Sintesi della 660° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa dell’epidemia di Coronavirus, preparata nella festa dell’Invenzione di Santo Stefano Protomartire (3 agosto 2021) e postata nella festa di San Domenico di Guzman (4 agosto 2021). Le conferenze 658 e 659, tenute in video il 28 luglio 2021. sono in via di pubblicazione. Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).
Proporre frammenti della monumentale opera di Franco Cardini come storico del Medievo e saggista discende dall’ impossibilità di una trattazione sistematica di un intellettuale che è sempre stato estraneo alla logica del sistema chiuso, e soprattutto nella fase matura, è stato incline alla ricerca di nuove sintesi. Un intellettuale insomma ” trasversale” e incline al sincretismo, nel bene come anche nel male. È insomma l’indole stessa dell’ opera cardiniana, sempre in “fieri” a sottrarsi a qualsiasi velleità di disamina sistematica.
Idee ” sconfitte” dalla storia e nella storia….si è segnatamente ricondotti con il pensiero alla sconfitta del ” fascismo” o dei ” fascismi storici” nel 1945, a quella ( fattuale ma non ideale!!) del tradizionalismo cattolico a seguito del Concilio Vaticano II del 1963, infine a quella del comunismo nel 1991. Queste sono senza ombra di dubbie le tre sconfitte più eclatanti del mondo contemporaneo…ma in subordine ad esse, con il trionfo del pensiero merceologico su quello ideologico, sono state sconfitte (e sembrano oggi esanimi) molte altre nobili idee….la faziosità e l’ oblio di una visione organicista ( Franco Cardini ha sempre avuto a cuore una visione organicista come imprescindibile” conditio sine qua non” di un adeguato metodo nella pubblicistica, nell’ esegesi teologica, nella storiografia,etc) hanno determinato spesso l’ eclissi di un approccio oggettivo, non condizionato cioè da “tifi” o pregiudizi nella disamina storica. De hoc postea
Dopo l epilogo della Seconda Guerra Mondiale, la conferenza di Yalta, di cui furono espressione la filosofia liberal-empirista di Russell e la pedagogia pragmatista di Dewey, l’Europa era prigioniera nella morsa dello spirito pantecnocratico, annichilatore di ogni idea spirituale o anelito alla Trascendenza, declinato in forma individualista negli USA e collettivista in Unione sovietica.
Doveva rinascere, essere riportata a vita nuova l’ idea di “Imperium” seppellita dall’ individualismo borghese moderno, dal collettivismo comunista (che rappresenta un comunitarismo non naturale,ma forzato), dagli stessi nazionalismi aggressivi che avevano disintegrato l’ idea di Europa.
Dunque intorno al 1962 Franco Cardini aderì al movimento Jeune Europe (2) che si prefiggeva la salvaguardia dell’ idea di Europa, incompatibile sia con la sudditanza a Washington che a Mosca. Jeune Europe, dunque, era un movimento politico permeato da un identitarismo europeo, che in qualche modo raccoglieva l’ eredità della visione ” europeista” dell’ ultimo “Terzo Reich”. Il nazionalismo dell’ era dei ” fascismi” si era rivelato aggressivo e disintegrante, non aveva saputo realizzare un’ autentica unità pan_europea, né un’ “internazionale delle patrie”, aveva fatto il proprio tempo e andava oltrepassato. Cosi prospettavano gli aderenti di Jeune Europe, Carlo Terracciano, Franco Cardini, Claudio Mutti e Sergio Orsi.
L’I”mperium” europeo inoltre doveva avere il proprio fulcro nelle potenze terresti continentali, foriere di valori genuini, cavallereschi,eroici, mentre avversava la cultura talassocratica di matrice anglosassone (permeata da disvalori mercantili e dal primario dell’ oro), secondo un’ idea cara a C. Schmitt, a W.Sombart, a K.Haushofer, studioso nonché uno dei padri della scienza geopolitica, vissuto durante il Terzo Reich (3).
