Sintesi della 663° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa dell’epidemia di Coronavirus, preparata nella festa della Madonna della Mercede (24 settembre 2021) e postata nella festa di Santa Teresa del Bambin Gesù (3 ottobre 2021). Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).
Non mi soffermerò sulle vicende giudiziarie di Franco Freda (basterà ricordare che nel 1987, in seguito all’ assoluzione dai fatti relativi alla strage di Piazza Fontana, ottenne il regime di semilibertà, tre anni dopo fonderà il gruppo politico di “Estrema destra” “Fronte Nazionale”, evento che lo coinvolgerà in ulteriori guai con la magistratura), né tantomeno su aspetti puramente irrilevanti.
Importa qui ripercorrere in sintesi il percorso ideologico dell’ intellettuale padovano, sui cui progenitori prossimi è possibile ricavare informazioni da un recente articolo del sito” Scomunicando”(1)
L’ effigie del suo cuio cappelluto recente ( puramente grigio tinto, senza la presenza di capelli bianchi) non è che lo specchio di un animo freddo, anzi gelido, di rara supponenza…scevro di romanticismo e nostalgismo piagnucoloso, lento all’ ira e più in generale alle reazioni emotive scomposte, più portato a reagire (nelle rarissime interviste concesse) con il motto ironico che ” seppellisce”.
Franco Freda ha avversato e avversa il regime democratico, ma al contempo, non può certo essere definito un nazionalista strictu sensu…sin dalla fondazione del gruppo metapolitico di A.R vedeva la cultura italiana del secondo dopoguerra attanagliata in una parabola discendente permeata da dozzinalità e borghesismo; gli ripugnava persino definirsi “italiano” e si accontentava di definirsi ” italianofono”.
La concezione di Franco Freda viene generalmente ascritta alla ‘”Destra Radicale” (accezione che indica la riscoperta e valorizzazione di un principio Tradizionale primordiale che da nulla dunque deriva e a cui l’intero cosmo è subordinato) e invero occorre tenere presente che, nell’ ottica dell’ intellettuale irpino-padovano, la dimensione metafisico-simbolica subordina sempre a sè quella storica e contingente: a tal guisa, i “fascismi storici” non possono essere oggetto di mero nostalgismo sterile, essi non vanno valorizzati nella loro componente puramente storica, transeunte, bensì in quella simbolica; le costituzioni dei “fascismi” infatti rappresentano una delle modalità di aspirazione alla “retta via” nella quale si configura un legame organico tra individuo, popolo e Tradizione… ciò che è diametralmente opposto alla visione grettamente materialista, individualista, astrattamente egualitaria che contrassegna il mondo moderno.
Questo è un concetto chiave non solo del ” Manifesto di A.R ” redatto da Freda nel 1963, ma di tutti i movimenti della “Destra radicale” degli anni 60-70 (“Ordine Nuovo”, “Terza Posizione”, “Giovane Europa”, etc)
Nella “Destra Radicale” riveste poi un ruolo di primaria importanza lo “stato secondo giustizia di Platone”.
Franco Freda si era laureato in giurisprudenza nell’ anno accademico 1964-1965 con una tesi in filosofia del diritto profondamente ” platonica”, pubblicata a distanza di ben trent’anni dalla composizione, destinata a fornire al contempo la chiave di comprensione di quella che è con ogni probabilità l’ opera più nota dell’ intellettuale padovano-Irpino: la “Disintegrazione del sistema”.
La visione politica platonica viene contrapposta tout court a quella moderna: nella prima primeggia un assetto olistico, comunitario, gerarchico, in cui il piano temporale e quello spirituale sono inscindibilmente compenetrati, in cui ciascuno ricopre a modo di missione il ruolo predestinato prima della nascita, sacerdote, guerriero o produttore.
Lo “stato etico” platonico, a dispetto dell’ accusa di matrice popperiana, di incarnare la forma stessa del totalitarismo, è in realtà secondo Franco Freda la condizione di possibilità di realizzare l’ autentica liberta’.
La visione moderna di matrice illuminista e razionalista avrebbe invece educato al democraticismo dozzinale e decadente in cui la libertà si identifica con la ribellione o l’ usurpazione di ruoli non spettanti, premessa di disordine morale e babele.
