Un tribunale civile di Tel Aviv ha riconosciuto il diritto al risarcimento per un transessuale (“da uomo a donna”) che lamentava di aver ricevuto da un farmacista un trattamento discriminatorio e insultante, per l’ostinazione di questi nel chiamarlo al maschile, a motivo del suo timbro di voce, nonostante l’aspetto e il nome fossero acconciati al femminile.
I fatti risalgono al 2018 e la conversazione avvenuta nel negozio era stata registrata dalla persona trans, per fornire prova di quanto accaduto. Il farmacista era stato comunque licenziato poco dopo, appena intentata la causa.
Secondo i giudici, la condotta del negoziante è stata diffamatoria e discrminatoria fino ad integrare molestia sessuale, donde la sentenza che ha condannato la società proprietaria della farmacia a risarcire al trans 32500 shekel (pari a 9900 dollari). [Fonte: rt.com]
Qualche precedente in materia di misgendering, ossia di utilizzo ripetutamente erroneo o deliberato di pronomi personali e nomi che la persona trans “non sente (più) suoi”:
- 2015, la Commissione newyorkese per i diritti umani pubblica linee guida che vincolano datori di lavoro, locatori ecc. ad utilizzare i pronomi “preferiti” dalle persone con cui si interfacciano. Alla violazione dolosa possono seguire multe fino a 250mila dollari [fonte];
- 2017, il LGBT Senior Bill of Rights californiano prescrive che le case di riposo debbano assegnare e trattare i pazienti trans in conformità all’identità dichiarata. Violazioni dolose possono ricevere multe fino a mille dollari [fonte];
- 2018, un docente di scuola superiore in Virginia viene licenziato per non aver voluto usare il pronome “preferito” da uno studente trans. Ne segue una causa legale [fonte];
- Sotto la presidenza Obama si scatena negli USA la “guerra dei bagni”: quali spogliatoi e servizi igienici possono utilizzare le persone trans? La diatriba prosegue e nel 2019 (il presidente intanto è diventato Trump) la Corte Suprema sembra lasciare libertà ai distretti scolastici di stabilire politiche “inclusive” in merito [fonte];
- 2020, le linee guida dell’impiego pubblico in Irlanda del Nord vincolano ad usare i pronomi “scelti” dal destinatario. Violazioni dolose possono portare al licenziamento [fonte];
- 2021, la Corte d’appello federale dell’Ohio dà ragione (in nome del free speech) ad un docente universitario, minacciato di sospensione per essersi rifiutato di utilizzare pronomi che cozzavano con la realtà biologica dello studente, preferendo continuare a chiamarlo con pronomi neutri [fonte];
- sempre nel corrente anno solare, la “guerra dei bagni” per i trans approda in Italia, con barricate degli studenti a favore dei “discriminati” [fonte], linee guida e progetti pilota di “servizi igienici neutri” [fonte].
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