Articolo originale in inglese
Traduzione e adattamento a cura di A. P. N
Sono anni che in un modo o nell’altro, la stampa, ovvero il Quarto Potere, viene utilizzata nel peggiore dei modi. Quello di alterare la realtà. Il più delle volte i motivi sono una banalissima volontà della forza politica o organizzazione o singolo individuo solitamente oltremodo ricco. Cosa spinge questi soggetti a determinare l’andamento dei media noi non possiamo saperlo con esattezza. Possiamo tirare ad indovinare, ma non c’è bisogno. Perché lo scopo dell’articolo non è questo.
Qualche tempo fa in Canada sono stati ritrovati quasi 1000 cadaveri “per lo più” di bambini seppelliti. Ora già qui ci dovrebbe suonare un campanello d’allarme, perché la notizia ha dell’incredibile, dunque non bisognerebbe fermarsi ai titoli degli articoli ma proseguire oltre. I principali giornali italiani, specie quelli di “centro sinistra”, hanno trovato un modo che chiamarlo snervante è poco: gli articoli a pagamento. Un loro utente qualsiasi, che vede un articolo su qualche social, legge direttamente il titolo, aggiunge un commento (LacHieSaE’mEdiOeVo), condivide sdegnato e non prosegue nella lettura perché per leggere l’intero articolo bisogna pagare. Tra Netflix, Amazon Prime, Disney+, SKY e non ci capisce più niente.
Altri lettori, per esempio noi, per investigare devono non fermarsi al primo articolo, ma continuare a cercare. Cosa che abbiamo fatto…
A Kamloops, nella British Columbia, in Canada, i media rivelano la sconvolgente notizia del ritrovamento dei corpi di 215 bambini, in un cimitero (!), definendolo come una fossa comune (le esatte parole utilizzate per i crimini di guerra…). Bambini trascurati, abusati e abbandonati e infine seppelliti in un cimitero per nascondere le tracce.
Sarebbe una storia allucinante, se fosse vera.
Il Dott. Scott Hamilton, del Dipartimento di Antropologia dell’Università di Lakehead a Thunder Bay, Ontario, fu incaricato dalla Commissione per la Verità e la Riconciliazione, per indagare sulla questione. Le sue indagini hanno prodotto una versione completamente diversa di come sono andate le cose. Qui il rapporto completo.
Il rapporto del Dott. Hamilton.
Il rapporto inizia subito con le difficoltà riscontrate, in quante moltissime scuole, (Residential Schools) per gli Indigeni sono state costruite su precedenti convitti, in luoghi diversi e con lo stesso nome. Le evidenze sono state difficili da trovare perché questa storia va avanti da più di un secolo. Di conseguenza lo studio si concentra sui documenti ancora disponibili.
Mortalità degli aborigeni.
Secondo lo studio del Dott. Hamilton, la Tubercolosi è stata la causa primaria di decesso per la maggior parte degli aborigeni tra il XIX secolo e XX secolo. Nessuna cura era possibile all’epoca e inoltre gli indigeni avevano pochissima resistenza alle malattie dei nuovi arrivati europei. Le povere condizioni dei convitti hanno solo peggiorato ulteriormente la situazione. Una gran parte dei bambini ha contratto la malattia prima di giungere nelle scuole, la restante parte, nelle comunità delle scuole, costruite dal Dipartimento degli Affari Indiani, non dalle varie chiese.
Il rapporto annuale del Dott. Peter Brice, il Capo Ufficiale Medico per gli Affari Indiani, nel 1906 sottolineava la crisi di salute degli Aborigeni: “La popolazione Indiana in Canada, ha un tasso di mortalità del doppio rispetto al resto della popolazione”. Nel 1909 in uno studio su 243 studenti evidenziava la presenza importante della Tubercolosi su tutti i gruppi di età. Come se non bastasse, nel 1918 la devastante influenza Spagnola causò serissime difficoltà in queste popolazioni. Gli indigeni non avevano alcuna possibilità di reperire vaccini, anti-infiammatori, penicillina, o altre medicine antivirali. Dal 1948 il tasso di mortalità diminuisce, dovuto soprattutto al fatto dei miglioramenti della Medicina.
