Sintesi della 662° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa dell’epidemia di Coronavirus, preparata nella festa di Santissimo Nome di Maria (12 settembre 2021) e postata nella festa dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria (15 settembre 2021). Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).
Non vi era traccia della concezione di Giovanni Gentile nella didattica degli anni 90′ , come attesta il fatto, apparentemente secondario e trascurabile che il profilo di Giovanni Gentile, teorizzatore dell’ attualismo, sul mio manuale di storia della filosofia non recava nè sottolineature, né glosse a bordo pagina, era pressoché intonso. Con ogni probabilità, questa deficienza di tematizzazione della concezione di Gentile caratterizzò anche gli anni successivi al 1990, anno in cui ho conseguito il diploma presso il liceo classico” Alessandro Manzoni” di Milano, un oblio e un’ eclissi che sono verosimilmente destinati a proseguire in modo acritico
Questo prologo non deve far pensare a una mia volontà di apologia della concezione di Giovanni Gentile, che’ invero non ho nessuna intenzione di ritirare le mie riserve critiche presentate nel corso di una conferenza di circa un anno fa, pubblicata sul sito degli amici di RS, che recava grossomodo il seguente titolo” Il naufragio nel nichilismo dopo l’ attualismo gentiliano”.
Un naufragio derivante dalla distruzione della metafisica, della dimensione della Trascendenza, dal rifiuto dell’ intuizione intellettuale e dell’ ontologia naturale, dall’ oltrepassamento dei principi basilari che permeavano la logica classica (identità, non contraddizione, terzo escluso), dalla sostanzializzazione del pensiero (contro la metafisica classico-medievale che attribuiva l’atto primo fondante ogni altro atto derivato, compreso l’ atto del pensiero, all'” actus essendi”), dalla distruzione dell’ idea classica di verità come “adequatio rei et intellectus”, nonché di concetti immediatamente evidenti, a fondamento della razionalità dell’ ente,” unità” e ” fine”.
Breve ma esaustiva la fenomenologia della gentiliana distruzione della metafisica tratteggiata da Vittorio Possenti, di cui riporto almeno questo passo: “Non c’è che da ripercorrere gli scritti gentiliani per avvertire come egli abbia rigettato ripetutamente ogni metafisica come filosofia dell’ intuito intellettuale, in cui l’oggetto sta di fronte al soggetto conoscente per essere conosciuto così come è.
Antirealismo nativo, dipendente dalla sintesi a priori intesa come fondamento di ogni realtà, e che condanna la metafisica come pensiero astratto e intellettualistico” (1). La conoscenza è quindi produzione e prassi di un soggetto in perenne autoctisi e non già recezione di una datita’ “staccata” dallo spirito: nell’orizzonte inglobante del realismo obiettivo Gentile fa rientrare senza piglio critico il positivismo, il platonismo ( da lui considerato una sorta di “positivismo iperuranico”) l’ontologia naturale classica e medievale.
Il trascedentalismo gentiliano fondato su di una sintesi a priori ( che diversamente da quella formale kantiana) include sia il formale che il materiale soppianta il realismo metafisico, nell’ epilogo della direttrice inaugurata dal soggettivismo cartesiano che aveva posto il ” cogito” a misura di tutto il reale.
Anche secondo Augusto del Noce la filosofia dell’atto Puro è inconciliabile con il tomismo e con qualsiasi filosofia cristiana della Trascendenza (la sintesi tra tomismo e gentilianesimo quindi è destinata a fallire, per quanto alcuni neoscolastici come Gustavo Bontadini l abbiano provata. Nella migliore delle ipotesi, l’ attualismo può fungere da Introduzione negativa a una filosofia cristiana, in forza del comune rifiuto del positivismo….ma nulla di più).
