Continuiamo la rassegna delle reazioni al motu proprio Traditionis Custodes dell’infelicemente regnante Bergoglio.
In un precedente articolo abbiamo segnalato la varietà delle reazioni: dalle reazioni dei sedeplenisti a quelle dei sedevacantisti; dal disappunto di alcuni vescovi alla ligia repressione operata da altri.
Particolare scalpore nel mondo conservatore e tradizionalista ha poi causato la soppressione della messa tradizionale a Valencia per decreto dell’eminentissimo cardinale arcivescovo Antonio Antonio Cañizares Llovera, per gli amici (ormai ex) “il piccolo Ratzinger”. Al fatto, invero sintomatico, abbiamo dedicato un breve commento.
Oggi vogliamo segnalare due reazioni alquanto particolari, strane (donde il titolo dell’articolo).
La prima è dell’abate di Fontgombault, dom Jean Pateau OSB. Si tratta di un intervista resa a Samuel Pruvot per famillechretienne.fr e tradotta in italiano dal blog messainlatino.it.
Il monaco giustamente mette in evidenza il turbamento provocato dal documento vaticano, il fatto che “il testo del Papa suggerisce che si deve fare di tutto perché la modalità di celebrazione nella Forma Straordinaria scompaia al più presto” e protesta che “l’unità del corpo ecclesiale è stata ferita fin dai primi tempi della riforma liturgica. Le legittime e diverse sensibilità liturgiche non sono state sufficientemente ascoltate”. Tuttavia, precisando che le accuse rivolte da Bergoglio ai fedeli che seguono la liturgia precedente la riforma montiniana sono aliene al mondo del (fu) Summorum Pontificum perché quelle sono cosa proprie della “scismatica” San Pio X, afferma: “Rifiutare questo testo sarebbe un grave errore, un’ingiustizia nei confronti del Santo Padre”. Obbedire quindi, ma non ciecamente. Poi dopo tante riflessioni sugli abusi liturgici nelle messe nuove, sull’odio del Professor Grillo contro la liturgia antica, sull’insegnamento liturgico di Benedetto XVI e sul grande successo della messa tradizionale fra i giovani, arriva una delle cose più esilaranti che si possa pensare di leggere: “Poiché di solito celebro nella Forma Straordinaria, continuerò a celebrare in entrambe le forme, in latino e in francese, in un immenso ringraziamento per la fedeltà di Cristo che viene a me attraverso la diversità della liturgia”. E via fra una messa al bando delle ideologie e dello spirito di rottura e il richiamo alla riforma della riforma di ratzingeriana memoria.
L’altra reazione è quella del vescovo di Fréjus-Toulon, mons. Dominique Rey. Sua Eccellenza, aduso alla celebrazione secondo le forme precedenti la riforma di Paolo VI, ha celebrato il pontificale conclusivo in San Pietro per il pellegrinaggio del Summorum Pontificum nel 2019. Fatte queste presentazioni, passiamo alle dichiarazioni. Le traiamo da una sua intervista pubblicata su aleteia.org. Anche qui pacata protesta del probabile sconforto provocato dal motu proprio e dalla lettera di Bergoglio ai fedeli legati alla (fu) forma straordinaria; costante insistenza sulla volontà di rimanere nell’unità ecclesiale e assicurazione che “le comunità tradizionaliste mi hanno dato invece l’impressione di chi offre prova di una grande fedeltà a tutto il magistero della Chiesa, e in particolare al concilio Vaticano II”; solito ricordo degli abusi liturgici nella liturgia nuova; assicurazione che “Papa Francesco, del resto, non ha abolito il messale di san Giovanni XXIII”; e gran finale.
Dice il Prelato: “Nella diocesi di Fréjus-Toulon, noi abbiamo elaborato l’anno scorso la “Carta San Leonzio”, che organizza in particolare all’interno della diocesi l’accoglienza e l’integrazione dei preti e delle comunità legati alla messa tridentina. Questa carta, votata all’unanimità dal consiglio presbiterale, chiede a tutte le persone e le realtà ecclesiali della diocesi l’accettazione del concilio Vaticano II, in particolare della sua riforma liturgica, nonché quella del magistero del santo Padre”.
Accoglienza e integrazione. Sembra di sentire un deputato a caso della sinistra nostrana, invece è un vescovo vicino alla Tradizione!
Insomma per quanto possiamo capire il blocco ex Summorum Pontificum (e altri indulti) agirà così: Accettiamo il Concilio Vaticano II (che come diceva san Paolo VI “è più importante del Concilio di Nicea”) e tutto il suo seguito (magari pure Amoris Laetitia e Fratelli tutti) e lotteremo per avere la messa tradizionale, a costo di dire esclusivamente la messa nuova!
Fonte immagine twitter.com
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