Sintesi della 665° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa dell’epidemia di Coronavirus, preparata nella festa di San Michele Arcangelo (29 settembre 2021) e postata nella festa di San Bruno abate (6 ottobre 2021). La conferenza numero 664 è stata una puntata speciale de “L’alabarda” dedicata alle contese elettorali amministrative ed è stata tenuta il 1° ottobre 2021. Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).

La ” Nuova sensibilità” (edita per Ares, la prima edizione nel 1989 e la seconda nel 1995) opera scritta da Alejandro Llano (1943), filosofo della storia, del diritto e della comunicazione sociale, non è certo un passatempo per “compagni di merende”, trattandosi di un’ opera “impegnata” e ” impegnativa”, non facilmente accessibile. Nondimeno, non merita certamente di essere trattata come pezzo di antiquariato, essa è anzi di notevole attualità, pur non offrendo risposte definitive alla “cultura della crisi” in corso, ma semplicemente delle prospettive da imboccare.

Non è facile neppure ascrivere il pensiero filosofico di Llano (1) a un indirizzo preciso, con ogni probabilità egli ha tentato una fusione più o meno ben riuscita tra il Personalismo cristiano e la fenomenologia di E.Husserl, in chiave segnatamente antipositivista e antistoricista. 

Il quesito se il momento storico degli anni 80′- 90′ costituisca una nuova epoca viene posto frequentemente e tuttavia, la maggior parte degli storiografi dubitano che questa querelle rivesta una portata significativa e, soprattutto, dubitano che possa essere fornita una risposta certa e definitiva; se non altro, per il fatto che mentre è possibile stabilire una cesura tra era antica e medievale, medievale e moderna, il confine tra modernità e post- modernità appare tutto sommato fluttuante.

“Gli eruditi ci fanno presente che forse ci troviamo solo di fronte a una riedizione della “querelle des anciens et des modernes”, il cui inizio va individuato nell’ intervento di Charles Perrault davanti all’ “Academie Francaise” il 26 Gennaio 1687.I prevenuti sono propensi a sospettare che tali discussioni si esauriscono nella lotta per delimitare uno spazio retorico e guadagnare in esso un ruolo vantaggioso”(2).

Non mancano certo storiografi che sostengono che già negli anni 50′ abbiamo cangiato d’ epoca e siamo entrati in una nuova temperie, contrassegnata con il termine “Zeitgeist”, segno che la nazione tedesca è stata la prima ad avere coscienza di questa nuova temperie.

Secondo lo studioso di economia Peter F. Drucker, è avvenuto il trapasso dall’ epoca moderna a questa post-moderna senza che siamo stati capaci di cogliere i segni del trapasso stesso.In un primo momento, questo studioso non era in grado di definire con un termine preciso la nuova epoca e tuttavia nel suo libro uscito nel 1958, “The Landmark of Tomorrow”, egli ha impiegato il termine “postmodern World”(” postmoderno”) per definirla.

Ma in fondo, sia per i cosiddetti ” millenaristi” che per gli ” scettici”, è difficile delineare con termini positivi la nuova epoca, per quanto la coscienza storica dell’ avvenimento di un cambiamento sia diffusa, e converrebbe piuttosto adottare la metodologia della teologia negativa, accostarsi cioè all’ era postmoderna tramite negazioni. Questo approccio in fondo è inevitabile nella misura in cui oggigiorno il compito di analizzare la storia attuale è sempre meno faccenda di storiografi, scienziati e filosofi ed è sempre più faccenda di giornalisti. Si avverte anzi una crescente repulsione per la ” storiografia”. Quanto alla filosofia, la tirannia del ” neopositivismo” l’ha ridotta a semplice metodologia delle scienze esatte e positive, sottraendole autonomia di indagine.

Ma in fondo, l’ innovativa e svalutativa concezione del tempo e della storia non risale alla postmodernita’, ma affonda invece le proprie radici negli epigoni della modernità. Gia allora la storia non aveva più da insegnare granché, aveva cioè perso la tradizionale funzione di “magistra vitae” ed era entrato in crisi il suo ruolo di fonte di orientamento per il presente e il futuro; non aveva più credibilita’ neppure una filosofia della storia basata su un nesso lineare tra passato , presente e futuro, fosse anche nella chiave d’ analisi meccanicista del positivismo. Ora la storia è percepita come incorporata nel presente e appiattita sul presente.