Sempre per il compianto filosofo torinese, attento studioso del naufragio della “filosofia della prassi” gentiliana nell’ ambito più generale del “suicidio della rivoluzione contemporanea”, l’epilogo della concezione di Giovanni Gentile non è soltanto la distruzione della metafisica, ma anche del pensiero teologico; sub specie di un linguaggio spiritualistico e pseudo teologico, la prassi gentiliana senza telos alcuno se non fagocitare in sé ogni oggetto si congiunge in realtà con la Volontà di Potenza di F.W.Nietsche; se il filosofo del Zarathustra è stato il teorizzatore del nichilismo, Giovanni Gentile ne è stato il notaio (2).
Sull’ esito nichilistico e segnatamente sul suo carattere imprevisto e non voluto dal teorizzatore dell’attualismo ritornerò nel corso della conferenza.
Ora importa soffermarmi su questa eclissi del pensiero gentiliano nella didattica ( confesso che mi rimase estraneo il pensiero di Giovanni Gentile nel corso del triennio di scuola media superiore, appresi qualche aspetto della sua speculazione a livello puramente manualistico all’ Università tramite i volumetti delle ” Istituzioni di Filosofia” della compianta dottoressa Sofia Vanni Rovighi e non mi restò che cercar di conoscerlo a fondo tramite un percorso di studio personale).
È un’ esclusione che, a mio modesto avviso, ha carattere soprattutto di operazione ideologica, nella misura in cui i benpensanti docenti formatisi sulla pubblicistica di matrice illuminista, giacobina, azionista e marxista credono che sia atto benemerito espungere dall’ insegnamento autori ” non graditi”.
In particolare su Giovanni Gentile pesava l'”onta” di essere stato Ministro dell’ Istruzione e della Cultura durante il periodo storico del fascismo e di aver cucito a poco a poco la cosiddetta dottrina del fascismo (mentre l’ elaborazione tecnica e giuridica fu opera di Alfredo Rocco)(3).
Una tematizzazione non voluta dalla cultura egemone, a tal punto che dedicare un po’ di spazio alla concezione di Giovanni Gentile significasse in qualche modo” corrergli dietro” e dare voce a una ” cattiva filosofia”, tanto oscura e refrattaria alla precisa definizione dei concetti, quanto matrice di ” barbara distruzione della ragione”( è questo l’ inclemente giudizio di Norberto Bobbio che permea la sua nota opera “Dal fascismo alla democrazia” edita per Baldini & Castoldi, giudizio pressoché condiviso da tutta la scuola azionista).
Invece, secondo questa pubblicistica egemone” di sinistra borghese” la filosofia gentiliana con la sua teoria dell’ “atto puro indistinto”,premessa alla ” distruzione della ragione” tout court, meriterebbe di essere seppellita, emblema di un passato antiliberale e antidemocratico che non deve più ritornare.
Vale forse la pena di ricordare che lo storiografo obiettivo dovrebbe ogni tanto accantonare la demonologia e dedicarsi alla ricostruzione oggettiva?
Questa ostinata espunzione del pensiero di Giovanni Gentile dalla didattica, oltreché che il rifiuto ingiustificato del confronto con un tassello non trascurabile della cultura filosofica nazionale, porta a perdere di vista elementi fondamentali per una corretta interpretazione dell’ attualismo.
Risolvendo risolutamente la ” teoria dell’ indistinto” nel calderone ideologico della ” distruzione della ragione”, considerandolo ad esempio come un addentellato della filosofia italiana di quella barbarica “rivolta contro la ragione” che ha percorso la filosofia tedesca secondo la direttrice che da Herder ha portato a Hitler (è la nota tesi del filosofo hegelo-marxista ungherese Giorgy Lucacs, cui rimane comunque subordinata anche la “scuola azionista torinese”) non si comprendono né l'” antea”(ciò che ha preparato il terreno all’ attualismo), né il “postea”( il carattere stesso del gentilianesimo di “viaggio”, che può inverarsi con Ugo Spirito nel comunismo, arenarsi in forme del nichilismo contemporaneo ma anche recuperare un’autentica filosofia cristiana della Trascendenza, una volta che il naufragio nel nichilismo ha raggiunto il fondo,per l’ arenarsi su un binario morto).
