di Massimo Micaletti

Considerata universalmente una delle auto più belle di tutti i tempi, la Khamsin fu disegnata ovviamente da un italiano: Marcello Gandini per Bertone, capace di passare in pochi anni dalle curve morbide della Miura alle linee affilate. Non dimentichiamo che, in mezzo, c’era stata la Lamborghini Countach, sempre di Gandini, oggetto extraterrestre e spartiacque nella linea e nella tecnica delle granturismo.

La Khamsin nasce nel periodo in cui Maserati era di proprietà Citroen, per recuperare il carattere proprio del Marchio: infatti, dopo le aggressive Bora e Merak, la Casa voleva tornare al concetto che più le apparteneva di granturismo a quattro posti, veloce e dinamica ma anche comoda e relativamente spaziosa. Motore anteriore, al contrario delle “sorelle” più piccole: il V8 4.9 da 320 cavalli della Ghibli, rauco e sornione.

Marcello Gandini disegna dunque questo capolavoro, con la particolarità – molto scenografica ma anche funzionale – del pannello posteriore trasparente per aumentare la visibilità posteriore, altrimenti critica a causa del lunotto molto inclinato. Questa soluzione sarà poi ripresa, oltre dieci anni dopo, da Honda sul coupé CRX. Anche l’altezza da terra non contenutissima, dovuta alle ruote di grande diametro perché servivano pneumatici “alti” per assicurare il giusto confort, non mortifica l’indole sportiva, anzi la soluzione della parte bassa della coda incurvata verso l’alto e le fiancate convesse danno l’idea di un vettura che “fluttui” tagliando l’aria a qualche centimetro dalla strada.

Tutto l’insieme appare slanciato e armonioso, anche se la vettura non è lunghissima: meno di quattro metri e mezzo. E queste cose qui, solo Gandini riesce a farle.