Non di rado, in occasione di sfacciato ecumenismo praticato da Bergoglio o in concomitanza con fatti o ricorrenze relative al terrorismo islamico, si vede il conservatore, ma anche il tradizionalista medio tirare fuori dal cappello il magistero “anti-islamico” di Ratzinger, soprattutto in ordine al discorso di Ratisbona del 2006 [2]. Senza soffermarci troppo sul fatto che quel discorso si scagliava contro il fanatismo cristiano (cosa che Ratzinger fece anche nell’incontro interreligioso di Assisi del 2011 [2]), riprendiamo a mo’ di confutazione dell’asserita opposizione ratzingeriana all’islamismo il seguente discorso, pronunziato dall’allora Benedetto XV il 25 settembre 2006 agli Ambasciatori dei Paesi a maggioranza musulmana accreditati presso la Santa Sede e ad alcuni esponenti delle Comunità musulmane in Italia. Il Lettore potrà riscontrare non solo tutta la continuità del modernista Ratzinger con gli errori conciliari in materia di dialogo interreligioso, ma anche la piena continuità della allocuzione seguente con gli “insegnamenti” di Bergoglio sulla collaborazione di tutte le religioni per un mondo più fraterno.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo ""Noi siamo sicuri di essere in comunione con voi, Signori Rappresentanti dell'Islam, quando Noi imploriamo l'Altissimo di suscitare nel cuore di tutti i credenti dell'Africa il desiderio della riconciliazione, del perdono sì spesso raccomandato nel Vangelo e nel Corano" Paolo VI, Ai rappresentanti dell'Islam durante Pellegrinaggio n Uganda, Venerdi, 1° agosto 1969 RS"
Nessuna descrizione disponibile.

Signor Cardinale,
Signore e Signori Ambasciatori,
cari amici musulmani,

sono lieto di accogliervi in quest’incontro da me auspicato per consolidare i legami di amicizia e di solidarietà tra la Santa Sede e le Comunità musulmane del mondo. Ringrazio il Signor Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, per le parole che mi ha rivolto, come pure tutti voi per aver risposto al mio invito.
Ben note sono le circostanze che hanno motivato questo nostro appuntamento, e su di esse ho già avuto occasione di intrattenermi durante la passata settimana. In questo particolare contesto, vorrei oggi ribadire tutta la stima e il profondo rispetto che nutro verso i credenti musulmani, ricordando quanto afferma in proposito il Concilio Vaticano II e che per la Chiesa Cattolica costituisce la Magna Charta del dialogo islamo – cristiano: ” La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce” (Dichiarazione Nostra aetate, n. 3). Ponendomi decisamente in questa prospettiva, fin dall’inizio del mio pontificato ho auspicato che si continuino a consolidare ponti di amicizia con i fedeli di tutte le religioni, con un particolare apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani (cfr Discorso ai Delegati delle altre Chiese e Comunità ecclesiali e di altre Tradizioni religiose, Oss. Rom. 26 aprile 2005, pag. 4). Come ebbi a sottolineare a Colonia lo scorso anno, “il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi a una scelta del momento Si tratta effettivamente di una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro”(Discorso ai Rappresentanti di alcune comunità musulmane, Oss. Rom. 22 – 23 agosto 2005, pag. 5). In un mondo segnato dal relativismo, e che troppo spesso esclude la trascendenza dall’universalità della ragione, abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa. In continuità con l’opera intrapresa dal mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, auspico dunque vivamente che i rapporti ispirati a fiducia, che si sono instaurati da diversi anni fra cristiani e musulmani, non solo proseguano, ma si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso, un dialogo fondato su una conoscenza reciproca sempre più autentica che, con gioia, riconosce i valori religiosi comuni e, con lealtà, prende atto e rispetta le differenze.
Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà. In questo ambito, i nostri contemporanei attendono da noi un’ eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. E’ pertanto necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, Autorità religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire così. In effetti, ricorda ancora il Concilio, “sebbene, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto sinodo esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Dichiarazione Nostra aetate, n.3). Gli insegnamenti del passato non possono dunque non aiutarci a ricercare vie di riconciliazione perché, nel rispetto dell’identità e della libertà di ciascuno, diamo vita a una collaborazione ricca di frutti al servizio dell’intera umanità. Come il Papa Giovanni Paolo II affermava nel suo memorabile discorso ai giovani a Casablanca, in Marocco, ” il rispetto e il dialogo richiedono la reciprocità in tutti i campi, soprattutto per quanto concerne le libertà fondamentali e più particolarmente la libertà religiosa. Essi favoriscono la pace e l’intesa tra i popoli” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 2, 1985, pag. 501)
Cari amici, sono profondamente convinto che, nella situazione in cui si trova il mondo oggi, è un imperativo per i cristiani e i musulmani impegnarsi nell’affrontare insieme le numerose sfide con le quali si confronta l’umanità, specialmente per quanto riguarda la difesa e la promozione della dignità dell’essere umano e i diritti che ne derivano. Mentre crescono le minacce contro l’uomo e contro la pace, riaffermando la centralità della persona e lavorando senza stancarsi perché la vita umana sia sempre rispettata, cristiani e musulmani rendono manifesta la loro obbedienza al Creatore, la cui volontà è che tutti gli esseri umani vivano con quella dignità che Egli ha loro dato.
Cari amici, auspico di vero cuore che Dio misericordioso guidi i nostri passi sui sentieri d’una reciproca e sempre più vera comprensione. Nel momento in cui i musulmani iniziano l’itinerario spirituale del mese di Ramadam, rivolgo a tutti i miei cordiali voti augurali, auspicando che l’Onnipotente accordi loro un’esistenza serena e tranquilla. Che il Dio della pace colmi con l’abbondanza delle sue benedizioni voi e le comunità che rappresentate!   

