Il 26 ottobre 1871 nasceva a Roma Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, in arte Trilussa. Lo ricordiamo riprendendo un saggio di un articolo pubblicato su vaticannews.va che mette in luce un aspetto poco considerato della vita e dell’opera del celebre poeta romano: il suo rapporto con la fede e col papato.

di Alessandro De Carolis 

La Stella
La Pecorella vidde ch’er Pastore
guardava er celo pe’ trovà una stella.
— Quale cerchi? — je chiese — forse quella
che porterà la Pace,
che porterà l’Amore?
— La stella c’è, ma ancora nun se vede…
— je rispose er Pastore — Brillerà
appena sarà accesa da la Fede,
da la Giustizzia e da la Carità.

Un aspetto meno sondato, se non dalla filigrana di qualche suo verso, è invece quello del rapporto con Trilussa e la fede. Illuminante in questo scavo intimo è un articolo pubblicato 70 anni fa sulla “Strenna dei Romanisti”, l’annuale pubblicazione del “Gruppo dei Romanisti”, storica associazione di cultori della romanità. La prima parte del numero del ’51 è interamente dedicata alla morte dell’illustre collaboratore Trilussa, scomparso l’anno prima, con numerose testimonianze di suoi amici e colleghi.
Nell’articolo firmato da Ceccarius, al secolo il giornalista Giuseppe Ceccarelli, dal titolo “Trilussa credente”, si menziona fra l’altro dell’udienza del 4 luglio 1943, quando Trilussa in compagnia di letterati, giuristi e studiosi italiani viene accolto in udienza in Vaticano da Pio XII, che festeggia il 25.mo di ordinazione episcopale. Trilussa, che ha contribuito con due poesie – La Stella e Er Ragno bianco – al volume miscellaneo che viene regalato per l’occasione a Pacelli, vive un momento di particolare intensità che più tardi verrà ricordato assieme agli amici più stretti, tra cui Ceccarius. C’è una foto che ritrae il poeta, 72.enne, in ginocchio in segno di omaggio davanti a Pio XII che gli stringe amichevolmente la mano guardandolo negli occhi. Il Papa chiede a Trilussa con una punta di dispiacere come mai da tempo non legga più i suoi versi e lo incita a rimettersi all’opera: “Si rammenti – è la frase rievocata – che lei può far tanto bene!”.
Ma anche ben prima di Pacelli le rime trilussiane avevano affascinato i Papi. Ceccarius cita l’abitudine, descritta dai biografi, che Pio X aveva di ritagliare dal Messaggero (dove Trilussa pubblicò le sue opere agli inizi del Novecento) i versi del poeta per poi divertirsi a leggerle e commentarle in compagnia, durante i momenti di riposo. E in effetti che le rime trilussiane fossero capaci, con la verve delle loro trovate ironiche e satiriche, di colpire il segno più di un alato scritto spirituale è testimoniato, racconta Ceccarius, anche dall’arcivescovo di Teramo, Gilla Vincenzo Gremigni (1891-1963) che scelse di citare il poeta romano in una lettera pastorale del ’49. Piccoli e grandi squarci d’anima di un uomo invero pudico in questo senso (“nun faccio er cantastorie de me stesso”, afferma in un componimento di taglio autobiografico) e tuttavia non avaro di parole – Trilussa non lo era mai – quando si tratta di dire quello che ha in fonno ar core.
Quando Nicola Rusconi riferisce su una rivista dell’epoca, “Giubileo”, di una visita a Trilussa, riporta la ribellione del poeta all’osservazione di passare per uno scettico. Non lo sono affatto, esclamò: “Non sono uno scettico. Soltanto, sono uno che crede con difficoltà”. E tuttavia non incapace di affidarsi come una “creatura” alle mani di un’anziana non vedente che impersona la fede e lo prende per mano, protagonista dell’omonima e celebre poesia citata un giorno anche da Giovanni Paolo I. In tanta riservatezza c’è comunque un (raro) momento in cui Trilussa decise di condividere qualcosa della sua vita interiore ed è significativo che lo fece con un pubblico di bambini. Su un numero del “Corriere dei Piccoli” del ‘35 si riportano queste parole del poeta: “Fin da bambino per un istinto profondo ed invincibile ho avuto una fede assoluta in una Provvidenza che regna sugli uomini, in una bontà e saggezza supreme che governano il mondo: in Dio. Mi piace soprattutto dirlo ai ragazzi perché in questo argomento la mia fede è rimasta assoluta, intatta e semplice come quando ero ragazzo. E mi ha sempre aiutato e confortato nella vita”.

Fonte vaticannews.va