Chiacchierata col Guelfo Rosa:

RS: Siamo arrivati a Bava Beccaris.

GR: Prevedibile. O meglio: prevedibile che la polarizzazione avrebbe portato a dichiarazioni come quelle che abbiamo sentito. Speriamo ci si fermi lì, sia dal lato di chi scrive deliranti minacce, sia dal lato di chi risponde invocando di sfamare col piombo gli affamati.

RS: La sua ultima intervista ha fatto discutere.

GR: Confermo la sostanza di quello che ho detto: 1. Si stanno perdendo di vista le questioni fondamentali; 2. Spesso le contrapposizioni cui assistiamo sono artificiali e complementari.

RS: Vuole farne arrabbiare degli altri?

GR: Credo che su Radio Spada la gente cerchi ciò che da altre parti non trova, per assistere alla recita di uno dei due copioni mediatici basta accendere la tv. 

RS: E cosa possiamo dire che da altre parti non si trova? Facciamo esempi.

GR: Ragazzi, ve ne dico due veloci. Oggi tutti se la prendono col Green Pass perché violerebbe la privacy, valicherebbe le tutele della proprietà privata e via (legittimamente) discorrendo. Nel dibattito pubblico non si parla di altro: il “sistema” non parla d’altro. Poi però nei grandi media non si sente una parola su un tema ben più rilevante, ovvero la denuncia di Snowden, ex talpa dell’NSA. Sta spiegando da settimane che – pur con le migliori intenzioni della lotta alla pedofilia – Apple sta aprendo un varco potenzialmente pericolosissimo per il controllo dei nostri dati. Le sue dichiarazioni hanno girato poco, anzi pochissimo, dunque ve le trascrivo: “Non importa quanto abbiano buone intenzioni, Apple sta estendendo la sorveglianza di massa al mondo intero in questo modo. Non commettete errori: se oggi possono effettuare scansioni relative a materiale esplicito che coinvolge bambini, un domani potranno scansionare qualsiasi cosa”. A voi le riflessioni.

RS: E l’altra?

GR: Ah, l’altra è Immuni. Su Radio Spada lo si diceva già l’anno scorso: mentre tutti parlavano di Immuni (un fallimento epico gabellato per complottone mondiale) nessuno  seguiva il limitatissimo dibattito sul “trojan di Stato”, un captatore informatico che di fatto prende il controllo totale, compresa camera e registrazione audio ambientale, del telefono dell’indagato, magari totalmente innocente. Su queste pagine abbiamo fatto notare l’assurdo sbilanciamento del dibattito. Ma là fuori molti preferivano continuare a ripetere in coro coi media: “Covid, Covid, Immuni, Immuni”.

RS: Torniamo alla polarizzazione. Ci deve scappare il morto?

GR: L’argomento è distinto ma connesso con ciò che abbiamo appena detto e riguarda la nostra “società tecnologica”. I social portano a 1. polarizzare; 2. mantenere connessi; 3. Immagazzinare dati dagli utenti restituendo all’utente stesso un ambiente in cui sia a suo agio, tra altri che la pensano come lui e che confermano i suoi giudizi o pregiudizi. Questi tre punti sono strettamente uniti. La realtà virtuale sta sostituendo la vera realtà e un’opposizione fondata solo su una realtà virtuale, sarà un’opposizione virtuale. I social detestano e puniscono la complessità perché poco funzionale ai 3 punti precedenti: il risultato è un aumento smodato della contrapposizione su temi spesso superficiali, con argomenti superficiali, e con modalità superficiali. Guardate, il discorso sarebbe lunghissimo e magari dovremmo rimandarlo ad altra sede. Ma che ci scappi o no il morto – da questo punto di vista – cambia poco: perché il clima è quello descritto. Personalmente trovo l’attuale normativa sul Green Pass contraddittoria e delirante ma credo che gli argomenti con cui buona parte degli oppositori del Green Pass affrontano la cosa siano altrettanto contraddittori e deliranti: dai richiami ad una sessantottesca “libertà”, alle ritrite accuse di nazismo, all’invocazione di una Norimberga. Un misto di liberalismo un tanto al chilo, New Age, grillismo di terza mano. È l’opposizione ideale che il pessimo governo che abbiamo può sognare. E non è un caso che sbuchi principalmente dai social. Non c’è da stupirsi che Salvini impieghi i suoi canali per mostrare uova di gallina, torte e granite, anche facendosi insultare. L’insulto superficiale su un tema banale in un contesto modesto, è l’anima stessa di queste piattaforme.

RS: La società si sta dunque disponendo in questo momento secondo uno schema prevedibile?

GR: Sì, forse non previsto ma prevedibile sì. Siamo al “pessimo governo vs pessima caciara”.

RS: C’è anche una caciara buona?

GR: Quella gioiosa delle sagre di paese. Ma la nostra società ormai è lugubre e internettizzata. Non nascerà mai un’opposizione vera dai soli social, sempre ammesso che l’urgenza in questo momento non sia quella di “salvare i semi”, piuttosto che fare altro.

RS: Non lo dica a noi.

GR: Vedete, un grande tema sarebbe quello di capire come i social ci cambiano e se il “cambiarci” non sia lo scopo stesso dei social. In fin dei conti se un prodotto è gratis e tu lo usi liberamente, forse – senza rendertene troppo conto – il prodotto sei tu, anche con le migliori intenzioni. Ma sarebbe un discorso lungo.

RS: Ne dovremo riparlare.

GR: Saluti!




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Foto (modificata) di cottonbro da Pexels