Nonostante questo, l'”Imperium” includeva anche la Gran Bretagna, dato che aspirava ad estendersi da Dublino a Vladivostok. Mirava altresì ad estendere il proprio spazio vitale in Russia, valorizzando la possente valenza identitaria e comunitarista dell’ c.d. “ortodossia”, barriera contro l’individualismo disgregatore di matrice atlantica e anglosassone.
Del resto, l’ attuale euroasiatismo costituisce la naturale eredità di Jeune Europe e Claudio Mutti che aveva aderito allora al movimento francese fondato da Jacques Thiriart oggi è responsabile della rivista “Eurasia”.
Cardini rimase con ogni probabilità in Jeune Europe sino al 1969, allorché esso si sciolse. Alcuni movimenti nazionalrivoluzionari, come ” Parti communotaire national europe’en”, ne ad avrebbero raccolto l’ eredità culturale.
Come già accennato sommariamente nel prologo Franco Cardini ha denunciato l’ eclissi di una storiografia obiettiva, segnatamente per quanto concerne lo studio del Medioevo e specificamente dell’ evento delle Crociate…per quanto una storiografia obiettiva di sana pianta sia impossibile.
Nondimeno, sarebbe meritevole per lo storico aspirarvi il più possibile con ricerche oneste adducendo “prove concrete, conseguire risultati plausibili alla luce di premesse scientificamente accettabili e controllabili (4).
In questo modo, è stato possibile demistificare la cosiddetta ” Leggenda Nera” della Chiesa cattolica, artatamente costruita dalla storiografia illuminista e giacobina, ereditata poi dalla contemporanea pubblicistica massonico-laicista (5)
Nondimeno, anche una parte della storiografia cattolica che ha ravvisato nel Medioevo un’ epoca ” aurea” ha talvolta difettato di dati documentabili, lasciandosi trasportare dall’ enfasi o dal ” tifo”
Ma tanto nella storiografia permeata dalla “leggenda aurea” del Medievo ( quella di matrice romantica che riconduce all’ epoca di ” mezzo” la nascita delle nazioni e dello” spirito di popolo”) quanto in quella illuminista-giacobina permeata dalla ” leggenda nera”(piena di calunnie e mistificazioni) vi è un indebito ricorso a categorie indebitamente ipostatizzate.
Secondo Franco Cardini, un po’ di nominalismo storiografico non guasterebbe. La stessa categoria di ” Medioevo” non è un concetto della storia, ma della storiografia. Entia multiplicanda non sunt praeter necessitatem….gli storiografi si sono trovati nella necessità di attribuire per convenzione un nome a quell” epoca di intermezzo tra l’ antichità pagana e il Rinascimento, intercorsa tra il V e il XV secolo, battezzandola ” Medioevo”, cioè ” età di mezzo… epoca che non fu già un vuoto temporale, ma anzi tempo autentico e vissuto.
Nondimeno, tanto i romantici che identificano il Medievo in un’ età aurea, quanto gli illuministi e i giacobini che la identificano con l’oscurantismo con la O maiuscola si lasciano trasportare dal tifo e dall” enfasi e non vagliano l’ epoca medievale nella sua profondità e coesistenza di aspetti contradditori, di luci e ombre.
Non può dunque esistere un Medioevo organico, tanto è vero che gli storiografi sono ricorsi alla ripartizione in” primo”,” alto” e “tardo medioevo, sottoperiodi che presentavano caratteristiche diverse se non contrastanti. In ogni caso, non è esistito in sé e per se ne’ il ” medievo buio” tratteggiato dai mangiapreti, né quello ” aureo” dipinto dai romantici e dai alcuni tradizionalisti troppo semplicisti 5).
Nell'”era di mezzo” coesistevano bellicismo e smilitarizzazione, mistica, contemplazione e laboriosa opera di bonifica, impulso all’ economia, mercati fiorenti, manifatture, persino il nucleo primitivo della moderna economia finanziaria.