“Il tempo ora alloggia all’ interno stesso della storia la cui cadenza varia progressivamente. Il vissuto tradizionale del tempo storico si proiettava verso il passato, in cui si potevano sempre trovare precedenti, anticipazioni, e soprattutto, modelli. La storia era una conoscenza sapienziale e come tale ordinatrice.Nella modernità Invece quell’ ordine storici tende a svanire.Il presente viene vissuto come il radicalmente nuovo separato dal passato e aperto a un futuro inedito”(3).

Ma in fondo le varie filosofie della storia progressiste ripongono l’avvenimento escatologico alla fine dei tempi, il presente attesta tutt’ al più la realizzazione di tanti progressi parziali nell’ ambito delle tecnologie, ma in nessun modo è dato di vedere il PROGRESSO nell’attualità; la “coscienza utopica” che soggiace a queste filosofie della storia di matrice illuminista e, più in generale, progressista sono basate sull’ infondato pregiudizio che la teologia cristiana della storia educhi al disimpegno, al misticismo, a ritrarsi in una dimensione a-storica, quasi che vi fosse un dualismo irresolubile tra “storia” e Regno dei Cieli”; nulla di più falso.. Alejandro Llano difende il “realismo cristiano” contro il “pensiero utopico”. Il cristianesimo è permeato da una profonda concretezza storica: l’ avvenimento della Passione,Morte, Risurrezione di Nostro Signore ha già realizzato la pienezza del ‘” tempo storico”, anche se il compimento della storia stessa avverrà alla fine dei tempi (4). Lo storicismo invece avvita la storia sul presente che viene teologizzato; è attraversato dall’aporia, cioé, di un perfettissimo che identifica con una sorta di ” fallacia” storicista, ciò che esiste con il Bene stesso.

Il principale paradosso dell’ umanità verte sicuramente sull’ idea stessa di ” Progresso”. L’analisi della seguente antinomia porta a disvelare l’ aporeticita dell’ idea di “progresso”. L’ uomo pre-civilizzato è moralmente corrotto? Oppure ha una dignità intangibile, come sostiene l’ Umanesimo?

Se accettiamo il primo assunto, risulta comunque notevolmente discutibile che la modernità abbia significato una correlazione tra l’ indiscutibile progresso scientifico e il progresso morale dell’ umanità.

La cultura illuminista propugnava la ” fraternità'”, la fine di tutti i conflitti.

Con il trapasso da una “civiltà guerriera” a una moderna” mercantilista” avrebbero dovuto esaurirsi i conflitti… laddove passano le merci non passano gli eserciti.In verità, quante guerre sanguinose il mondo moderno ha conosciuto, determinato non già da diatribe di natura confessionale, bensì da motivi di concorrenza economica?

L’ illuminismo ha poi preteso di conseguire la “fraternità”, dichiarando guerra alla tradizione, a suon di pamphlet polemici. Non vi sarà mai ” fraternità”, rifiutando il senso di appartenenza a radici e tradizioni.

Concediamo invece che sia vero il secondo assunto, per cui l’ uomo pre-civilizzato ha una dignità intangibile. Il “Progresso” non potrà compiersi che sottoforma di automutazione della natura umana e in questo caso condurrà la civiltà umana al di là del Regno della moralità , ossia in quello dell’ immoralità (5).

“La stessa Hanna Arendt tocca di nuovo il punto nevralgico dei paradossi moderni quando rileva che l’ idea di Progresso, se la si intende come qualcosa di più di una variazione delle relazioni e di un miglioramento del mondo, se la si intende come automutazione dell’ uomo, va contro la dignità umana. Se l’ uomo, se ogni uomo possiede già una dignità intangibile, in certo senso assoluta, come afferma l’ Umanesimo moderno, allora l’ uomo come tale non può progredire , perché questo equivarrebbe a collocarsi più in là della dignità, cioè nell’ indegnità”(6)

Alejandro Llano arriva ad affermare che il “disegno del progresso” va accantonato tout court, perche esso è deleterio nella misura in cui il suo esito ultimo è l’ automutazione della civilta’ umana; non si tratta di addomesticarlo o revisionarlo, è una direttrice che non deve essere imboccata.

La scienza moderna a partire da Bacone, Galilei e Newton, ha preteso di configurarsi come un sapere quantitatitivo-sperimentale sulla natura, espungendo dall’ analisi principi essenziali, qualità,species, entelechie, insomma tutti i cosiddetti ” idola”.

