L’ASSUNTA E L’IMMACOLATA CONCEZIONE
Assunta perché Immacolata
di P. Gabriele M. Roschini, O.S.M.
4- NEL PERIODO CONTEMPORANEO (secolo XIX-XX).
La solenne definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione servì a mettere sempre più in evidenza il nesso strettissimo, necessario che essa ha con l’Assunzione. Nel 1849, il Card. Sterk, Arcivescovo di Malines e Mons. SANCHEZ, Vescovo di Osma[48], domandavano a Pio IX, insieme alla definizione dell’Immacolata, anche la definizione dell’Assunzione, con essa intimamente connessa.
Nel Postulato per l’Assunzione, sottoscritto il 23 febbraio 1870 da ben 187 Padri del Concilio Vaticano (fra i quali il futuro Leone XIII), veniva messo nel debito rilievo il nesso tra l’Immacolata Concezione e l’Assunzione[49].
Il CARD. ENRICO NEWMAN, dall’incorruttibilità di Eva innocente deduce l’incorruttibilità di Maria, anche essa innocente[50].
È ben noto come lo stesso Pio IX – il Pontefice dell’Immacolata – rispondendo alla lettera con cui la Regina Isabella di Spagna lo supplicava a voler definire come dogma di fede l’Assunzione corporea di Maria SS., diceva: « Non vi è dubbio che l’Assunzione nella maniera con la quale è creduta dalla comune dei Fedeli, è una conseguenza del dogma della sua Concezione immacolata»[51].
Non basta. In ben 171 Petizioni indirizzate alla S. Sede fino al 1942, dall’Immacolata Concezione si deduce l’Assunzione[52].
Ha svolto ampiamente, fra i moderni, il nostro argomento anche CARLO PASSAGLIA nella sua monumentale opera De lmmaculato Deiparae semper Virginis conceptu Commentarius (Napoli, 1855). Nella parte III, sezione sesta, egli passa in rassegna, in sette lunghi capitoli (suddivisi in vari articoli) la sentenza della Tradizione intorno alla Vergine SS. Nel capitolo sesto, suddiviso in sei lunghi articoli, egli svolge questo fondamentale argomento: nella Vergine SS., secondo la Tradizione, non vi furono gli effetti del peccato originale; dunque non vi fu il peccato originale. Egli osserva che, fra i vari argomenti che sogliono addursi nelle varie discipline, e che sono ritenuti decisivi («decretoria»), vi è anche quello che dall’esistenza o meno degli effetti arguisce l’esistenza o meno della causa. È il principio di causalità o di ragione sufficiente, adibito con molta frequenza dai Padri (o. c. pp. 973-1056).
Ma colui che meglio di qualsiasi altro ha lumeggiato il nesso strettissimo tra l’Immacolata e l’Assunta è il celebre DOMENICO ARNALDI (1818-1895)[53]. «Noi – scriveva il famoso difensore della tesi immortalista – nella B. Vergine non possiamo ammettere assolutamente una assunzione conseguente a risurrezione, una risurrezione conseguente a morte, una morte conseguente a mortalità – pena o a mortalità – natura: ma noi difendiamo nella B. Vergine Maria una assunzione conseguente a vita immortale, quale avrebberla conseguita i protoparenti se non avessero peccato, conforme alla primitiva ordinazione costituita da Dio per l’ordine soprannaturale di originale giustizia e santità, a cui era stata elevata graziosamente la umana natura. Insomma l’assunzione di Maria SS., per noi, altro non è che: la trasformazione gloriosa della vita immacolata e immortale della Vergine Maria in terra, nella vita immortale beatifica del cielo»[54]. La solida base di tale dottrina Egli la trova nel dogma dell’Immacolata Concezione, di cui l’Assunzione corporea, senza passare attraverso la morte, non è che il logico e naturale sviluppo, «un novello splendore di gloria per il dogma della concezione»[55]. «Per tale dogma – egli dice – viene decretato alla B. Vergine l’ordine di preservazione dalla colpa originale, ordine totalmente diverso dall’ordine che comprende noi miseri peccatori..»[56]. Quale lo stato conveniente alla Vergine SS. in forza dell’appartenenza all’ordine della preservazione, esclusivamente suo?