Per lo storico fiorentino, anche categorie quali “Crociata” o ” Guerra Santa” sono mere ipostasi che non rinvierebbero né a una consistenza storica, né a una consapevolezza da parte della popolazione dell’ epoca… anche qui Franco Cardini contrappone il proprio nominalismo storiografico a certo indebito “essenzialismo storiografico”…i cavalieri avevano consapevolezza di sé come di “pellegrini armati” e non già di ” crociati”, per quanto la Chiesa benedicesse le loro missioni.
Inf ondato sarebbe ravvisare uno scontro di civiltà tra ” cristianesimo” e ” islam” dal momento che ci furono scontri in arme piuttosto tra” alcuni cristiani” e “alcuni musulmani”, per altro alternati a periodi di pacifica convivenza e proficui rapporti commerciali tra cristiani e maomettani.
La tesi dello ” scontro di civiltà” sembrerebbe peraltro dura a morire…dal momento che è stata riesumata nel XXI secolo in un contesto secolare e neoconservatore dallo storico Samuel Huntington. Ma per lo storico fiorentino essa è infondata tanto per quanto riguarda la lettura delle cosidette “Crociate”, che per quanto riguarda l’ odierno incontro-scontro tra Occidente e immigrazione islamica.
Lo scontro di civiltà, ieri come oggi, è sempre stata una tesi dei potenti della terra, interessati a balcanizzare le nazioni e suscitare conflitti endemici…la tesi dello ” scontro di civiltà” non è mai stata al servizio della gloria e prestigio della Chiesa cattolica.
A giudizio del sottoscritto, l’ analisi di Franco Cardini contiene sicuramente un fondo di verità; nondimeno, se da una parte gli “scontri di civiltà” sono distruttivi, non bisogna nemmeno cogliere al balzo l’ alibi per creare quel non meno deleterio dialogo religioso “sincretico-universale’”, tanto caro alle punte (per ora) estreme del modernismo post concilare.
Tanto la leggenda del” crociato martire” che quella del ” crociato dilapidatore sono fabbricazione di una storiografia faziosa, non hanno riscontro alcuno nella realtà storica (7). Luci e ombre, pregi e difetti, coesistevano invece nella tipologia dei ” pellegrini armati”
In ultima analisi, il ‘” pellegrinaggi armati” che animavano le cosiddette ” crociate” erano costituiti da individui in carne ed ossa: ad esempio vi erano, al seguito, della crociata bandita da Urbano II nel 1096 pellegrini nel cui animo coesisteva fanatismo e devozione, di atti predatori essi si resero autori, ma al contempo di temperamento immensamente pio; e ,se non di rado furono privi di scrupoli, tennero comunque alta durante tre anni di lunghe battaglie e stenti” la bandiera del loro cristianesimo millenario.
Non era esclusivamente la volontà di conquista ad animarli, essa coesisteva con sinceri ideali di giustizia. I cavalieri stessi che guidarono l’ impresa, Pietro l’ Eremita, Gualtieri Senza Averi, o la stessa Confraternita dei Tafuri avevano alternato temperamento pio e sincero modello di vita parco a iracondia, sembianza inerme a incredibile ferocia.
Dibattuto era l’ animo dei cavalieri pesanti assoldati dall’ imperatore di Bisanzio tra orgoglio e barbarie .Ma la storiografia, secondo Franco Cardini, ha soprattutto difficoltà a decifrare la tipologia dei Templari, liberi gruppi di cavalieri che aveva no scelto di permanere in Terrasanta per difendere le conquiste o difendere gli inermi. Coesisteva nel loro animo una doppia estasi: ora verso l’ ossequio all’ ideale di penitenza, ora l’ aspirazione all’ usura (avevano fama di banchieri spietati), ora verso l’ ortodossia ora verso la magia nera, ora verso la mansuetudine ora verso la povertà.