Ha inoltre oltrepassato il tradizionale primato del sapere contemplativo, intendendo come fine precipuo dell’ uomo non piu’ la ” contemplazione”, ma la ” prassi”.

Deantropologizzando la natura e antropomorfizzando l’ uomo, la scienza moderna di fatto ha scardinato la cosmologia classica-medievale, permeata dai concetti ordinatori di” telos”, “gerarchia”, “unita’”; in qualche modo, ha scardinato anche la comunione tra uomo e natura, venendo meno la prospettiva di un cosmo gerarchizzato, ordinato e finalizzato all’ essere umano…ora il dominio umano è il luogo del telos, della soggettivita’ e della spiritualita’, mentre la natura è il luogo della mera estensione in movimento. trainata da cause puramente meccaniche.

In questo modo, sono state poste le premesse per l’avvento del pantecnicismo, ovvero la manipolazione senza vincoli etici dell’ uomo sulla natura. Inoltre, lo spiritualismo astratto e aporetico cartesiano, che pure ripone la ” spiritualita’ nella ” res cogitans”, è stato facilmente oltrepassato nel materialismo con D ‘ Holbach, Helvetius, La Mattrie.

Il Cartesianesimo, e più in generale, tutto il razionalismo scientifico moderno è in qualche modo permeato dall’ ossessione per il ” sostanzialismo” e infondatamente, secondo Llano, espunge qualità, species, forme, come appartenenti al dominio di ciò che e’ accidentale e irrilevante.

È un altro palese paradosso della modernita’; viene indebitamente sostanzializzata la quantità, troppo presto in questo modo si dimentica che la quantità è qualità allo stato nascente.

Le “accidentali” e “irrilevanti” qualita’ in realtà costituiscono, per dirla con Husserl, il patrimonio a partire dal quale le scienze esatte e positive elaborano le proprie astrazioni sempre più raffinate.

Ingenuamente, la scienza moderna abbandona la razionalita’ classica e finisce per “segare il ramo su cui siede”(7)

Il seguente passo di Alejandro Llano ben esemplifica come l’illuminismo abbia finito per tradire le proprie premesse (che assegnavano un “posto privilegiato” all’ uomo nell’ universo delle cose) e di esso sopravvivano soltanto le conseguenze.

“In questo mondo disincantato dalla scenza non c’ è più posto per qualcosa che sia unico e irripetibile.Reale è solo ciò che è oggettivo come dicevamo. Orbene, è stato conseguente e quasi inevitabile che nel corso dello sviluppo scientifico, l’uomo applicasse a se stesso quel paradigma scientifico, ritenuto unico e universale.La realtà umana si riduce a ciò che l’ uomo possiede di scientificamente oggettivabile.In questo modo l’ uomo viene mostrato con la stessa misura delle cose materiali e ridotto a essere un frammento più o meno sofisticato di materia”. (8)

Da questo clamoroso paradosso della modernita’, generato da un effetto equivoco, si generano tutti gli altri a modo di sue variazioni ocorollari

Il concetto filosofico chiave della “dialettica della modernita’” è proprio il concetto di azione e già la ” rivoluzione copernicana” aspirava a rivendicare il ruolo” attivo” dell’ uomo , in contrapposizione a una passiva attività mistica o, comunque, al classico atteggiamento teorico-contemplativo. Nondimeno, le basi filosofiche di cui disponeva la modernità per avviare questa direttrice erano inadeguate.

Ma l’uomo tratteggiato dall’ Illuminismo, segnatamente dalla filosofia di Kant, finisce in un isolamento quasi solipsistico nella misura in cui ha rivendicato la sua indipendenza dal mondo politico e naturale e in questa indipendenza egli “fa consistere” la propria libertà come autonomia”.

In altri termini, “l’agente non si considera più integrato nella totalità cosmica della ” physis” e neppure nella totalità vitale della ” polis”. Qui la libertà viene in ultima analisi intesa come poter disporre incondizionamente di una natura ora non più teleologicamente orientata,.ma piuttosto” incatenata”. Lo stesso motto fulcrante dell’ illuminismo filosofico,” sapere aude”(avere i coraggio di servirsi spontaneamente del proprio intelletto, emancipandosi da ogni autorità culturale, politica e religiosa) finisce per involversi in palesi paradossi.

