da La Stella del Carmelo (IV, 2, febbraio 1877)

Chiunque con animo scevro da prevenzioni si faccia per poco a considerare antichissima origine dell’ordine Carmelitano, le svariate sue vicende, il suo dilatarsi per tutto il mondo, vero trionfatore del tempo e dello spazio, non potrà non confessare essere questa istituzione alcun che di straordinario, di grande, di privilegiato. La ragione però dei destini sì eccelsi di quest’Ordine appare subitamente manifesta appena si rivolga il pensiero agli auspicii sotto i quali esso è nato, al nome glorioso da cui s’intitola. Da quel giorno infatti che la misteriosa nuvoletta apparve dal mare sul Carmelo ad Elia, il culto della Vergine futura, in quella nube figurata. si stabilì tra i seguaci del santo Profeta; anzi l’Ordine da lui fondato divenne, come affermano antichi scrittori, l’Ordine sacro alla gran Donna che i presagi delle nazioni annunziavano in un colla venuta del celeste Riparatore del genere umano. Apparsa finalmente su questa terra la Vergine vaticinata, una santa cotal amicizia e fratellanza si strinse tra lei ed i successori di Elia dimoranti tuttora sul Carmelo e dopoché Ella al cielo fu assunta, l’Ordine Carmelitano, nella forma che era a quei tempi, riconobbe in lei la sua possente Patrona, la sua Madre, la sua eccelsa Regina. Quest’Ordine dunque apparve e nel suo principio e nel suo progresso come cosa esclusivamente propria di Maria. Nelle storie si leggono tal fiata le descrizioni dei pomposi corteggi di principesse: sappiamo che esse hanno avuto sotto i loro ordini cavalieri e dame di magnificenze adornati. Sarebbe stato mai da pensarsi che il Monarca dell’Universo abbia potuto lasciare priva la sua Madre di una milizia terrena e che questa non avesse resa grande onorata e perenne qual si conveniva ad una tanta Regina? No per fermo: e sebbene tutte le anime divote a Maria formino la di lei milizia, pur nullameno l’Ordine del Carmelo è per eccellenza la milizia della Regina dei cieli ed è perciò una milizia insigne privilegiata. Dietro al gran profeta di Tesbe, che l’infuocata spada di zelo ha brandito in difesa della gloria divina, si schierano i figli dei Profeti, gli Assidei ei solitarii del Carmelo, che di secolo in secolo, unitamente a migliaia d Anacoreti, sostengono intrepidi le spirituali battaglie contro il mondo, il demonio e talvolta soccombono generosi per la fede di Gesù Cristo. Ecco dipoi tutti quei cenobiti che riempiono l’Europa raccolti in forma regolare sotto lo stendardo della Regina del Carmelo. Essi col loro esempio luminoso di santità, colla loro dottrina e colla predicazione restaurano la virtù, abbattono il vizio, fan guerra all’errore e sempre e dovunque le glorie esaltano della loro augusta Regina e ne promuovono nei popoli il culto e la divozione. D’allato a questi generosi campioni militano tutti quei Confratelli e Consorelle del Carmine, il numero dei quali Dio solo. Che dire poi dei cori sterminati delle sacre Vergini che in Oriente ed in Occidente dai primi tempi del Cristianesimo fino ai tempi nostri, decorate delle insegne carmelitane, vennero presentate al gran Re nel cielo dietro la guida della loro Regina, a guisa che cantò il Salmista: Adducentur regi virgines post eam (Sal XLIV, 14)? Ah! sì, convien pur dire che i seguaci della Regina del Carmelo sono, a simiglianza dei posteri di Abramo, numerosi come le stelle del firmamento. Ella possiede questa milizia come suo retaggio e perciò ben può esclamare col citato Salmista: La mia eredità è preziosa per me (Sal XV, 6). E che preziosa e cara al suo cuore materno sia questa milizia spirituale chiaramente rilevasi non solo dalla assistenza e speciale favore onde mai sempre guardolla, ma singolarmente da quel celeste dono, segno visibile di sua protezione, onde la volle in terra munire. Il sacro Scapolare di Maria è, come ella stessa dichiarò a S, Simone Stock, segno di sua con fratellanza, privilegio pei Carmeliti, segnale di salvezza, scampo nei pericoli, alleanza di pace e di patto sempiterno. Esso è in una parola il vero scudo della Regina del Carmelo, elargito ai suoi militi a riparo dei dardi avvelenati lanciati continuamente durante la vita dagli infernali nemici. Un pio scrittore Carmelitano chiama a proposito l’antica favola dello scudo fatto apprestare da Venere nella fucina di Vulcano a difesa del suo Enea, il quale scudo era di forte tempra che tutti rintuzzava i dardi dei Latini (Eneide di Virg. VIII). Ma quanto meglio, e non favolosamente, potremo noi dire che Maria SS.ma ha fatto dono di uno scudo portentoso, sovrumano? Ascritti pertanto ad una eccelsa milizia decorata del Nome augusto della gran Madre di Dio, capitanati da un Profeta la cui vita e i cui portenti e destini son celebrati dall’antico e dal nuovo Testamento, cerchiamo noi tutti colla santità della vita e collo zelo per la gloria di Dio di onorare il vessillo sotto cui militiamo. Infuriando la pugna la Vergine benedetta dalla vetta del Carmelo guarda amorosa e sollecita tutti i suoi religiosi perseguitati e dispersi, tutti i confratelli della sua Congregazione esposti a mille pericoli e cimenti: a tutti i militi Ella dice: Si fortifichino le vostre mani e siate figli di fortezza (II dei Re II, 7) adesso domina la superbia … adesso dunque, o figliuoli, siate zelanti della legge … ricordatevi delle opere fatte a lor tempo dai padri vostri e vi acquisterete una gloria grande e un nome eterno (I dei Mac II 29 e seg.).

Testo raccolto da Giuliano Zoroddu

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