… L’Arnaldi, con Boezio, ne enumera tre: «il primo è lo stato della innocenza originale nel primo uomo avanti la colpa: stato di potenza di non peccare e di non morire, e di possibilità di peccare e di morire. II secondo è lo stato in cui Adamo sarebbe stato mutato se non avesse peccato: stato in cui non avrebbe potuto né peccare né morire: stato di impeccabilità e di immortalità. Il terzo è lo stato di colpa in cui è peccato e morte»[57]. A quale di questi tre stati appartiene Maria? Sono da escludersi il primo ed il terzo, per evidenti ragioni. Rimane quindi il secondo: quello cioè «di piena immortalità terrena e di gloria destinato all’uomo viatore in premio di sua libera obbedienza a Dio»[58]. È uno stato ch’egli chiama di giustizia originale perfetta[59]. Un tale stato sarebbe toccato – egli dice – ai nostri progenitori innocenti, se non avessero peccato. Orbene, la Vergine SS. non peccò in Adamo, essendo stata redenta con redenzione preservatrice dalla colpa e non già liberatrice dalla medesima. Ella trionfò sul serpente infernale. Le si deve quindi concedere lo stato che era destinato da Dio ad Adamo innocente e vincitore del serpente, lo stato cioè di piena immortalità terrena e di gloria celeste[60]. Per provare poi che la portata della preservazione dalla colpa originale è per lo meno uguale alla portata della propagazione del medesimo negli altri discendenti di Adamo, lo Arnaldi ricorre al Decreto del Concilio Tridentino sul peccato originale. II Concilio termina il Decreto dichiarando che non intende comprendere in esso «la Beata ed immacolata Vergine Maria Madre di Dio» (Denzinger n. 792). Il Concilio perciò – ne deduce l’Arnaldi – separa la Vergine dalla massa peccatrice di Adamo sia riguardo alla propagazione del peccato originale sia per riguardo alla propagazione degli effetti del medesimo, poiché di entrambi aveva esplicitamente parlato nel Decreto[61]. Tanta perciò – secondo il Tridentino – «è la estensione della preservazione o eccezione dalla colpa originale in Maria, quanta è l’estensione della propagazione di essa colpa in tutto il genere umano»[62].
All’obiezione che Maria SS., quale vera figlia di Adamo, ebbe da lui una natura umana qual era in lui dopo il peccato e perciò viziata, priva cioè dei doni preternaturali d’impassibilità ed immortalità, l’Arnaldi risponde che «il dogma dell’Immacolata Concezione esenta la persona, ossia la natura individua umana della B. V. dal peccato originale: dunque esenta la persona, cioè la natura umana individua della B. V. dalla corruzione della natura umana pel peccato originale» [63]. Se infatti fu preservata immune dal peccato corrompitore della natura umana, fu anche preservata immune dalla natura umana corrotta. Tolta la causa, si toglie l’effetto, tolta la colpa, è tolta la pena. Se la Vergine avesse avuto la condizione di natura viziata dal peccato di Adamo, avrebbe avuto la natura corrotta dal peccato di Adamo: avrebbe avuto perciò una natura in stato di punizione come tutti gli altri uomini che hanno peccato in Adamo e perciò tanto in Maria che negli altri, la morte sarebbe stata in pena del peccato di Adamo[64]. In tal modo si viene a confondere l’ordine preservante la natura dal peccato con l’ordine riparante la natura umana dallo stesso peccato. La preservazione dal peccato, in tal modo, verrebbe illogicamente ed erroneamente a risolversi, in pratica, in una riparazione, ossia in una specie di Battesimo di Maria Santissima anticipato fin dal primo istante della sua concezione e non già in una creazione in istato di giustizia e di santità[65].
Rifacendosi, inoltre, alla dottrina di S. Tommaso sul peccato originale[66], l’Arnaldi dimostra come la preservazione della Vergine escluda da lei sia il formale (aversio ab incommutabili bono) che il materiale del peccato originale (conversio ad bonum commutabile, ossia: «Inferiores vires non subduntur rationi, sed ad inferiora convertuntur secundum proprium inceptum: et etiam corpus in corrumptionem cedit secundum inclinationem contrariorum ex quibus componitur»). Che la Vergine SS. sia stata preservata dal formale del peccato originale, è evidente e da tutti ammesso. Ciò posto l’Arnaldi si chiede: fu Ella preservata anche dal materiale dello Stesso peccato originale?… E risponde, a stretto rigore di logica: «Se il disordinamento delle forze inferiori verso la ragione e il disordinamento del corpo verso queste forze medesime sono guasti del peccato originale, se sono labi o macchie della natura umana decaduta, è assolutamente necessario negarle nella Vergine praeservata ab omni labe culpae originalis»[67].