È stato Berkeley, noto teorizzatore dell’ idealismo empirista scozzese, a preparare da lontano nel XVIII secolo il terreno dell’ attualismo gentiliano, in quanto con la dottrina dell’ “esse est percipi” ha preconizzato la teoria, nucleo dell’ attualismo gentiliano, secondo cui unica sostanza Trascendentale è lo Spirito, in cui trova spiegazione la posizione dell’ Essere stesso.
E tuttavia, i motivi precoci dell’ ” attualismo gentiliano” sono rimasti bloccati nella concezione del Berkeley, sia perché egli ammetteva la Trascendenza di Dio cui il principio empirista dell’ “esse est percipi” non poteva applicarsi ( al contrario, l’ attualismo è immanentistico in modo radicale), sia perché la visione berkeliana non attingeva ancora a una teoria dello spirito come sostanza Trascendentale (l'” atto pensante” è l’ unica categoria della logica di Gentile) e rimaneva prigioniera in un’ ottica psicologista.
La “teoria dell’ indistinto” è poi il prodotto della riforma della dialettica hegeliana, nella misura in cui il motore del processo dello dello spirito non deve essere il ” pensiero attuato” , il processo stesso dello ” spirito pensante”, non si svolge dunque lungo la direttrice dell’ “oggetto”, ma dello ” spirito puro”; per Gentile dunque la dialettica non è ricostruzione oggettiva storica ma produzione autoctitica che dissolve tutte quelle opposizioni, tra Filosofia dello spirito e filosofia della natura, tra teoresi e prassi, tra Intelletto e volontà che, nello stesso hegelismo, richiamavano a un ” realismo metafisico” che, per l’ attualismo gentiliano, si trattava di oltrepassare (4).
L’espunzione del pensiero di Giovanni Gentile dalla didattica non consente di far luce su molti altri aspetti e nemmeno sul possibile rapporto tra lo scacco nichilista (espressione di Augusto del Noce) cui conduce la posizione del filosofo dell’ “atto puro” e successive forme del nichilismo contemporaneo.
Il fatto è che l’ egemonia culturale della ” sinistra borghese” che ha permeato nel secondo dopoguerra (e permea tuttora) la didattica ha preferito divulgare altre forme di nichilismo (situazionismo, psicoanalisi,s trutturalismo,etc) più” al passo con i tempi, più rispondenti alla “nouvelle vague” dello sradicamento rispetto all’ attualismo gentiliano.
Non insisterò mai abbastanza sul fatto che l’attualismo gentiliano è percorso da una sorta di eterogenesi dei fini, nella misura in cui l’esito nichilistico fu dal Gentile assolutamente non voluto e inaspettato
L’intenzione di Gentile (“ultima posizione nell’ inglobante della “riforma del cristianesimo”, per dirla con Augusto del Noce, con esito antiprotestante, ma al contempo non accettabile dal magistero ecclesiastico) era quella di ritrovare in uno” spiritualismo soggettivo” la “forma più matura della moderna filosofia cristiana”(5).
Come è stato possibile che da un’ idea di inveramento dei valori forti della tradizione, l’ attualismo gentiliano abbia concluso a un nichilismo rivestito di una patina di ” spiritualismo”, quindi più edulcorato, meno blasfemo e sfacciato, rispetto a quello di F.W. Nietzsche, dichiarato senza veli?
Per la decostruzione della teologia e della metafisica che il teorizzatore dell'” atto puro” ha operato a poco a poco.
Dal punto di vista della teologia, dal cristianesimo ha espunto senza residuo i concetti di Trascendenza, Grazia, Redenzione, Salvezza, zRivelazione… ritenendo l’ idea di Creazione, opera ora nondimeno non più di Dio Trascendente, ma dell’ Io Trascedentale (6).