Lo stesso “trascendentale” kantiano, svincolato sia dalla natura ontologica degli enti che dalla natura ontologica stessa del conoscente, si riduce a una funzione vacua e pragmatica, universale e astratta, in nessun modo votata ad esprimere il nucleo reale e irripetibile della persona (9) 

Per il nostro autore, della “cultura della crisi” che interessa la “voglia di un’ epoca” è d’ uopo prendere atto e non è lecito crogiolarsi in un ottimismo ebete e astruso. Nondimeno, non è neppure lecito arroccarsi in una posizione di pessimismo “au dessus de la melee'”. Non vanno lontano coloro che, come Gehlen e Habermas, pur stigmatizzando gli aspetti deteriori dello scientismo,sono portati a ravvisare in esso una direttrice irreversibile.

Al netto di una società apparentemente segnata da maggior libertà e democraticità, lo scientismo ha prevalso in tutti i suoi ingredienti: anonimato e funzionalita’ alla base delle relazioni intersoggettive,concezione nichilista della persona come pezzo intercambiabile, logica tecnologica onnipervasiva.

Ma per Alejandro Llano e’ una questione improcrastinabile prendere atto dei segni positivi che si stagliano nel solco del passaggio dalla ” modernità ” alla ” post- modernità”.

Gli anni 80′ e 90′ in fondo rappresentano il ” tempo della parentesi” ( ‘ espressione è tratta dal sociologo angosassone John Naisbitt che si è occupato del fenomeno delle ” grandi tendenze”). La dinamica tecnologica e quella culturale, in questa temperie che ci ha proiettato nella post- modernita’, non possono più operare autonomamente ma devono convergere su di un terreno comune.

I segni positivi della ” nuova sensibilita’” di cui parla Llano sono principalmente valori ” in ascesa” o ” emergenti” destinati non a sconfiggere tout court, ma almeno a contrastare i valori” dominanti” dell’ impostazione scientista che contribuiscono allo ” stato inerziale” del progetto moderno.

Ai valori tuttora ” dominanti” dell’ individualismo possessivo, della logica del profitto onnipervasivo, della concorrenza spietata, disvalori forieri di una dialettica disgregatrice, la ” nuova sensibilità” contrappone la condivisione di spazi sociali, l’ attivita d’ impresa svincolata da una logica economica puramente materiale e quindi finalizzata al bene comunitario, la possibilità di fruizione di un sapere universale s base comunitaria. A questa condizione, il concetto di ” contemporaneità” potra finalmente assumere una valenza positiva.

Cari amici di Radio Spada e della C.A.P , buona lettura!

(1) Per quanto concerne il curriculum di insegnamento di Alejandro Llano, il filosofo spagnolo ha insegnato antropologia filosofica presso l’ Università di Valencia e metafisica presso l’ Università autonoma di Madrid, dopo essersi formato in studi filosofici a Madrid,Bonn,Valencia.Inoltre è stato decano di Lettere e Filosofia presso l’ Univerità di Navarra ove ha rivestito la carica di Magnifico Rettore.

(2) c.f.r Alejandro Llano, La nuova sensibilita’ , Ares, Milano,1995,, p.83

(3) c.f.r Alejandro Llano, La nuova sensibilita’, cit.,p.86

(4) c.f.r Alejandro Llano, ibidem

(5) La corrosiva critica di F.W.Nietsche alla scienza morale ha avuto segnatamente come bersaglio polemico la morale kantiana, al punto da considerarla una forma di immoralismo

(6 ) c.f.r Alejandro Llano, op.cit, p.98 e Hanna Arendt, la vida del espiritu, Centro de estudios constitucionales, Madrid,1984, p.419 opera che è stata tradotta in italiano con il titolo “La vita della mente” per le edizioni Il Mulino

(7) Le analisi di Alejandro Llano rivelano l’ influenza esercitata dalle idee espresse da E.Husserl nell’opera del 1936, ” La crisi delle scienze europee”. Non si tratta per Alejandro Llano di lasciarsi ” impaurire” dalla ” societa’ complessa” odierna, né di rinunciare tout court alla razionalità scientifica, neppure è adeguata la direttrice di un irrazionalismo alogico. Si tratta invero di prendere atto del fatto che,annichilando il mondo vitale,le scienze positive hanno obliato la razionalità a fondamento della scienza, insuperabilmente affermata dai classici greci

(8) c.f.r Alejandro Llano, op.cit.,p.91

  1. c.f.r Alejandro Llano, op.cit.”,p.95

Fonte immagine: Wikipedia (pubblico dominio)