All’obiezione: «la preservazione dalla colpa originale non esclude la morte», I’Arnaldi risponde osservando che, se ciò fosse vero, si avrebbe (oltre ai tre stati già esposti) un quarto stato (tutto proprio dei Pelagiani) in cui si avrebbe la morte a causa della colpa originale senza la colpa originale… ossia, si avrebbe una morte nella innocenza originale, una pena di morte senza merito di morte[68]. Logicamente quindi conclude: «La verità dell’assunzione corporea è contenuta implicitamente nel dogma dell’immacolata concezione come uno spontaneo germoglio di gloria dovuto naturalmente alla stessa preservazione da ogni labe di colpa originale per la maternità divina nell’ordine della consustanzialità materna col Verbo incarnato, nell’ordine cioè, dell’unione ipostatica della redenzione»[69].
Ma l’Immacolata Concezione – secondo l’Arnaldi – oltre ad esigere, positivamente, lo stato di giustizia originale perfetta, esige anche, negativamente, l’esclusione, di Maria SS., da qualsiasi mortalità o morte passiva, sia essa morte-natura o morte-pena di peccato. È necessario escludere la morte-natura, poiché lo stato di natura pura, quantunque possibile, di fatto non è mai esistito per nessuno, e perciò è impossibile, nel presente stato di elevazione della natura all’ordine soprannaturale, la morte-pena poiché suppone necessariamente lo stato di natura caduta per colpa originale[70].
La Corredenzione mariana – secondo l’Arnaldi – non esclude i doni preternaturali della giustizia originale. Egli distingue, seguendo l’Angelico (S. Th. I, q. 95, a. 3 in c. e ad 2; I, q. 97, a. 2 in c.) tra passioni corruttive e passioni perfettive e asserisce che i dolori e il sommo martirio della Vergine non debbono dirsi penalità ma passioni perfettive della natura umana nello stato di innocenza e perfezioni proprie della sola maternità divina. Esse infatti non provengono da un difetto individuale. In tal modo – secondo l’Arnaldi – si può conciliare in Maria il sommo martirio della Corredenzione con lo stato di giustizia originale perfetta, senza bisogno di libere rinunzie alla impassibilità e immortalità[71].
[48] Così scriveva Mons. Sanchez: «Quando inclinata est Sedes Apostolica privilegiatum declarare initium vitae Mariae definendo Immaculatam suam Conceptionem, offertur occasio declarandi etiam privilegiatum illius finem definiendo tamquam dogma Assumptionem suam corpolalem in caelum. Hoc modo sicut lex generalis «omnes in Adamo peccaverunt», non pro Maria sed pro reliquo genere humano constituta credetur, sic altera non minus generalis «in pulverem reverteris» non pro Deigenitrice, sed pro ceteris hominibus data tamquam de fide profitebitur» (Cf. Hentrich – De Moos, Petitiones.., t. II, p. 1056).
[49] «Immaculata Conceptio huc etiam potissimum spectat si enim a labe peccati fuit immunis, ita etiam ab eiusdem peccati poena, ideoque a corruptione carnis immunis debuit esse» (Cf. Martinus Ep. Paderbornensis, Omnium Concilii Vaticani, quae ad doctrinam pertinent, documentorum Collectio, p. 114).
[50] «lf Eve, the beatiful daughter of God, never would have dust and ashes unless she had sinned, shall we not say that Mary, having never sinned, retained the gift which Eve, by sinning, lost?» (Meditations and Devotions, 1941, I, 64).
[51] Hentrich – De Moos, Petitiones, II, 576.