Dal punto di vista metafisico, ha risolto la dimensione dianoetica e contemplativa nella prassi, ha dissolto la tradizionale distinzione della filosofia classica e medievale tra spirito teoretico e spirito pratico, ha sostanzializzato il pensiero e assolutizzato l’ idea di divenire.
Pretesa singolare di inverare e tramandare la tradizione in una prospettiva che, in realtà, attribuisce concretezza soltanto alla prassi in atto, dunque scevra di anamnesi e portata a pietrificare ogni valore o pensiero già attuato.
Contro la distinzione tomista tra identità-permanenza (“actus essendi” come fondamento di tutti gli ” acti secundi” ) e divenire, la teoria Trascendentale gentiliana dell’ atto puro riduce il soggetto al fascio dei suoi atti di prassi e pensiero attuale.
Escludendo Gentile dalla didattica, si perde di vista uno dei possibili sviluppi della ” filosofia della prassi”, che si realizzò appunto nell’ attualismo.
La “prassi” è di fatto un elemento fulcrante della concezione gentiliana , eppure a mio avviso la maggior parte della storiografia (sia benevola, sia avversa nei confronti del Gentile) non ha attribuito il ruolo ad essa spettante.
I principali capisaldi della concezione della ” scuola Torinese” che ispirò il Partito d’ Azione, che percorrono ad esempio la celebre opera di Norberto Bobbio “Dal fascismo alla democrazia”, sono due: la divaricazione tra lo storicismo crociano (fondato sulla ” dialettica dei distinti”, fondamento del liberalismo) e l'”attualismo gentiliano”(permeato dalla “teoria dell’ Indistinto”, da una voluta oscurità che talvolta renderebbe le definizioni ancora più fosche dei concetti stessi) da una parte, tra l’ attualismo e il marxismo dall’ altra.
In merito al secondo punto, secondo la tesi di Bobbio, l’ attualismo sarebbe premessa di una visione autoritaria, antiliberale e antidemocratica ( lo “stato etico ” che si erge indiscutibilmente al di sopra le volontà individuali e le assorbirebbe (7)); in tal guisa sarebbe impossibile l’ inveramento dell’ attualismo gentiliano nel liberalismo e nella democrazia.
Invece il marxismo avrebbe certamente con l’ evento della “Rivoluzione d’ Ottobre” del 1917 concluso all’ antilberalisimo e all’ antidemocraticismo, nondimeno l’ anima dell’ antiliberalisimo e dell’ antidemocraticismo comunista consisterebbe nella sua componente utopico- messianico, a suo modo ” metafisicheggiante”; a tal guisa, una volta epurato il marxismo da questo aspetto e ridotto al nocciolo del materialismo storico, o in un’ ultima analisi ricompreso in una visione positivista, esso sarebbe per la ” Scuola Torinese” riconciliabile con i valori di libertà e democrazia (8)
In realtà , non si può comprendere appieno l’ attualismo se non come possibile svolgimento della marxista “filosofia della prassi”, richiamando l’ attenzione sull’ ” Undecima tesi di Feuerbach”, il cui nucleo è la critica al “materialismo trascendentale”.
Vittorio Possenti è stato tra i pochi critici del pensiero filosofico contemporaneo ad avere seguito la tesi di Augusto del Noce di un nesso fondamentale tra Marx e Gentile nell’inglobante della filosofia della prassi”: “Gentile può essere considerato in qualche modo un “Marx in virtù del primato della prassi, ma dissociata dal materialismo”(9).
Il rifiuto dell’ intuito naturale quale retaggio di una metafisica intellettualistica e astratta ben si accordava con il principio secondo cui la ragione rivoluzionaria avesse come compito la ” trasformazione del mondo” e non già la mera “contemplazione”.
