro del Parroco Werden, per distruggere i segni della Croce che essendo egli missionario in Palestina vi si aveva impressi per memoria dei santi luoghi e per devozione.
La morte de Santi Martiri non saziò la rabbia feroce degli eretici che, tornati la mattina seguente al luogo del supplizio, presero ad insevire sui cadaveri, mozzando loro il naso e le orecchie; ed aperto ad essi il ventre e cavatine gl’intestini, ne fecero poi oggetto ributtante di osceno mercato. Dopo più ore del barbaro ed insieme stupido strazio per opera di un pietoso cattolico vennero finalmente sepolti in due fosse nel luogo stesso ove morirono, dalle quali furono tolti nel 1617 e nell’anno seguente recati con pompa solenne nella Città di Bruxelles ed esposti alla pubblica venerazione.
I patimenti, le eroiche virtù e i prodigi operati da questi eroi della fede cattolica valsero ad essi per decreto di Clemente X l’onore della Beatificazione, al quale la Santità di N. S. Papa Pio IX aggiunge oggi quello della canonizzazione solenne.
Testo raccolto da Giuliano Zoroddu
Immagine: Cesare Fracassini, I Martiri di Gorcum, 1867, Musei Vaticani (da wikipedia.org)
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