In data 5 agosto 2021 l’Arcivescovo di San Francisco, Monsignor Salvatore J. Cordileone ha pubblicato un comunicato a riguardo del motu proprio Traditionis Custodes.
Ve lo offriamo integralmente in traduzione italiana. Potete trovare l’originale inglese e spagnolo sul sito della Archidiocesi di San Francisco.
In risposta a una richiesta di un gruppo di fedeli dell’Arcidiocesi di San Francisco in giugno, ho accettato di consentire ogni primo mercoledì del mese la celebrazione della Messa tradizionale in latino nella Cattedrale di Santa Maria Assunta. Ricevuta e accolta la richiesta prima dell’emanazione del motu proprio di papa Francesco, Traditionis custodes, la prima delle messe mensili è stata celebrata il 7 luglio, quattordicesimo anniversario del motu proprio di papa Benedetto XVI, Summorum Pontificum.
Da quando papa Francesco ha emanato Traditionis custodes, sono stato addolorato da alcune risposte irrispettose; alcuni hanno anche incluso attacchi diffamatori al Pontefice. Sostengo papa Francesco e la sua preoccupazione che coloro che sono attratti da forme più tradizionali di culto cattolico affermino anche la validità della forma Novus Ordo della Messa e, appunto, dello stesso Concilio Vaticano II. Come capo visibile della Chiesa, il Papa ha una visione globale della vita della Chiesa e può percepire cose che non possiamo dalla nostra prospettiva più locale.
Sostengo anche l’altra preoccupazione che papa Francesco articola nella sua lettera di accompagnamento ai vescovi, ma è stata trascurata da molti in queste recenti discussioni: la sua denuncia dei diffusi abusi liturgici. Tali abusi sono stati condannati da decenni dai vari livelli di leadership della Chiesa; eppure continuano. Oltre a soddisfare i legittimi desideri di alcuni cattolici, poi, la Messa tradizionale in latino può servire anche come punto di riferimento per valorizzare la celebrazione della Messa del Novus Ordo.
Papa Francesco si preoccupa di preservare l’unità. Mentre le celebrazioni della Messa tradizionale continueranno, l’attenzione all’unità deve essere sempre davanti ai nostri occhi in ogni celebrazione della Messa, in qualsiasi forma o rito. Inoltre, maggiore attenzione e impegno devono essere posti al ripristino della dignità, della riverenza e del senso del sacro nella celebrazione delle Messe secondo l’attuale edizione del Messale Romano. Soprattutto ora spetta a tutti i cattolici mostrare rispetto al Santo Padre, oltre che pazienza e comprensione gli uni verso gli altri, indipendentemente dalla forma in cui si sceglie di adorare.
Come ho detto quando il 16 luglio è stato pubblicato il motu proprio: “La Messa è un miracolo sotto qualsiasi forma: Cristo viene a noi nella carne sotto le sembianze del Pane e del Vino. L’unità sotto Cristo è ciò che conta”.
Una lettera molto chiara che smorza l’immagine barricadere del Prelato statunitense fornita da certi canali del blogosfera “tradizionalista”.
Una lettera che palesa l’esiziale attaccamento dei “conservatori” alla lue che devasta il corpo ecclesiale, al Vaticano II e alla messa che ne è la resa rituale. Un attaccamento che rende inane ogni tentativo di resistenza agli errori che affliggono la Chiesa. Una resistenza che in ambito liturgico si può tradurre al motto: Lotteremo per la messa tradizionale a costo di dire esclusivamente la messa nuova!
Poste queste premesse vogliamo fare due appunti a quanto scritto dall’Arcivescovo.
Anzitutto chi ha reso possibile oggi la celebrazione relativamente diffusa della Messa Romana (la Traditional Latin Mass, TLM) non avrebbe certamente sostenuto che “la messa è un miracolo sotto qualsiasi forma” se per forma s’intende il Novus Ordo. Chi ha conservato il Messale di San Pio V considerava la messa nuova un qualcosa che nulla ha a che fare col miracolo, bensì un rito a Dio spiacente, illegittimo, abusivo, in certi casi invalido [1].
Erano poco ecumenici, ma, con l’aiuto di Dio, hanno conservato la messa cattolica mentre si imponeva un culto calvinisteggiante.
In ordine infine alla necessità dell’unità in Cristo riportiamo quanto scrivevano a Paolo Vi nel 1969 gli autori del Breve esame critico del Novus Ordo Missae:
Oggi, non più all’esterno, ma all’interno stesso della cattolicità l’esistenza di divisioni e scismi è ufficialmente riconosciuta; l’unità della Chiesa è non più soltanto minacciata ma già tragicamente compromessa e gli errori contro la fede s’impongono, più che insinuarsi, attraverso abusi ed aberrazioni liturgiche ugualmente riconosciute. L’abbandono di una tradizione liturgica che fu per quattro secoli segno e pegno di unità di culto (per sostituirla con un’altra, che non potrà non essere segno di divisione per le licenze innumerevoli che implicitamente autorizza, e che pullula essa stessa di insinuazioni o di errori palesi contro la purezza della fede cattolica) appare, volendo definirlo nel modo più mite, un incalcolabile errore.
[1] Nota 15 del Breve esame critico del Novus Ordo Missae: “Le parole della Consacrazione, quali sono inserite nel contesto del Novus Ordo, possono essere valide in virtù dell’intenzione del ministro. Possono non esserlo perché non lo sono più ex vi verborum o più precisamente in virtù del modus significandi che avevano finora nella Messa. I sacerdoti, che, in un prossimo avvenire, non avranno ricevuto la formazione tradizionale e che si affideranno al Novus Ordo al fine di «fare ciò che fa la Chiesa» consacreranno validamente? È lecito dubitarne”.
Fonte immagine newliturgicalmovement.org