In effetti, in Giovanni Gentile ogni momento dell’ attività speculativa è al contempo un momento della prassi e in essa si risolve, al punto che i principi della logica classica, in primis il principio di non contraddizione non sono più di alcuna utilità nel contesto della visione gentiliana che assegna il primato al “Divenire” sull’ “Essere” e allalla ” Prassi” sulla speculazione” astratta€
Lungo la direttrice della” filosofia della prassi” è avvenuta dunque la critica gentiliana dell’ intuizione naturale e delle categorie classiche della metafisica naturale, nonché la posizione di ogni oggetto come prodotto di una Prassi Trascendentale, anziché come dato recepito dal contesto extramentale.
Tuttavia, Gentile rifiutò il materialismo, sia storico che metafisico, in quanto incompatibile con un autentica filosofia della rivoluzione.
L’ attualismo in questo modo si proponeva una ” Rivoluzione dello Spirito”, concorrente rispetto a quella marxista e leninista, prigioniera del materialismo (aspetto che contraddiceva e infrenava un’ autentica Rivoluzione) , una Rivoluzione più consentanea al contesto storico ed economico dell’ Europa Occidentale:la ” Rivoluzione conservatrice” nella declinazione del fascismo storico
Alla luce di questo profondo e indiscutibile nesso tra Giovanni Gentile e Karl Marx nel solco della “filosofia della prassi”( due posizioni concorrenti nell’ inglobante della ” prassi”) può comprendersi il carattere di “viaggio” dell’ attualismo che, in una delle possibili direzioni, può approdare al comunismo ( il filosofo attualista potrebbe essere un ” comunista impaziente”, per dirla con Augusto del Noce).
Il giudizio critico avanzato nel mio precedente studio dell’ anno scorso,” Il Naufragio della Metafisica dopo l’Attualismo”, come si sarà potuto evincere da questa conferenza, non è stato punto scalfito. E purtuttavia, la mia valutazione dell’ approdo nichilistico (non voluto dal Gentile stesso, considerata anche la caratura morale del personaggio riconosciuta da Norberto Bobbio e dai suoi stessi avversari ) non collima con quella della storiografia azionista; essa ha afferrato (non senza un momento di verità) il carattere di ” distruzione della ragione” della ” teoria dell’indistinto”.
Che cosa intende infatti la cultura filosofica azionista ( quella che permea i “Quaderni di Giustizia e Libertà”) per “distruzione della ragione”? Intende il rifiuto gentiliano della ragione scientifica, la negazione del carattere conoscitivo degli asserti della scienza, dal momento che l’ azionismo ha una matrice positivista.
A mio avviso, invece, occorre risalire ben più in profondità: al di là della decostruzione della valenza conoscitiva delle scienze positive, l’attualismo approda alla decostruzione della metafisica. “Nel nichilismo speculativo gentiliano l’ Essere, al posto di valere come la sorgente di ogni intellegibilita, si presenta come qualcosa di completamente muto per il pensiero. Conseguentemente l’oblio dell’ Essere si fa avanti in forma dispiegata e attiva come ontofobia, attraverso l’ abbandono dell’ intelletto quale facoltà dell’ Essere e dei principi e il rifiuto dell’ idea di verità come conformità del pensare all’ Essere”(10)
Per il resto, è d’ uopo ribadire che la didattica (11) in alcun modo è giustificata a ricoprire di ludibrio intellettuali non graditi e ad estrometterli dalla trattazione; essendo suo fine non già un’opera di demonizzazione, ma una ricostruzione che aspiri il più possibile alla veridicità (posto che la ricostruzione oggettiva tout court è molto ardua, la didattica come la storiografia sono sempre permeate da una pre-. comprensione di fondo).
Peraltro, il rifiuto di fare i conti con la concezione gentiliana inibisce la possibilità di comprendere come l’attualismo, fragile, aporetico, non arduo da confutare, abbia dispiegato il terreno a successive forme del nichilismo post-moderno che facilmente hanno trionfato su di esso. E’ il caso dello strutturalismo che ha dato il colpo di grazia a ogni trascedentalismo, distrutto la nozione stessa di Soggetto: riconducendo pensiero e prassi individuali non più a epifenomeni di un atto puro cosmico rivestito di una patina di pseudo Spiritualismo, ma a strutture eterne e materiali.