Tanto il politico platonico conformava la propria azione all’ “idea del bene” trascendente, proponendosi la ” correzione di un mondo imperfetto”, quanto a seguito dell’ illuminismo e del razionalismo, la scienza morale si è emancipata dal divino Trascendente: infatti qui è la coscienza morale a divenire misura del retto agire (2).
In realtà, la malattia del democraticume decadente si sarebbe manifestata in varie forme acute nel corso della storia; anzi le sue radici andrebbero rintracciate nella Grecia del VII-V secolo a.c, in cui si denota il riemergere di una ” spiritualità dionisiaca” contro lo ” spirito apollineo” dei conquistatori ellenici, sul piano politico la crisi dell’ istituto aristocratico e il trionfo del ” demos” nelle poleis greche (3).
Antidoto a questa involuzione, in cui il singolo si emancipa dalla Tradizione e primeggia la ragione profana (4) dunque, il pensiero politico di Platone, che comunque Freda integrerà con i “guadagni” provenienti dal Tradizionalismo esoterico (Guenon, Evola) e con alcuni aspetti fulcranti della speculazione orientale, segnatamente induista.
Il “Manifesto del Gruppo di A.R” viene fondato dal Freda nel 1963, assieme a uno opuscolo in qualche modo propedeutico che aveva provocato le “attenzioni” della magistratura sull’ intellettuale Irpino-padovano (5)
La visione della filosofia della storia di questo gruppo della “Destra Radicale” è diametralmente opposta da quella illuminista e progressista; essendo la storia non già processo rettilineo verso un’ utopia salvifica, che per il cosmopolitismo razionalista altro non sarebbe che uno status di appiattimento, livellamento universale, astratto egualitarismo.
In realtà, per questo filone tradizionalista la storia è attraversata da corsi e ricorsi di decadenza.”La funzione e il compito che i suoi rappresentanti affermano dare significato alle loro esistenze sono strettamente collegati alla morfologia della storia e all’ analisi del mondo moderno che si afferma in seno alla destra radicale sulla scorta della cosiddetta Filosofia della crisi, di cui Evola ha rappresentato il principale, anche se non unico riferimento”(6)
Dunque, il ripudio della visione lineare e indefinitamente progressista della storia si accompagna alla ” visione organicista” delle società, per cui esiste un parallelismo tra le fasi della civiltà e le fasi di sviluppo del mondo organico (7).
Contro l’interpretazione progressista della storia che equipara indebitamente il concetto di “cambiamento” con quello di” progresso”, per Freda il senso ultimo della ” filosofia della crisi” contemporanea è lo sbriciolamento del legame tra contingente- storico e metastorico-trascendente: infatti l’agire storico ha perso di vista e si è disfatto dei principi metafisici che ciascuno custodisce in sé e che forniscono significato ultimo al vivere e all’ operare.
In questa visione, il punto di riferimento costante non è soltanto il tradizionalismo esoterico evoliano, ma anche la critica al mondo moderno formulata da René Guenon nel suo ” Regno della quantità”. Il mondo moderno, al momento apicale del” Kali Yuga”, è permeato dal massimo trionfo del “principio della materia” (o” principio della quantità”) e dall’ allontanamento massimo della vita e della prassi dal primordiale “principio dello Spirito” (“principio della qualità”)(8).
Nella prospettiva culturale-politica del Gruppo di A.R il principale bersaglio polemico è l'”individuo borghese”, contro il quale viene dispiegata un’ invettiva che percorre opere quali ” Risguardo IV” e ” Disintegrazione del sistema”.
La ” democrazia borghese” è il luogo in cui la dimensione materialista e utilitarista prende il sopravvento e diviene il fine ultimo dell’ esistenza e inoltre la ” democrazia” stessa non è che un epifenomeno dell’ oligarchia finanziaria che s’ impadronisce dello Stato Nazionale. Alla profanita’ e al gretto materialismo che caratterizza la democrazia, gli adepti di A.R contrappongono il primato della dimensione del ” sacro”; all’ atomismo disgregatore, che caratterizza tanto il capitalismo occidentale, quanto sotto mentite spoglie il bolscevismo, contrappongono una visione organicista e comunitaria. All’ astratto cosmopolitismo, contrappongono la salvaguardia delle identità nazionali popolari(9).