[52] L. c., II, 739. È degna di nota la vigorosa argomentazione dei Vescovi dell’antico Impero Austriaco: «Immaculata insuper Virginis Conceptio huc etiam potissimum spectat. Si enim immunis fuit Virgo et preservata omnino a peccato originali, sin minus a morte, quam etiam Christus subiit, saltem a carnis corruptione et a plena mortis victoria, per acceleratam resurrectionem et gloriosam in caelum Assumptionem inmunem esse oportebat. Licet enim mors per se sit naturalis, in praesenti tamen statu est poena et sequela peccati originalis; quae ergo obnoxia non fuit peccato, nec morti, saltem in quantum similitudo cum Christo permittebat, obnoxia esse debuit» (L. c. t. I, p. 195).
[53] Cf. AMERI G., O.F.M., La Dottrina di Domenico Arnaldi sull’Assunzione della Beata Vergine Maria, in Marianum 12 (1950) 56-87.
[54] ARNALDI D., Tradizione della Chiesa sul transito di Maria SS. Immacolata secondo il Messale e il Breviario Romano, Acqui, 1881, p. 168 s.
[55] ARNALDI D., La definibilità dell’Assunzione corporea di Maria SS. Vergine Madre di Dio. Dissertazione Accademica, Torino, 1884, IV, p. 73.
[56] ARNALDI D., Note illustrative sul transito di Maria SS. Immacolata Vergine Madre di Dio, Acqui, 1880, p. 143.
[57] ARNALDI D., La definibilità, p. 15.
[58] ARNALDI D., Patrologia Latina sul transito della B. Vergine Madre di Dio Immacolata, Acqui, 1882, p. 385.
[59] Ivi, p. 17 ss.
[60] Ivi, p. 385.
[61] Ivi, p. 389.
[62] Ivi.
[63] ARNALDI D., Tradizione.., p. 174.
[64] «Corruptio naturae humanae est poena peccati originalis» (S. Th. I, 2, q. 87, a. 1).
[65] Tradizione… p. 175 s.
[66] De Malo, q. IV, a. 2.
[67] Patrologia latina, p. 392 s.
[68] lvi, p. 386. «Sed pelagiani quomodo dicunt: solam mortem ad nos transisse per Adam? Si enim propterea morimur, quia ille mortuus est, ille autem mortuus est quia peccavit, poenam dicunt transire sine culpa, et innocentes parvulos iniusto supplicio puniri, trahendo mortem sine meritis mortis» AUGUSTINUS s., Contra duas epistolas Pelagii, liber IV, c. 4 (PL 44, 613).
[69] La definibilità…, p. 75 s.
[70] Note illustrative, p. 68 s.
[71] «Dalle cose ragionate fin qui parmi potersi concludere: 1) La B. Vergine non patì e non poté soffrire penalità; 2) Le passioni della B. Vergine sono passioni perfettrici proprie dello stato d’innocenza; 3) La B. Vergine non può dirsi soggetta alla morte perché patì tanto da essere Regina dei Martiri; 4) Anzi perché fu Regina dei Martiri, e non soggiacque alla più terribile possa di morte, deve argomentarsi che fu immortale; 5) Che fu immortale non solo per la immortalità concessa ad Adamo innocente, ma inoltre per una virtù intrinseca soprannaturale d’immortalità propria della maternità divina per accompagnare degnamente il sacrificio dell’immortalità del Figlio, combattere, calpestare e trionfare in se stessa e nel genere umano la tirannia dell’inventor della morte, il demonio; 6) Che cotal forza d’immortalità nello stato innocente, è quale dono soprannaturale concretato e dipendente dalla giustizia originale, per cui la persona innocente è padrona delle forze inferiori e del corpo, e tutto ordina a Dio secondo la retta e santa regola della ragione, che è la stessa legge di Dio» (Note illustrative, p. 137 s).
Testo trascritto da Salvatore Di Simone
Il testo integrale si può leggere su Christus vincit.
Immagine: Placido Rapisardi, Immacolata Concezione, 1857, Chiesa di San Michele, Catania (da scuolaecclesiamater.org)
Assunta perché Immacolata – I Santi Padri
Assunta perché Immacolata – Gli autori medievali (sec. IX-XVI)
Le lezioni della Vergine Assunta
L’Assunzione di Maria e la vera glorificazione del corpo.
“L’Assunzione e la vita spirituale”. Un articolo del padre Roschini
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Sant’Alfonso Maria de Liguori. Discorso sull’Assunzione di Maria (1)
Sant’Alfonso Maria de Liguori. Discorso sull’Assunzione di Maria (2)