Note di Radio Spada
[1] Commentando il Documento di Abu Dhabi, don Mauro Tranquillo FSSPX scrive: “Le religioni (al plurale) possono offrire il loro contributo, perché secondo la citata idea ratzingeriana esse sono degne di essere viste anche dai laicisti non come sottoculture, secondo il modello del laicismo francese, ma come ricchezze culturali e forme di saggezza da non trascurare. Era del resto questo il vero senso del discorso di Benedetto XVI all’università di Ratisbona il 12 settembre 2006: non era una condanna dell’Islam come violento (la questione storica e la citazione di Manuele Paleologo, che tanto fecero scalpore, era – semmai – un maldestro punto di partenza), ma di qualsiasi violenza in nome di qualsiasi fede come contraria al logos … una tesi, come si vede, non molto diversa da quella del documento di Abu Dhabi” (Papa Francesco e l’Islam: dal concilio alla religione mondiale, in La Tradizione Cattolica Anno XXX – n° 1 (109) – 2019, pp. 7-16) Dello stesso autore leggi anche l’articolo pubblicato sul canale di attualità della FSSPX e ripreso da Radio Spada (vedi qui).
[2] Condannando in pari tempo la violenza religiosa (cristiana come musulmana) e l’ateismo di Stato, il preteso crociato Ratzinger trova del bene nell’agnosticismo: “Accanto alle due realtà di religione e anti-religione esiste, nel mondo in espansione dell’agnosticismo, anche un altro orientamento di fondo: persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio. Persone del genere non affermano semplicemente: “Non esiste alcun Dio”. Esse soffrono a motivo della sua assenza e, cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso di Lui. Sono “pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Pongono domande sia all’una che all’altra parte. Tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esista e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione di essa. Ma chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri. Queste persone cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Così la loro lotta interiore e il loro interrogarsi è anche un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria fede, affinché Dio – il vero Dio – diventi accessibile” (Intervento di Benedetto XVI alla terza edizione della riunione interreligiosa di Assisi). L’elogio dell’agnosticismo qualifica Ratzinger nella sua vera natura, quella del modernista: secondo san Pio X, è l’agnosticismo appunto uno dei punti di approdo del modernismo.  

Fonte: vatican.va
Fonte immagine: liturgia.mforos.com



Seguite Radio Spada su: