Volentieri offriamo ai lettori questo estratto del III volume (Il pensiero di S. Agostino, la forza del Primato Romano, la nascita dell’Islam) della Storia Universale della Chiesa del Card. Hergenröther, ripubblicato in nuova versione dalle Edizioni Radio Spada.

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Dalla loro nuova religione infiammati, gli Arabi si spingevano sempre più innanzi nell’impero greco. Essi possedevano tutta la forza materiale, che a quell’impero fracido mancava; e in luogo dell’incivilimento cristiano, che quivi era pressoché irrigidito, un altro nuovo ne sostituivano tutto conforme alla mollezza orientale, lusinghiero alle passioni, e questo con le armi dilatavano. I Greci non si erano brigati che assai poco di spargere la fede cristiana verso i loro confini a sud-est, né avevano curato d’istruire a fondo i loro popoli confinanti, né di conservare in buon assetto le frontiere debolmente occupate, o nulla affatto difese: erano perduti dietro alle loro infinite controversie religiose, frastagliati in sette innumerevoli; senza nerbo, senza unione, accecati dall’orgoglio.

Alla corte dell’imperatore Eraclio si ebbe sulle prime la sollevazione dell’Arabia per un fausto avvenimento, perché fiaccava la potenza persiana; né punto si poneva mente che da tali rivolgimenti poteva sorgere un nemico di gran lunga più pericoloso di quel che fosse quel putrido impero che li confinava. E già, il 13 luglio del 633, gli Arabi disfacevano l’esercito di Eraclio e s’impadronivano di Damasco. L’esercito di Omar (634-644) cominciò la sua marcia trionfale. Nel 657 aveva per capitolazione Gerusalemme, ove in luogo del tempio di Salomone si levò la moschea di Omar. Nell’agosto 638 conquistarono Antiochia e indi a poco tutta la stesa dell’impero orientale fino al Tauro. Nel 640 fu soggiogato l’Egitto; nel 641 presa Alessandria; le province orientali di Persia conquistate nel 642; l’impero dei Sassanidi caduto nel 651. Anche gli eserciti di Otmano (644-656) nuove vittorie conseguirono in Africa e nell’Isauria; s’impadronirono di Cipro e di Rodi, e di mano in mano venivano accerchiando sempre più da vicino il fiacco impero dei Greci; a tale che già, regnando l’imperatore Costante (669-676), Costantinopoli stessa si vede minacciata, e l’imperatore non ne scampò che a fatica.

Sotto Muavia (661-680) l’antica ed opulenta Damasco divenne la sede del Califfato: Costantinopoli fu costretta di venire a negoziati con la nuova potenza. I rinnegati erano in gran numero nell’impero. Imperando Costantino Pogonato, l’armata saracena minacciò di nuovo alla capitale; né questa andò salva se non per il «fuoco greco» inventato a quei dì da Callinico. Ma infine tra il 677 e 678 fu conclusa una tregua di 30 anni; e appresso, gl’interni sobbollimenti dell’impero degli Ommiadi lasciarono, ancora per breve tempo, qualche maggiore libertà ai Greci.

Fra tanto anche l’Italia era stata minacciata da questi pericolosi nemici; nel 652 e 069 assaltata con scorrerie la Sicilia; indi nel 675 preso Tripoli e Barca nell’Africa settentrionale, poi nel 696 Cartagine; e infine al 707 tutta l’Africa settentrionale fu soggiogata: e a questa seguì nel 711 la conquista di Spagna. Infinite furono allora le perdite e i travagli di tutta la cristianità; e per secoli l’Islamismo continuò ad essere il nemico formidabile dei popoli cristiani [i].


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[i] Teophan., Chronogr. p. 510, 514 sq. 525 sq. 552 sq. ed. Bonnae. Georg. Hamart., Chron. (ed. Petrop.) p. 591 sq. Constantin. Porphyrog. l. c. c. 48. Paul. Diac., Hist. Langob. V, 13. Lib. pontif. in Adeodato, S. Ockley. Conquest of Syria, Persia and Egypt by the Saracens, London 1708.


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