Matteo Zuppi, Cardinale Arcivescovo di Bologna, è uno dei membri più noti dell’Episcopato Italiano. Famoso per cose grottesche come la lettera alla Costituzione, per le sue lodi del 25 aprile, per essere un cardinale lontano dal palazzo (un’espressione che indica quei prelati che sono vicinissimi ai potentati specialmente se anticattolici), per essere un estimatore delle “genuine” lotte di Pannella, per essere – parole mai smentite del padre gesuita James Martin – “un grande supporter dei cattolici LGBT”.
Un porporato che non tralascia mai di arricchire l’uditorio con perle di saggezza impareggiabili.
Intervenendo alla Repubblica delle idee l’8 luglio scorso assieme a Romano Prodi (vedi lontananza dal palazzo di cui sopra), intervistato da Marco Damilano ha afferma:

“La Chiesa rischia di essere irrilevante anche se le statistiche sui credenti non sono tutto. Alcune scelte di papa Francesco sono importanti per i cattolici, e per tutti. La cristianità è finita, ripartiamo dall’essere evangelici, dal parlare con tutti, dal riprendere le relazioni con tutti. Essere una minoranza creativa che parla di futuro. Non difendiamo i bastioni, abbiamo tanto da lavorare per superare le difficoltà della Chiesa. La pandemia ha portato nuove domande, dobbiamo trovare insieme le risposte”.

Parole che potrebbero essere bollate solamente di essere di un’inanità raccapricciante se solo non si dovesse aggiungere che emanano pure la puzza orrida di una sessantottarda comune psichedelica fuori tempo massimo.
Espiriamo inoltre dolore, e lo facciamo da critici dell’autore, nel constatare che l’idea ratzingeriana della “minoranza creativa” sia stata sciorinata in siffatto contesto.
E non poteva mancare la domanda sul ddlZan e sul Concordato. Zuppi ride, ma ricomponendosi subito chiarisce:

“Era [la nota verbale della Segreteria di Stato] era una comunicazione molto interna che doveva restare tale … poi uno si potrebbe chiedere perché non lo è stata e a chi conveniva e perché”

E ha rassicurato i presenti sulla non ingerenza e anche, crediamo, sulla non opposizione di principio a leggi “antiomotransfobia” (del resto tanti vescovi italiani, anche conservatori come Camisasca, hanno preso e prendono parte a veglie LGBT contro l’omotransfobia). Infatti CEI è disponibile “a ragionare sul fare una legge che risponda alle necessità … trovare nuove risposte”! Ne eravamo certi!
Sublime infine la conclusione del suo discorso sul grosso problema antropologico della identità di genere: “Il mondo è un altro, la Chiesa è un altra, ma i problemi sono tanti”.
Non possiamo non concordare con Sua Eminenza. I problemi sono tanti: tra questi il fatto che uno come Zuppi sia un Cardinale di Santa Romana Chiesa e il fatto, ancora più scandaloso, che un modernista di tal portata venga invitato presso istituti tradizionali a tenere lezioni e a pontificare.

Fonte immagine messainlatino.it