Il trionfo dello strutturalismo dopo lo scacco dell’ attualismo è un processo meritevole di studi più approfonditi
Né deve passare sotto silenzio il nesso non trascurabile tra M.Heidegger e G.Gentile: l’ “ontofobia” gentiliana sembra una conferma della diagnosi dell’ autore di ” Essere e Tempo”, per cui il destino della storia del pensiero Occidentale è l’oblio dell’Essere.
Il rifiuto gentiliano del concetto di presenza allo Spirito dell’ Essere, prodotto di prassi , è una posizione precisa nella temperie dell’ oblio dell’Essere
Cari amici di Radio Spada e della Comunità Antagonista Padana, grazie per l’attenzione.
(1) cfr. Vittorio Possenti,” Il nichilismo teoretico e la morte della metafisica”, Armando, Roma, 1995, p.57
(2)cfr. Augusto del Noce,Il Suicidio della Rivoluzione,Rusconi, Milano, p.12. Augusto del Noce aveva ravvisato un legame oggettivo tra la ” Volontà di Potenza” di F.W. Nietsche e la “Volontà di Prassi” gentiliana
(3) Cfr. Bobbio, ” Dal fascismo alla democrazia”, Baldini & Castoldi, Milano, 1997, Introduzione, p.13
(4) in effetti, Giovanni Gentile riscontrò molta più affinità tra la propria teoria Trascendentale dell’atto puro e la dottrina fichtiana dell’ io puro rispetto all’ idealismo oggettivo hegeliano. Fichte aveva operato un passo decisivo nella direzione dell’ attualismo nella misura in cui affermò una convergenza tra ragione speculativa ed attività etico- pratica
(5) Cfr. ” Teoria generale dello spirito come atto puro”, Le Lettere, Firenze, 1987, p.256
(6) Cfr.Vittorio Possenti,”Il nichilismo teoretico, cit., p.63
(7) L’autore della “Teoria generale dello spirito come atto puro “aveva consapevolezza che l’ attualismo fosse la forma dell’ inveramento del liberalismo, con esso il liberalismo sarebbe rinato in forma nobile e spirituale, dopo l’ esaurimento del compito storico della Rivoluzione francese, in seguito a cui il liberalismo era stato declinato in forma individualistica e mercantile
(8) In una lettera a Renzo de Felice, Bobbio aveva spiegato le ragioni della ” non equidistanza” tra fascismo e comunismo. Tanto il fascismo storico si era rivelato estraneo a ogni ideale universalistico, quanto il comunismo aveva tentato di attuare pur in forma distorta il grande ideale universalistico dell’emancipazione umana. cfr.Norberto Bobbio,”Dal fascismo alla democrazia, cit. p.31 Introduzione a cura di Michelangelo Bovero
(9) Cfr..Augusto del Noce, Giovanni Gentile, Il Mulino, Bologna, 1990, p.49
(10 Cfr.Vittorio Possenti, ” Il Nichilismo teoretico,cit., p.63-64
(11) gia’ agli albori del secondo dopoguerra si era consumato il tramonto del prestigio dello storicismo crociano, che aveva in precedenza permeato la cultura antifascista. In seguito, Giovanni Gentile rimase notevolmente in ombra nella divulgazione didattica, quasi che ignorarne il pensiero fosse opera meritoria. In compenso,la didattica diede prova di un certo provincialismo: apprezzò divulgare culture. filosofiche d’ Oltralpe, segnatamente M.Heidegger, E. Husserl, Sartre,veri e propri epigoni rispetto alla ” tirannia culturale” che lo storicismo crociano aveva precedentemente esercitato. Tutto sommato, la cultura filosofica nazionale esercitò scarsa attenzione