I loro stessi avversari maomettani generalmente li temevano e avversavano, nondimeno non mancavano sentimenti di ammirazione e simpatia nei loro confronti, ad esempio da parte dell’ emiro Usama. Di grazia, come possibile con tutto complesso di luci e ombre, chiaroscuro, incognite scegliere la direzione di una storiografia faziosa che ravvisa nel ” crociato” il ” dilapidatore feroce” e nel maomettano” il conquistato? Oppure viceversa, come è possibile stabilire l’ essenza della virtù dalla parte dei ” crociati” e l’ essenza del vizio dalla parte dei maomettani?
Ma Franco Cardini non è stato soltanto storico e saggista di notevole spessore sul Medievo, ma altresì politologo, conferenziere, polemista, acuto osservatore del mondo contemporaneo.
La civiltà contemporanea, segnatamente a partire dal XXI secolo, è un “Kali Yuga”, cioè una temperie di decadenza in cui la grande idea sconfitta è la politica; la ” res politica”, intesa come ” topos” di condivisione comunitaria di valori sani e ideali, è invasa dalla cancrena dell’ affarismo, del lobbismo, dall” onnipervasivita’ del libero mercato.
La subordinazione della sfera politica a quella economica è la massima espressione del ” Kali Yuga”.Ma si tratta di un processo di decadenza irreversibile? La dimensione stessa del ” sacro” è destinata a tramontare definitivamente? In base a dichiarazioni rilasciate lo scorso anno dallo storico fiorentino non è così. L’ evento cruciale della pandemia di coronavirus, che senza dubbio è un elemento fulcrante della storia del XXI secolo, non meno dell’ attentato alle Twin Towers del 2001, a suo giudizio, potrebbe essere il punto massimo della decadenza, a partire da cui si innesca il processo della risalita: intanto, l’evento stesso della pandemia ha indubbiamente determinato un confuso risveglio del “sacro” e del sentimento religioso in molta parte dell’ umanità.
Ho accennato en passant all’ attentato alle Twin Towers del September, eleventh,2001 come evento fulcrante della storia del Terzio Millennio. Punto di partenza di una nuova era? Oppure punto di arrivo di vecchie ere precedenti, momento apicale dell’ esplosione di un’ emergenza?
Allora si determinò la sconfitta a livello mediatico dell’ idea di un’ informazione corretta, cioè non unilaterale, ma basata sul criterio del policentrismo (qui Franco Cardini è in linea con le posizioni di politologi autorevoli, come Marco Tarchi e Tiziano Terzani).
In quel tragico September eleventh, 2001, la sovrinformazione mediatica rischiava di coincidere con la disinformazione; in forza del comprensibile shock dell’ evento ( era stato colpito il fulcro del potere politico della superpotenza mondiale fino allora creduta invincibile) le masse in Occidente credettero alla versione ufficiale , quasi che possedessero un’immagine nitida e incontrovertibile (now_here). Non sottoponendo generalmente a critica (a epoche’, per dirla con E.Husserl) la versione ufficiale stessa, non si domandarono se quell’ informazione all’ apparenza indubitabile non fosse per caso prodotto di falsificazione e mistificazione(8)….il now here poteva dunque coincidere con il no where, cioè con una versione senza luogo e senza fondamento.
Si determinò allora in buona parte della pubblicistica e mediatica occidentale un’ acritica identificazione nel ” culto dell’ America”(il mantra ripetuto ” ad nauseam” ” siamo tutti americani”).
Inoltre, la recrudescenza della tesi di Samuel Huntington sullo scontro di civiltà tra Cristianesimo ( ovvero Occidente) e Islam, la ” crociata anti- islamica” foraggiata nei circoli neo – conservatori (ad esempio, nell’ osservatorio del ” Christian Science Monitor”), ma anche da parte della cosiddetta ” Destra cristiana ” Usa, in cui il ruolo dominante è svolto dai Pentecostali e dai Battisti (9).
