Dalla Filotea francescana compilata da p. Felice da Bergamo (Milano, 1877), riprendiamo una bella novena a San Francesco scritta da un suo figlio, Mons. Fra’ Zaccaria Boccardo da Sicignano (1760-1830), Cappuccino, Vescovo di Crotone.
V. Deus, in adiutorium meum intende
R. Domine, ad adiuvandum me festina
I. Consideriamo come il Padre S. Francesco essendo ancora fanciullo, è talmente amante dei poverelli, che fa voto di far loro elemosina sempre che la cerchino per amore di Dio. L’amore verso i poverelli, nasce dall’amore di Dio; poiché chi ama Dio ama anche i poverelli che sono l’immagine di Dio ed i rappresentanti di Gesù Cristo, il quale stima fatto a sé, quel che si fa ai poverelli. Preghiamo il nostro santo ad ottenerci questo amore col rammentargli che lo aveva fin da fanciullo.
Pater, Ave, Gloria.
II. Consideriamo come il Padre S. Francesco per amore di Dio abbandona il mondo, e quanto può dal mondo sperare, ed altro non vuole che la santa Povertà, per imitare Gesù Cristo che essendo padrone del tutto si fece povero per noi, nacque in una stalla , visse in una bottega, mori ignudo sulla Croce, non avendo nel mondo ove poggiare il capo. Questo imita Francesco in tutta la sua vita, ed anche nella sua morte. Preghiamolo di ottenerci la grazia di disprezzare le vanità del mondo, e che ci faccia essere poveri di spirito per amare Dio come si conviene.
Pater, Ave, Gloria.
III. Consideriamo come il Padre S. Francesco amando Dio e per Dio il suo prossimo, ardentemente desidera che tutti gli uomini a Dio si convertano, e si facciano santi. A tal fine predica in ogni luogo con fervore a tutti la penitenza. Istituisce tre Ordini Regolari per la santificazione del mondo. Va egli ed i suoi Frati tra le più barbare nazioni a promulgare il Vangelo per vedere tutto il mondo convertito. Preghiamolo ad ottenerci la vera conversione e l’amore di Dio e del prossimo.
Pater, Ave, Gloria.
IV. Consideriamo come il Padre S. Francesco si dà talmente a seguire le pedate di Gesù Cristo portando con lui la Croce, che altro non desidera che patire per amore di Dio, il quale tanto patì per tutti. Nel meditare sulla Croce il Crocifisso piange, geme, sospira e l’anima si dilegua pel dolore e per l’amore. Preghiamolo che ci faccia sopportare le croci che Dio ci manda.
Pater, Ave, Gloria.
V. Consideriamo come il Padre S. Francesco con vigilie, digiuni ed aspre penitenze fatte a sé stesso, coll’aiuto della grazia talmente assoggetta i sensi allo spirito, che per nulla più si oppongono alla ragione. E Dio che è fedele ai servi suoi assoggetta le creature all’impero di Francesco, sicché è ubbidito da quelle anche insensate. Impariamo che per farci santi dobbiamo assoggettare la carne allo spirito, e lo spirito a Dio. Preghiamo S. Francesco perché ci impetri l’aiuto che ci bisogna.
Pater, Ave, Gloria.
VI. Consideriamo come il Padre S. Francesco tiene sempre il pensiero fermo in Dio. In ogni tempo, in ogni luogo pensa a Dio, e Dio gli è sempre presente. Non è perciò meraviglia se va crescendo nel suo spirito il Santo Divino Amore, e giunge ad essere emulo ai più grandi Serafini del Cielo. Preghiamolo che ci faccia amare Dio in ogni tempo e luogo.
Pater, Ave, Gloria.
VII. Consideriamo come il Padre S. Francesco desideri di spargere il sangue per amore di Dio. Desideroso del martirio se ne va tra gli infedeli a predicare le verità della Fede. Con libertà apostolica predica in pubblico ed in privato i dogmi Cattolici. Si manifesta alle milizie, alle officialità, ai signori di ogni rango, e persino al gran Soldano, condannando gli errori della sua setta , e scoprendo le falsità del Corano. E tutto ciò ei lo fa per desiderio di essere martire e per la gloria di Dio. ( vero martire di desiderio! impetrateci la grazia di sopportare le avversità di questa misera vita.
Pater, Ave, Gloria.
VIII. Consideriamo come il Padre S. Francesco in tutto il tempo della sua vita, portò sempre scolpita nello spirito l’immagine di Gesù Crocifisso. – Lo contempla penante, addolorato, moribondo e se ne affligge ed addolora. L’amore di Gesù gli fa sentire la trafittura dei chiodi, il tormento delle spine, e mentre è tutto assorto in tale dolorosa contemplazione, Gesù stesso visibilmente gli appare, dandogli le sue piaghe nelle mani, nei piedi e nel costato, con fargli sentire il dolore senza poter morire. O glorioso Santo, deh! fate che sia impressa l’immagine del Crocifisso nel nostro cuore per amarlo come si conviene.
Pater, Ave, Gloria.
IX. Consideriamo come il Padre S. Francesco consumato dalle fatiche per amore di Dio e del prossimo, estenuato dalle penitenze, avvampante di santa carità, desidera ardentemente di unirsi a Gesù che a se lo chiama. Si spoglia della misera tonaca , incrocia le sue mani, benedice i suoi figli presenti e futuri, ed esala lo spirito, che si vede da taluni de’ suoi Frati volarsene al Cielo a guisa di stella chiara e risplendente. Il corpo ornato delle sacre Stigmate rimane in pegno d’amore a’ suoi Figliuoli, mentre lo spirito se ne vola a Dio che lo ha di tante grazie arricchito. Siamo divoti di sì gran Santo, che può assai presso Dio.
Pater, Ave, Gloria.
Preghiera. – O glorioso Patriarca che godete nel Cielo la bella faccia di Dio, che premia i vostri meriti acquistati colla sua grazia, deh! volgete su di noi uno sguardo benigno, e mirate le nostre necessità spirituali e temporali. Pregate per noi il comune Creatore, affinché ci conceda le grazie necessarie per amarlo in questa vita e per goderlo nell’altra.
Immagine: Mateo Cerezo, Stigmatizzazione di San Francesco, 1660, Museo Nacional del Prado, Madrid (fonte commons.wikimedia.org)
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