Infine viene bandito l’ egualitarismo astratto e livellatore contro cui gli intellettuali del gruppo di A.R rivendicano una comunità gerarchica, fondata sulle virtù dell’ eroismo e del sacrificio.
Notevole è l’ influsso, accanto al più volte ricordato filone tradizionalista evoliano e guenoniano, degli autori della ” Rivoluzione conservatrice” (Junger, Van der Broek,Haushofer, etc)
Ma, attingendo appunto alla prospettiva della “Rivoluzione conservatrice”, A.R ritiene consunte e inadeguate le stesse categorie politiche di destra e sinistra… non essendo la ” destra moderata” e la ” sinistra moderata” altro che funzionali alla salvaguardia dell’ individualismo, del capitalismo, dell’ atomismo sociale, in poche parole del ” sistema costituito”.
Freda stesso non nascose la sua infatuazione per il guerrigliero maoista o viet-cong, per il Fedayn palestinese, per il Pasdaran iraniano, e il senso della disciplina comunitaria, della fierezza votata al sacrificio, della moralità di queste figure di guerrieri egli contrappose alla fiacchezza, alla dozzinalita’, al gretto utilitarismo, aspetti paradigmatici del mercantilismo dell’ Occidente decadente.
Ad esempio, il militante maoista incarnerebbe quella serie di virtù , sobrietà, senso della gerarchia, fedeltà, sacrificio, dedizione perseverante al dovere, identificazione con la propria comunità, accettazione stoica del destino che definiscono il soldato ideal-tipo di O.Splenger.
Franco Freda è considerato uno dei massimi esponenti del cosiddetto ” nazimaoismo” che ha cercato una convergenza tra istanze di estrema destra e estrema sinistra contro il comune avversario ” borghese”.
Non mi soffermerò sul ben noto conflitto tra ” terrorismo rosso” e ” terrorismo nero” che aveva insanguinato gli anni settanta e sulla cosiddetta temperie della ” contestazione” che aveva avuto una recrudescenza nel 1977.
Basterà prendere atto del fatto che la strategia del ” nazimaoismo”, che aveva cercato di ” tendere la mano” a frange della ” sinistra extraparlamentare” per creare un Fronte unico ” anticapitalista”, “antiborghese”, più in generale ” antisistema” tutto sommato fu fallimentare; l’ appello dei nazimaoisti, Franco Freda, Carlo Terracciano, Ugo Gaudenzi,etc sostanzialmente non ebbe seguito e quindi non venne scalfita la conflittualità tra ” camerati” e ” compagni” che risaliva alla Seconda Guerra Mondiale(10). Molto difficile risultò stabilire una fessura di dialogo, per quanto l’ ” avversario”, cioè l’ omologante e unidimensionale civiltà borghese fosse comune.
Nel 1990 Franco Freda, tre anni dopo aver ottenuto il regime di semilibertà ,fonda il Fronte Nazionale, procurandosi nuovi guai con la giustizia italiana, andando incontro a nuovi processi (11).
A partire dagli anni Novanta il nuovo indirizzo della globalizzazione capitalista porta necessariamente l’ Occidente a confrontarsi con il problema dell’ immigrazione e del ” melting pot”. Non vi fu assolutamente soluzione di continuità tra l’ esperienza tradizionalista che aveva animato il gruppo di A.R e quella effimera del Fronte Nazionale (dichiarato fuori legge nel 1995 e successivamente sciolto). Semmai l’ esperienza breve del Fronte Nazionale portò a compimento quella del filone tradizionalista, nella misura in cui nel cuore di quella “razza ariana” pur decadente era sempre possibile enucleare le ” forze della tradizione” e rivolgerle contro quelle ” antitradizionali-sovversive”.
Quali sono queste ” forze sovversive”?
Il globalismo su scala planetaria che distrugge identità etniche, peculiarità culturali,r azze (intendendo per razza non soltanto l’ aspetto biologico, ma innanzitutto quello spirituale ed etnico-comportamentale) , la babele universale in cui vi sono identici prodotti su scala globale, la plutocrazia finanziaria. Quest’ ultimo aspetto, lo strapotere della finanza, non aveva avuto un ruolo rilevante nell’ analisi del gruppo di A.R, perché esso era notevolmente permeato dalla visione di Evola che era sempre stato piuttosto refrattario a trattare di temi ” degradanti” come il ruolo della finanza e dell’ usura. Ora invece nella concezione culturale del Fronte Nazionale la condanna del capitalismo finanziario è fondamentale.