“Residential Schools” – I Convitti
Prima del 1883, i missionari Cattolici e Protestanti costruirono chiese e scuole e in alcuni casi anche ospedali per la cura degli Aborigeni di tutte le età. Queste scuole avevano lo scopo di istruire ed acculturare i bambini e facilitare il loro ingresso nella società. Solo nel 1883 il governo canadese si interessò della situazione e prese le redini creando nuove istituzioni che si premuravano di provvedere all’istruzione accademica e industriale con un occhio di riguardo sull’impiego ed integrazione nella società Euro-Canadese che era molto dominante. L’Ammendamento del 1920 dell’ “Indian Act” diede al Dipartimento degli Affari Indiani l’autorità di mandare tutti i bambini indigeni nelle scuole o convitti. Queste operazioni durarono fino agli anni settanta quando iniziò un declino importante per poi concludersi definitivamente nel 1996.
La politica del Dipartimento degli Affari Indiani sul seppellimento
Incredibilmente, il D.A.I, fino al 1958, non aveva una politica scritta sul seppellimento dei bambini dei convitti. Nonostante la rapida espansione delle scuole. Tuttavia, anche se non c’era una politica scritta, il Dipartimento non pagava le spese mortuarie o i trasporti della salma, a meno che il costo del funerale costasse meno del seppellimento dove lo studente moriva. In circostanze normali erano le scuole a coprire le spese mortuarie degli studenti e il modo più economico era di seppellire le salme nei terreni della scuola. Questi cimiteri inoltre, contenevano anche le salme del personale lavorativo, religiosi e non, deceduti in quel periodo. Con l’abbandono progressivo dei convitti, queste tombe con croci di legno, deteriorarono, così come anche i recinti che li circondavano. Questo perché il Dipartimento non si occupava del mantenimento di questi cimiteri. La responsabilità dunque cadde sugli istituzioni religiose che gestivano le scuole. Come se non bastasse, gli stessi cimiteri venivano usati anche dai cittadini delle località vicine, senza che però i vari municipi si preoccupassero del mantenimento.
Conclusione
Non è difficile comprendere la situazione complicata della gestione di questi convitti. Non tanto dagli istituti religiosi ma dal governo stesso canadese.
Le scuole, i collegi e i convitti erano letteralmente abbandonati e senza sostegno economico per la gestione basilare. Mancavano fondi e come se non bastasse non c’era alcun rimborso per le spese mortuarie degli studenti aborigeni, come anche delle altre persone che lavoravano in queste scuole.
Per le scuole cattoliche possiamo essere certi che i poveri indigeni deceduti abbiano tutti ricevuti i sacramenti e quindi potenzialmente ora si trovano in Paradiso. Per le altre scuole gestite dai Protestanti, la situazione è diversa, ma questa è un altra storia.
In alcune parti del mondo, in assenza di lapidi scolpite con dettagli sul deceduto, si metteva semplicemente una croce di legno, che nel corso degli anni ovviamente si deteriora. Questo rende difficile l’identificazione dei deceduti ed eventuali cause di decesso. Non c’è nessuna evidenza di tentativi di nascondere questi cimiteri come non c’è niente che provi che questi bambini sono stati abusati e abbandonati.
Questa storia è una storia drammatica e triste sotto molti punti di vista. Ma non è ragionevole, accusare la Chiesa Cattolica o altre istituzioni religiose di aver causato tutto questo, senza la minima prova. Se c’è qualcuno da colpevolizzare, quello è decisamente il Dipartimento degli Affari Indiani che non ha provveduto al finanziamento e al mantenimento delle scuole, dei bambini e dei cimiteri.
Dalla sua creazione abbiamo visto che la stampa, ovvero il Quarto Potere, viene utilizzata nel peggiore dei modi. Quello di alterare la realtà. In un era dove il tempo è prezioso e l’attenzione è minima, la società che vive di fretta, non ha la pazienza di verificare, controllare, studiare e trarre conclusioni. Questo la stampa lo ha ben capito e come potete ben vedere anche in questo caso, lo sfrutta maliziosamente per sconvolgere e gettare fango sulla Chiesa Cattolica che è il bersaglio più facile per acchiappare qualche “mi piace” in più.