Prigionieri di una sorta di “vittimismo indotto”, i circuiti mediatici occidentali non si interrogavano sulle radici dell’ odio del Medio Oriente musulmano nei confronti dell’ Occidente (determinato, ad esempio, dai bombardamenti umanitari e dalla permanenza di truppe statunitensi sul suolo Saudita, con conseguente importazione di alcolici e costumi occidentali, anche dopo la liberazione del Kuwait dall’ invasione irakena nel 1991) e per quanto i ” misteri”(10) si infittissero, un sistema massmediale genialmente architettato provvedeva subito a dissolverli
Nell’ ultima sezione della conferenza intendo affrontare, ancorché sommariamente, la questione del ” tradizionalismo” cardiniano”. Lo storico fiorentino ama tuttora definirsi un “cattolico tradizionalista”, a suo giudizio, anche dopo il concilio Vaticano II la Chiesa cattolica costituisce la Presenza Salvifica incorrotta contro tutti gli aspetti deteriori che concorrono al “Kali Yuga” del mondo contemporaneo: capitalismo sfrenato, segnatamente nel suo accento deteriore di usura, affarismo, individualismo, nichilismo a livello valoriale. Per questo egli contesto’ anni orsono ai neo cons e agli ” atei devoti” l’ equazione tra Cristianità e Occidente: a partire dall’ Umanesimo, con l’ avvento della secolarizzazione, le sorti dell’ Occidente e della Chiesa cattolica si sono divaricate; il mondo occidentale è stato permeato dal processo di secolarizzazione, sino al post moderno momento apicale della perdita del “sacro”, al punto che la categoria di Occidente si è cangiata in quella deteriore di “Occidentalismo”(11).
La Chiesa invece ha svolto sino ai nostri giorni un ruolo antagonista al mondo moderno corrotto, come attestano i costanti richiami dei documenti pontifici contro il capitalismo usuraio.
Si può ravvisare una coloritura guenoniana nel ” tradizionalismo” cardiniano? A mio avviso assolutamente sì dal punto di vista del metodo e della ” forma mentis”, ma non dal punto di vista dei contenuti.
Per Cardini, la Chiesa Visibile parrebbe non essere affatto l’ espressione essoterica e superficiale di una Tradizione primordiale da recuperare, ma l’autentica Potenza Salvifica.
Per Franco Cardini dunque sussiste piena i”ermeneutica della continuità”, non già della rottura tra magistero pre-conciliare e post-conciliare; e su questo punto, non ce la sentiamo assolutamente di seguire il suo percorso… Tutto è avvenuto senza soluzione di continuità, secondo Cardini, come se non ci fosse stata la svolta modernista determinata dal Concilio del 1962-65, permeato da preoccupazioni puramente “pastorali” eversive e niente affatto di salvaguardia della dogmatica.
Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco non asi sarebbero allontanati dal magistero ecclesiastico “tradizionale”. Una cantonata non indifferente…ad esempio, con il pretesto di porre la liturgia” al servizio del popolo”, il Concilio Vaticano II ha abolito il Vetus Ordo Missae (parziamente ripristinato da Benedetto XVI nel 2007 con il motu proprio “Summorum Pontificum) e stabilito il Novus ordo Missae, stravolgendo letteralmente la liturgia. Nondimeno il risultato non è stato purtroppo quello di un avvicinamento del popolo alla celebrazione liturgica, che’ negli cinquanta anni si è assistito a una dissacrazione e disaffezione rispetto alla celebrazione liturgica, che non ha precedenti nella storia. E questo sfugge a Cardini.
Il Nostro non sembra constatare la svolta in senso idolatrico dell’ attuale pontificato di Bergoglio, un magistero ormai non avente più come preoccupazione somma la Salvezza Eterna, ma la “salute corporea”e le questioni ambientali.
Quando i cattolici “tradizionalisti” denunciano questi aspetti, Franco Cardini controbatte che si tratta di polemiche tendenziose e infondate.
Come può lo storico fiorentino considerare, peraltro, particolare insignificante il fatto che storicamente la Chiesa ha sempre ricoperto un ruolo controrivoluzionario, si è sempre opposta alle rivoluzioni, a quella giacobina del 1789 come a quella ” bolscevica” del 1917…..mentre oggi la ” Chiesa cattolica” non fa opposizione alcuna all’ ultima fase della rivoluzione satanica : “la rivoluzione del costume”.
In realtà, uno dei maggiori, non trascurabili ingredienti della svolta modernista è il fatto che l’attuale magistero ravvisa una componente salutare nelle rivoluzioni storiche, anziché la spinta disgregatrice e sovversiva della legge naturale e divina.
Ma Franco Cardini non si rassegna all’ eclissi della tradizione cattolica oppure non vuole farsene una ragione. A suo giudizio, il magistero ecclesiastico Tradizionale splenderebbe inconcusso anche durante il pontificato di Bergoglio, che pure avrebbe esordito contro l’ usura, il capitalismo finanziario e le ” amenità” della “Rivoluzione sessuale…ma poi si è piegato al senso della storia e ai Potenti della Terra.
Che la tradizione cattolica sia lettera viva, imperitura, in saecula saeculorum è insindacabile. Portae inferi non praevalebunt. Che essa sia stata incarnata nei pontificati successivi al Concilio del 1962 è assai discutibile, anzi largamente improbabile.
Cari amici di Radio Spada e della C.A.P , buona lettura!
(1) è notevole il fatto che al riconoscimento dell’ indiscutibile merito di una paziente ricostruzione della storia del Medievo,delle pregevoli competenze storiografiche, si aggiungano alcune riserve critiche, presentate nell’ ultima sezione della conferenza: segnatamente l’ incompatibilità tra la professione di ” cattolico tradizionalista” e l’ accettazione del magistero post concilare
(2) “Jeune Europe” fu un movimento politico della ” Nuova Destra” e fu fondato dall’ attivista belga Jean Thiriart. Si proponeva di oltrepassare il veteronazionalismo dei ” fascismi storici” e rifondare un” nazionalismo europeista”. Salvaguardando dunque, secondo un’ idea cara a C.Schmitt e a M.Heidegger, l’ entità geopolitica europea schiacciata dalla duplice tenaglia dell’ americanismo e del collettivismo sovietico. Il nazionalismo aggressivo che aveva posto nel corso del periodo storico 1920-1945 le nazioni europee in competizione fra loro era un vuoto a perdere. Si trattava di riesumare l’ idea di “Imperium”, come entità geopolitica connotata in senso europeista o euro-asiatico che mirava a estendersi da Dublino a Vladivostok. Giornalisticamente ascritta all’ “estrema destra”, in realtà ” Jeune Europe” rifiutava le connotazioni di “destra” e ” sinistra”, partorite dall’ ideologia liberale. Affinità ideologiche rispetto alla formazione di Thiriart presentavano movimenti italiani della ” destra radicale” post-fascista, “Ordine Nuovo”, “Terza Posizione”, ” Meridiano Zero”, etc
(3) un profilo di Klaus Haushofer cui va attribuita la fondazione della scienza geopolitica lo troviamo in un opera di Matteo Luca Andriola, ” la Nuova Destra in Europa”, Paginauno, Vedano al Lambro,2019,pp.280-282
(4 )cfr.Franco Cardini,” Processi alla Chiesa”, Piemme, Casale Monferrato,1994,p.5, introduzione
(5) due tipologie di calunnie furono storicamente mosse alla Chiesa; quelle che attaccavano il magistero e la realtà ecclesiale in nome del modello etico_ antropologico di matrice illuminista,volteriana. Quelle storiche meno insidiose e malevole ma in compenso più diffuse secondo cui la chiesa avrebbe ” tradito” l’originaria dottrina di Gesù e degli Apostoli e cercato l’ accordo con i tiranni
(6) probabilmente,il termine” Medioevo” è stato coniato da alcuni eruditi del XVI secolo: i ” centurioni di Magdeburgo” autori della prima grande storia protestante della Chiesa, fortemente polemizzante verso il cattolicesimo e il cardinale cattolico Baronio autore degli Annales ecclesiastici. Gli uni e gli altri consideravano il Medioevo un’ era di decadenza e affrontarono la questione di una definizione di quell’ “era di mezzo” che intercorse tra il V e il XV secolo, interposta tra Antichità e Rinascimento, attribuendo ad essa il nome di ” Medievo”. Ma mentre Baronio aveva ravvisato la radice della decadenza nelle invasioni barbariche, i ” centuriatori di Magdeburgo” la ascrissero all’ “oscurantismo” della Chiesa cattolica. cfr.Franco Cardini,” Processi alla Chiesa,cit,pp.223- 234
(7) In un articolo apparso su Effedieffe il 16 luglio 2013 Luigi Copertino difese Franco Cardini dalle accuse di alcuni ambienti cattolici teocon, secondo cui lo storico fiorentino avrebbe deprezzato le crociate e altri eventi eclatanti della storia del cattolicesimo (la battaglia di Lepanto) e avrebbe profilato un dialogo ecumenico con l’ Islam. In realtà, Cardini difese sempre il carattere universale del cristianesimo, contro la sua riduzione sociologica. Cosi, negli anni 70′,difese la liturgia e simbologia cristiana contro la ” leggenda nera” della chiesa alimentata dai “cattolici del dissenso”.Finita quella stagione,si inaugurò quella del neo-conservatorismo (l’ iperliberista scuola di Chicago fece a pezzi il pensiero di De Mainstre, De Bonald e Burke) che “innalzando la bandiera del cristianesimo” identificava in realtà Occidente e cristianesimo. Si parlò allora di ” ateismo devoto” e si ridusse il cristianesimo a mera religione civile. Franco Cardini prese coraggiosamente posizione contro questa strumentalizzazione.
8) Franco Cardini contribuì’ assieme a giornalisti di notevole spessore come Giulietto Chiesa, Massimo Mazzucco, Maurizio Blondet, Thierry Meissan, David Ray Griffin alla versione revisionista dell’ 11 settembre 2001; ma mentre gli altri giornalisti citati inclinavano decisamente per la versione di un attentato “made in Usa”( si veda la ” trilogia” di Maurizio Blondet: “11 settembre : colpo di stato in Usa”, ” Osama Bin Mossad”, ” Israele,gli Usa,i l fondamentalismo islamico” (edite per Effedieffe), Cardini non escludeva l’ ipotesi della mano di Al Qayda, pur senza tuttavia poterla suffragare con prove concrete.
Sulla base dell’ intreccio tra comunitarismo, identitarismo, ” terzomondismo” e antiatlantismo che connotano la concezione di Cardini possiamo delineare un suo percorso ideologico tortuoso, ma non incoerente che secondo Luigi Copertino includerebbe tradizionalismo cattolico, fascismo di sinistra, anarchismo di destra e socialismo non marxista. L’ anarchismo di destra rinvia alla posizione di Simone Weil, per la quale l'” iniezione di anarchia,” non va intesa come dissoluzione, ma si riveste invece della forte carica morale di ribellione all’ utorità iniqua…per l’ intellettuale di origine ebraica, questa posizione fu la stazione tra l’originaria posizione di socialismo ateo e la riscoperta di una forma di “religiosità” nella forma di platonismo cristiano.
(9) Cfr.Maurizio Blondet,”11 settembre: colpo di stato negli USA”, Effedieffe,Mi,2003, p.111
(10) tra questi ” misteri” accantonati dalla versione ufficiale dell’11 settembre 2001, ad esempio, quello relativo alla meccanica dell’ impatto degli aerei sulle due torri, il comportamento enigmatico del presidente Usa George Bush, le dichiarazioni contradfitorie fornite nei giorni successivi dal vicepresidente Dick Cheney, dal segretario generale Karl Rove ,e dal portavoce della residenza presidenziale Ari Fleischer Cfr.Franco Cardini “La paura e l’ arroganza”, Laterza,,Roma,2002, pp.XIII- XIV
(11) Anche qui faccio riferimento alle riflessioni di Luigi Copertino nel gia citato articolo pubblicato per Effedieffe il 13 luglio 2013