Nondimeno, il “razzismo” pronunciato da Freda e dagli esponenti del Fronte Nazionale assume la molto debenoistiana declinazione di ” differenzialismo razziale”; non si tratta di affermare la supremazia culturale dell’ Occidente ( l’ esito dell’ ultima fase del pensiero di Guillaume Faye) ma di prospettare, contro il meticciato voluto dalla globalizzazione capitalista, la salvaguardia di tutte le ” razze” e identità culturali.
Così Freda poteva avere parole di ammirazione nei confronti dell’ integrismo islamico e del gruppo afroamericano di Farrakhan, gelosamente custodi della propria identità. Inoltre, da ” destra”, denunciava il colonialismo delle potenze europee nei confronti dei popoli del Terzo Mondo, cui veniva imposta la modernizzazione e lo sradicamento dalle tradizioni a suon di ricatti, come l’ usura.
Il “meticciato”, professato dalla “sociologia dei bisogni universali” porta inevitabilmente a conflitti etnici tra autoctoni e immigrati, nonché a una civiltà omologata, imbecillita, senza spiritualità.
Un dialogo tra pari fra le diverse culture è possibile soltanto nel contesto di un ” pluriversum” di culture e razze
In un intervista rilasciata a ” Estreme Conseguenze”(12) nella seconda decade del 2000′ , Franco Freda compie un vero e proprio girotondo ideologico, una vera e propria sconcertante inversione di rotta. Soltanto una lettura frettolosa e superficiale potrebbe rintracciare un nesso tra le nuove dichiarazioni dell’ editore di A.R e la precedente esperienza di pensiero. Ora Franco Freda è portavoce né più né meno della tesi dello scontro di civiltà tra Occidente e Islam teorizzato dal noto politilogo Friedman e della ” atea devota” crociata antislamica che permea la cultura liberale di Destra di matrice fallaciana e i cui torrenti irrorano le pagine del quotidiano neoconservatore ” Il Foglio” . Ora lo stato di Israele assurge a gendarme dell’ ordine internazionale, con vero e proprio legittimo ruolo di pulizia etnica nei confronti dei ” terroristi palestinesi” e più in generale isla
Matteo Salvini, l’unico politico italiano foriero di soluzioni salvifiche…o l’ Italia si salva con lui oppure sarà perduta per sempre; non mancano da parte di Freda parole di elogio nei confronti di Giorgetti ,” assiduo lettore” dei libri editi per A.R.
Con la veneranda età, Franco Freda ha perso anche l’apparente smalto (l’ esperienza di pensiero tradizionalista del gruppo di A.R esercitava indubbiamente fascino almeno nei circoli della destra neopagana) e soprattutto coerenza. Come si fa a ravvvisare, alla luce dei recenti sviluppi della politica italiana, nella Lega Nord una forza antisistema? Al contrario, dall’agosto 2019 essa ha gettato la maschera rivelandosi una forza politica eurocratica e filoatlantista, perfettamente organica al sistema.
Ora Freda ha di fatto abbracciato un terminale ” conservatorismo di destra”, in cui il giò discutibile “differenzialismo culturale” di Tarchi e de Benoist è oscurato e obliato a favore della supremazia occidentalista propagandata da Guillaume Faye.
Pare quindi che il “rivoluzionario”, invecchiando, sia diventato acceso conservatore e benpensante.
Cari amici di Radio Spada e della C.A.P, buona lettura!
Note
(1) La sorte di Franco Freda comincia” a mandare vampate” sin dalla nascita.Il trisnonno era un notaro irpino, animosamente antiborbonico che aveva subito la ritorsione di Carmine Crocco,brigante al servizio dei Borboni, che gli aveva bruciato molti libri antichi nella sua biblioteca.
Il bisnonno Michelangelo si occupava di diritto, ma tutto sommato conduceva una vita dissoluta.
