di Massimo Micaletti
“Mio Dio, io non riesco a immaginare un figlio che non possa dire: «Mamma!». E, ugualmente, non riesco a immaginare un figlio al quale sia negata la gioia di poter dire: «Papà». No, mio Dio! Questo è troppo! È troppo contro la vita, è troppo contro l’umanità, è troppo contro la verità!”. Queste le accorate e condivisibili parole pronunciate pochi giorni fa dal Cardinal Comastri contro la barbarie dell’utero in affitto.
Però, ci permettiamo di annotare, la verità va detta tutta intera: se davvero sta a cuore che nessun bambino sia privato del papà o della mamma, allora si deve anche denunciare con chiarezza il male gravissimo insito nel divorzio e nelle separazioni facili. Altro che “pastorali” ad hoc, noticine in Amoris Laetitia e “accoglienza per le coppie irregolari“.
La dissoluzione del matrimonio priva il bambino della presenza costante, quotidiana e confortante di un genitore, sostituendola con un’apparizione/sparizione a giorni o fine settimana alterni: “tutto a norma“, per carità, ma se quel bambino potesse scegliere, non vorrebbe che i genitori tornassero insieme e si perdonassero?
Porre un figlio dinanzi all’incapacità di perdono e alla irresponsabilità dei suoi genitori, non è forse anche questa una gravissima e crudele ingiustizia?
Gli attentati alla famiglia non si compiono solo con le provette o con le leggi ingiuste, ma anche e soprattutto tollerando e de facto accettando una cultura che nella prassi annulla il senso vero e sovrannaturale del matrimonio: di questa obliqua connivenza col Male fanno le spese i figli e gli stessi coniugi. E il conto prima o poi arriva.