Il padre partecipò alle campagne militari di Benito Mussolini, pur essendo fascista più per ottemperanza al regime che per intima convinzione.
Franco Giorgio Freda nacque a Padova nel 1942 e deve il suo nome alla morte avvenuta un anno prima di un commilitone con il quale il padre era in stretta amicizia,di nome Franco. Alla levatrice era stato richiesto di iscrivere il neonato all’ anagrafe,con il duplice nome Franco e Giorgio…in realtà, ella ricordo soltanto il primo… Franco. Il futuro fondatore di A.R avrebbe dunque avuto Franco come primo nome di battesimo, in qualche modo…un nome di battaglia.
(2) Cfr. Chiara Stellati, “Un’ ideologia dell’ origine. Franco Freda e la controdecadenza”, A.R, Padova,2001, p.73 “mentre i moderni, attribuendo un fondamento morale alla giustizia, figurandola come un comandamento di coscienza interiore, palesano il distacco tra l’ ordine divino e l’ ordine umano, Platone, sottolinea Freda, assumendo come principio ispiratore l’ idea del Bene, esprime compiutamente la sensibilità classica”
(3) Cfr. Chiara Stellati, ” Un ideologia dell’ origine,cit.,p.72
(4) Cfr. Franco Freda,” Platone.Lo stato secondo giustizia”, A.R, Padova,1996, pp.16.-17
5) Si tratta di un opuscolo senza titolo a cura del gruppo di A.R , Padova,1963, per il quale il senatore comunista Umberto Terracini aveva chiesto un’ inchiesta parlamentare, con l’ accusa di “razzismo antisemita”. Altresì, aveva mosso all’ opuscolo l’accusa di contenere tesi “negazioniste” dell’ Olocausto. In realtà, il documento aveva preso in considerazione le “tesi revisioniste” sullo strumento delle ” camere a gas” dello storico francese ex comunista Paul Rassinier, segnatamente il testo ” La menzogna di Ulisse”.
Per i tipi della A.R almeno le seguenti opere” L’albero e le sue radici”, ” I monologhi”, “In alto le forche!”(2008),” Risguardo IV” (2006) che presenta contributi di diversi intellettuali del gruppo di A.R,” La disintegrazione del sistema”(2008). Quest’ultima è senza dubbio l’ opera più nota e attesta l’ impegno dell’ autore a una pubblicazione decennale; manca attualmente solo l’ edizione del1990 e l’ ultima, curata da Ingravalle, è molto arricchita
(6) Chiara Stellati,” Un’ ideologia dell’origine, cit.,p.122
(7) Cfr AA.VV, ” Risguardo IV”, Padova,A.R,2006,p.180
(8) Tesi esposta soprattutto nella nota opera ” Il regno della quantità e il segno dei tempi”, Studi Tradizionali, Torino,1969
(9)” Volkisch” o ” nazionalpopolare” viene dal gruppo di A.R contrapposto a ” individualista” ed “economicista”.la proposta di A.R rappresentava rispetto ai ” fascismi storici” un “nuovo segmento lungo la medesima linea retta”. Tanto A.R quanto i ” fascismi storici, la Guardia di ferro rumena,il nazionalsocialismo tedesco rappresentano segni provvisori,ma provvidenziali.
(10) A giudizio di Freda, la stessa ” estrema sinistra”,pur non essendo priva di acume critico, risultò in ultima analisi troppo attratta dal fascino del mito dell’ ” antifascismo” per poter prendere in considerazione le proposte antisistema della ” Destra Radicale”
(11) Dopo che i membri del Fronte Nazionale erano stati rinviati a giudizio il 21 gennaio 1995, il processo si era concluso il 10 ottobre dello stesso anno con la sentenza di condanna con l’ accusa al movimento di perseguire attività antidemocratiche e di incitamento alla violenza
(12) Dell’ intervista rilasciata dal Freda, che l’ editore Irpino-padovano preferì non rendere “pubblica”, in quanto era sempre stato considerato antisemita, ne danno notizia un articolo del sito ” FASCINazione” del 30 novembre 2018 e uno del sito ” l’ interferenza” a cura di Stefano Zecchinelli del 2 febbraio 2019: la prendiamo con beneficio d’inventario ovviamente.
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